Miracoli Eucaristici – L’ostia consacrata
INTRODUZIONE
L’Eucaristia, Gesù Sacramentato, è la colonna della nostra Religione; è il sole, attorno al quale stanno gli astri delle verità rivelate da Dio. Poiché in questi tempi va affievolendosi la fede, è necessario riscuoterla in tutti i modi. Il presente lavoro ha lo scopo di confermare nella fede eucaristica i credenti e di dare luce ai traviati. Si presentano quindi i principali miracoli eucaristici, in maggioranza quelli avvenuti in Italia, terra dei Santi, centro della Chiesa Cattolica.
Dal campo all’Altare.
L’agricoltore è lieto. Eccolo in campagna sull’aia a contemplare un prodigio maturale: ha gettato sul terreno un po’ di grano e dopo parecchi mesi ne raccoglie sessanta … cento volte in più. Esclama soddisfatto: Signore, vi ringrazio! Avete benedetto il mio lavoro! –
La massa di frumento è trasportata al paese e viene destinata parte al nutrimento quotidiano e parte alla semina del nuovo anno.
Il parroco invita i fedeli alla beneficenza ed esorta i benestanti a prestare il loro aiuto alle spese del culto. Il pio agricoltore, per riconoscenza a Dio e per impetrare nuove grazie, porta al Ministro del Signore un po’ di grano, dicendo: Serva per le ostie che occorreranno durante l’anno! –
Il parroco dà l’incarico ad un Istituto di Suore, addette alla confezione delle ostie, e dopo pochi giorni ecco in sacrestia un mucchio di particole. Durante la celebrazione della Santa Messa il Sacerdote offre a Dio quel pane, sotto forma di ostia, ed all’atto della Consacrazione pronunzia sopra di esso le parole che pronunziò Gesù nell’ultima Cena. L’Ostia è già consacrata.
Il Sacerdote s’inginocchia ed adora profondamente, dicendo nel suo cuore: Signore mio e Dio mio! – I fedeli, prostrati in adorazione, fissano gli occhi sulla Santa Ostia e pregano fervorosamente. Se assistesse alla Consacrazione un esercito di militari, dovrebbe presentare le armi nel più rigido « Attenti! ». Se fosse presente il Sommo Pontefice, anche lui dovrebbe piegare le ginocchia ed adorare la Divinità.
Il Sacerdote ripone l’Ostia Consacrata in un vaso sacro indorato e la rinchiude nel Tabernacolo. Chiunque passa davanti al Tabernacolo, deve inginocchiarsi. E prescritto che una lampada ad olio arda continuamente, notte e giorno, presso l’Altare, per ricordare ai fedeli che ivi trovasi Gesù Sacramentato. Chi vuole grazie, miracoli, conforto … lascia la casa e va a pregare dinanzi a Gesù Sacramentato.
L’Ostia Consacrata è rinchiusa nel Tabernacolo. Gesù Cristo, vivo e vero, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità, sotto le Sacre Specie del Pane, anche quando la Chiesa è deserta, non è mai solo, poiché riceve di continuo le adorazioni della Corte Celeste. Chi osasse, per ipotesi, aprire il Tabernacolo, prendere l’Ostia Consacrata e gettarla a terra per disprezzo, sull’istante resterebbe colpito dalla scomunica papale e nessun Vescovo o Cardinale potrebbe perdonargli il grande peccato, se non il Papa, Capo Supremo della Chiesa.
La processione.
Una grande città è in movimento. Addobbi sfarzosi lungo le vie, sparo di mortaretti, fiaccole, banda musicale, massa sterminata di popolo con a capo 1e autorità, canto di devoti inni … Al passaggio del corteo chi piange, chi s’inginocchia. Un Sacerdote porta in giro per le vie principali l’Ostia Consacrata; di tanto in tanto una breve sosta e s’impartisce la Benedizione Eucaristica.
Chi ha fede, gioisce e davanti a Gesù Sacramentato sente scendere nell’anima una rugiada celeste.
Congresso Eucaristico.
La popolosa città di Buenos Aires è in festa. Parecchi mesi d’indefesso lavoro sono appena sufficienti a preparare il grande Congresso Eucaristico. Milioni di pellegrini si riversano dalle due Americhe per assistere al meraviglioso Congresso.
Ecco centinaia di migliaia di fanciulli e di giovanette in abito bianco, sterminate schiere di uomini, di donne, di militari e di illustri personaggi, fissare lo sguardo su di un Eminentissimo Cardinale, Legato Pontificio, il quale tiene in mano un ricco Ostensorio. Dal petto degl’innumerevoli convenuti si sprigiona un grido di fede: – Viva Gesù Sacramentato! – seguito dal canto: T’adoriam, Ostia Divina! T’adoriam, Ostia d’amor!
È realtà.
Una piccola Ostia, frutto di pochi chicci di grano, è oggetto di tanta fede e di tanto entusiasmo!
Domandiamoci: Si tratta di suggestione?… È un trucco dei Sacerdoti?… E realtà?
Per chi non conosce il Vangelo, per colui che ignora la potenza di Dio e l’amore immenso di Gesù per l’umanità, l’Eucaristia è un punto interrogativo. È necessario dunque conoscere la storia, cioè quando e come sia stato istituito il Sacramento Eucaristico:
Gesù Cristo visse trentatrè anni su questa terra. Si era fatto uomo restando vero Dio, unicamente per amore delle creature. Non volendo privare gli uomini, che sarebbero venuti al mondo nel corso dei tempi, della gioia di averlo con loro, decretò di perpetuare la sua dimora sulla terra, sino alla consumazione dei secoli.
Quando un uomo muore, parte da questa terra e va all’eternità; non può morire e restare contemporaneamente con i suoi cari. Ma quello che non può fare alcun uomo, potè farlo l’Uomo-Dio, Gesù Cristo.
Il Signore, nella sua infinita sapienza, attuò il suo disegno in modo misterioso, per riscuotere l’ossequio della fede dai suoi seguaci. Egli dunque preparò gli animi dei suoi contemporanei a ricevere questo mistero di amore per mezzo dei miracoli.
Gesù, invitato ad una festa di matrimonio a Cana di Galilea, venuto a mancare il vino durante il pranzo, operò un miracolo, il primo della sua vita pubblica, e cambiò in un attimo l’acqua in vino prelibato. Questo prodigio era il simbolo di quell’altro che avrebbe operato nell’ultima Cena, quando avrebbe cambiato il vino nel suo Sangue.
Un altro giorno, volendo Gesù sfamare una moltitudine che lo seguiva, prese cinque pani, li benedisse e li fece distribuire dagli Apostoli. I pani sull’istante si moltiplicarono prodigiosamente e poterono saziare cínquemila persone, non contando le donne e i fanciulli; alla fine si raccolsero dodici canestri di frammenti. Il miracolo di questa moltiplicazione dei pani era preparazione a quello che Gesù avrebbe fatto nell’ultima Cena, quando avrebbe mutato il pane nel suo Corpo.
Promessa solenne.
Il Signore colse l’occasione della moltiplicazione dei pani per promettere solennemente la Santissima Eucaristia e fece questo nella Sinagoga di Cafarnao. Infatti la moltitudine, sfamata miracolosamente, voleva rapire Gesù per farlo re; ma egli si allontanò subito.
Il giorno dopo, trovandosi il Signore nella Sinagoga, disse a coloro che lo cercavano: « In verità, in verità vi dico, che voi non mi cercate perché avete visto dei miracoli, ma perché avete mangiato del pane e ne siete stati saziati. Affaticatevi non per avere il cibo che perisce, ma quello che resta per la vita eterna e che vi darà il Figlio dell’uomo ».
Gli Ebrei non capirono e chiesero a Gesù un segno particolare per credere in Lui, dicendo che i loro padri avevano creduto in Mosè perché aveva dato loro la manna. Era la manna un cibo misterioso, che al tempo di Mosè Iddio faceva venire giù dal cielo ogni notte, affinché servisse di sostegno al popolo ebreo nel passaggio dall’Egitto alla Palestina.
Gesù dunque rispose: « In verità, in verità vi dico: Mosè non vi ha dato il pane del Cielo, ma il Padre mio darà il vero pane celeste, perché Pane di Dio è Colui che discende dal Cielo e dà la vita al mondo ».
Gli Ebrei gli dissero: « Signore, dacci questo pane! – Gesù rispose: Io sono il Pane di vita! … I vostri padri mangiarono la manna nel deserto e morirono… Io sono il Pane vivo venuto dal Cielo. Se alcuno mangerà di questo Pane, vivrà in eterno; e questo Pane che vi darò �la mia Carne, che verrà offerta per la vita del mondo ».
Gli Ebrei cominciarono a mormorare tra loro, dicendo: « Come mai Costui può darci a mangiare la sua Carne? » E Gesù soggiunge: « In verità, in verità vi dico: Se non mangerete la Carne del Figlio dell’Uomo e non ne berrete il Sangue, non avrete la vita in voi. Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue, ha la vita eterna ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno; perché la mia Carne è veramente cibo ed il mio Sangue è veramente bevanda ». Udendo ciò, molti discepoli dissero: « Questo linguaggio è duro e chi può mai ascoltarlo? ».
Istituzione divina.
Dunque Gesù fece la solenne promessa dell’Eucaristia, cioè affermò pubblicamente che avrebbe dato a mangiare agli uomini il suo Corpo ed a bere il suo Sangue.
Quando ebbe poi compimento questa promessa? Nell’ultimo giorno della sua vita, prima di dar principio alla sua Passione.
Il Divin Redentore raccolse gli Apostoli in una grande sala, detta Cenacolo, e quivi fece l’ultima Cena. Il suo Cuore Divino aveva tanto aspettato quel momento supremo per istituire il Sacramento dell’Eucaristia e perciò, messosi a tavola, disse: « Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi prima di morire! ».
Finita la Cena, ecco il momento solenne! Gesù, l’Uomo Dio, avendo amato le sue creature, le ha voluto amare sino all’estremo limite dell’amare, dandosi loro in cibo.
Gesù alza gli occhi al cielo, rivolgendosi all’Eterno Padre quasi per chiedergli il permesso di operare il grande prodigio; e, dopo avergli reso grazie, prende un pane e tenendolo tra le sue mani divine, lo spezza e lo dà ai suoi Apostoli, dicendo: « Prendete e mangiate: Questo è il mio Corpo ».
Parole taumaturgiche, perché… pronunziate da Dio! Il pane, pur conservando le sue apparenze naturali, cioè peso, colore, sapore e forma, non è più pane, bensì il Corpo reale di Gesù Cristo. Nel Corpo c’è anche la sua Anima e la Divinità.
Dopo ciò, il Signore prende un calice con del vino, volge gli occhi al cielo, ringraziando l’Eterno Padre, lo benedice e lo dà agli Apostoli, dicendo: « Prendetelo e bevetene tutti! Questo infatti è il calice del mio Sangue della nuova ed eterna alleanza, il quale sarà sparso per voi e per molti in remissione dei peccati! ».
Come per il pane, così per il vino si ripete il prodigio! Il vino, pur mantenendo le sue qualità naturali, cioè colore, sapore, peso … è divenuto il Sangue vero di Gesù Cristo.
II prodigio si rinnova. Gli Apostoli furono fortunati nel ricevere il Corpo del Figlio di Dio. Ma questa sorte doveva essere riservata soltanto a loro? Erano già stati abbastanza fortunati a convivere per tre anni col Redentore. Perché non riservare tale felicità anche agli altri uomini, dato che Dio è il Padre di tutti?
Gesù, spinto dall’amore, raccolse il desiderio di tutti i viventi e delle future generazioni e volle darsi in cibo a tutte le anime.
Ma chi avrebbe potuto rinnovare il miracolo di cambiare il pane nel Corpo di Gesù ed il vino nel suo Sangue?
Egli, il Divin Maestro, era alla fine della vita terrena. Ma a Dio tutto è possibile!
Gesù dirà agli Apostoli dopo la sua risurrezione: « Ogni potere mi è stato dato in Cielo ed in terra. Come il Padre ha mandato me, così io mando voi! ». Egli vuole dunque lasciarli sulla terra come continuatori della sua opera di redenzione. A questi Apostoli Gesù dà anche il potere di rinnovare la Consacrazione del pane e del vino, dicendo loro: « Ogni qualvolta voi farete queste cose, fatele in memoria di me! » – cioè, do anche a voi la potestà di fare quello che io ho fatto; cambiare perciò il pane nel mio Corpo ed il vino nel mio Sangue; e tutte le volte che voi farete questo prodigio, fatelo ricordandovi di me.
Gli Apostoli erano la base della Chiesa Cattolica, la quale avrebbe dovuto durare sino alla fine del mondo. Gli Apostoli non potevano vivere per tutti i secoli; era ben giusto quindi che il loro potere divino venisse trasmesso ad altri uomini, per perpetuare l’opera del Redentore. In realtà Gesù diede agli Apostoli la facoltà di trasmettere la potestà ricevuta, ed essi, dopo che il Signore salì al Cielo, crearono altri Ministri del Sacramento Eucaristico.
Da quel giorno memorando, che la Chiesa ricorda con venerazione in modo particolare ogni Giovedì Santo, da quel giorno sino ad oggi e per tutti i secoli, si è ripetuto e si ripeterà il miracolo della Consacrazione un numero sterminato di volte, per mezzo dei Sommi Pontefici, dei Vescovi e Sacerdoti.
Una domanda.
Ci si chiede: Perché Gesù ha voluto rimanere su questa terra sotto la forma eucaristica? –
Non tocca all’uomo scandagliare i decreti di Dio. Giacché il Signore ha scelto questa forma, vuol dire che essa è la più utile e la più adatta ai bisogni dell’umanità.
Stando Gesù sotto i Veli Eucaristici e credendo noi alla sua reale presenza, esercitiamo la fede, che è la prima virtù teologale, ed è quella fede che Gesù di continuo richiedeva a chi gli domandava miracoli.
Nella forma eucaristica Gesù Cristo non incute timore; anche i più timidi si possono avvicinare a Lui.
Nascosto sotto le apparenze di pane e di vino, Gesù insegna a tutti l’umiltà, in opposizione alla superbia che domina nel cuore umano. Il Signore ha scelto il pane ed il vino come materia dell’Eucaristia, affinché in tal modo possano tutti mangiarne le Carni Divine senza provare ripugnanza ed anche per indicare la fusione intima del Creatore con la creatura, come intima fusione c’è tra il pane materiale ed il corpo che lo sume.
Effetti eucaristici (MIRACOLI)
Non c’è alcun dubbio che il pane ed il vino diventino Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo al momento della Consacrazione nella Messa. Noi crediamo ciò per fede divina; non dovremmo aver bisogno di altre prove per credere. Tuttavia Iddio, per rafforzare negli uomini la fede, ha operato ed opera miracoli nella Santissima Eucaristia. Sono numerosissimi i prodigi che la storia della Chiesa registra in proposito.
Chi ha dato la forza a milioni di Martiri di affrontare ogni genere di tormenti? La Santa Comunione che ricevevano clandestinamente prima del martirio.
Chi dà a numerose schiere di vergini la forza di resistere nella quotidiana lotta delle impure passioni e di vivere in perfetta purezza di mente, di cuore e di corpo? È Gesù Sacramentato, che tali vergini ricevono con frequenza nella Santa Comunione!
Chi dà la forza di perdonare le offese più atroci, di spogliarsi di ogni bene terreno per vivere nel silenzio del chiostro o per consacrarsi al servizio degl’infermi negli ospedali? E Gesù Sacramentato, il Pane dei forti!
Però quello che più colpisce è il miracolo propriamente detto. Riporto quindi una serie di prodigi eucaristici, controllati dalla Chiesa e tramandati alla storia con scrupolosa esattezza.
Non si pensi che la Chiesa sia facile ad approvare un miracolo eucaristico! Tutt’altro! Basti ricordare il falso miracolo, che i giornali diffusero a metà d’anno nel 1935. Un tale a Rieti sparse la notizia che durante la Messa vide sgorgare dall’Ostia Consacrata del Sangue vivo; fece questo per svegliare, secondo lui, la fede negli altri. Il Papa Pio XI, prese le dovute informazioni, riconobbe la falsità del fatto, fece venire a sé il colpevole e gli diede la scomunica.
Questo episodio serva a far comprendere quanto la Chiesa sia rigorosa in fatto di miracoli.
A Lanciano.
Folle di pellegrini ogni anno, dal 24 al 31 ottobre, si riversano sul colle, ove sorge la cittadina di Lanciano, nella provincia di Chieti. Per un’intera settimana si susseguono le funzioni in Chiesa e tutti vogliono vedere le Specie Eucaristiche, che sono un miracolo permanente. Il fatto rimonta a dodici secoli fa, ma per la sua importanza storica merita di essere considerato nei particolari e negli effetti che continuano.
Circa l’anno 700, nella Chiesa di San Legonziano in Lanciano, officiata dai Monací Basiliani, un Monaco celebrava il Santo Sacrificio della Messa. Fatta la doppia consacrazione, era tormentato dal dubbio circa la Presenza Reale di Gesù nel SS. Sacramento. Era agitato dalla tentazione senza colpa. Dio venne in aiuto alla sua fede confermandola in modo evidente; il prodigio si verificò tra le sue mani. L’Ostia Santa si converti in Carne, rimanendovi in alcuni punti le apparenze della materia sacramentale e il Vino diventò vivo Sangue raggrumandosi in cinque piccoli globuli irregolari e diversi per forma e grandezza.
L’Ostia-Carne, come oggi si osserva molto bene, ha la grandezza dell’Ostia magna attualmente in uso nella Chiesa Latina, è leggermente bruna ed appare rosea se vi si pone dietro un lume. Il colore dei cinque grumi di sangue coagulato è terreo, tendente al giallo (giallo d’ocra).
Per cinque secoli i Basiliani conservarono gelosamente il Tesoro che la Provvidenza aveva loro affidato.
I nuovi custodi del Miracolo Eucaristico furono i Monaci Benedettini, che presero possesso della Chiesa del Miracolo e dell’attiguo monastero con Breve di Alessandro III, spedito da Anagni l’anno 1176, possesso ratificato poi da Innocenzo III nel 1204.
Si affacciarono alla soglia della storia gli eredi fortunati del grande Tesoroi Frati Minori Conventuali. Costoro, ottenuto il beneplacito dal Vescovo di Chieti, Landulfo, da cui dipendeva Lanciano, fecero ratificare la donazione della Chiesa di San Legonziano dal Pontefice Innocenzo IV con Breve del 12-5-1252, datato a Perugia.
La Chiesa di S. Legonziano, oggi purtroppo adibita ad usi profani per le leggi eversive napoleoniche, vide allora al di sopra di sé elevarsi un tempio dedicato a S. Francesco di Assisi. Elementi gotici, romani, benedettini si finsero in una armonica unità. Era l’anno 1258.
Le Sacre Reliquie furono collocate in una cappella a destra dell’altare maggiore della nuova Chiesa. Essa esiste ancora oggi e conserva una stretta ed alta finestra ad arco gotico-romano. Ivi rimasero le Sacre Reliquie per più di tre secoli, poi furono nascoste per scongiurare il pericolo di una profanazione da parte dei Turchi, che nel 1566 facevano incursioni nelle acque dell’Adriatico con grave pericolo della stessa Lanciano.
Frate Antonio di Mastro Renzo, per timore dei Turchi, prese con sé le Sacre Reliquie nell’intento di portarle notte tempo in un luogo più sicuro. Si diresse verso l’alta montagna, ma al primo mattino, con somma sorpresa, si ritrovò alle porte del Convento: segno evidente – come si ritenne – che le Sacre Reliquie dovevano rimanere in città per preservarla dal flagello che si temeva.
L’anno 1636 fu costruita da Giovanni Francesco Valsecca una nuova Cappella: in questa le Sacre Reliquie furono solennemente traslate nel 1637 e vi rimasero per 265 anni, chiuse con tre chiavi in un’urna cubica a cuspide in ferro battuto.
Oggi la Carne è rinchiusa, tra due cristalli, in una teca fissata in artistico Ostensorio d’argento del 1713, finemente cesellato. Il Sangue è conservato in un calice di cristallo fissato alla base dell’Ostensorio. E opinione di molti che questo calice sia il primitivo in cui avvenne il Miracolo.
Nell’anno 1902 fu costruito, per iniziativa di Mons. Petrarca, Arcivescovo di Lanciano, un ricco Altare Maggiore, dove furono riposte le Reliquie, con l’intervento di cinque Vescovi della Regione Abruzzese ed immensa folla di popolo. Ai lati del trono e della mensa si profilano due bianchi angeli adoranti e due statue simboliche: la Fede e la Carità.
Le Sacre Reliquie hanno avuto da parte dell’Autorità Ecclesiastica varie ricognizioni. Si ricordano: quella di Mons. Rodriquez del 17 febbraio 1574, in cui fu constatato dinanzi al popolo che i cinque grumi di Sangue pesavano quanto ciascuno separatamente, fatto ricordato da una iscrizione posta in « cornu epistolae » nella Cappella Valsecca; quella del 1637, fatta dal Vicario Generale della Diocesi e del 1770 fatta da Mons. Gervasone. Nella ricognizione di Mons. Petrarca del 26 ottobre 1886, ciò che è ammirevole, sono stati riconosciuti nella Carne alcuni frammenti delle Specie del pane tuttora visibili.
EPIGRAFE
CIRCA GLI ANNI DEL SIGNORE SETTECENTO IN QUESTA CHIESA ALLORA SOTTO IL TITOLO DI SAN LOGUNTIANO DE MONACI DI S. BASILIO DUBITO UN MONACO SACERDOTE SE NELL’HOSTIA CONSECRATA FUSSE VERAMENTE IL CORPO DI N. S. E NEL VINO IL SANGUE. CELEBRO MESSA,
E DETTE LE PAROLE DELLA CONSACRAZIONE VIDDE FATTA CARNE L’HOSTIA, E SANGUE IL VINO. FU MOSTRATA OGNI COSA A’ CIRCOSTANTI ET INDI A TUTTO IL POPOLO, LA CARNE È ANCORA INTIERA ET IL SANGUE DIVISO IN CINQUE PARTI UNITE, QUANTO CIASCUNA SEPARATA SI VEDE HOGGIDÌ NELLO ISTESSO MODO IN QUESTA CAPPELLA FATTA DA GIOV. FRANCESCO VALSECCA A SUE PROPRIE SPESE L’ANNO DEL SIGNORE MDCXXXVI.
A Rimini.
Sulla piazza principale della città di Rimini sorge una cappella, meta di pellegrinaggi. I cittadini sono orgogliosi di possederla. La sua origine risale al tempo di Sant’Antonio di Padova. Questo Santo operava miracoli, tanto da meritare il nome di Taumaturgo. Svolgeva la sua missione in tutta l’Italia e si fermò anche a Rimini per predicare. Insisteva molto sulla devozione a Gesù Sacramentato e convinceva della presenza reale del Signore nell’Ostía Consacrata. Un certo Boncillo, eretico, se ne rideva degli insegnamenti del Santo, anzi faceva propaganda di non credere. Sant’Antonio, afflitto di tanta perfidia, volle avvicinare l’eretico per convincerlo meglio. Boncillo gli rispose: Io non crederò giammai a queste sciocchezze! Soltanto crederò se vedrò un miracolo. – Non si può pretendere che Iddio faccia un miracolo a richiesta di ognuno. Tuttavia il Signore, anche per glorificare il suo servo fedele, stabili di compiere un prodigio ed illuminò la mente del Santo.
– Dunque, riprese Sant’Antonio, voi pretendete un miracolo? E questo avverrà! A voi la scelta.
– Io ho una mula; comincerò da oggi a tenerla a digiuno; da qui a tre giorni la condurrò sulla pubblica piazza, dove le offrirò della biada. Voi passerete con la vostra Ostia Consacrata. Staremo a vedere che cosa preferirà la mula: se la biada oppure l’adorazione del Sacramento. –
Il Santo annuì volentieri e, per disporsi meglio al grande evento, per tre giorni digiunò rigorosamente.
Intanto si sparse la voce per tutta la città ed all’orario convenuto la piazza era gremita di fedeli, di curiosi e di eretici.
Sant’Antonio celebrò la Messa e prima della Comunione usci con l’Ostensorio, contenente Gesù Sacramentato.
Sulla piazza stava il Boncillo, con a fianco la mula affamata e la biada pronta. Il Santo si avvicinò ed esclamò: Vieni, o mula, ad adorare il tuo Dio e confondi in tal modo la perfidia degli eretici, perché tutti confessino la verità di questo Sacramento! –
L’eretico presentò subito alla bestia la biada, quasi obbligandola a mangiarla, facendo forza alla cavezza. Però la mula, niente curandosi del cibo, si rivolse all’Ostia Consacrata, piegò le gambe anteriori e rimase ferma con la testa abbassata sino a terra.
Il Boncillo dapprima era livido di rabbia e di vergogna, ma allorché vide il popolo in ginocchio, anche lui s’inginocchiò, pienamente commosso.
Sant’Antonio allora esclamò a gran voce: Cristo vince! Cristo regna! Cristo trionfa! Evviva Gesù nel Santissimo Sacramento! –
Innumerevoli furono le conversioni. Per ricordare il prodigio, gli abitanti di Rimini vollero costruire sul posto una cappella votiva, che anche oggi si può ammirare.
Valenti pittori hanno tramandato ai posteri il fatto per mezzo di quadri artistici, che rappresentano il Santo di Padova davanti alla mula prostrata in adorazione.
Ad Alatri.
Ad Alatri, centro di quindicimila abitanti nella campagna romana, viveva una donna fattucchiera. La gente accorreva a lei per consulti. Per ingannare meglio, la megera univa ai suoi riti superstiziosi preghiere e segni religiosi. Per essere più efficace in un caso particolare, pensò di servirsi di un’Ostia Consacrata.
Non osando andare in Chiesa, convinse una giovanetta a comunicarsi, a deporre poi l’Ostia in un fazzoletto ed a portargliela.
Così fu fatto. La ragazza, non appena ricevuta la Comunione, senza che altri se ne accorgesse, estrasse la Sacra Particola dalla bocca e la depose nel fazzoletto.
La sacrilega aspettava che la fattucchiera venisse a richiedere l’Ostia Consacrata. Chi sa per quale impedimento, la megera non veniva. La ragazza, passati dei giorni, volle spiegare il fazzoletto per vedere la Particola. Era avvenuto un miracolo. L’Ostia Consacrata si era convertita in Carne sanguinolenta.
La giovanetta, presa da spavento, diede in lacrime e diffuse subito la notizia del fatto. Il Vescovo, accertatosi dell’accaduto, accorse con il Clero e con la folla dei fedeli alla casa dell’infelice ragazza, prese la Particola che ancora sanguinava e la trasportò solennemente nella Cattedrale.
Il Vescovo informò il Papa Gregorio IX e questi, in data 13 marzo 1228, ordinò che la giovanetta ricevesse una mite penitenza per il sacrilegio commesso, avendo fatto ciò per leggerezza e per suggerimento altrui, e che invece la fattucchiera si presentasse per castigo ai Vescovi viciniori per implorare perdono del grave misfatto.
La Sacra Particola, che conserva ancora fibre della carne umana, si trova nella Cattedrale di Alatri e tutti gli anni, nell’ottava della Pentecoste, è portata in processione per la città.
La città del Sacramento.
Il 6 giugno 1453 Torino fu spettatrice di un grande miracolo eucaristico; da allora in poi venne chiamata la città del Sacramento.
Nel tempo in cui ci riferiamo, c’erano delle guerriglie verso il confine francese. La borgata di Exiles era caduta in mano nemica. Un uomo, avido di ricchezza, approfittò per rubare oggetti di valore; penetrò in una Chiesa, forzò il Tabernacolo e prese l’Ostensorio con l’Ostia Consacrata; mise tutto in un sacco, ov’erano altri oggetti rubati, e fece di tutto per fuggire col suo giumento. Attraversò Susa e Rivoli e poi giunse a Torino; credeva ormai di farsela franca.
Erano le prime ore del mattino. Giunto sulla piazza di San Silvestro, il giumento cadde e non poté più rialzarsi. Temendo il ladro di essere scoperto, volendo riprendere il cammino, batteva la povera bestia per farla rimettere in piedi.
All’improvviso si sciolse da se stesso il sacco, ne venne fuori l’Ostensorio e questi cominciò a sollevarsi in aria.
Il ladro scappò. L’Ostensorio, man mano che si librava in aria, emanava una luce particolare, sempre crescente, simile ad altro sole. I viandanti rimasero estatici a contemplare quella meraviglia e fu un accorrere continuo di gente, cosicché i testimoni del miracolo furono circa venti mila.
Fu subito avvisato il Vescovo di Torino, Monsignor Ludovico dei Marchesi di Romagnani. Questi ordinò un devoto corteo, cui presero parte, oltre che i Sacerdoti, anche le principali autorità della città.
Tutti i presenti pregavano; la commozione era grande. Il Vescovo supplicava Iddio affinché l’Ostensorio scendesse; ed ecco aprirsi la custodia del Vaso Sacro, rimanere l’Ostia luminosa in aria e l’Ostensorio scendere lentamente sino a terra. L’illustre Prelato fece portare sul luogo un prezioso Calice, dentro cui riporre l’Ostia Consacrata, che ancora stava in alto. « Resta con noi, diceva il Vescovo, resta con noi, o Signore, perché è tardi! ».
L’Ostia cominciò a scendere lentamente, lasciando in aria una scia luminosa, finché da sola giunse dentro il Calice.
Il miracolo era terminato.
Il Vescovo trasportò Gesù Sacramentato in Cattedrale ed in seguito informò la Santa Sede dell’avvenuto miracolo. L’Ostia Consacrata fu conservata come ricordo ancora per circa un secolo e poi, per ordine del Papa, venne consumata.
I cittadini innalzarono sul luogo del prodigio un bel Tempio, che chiamasi la Chiesa del Miracolo o del Corpus Domini.
Il forestiero che va a Torino può vedere in via San Silvestro il maestoso Tempio; dentro ad esso, verso il centro, ma un po’ lateralmente, c’è una lapide a terra, riparata da una cancellata; l’antica iscrizione della lapide è del seguente tenore:
QUI IL 6 GIUGNO 1453 CADDE IL GIUMENTO CHE PORTAVA IL CORPO DEL SIGNORE QUI L’OSTIA SACRA SCIOLTASI DAI LEGAMI S’ALZÒ IN ARIA QUI DISCESE BENIGNA NELLE MANI SUPPLICANTI DEI TORINESI QUI DUNQUE MEMORE DEL PRODIGIO PIEGA A TERRA LE GINOCCHIA E VENERA E TEMI IL LUOGO SANTO
Sotto i portici, in piazza Municipio, c’è un’altra lapide, che ricorda il miracolo. Nello stesso Municipio di Torino si conservano ancora le firme delle Autorità civili e militari, che furono testimoni del fatto, firme che potrebbero vedersi dai visitatori.
Nella Cattedrale, dedicata a San Giovanni Battista, trovasi il Calice, dentro cui si posò lOstia dopo il miracolo. Con questo Calice celebra la Santa Messa ogni anno il Giovedì Santo il Cardinale di Torino. Il Calice può vedersi anche dai visitatori.
A Napoli.
Nei grossi centri il Signore suole fare dei miracoli, per tenere desta la fede della massa popolare. Napoli ha l’onore di assistere ogni anno al celebre miracolo di San Gennaro, cioè si vede bollire dentro un’ampolla il sangue del Santo Vescovo Gennaro, da sedici secoli già sparso; quel sangue, raggrumato, ogni anno nella festa del Santo si scioglie da sé e resta circa una settimana liquefatto, per raggrumarsi poi di nuovo. Ma oltre a questo miracolo permanente, Napoli registra altri prodigi, tra cui quello che segue.
La mattina del 18 gennaio 1772 si verificò un furto sacrilego nella Chiesa Parrocchiale di Paterno-Napoli. Si trovò il Tabernacolo aperto e mancavano le due Pissidi con le Ostie Consacrate. Era doveroso fare degli atti di riparazione alla Divinità offesa; infatti nella Chiesa derubata si moltiplicarono le funzioni e si pregava per ritrovare le Sacre Particole. Iddio ascoltò le preghiere.
Trascorso presso a poco un mese, si verificarono dei fenomeni strani nel campo del Duca delle Grottalelle, sito a pochi passi dalla Chiesa. Apparvero sul campo delle luci misteriose, innumerevoli, simili a piccole stelle. Si accorse sul luogo, nella speranza di trovare qualche cosa. Ricerche inutili. La sera del 14 febbraio si vide un pagliaio, costruito sul campo, avvolto in fiamme. Si corse subito a vedere e con meraviglia dei presenti il pagliaio apparve intatto; sparita la fiamma, alcuni Sacerdoti cercarono dentro, rovistarono tutto e non trovarono nulla.
Un altro giorno, mentre si facevano le ricerche, tre uomini che erano sul campo, stramazzarono a terra, spinti da forza invisibile; nell’alzarsi, scorsero attorno al vicino pioppo un raggio di luce ed una colomba che volava attorno all’albero; la colomba si abbassò al suolo e sparì. Un Sacerdote rimosse la terra sul posto della sparizione della colomba e trovò un mucchietto di Ostie Consacrate, circa quaranta.
Le due Pissidi derubate contenevano un gran numero di Sacre Particole. Altro che quaranta!
Passati due giorni, apparve sul solito campo una luce, la quale partiva da terra; s’innalzava e poi si perdeva nel suolo. Un Sacerdote, Padre Girolamo Guarino, rimosse il terreno sul posto della luce e ritrovò una grande quantità di Particole.
D’allora in poi sparirono dal campo quei segni misteriosi, prova evidente che tutte le Ostie erano state rinvenute.
La Beata Lambertini.
Il 12 maggio 1333 una fanciulla di undici anni assisteva alla Messa, nell’Istituto delle Suore Domenicane in Bologna. Era una anima privilegiata e sentiva fortemente l’amore a Gesù Sacramentato. Intanto non poteva comunicarsi, perché allora si richiedevano per la Prima Comunione i dodici anni di età.
Durante la celebrazione del Santo Sacrificio, mentre la fanciulla pregava ardentemente Gesù Sacramentato col desiderio di riceverlo, apparve in aria un’Ostia Consacrata e andò a posarsi sul capo, a qualche palmo dalla capigliatura. L’Ostia era luminosa e quindi attirò lo sguardo di tutti.
La ragazza rimase estatica a contemplare l’Ostia; i presenti gridarono al miracolo ed allora un Sacerdote, convinto che Gesù volesse entrare in quel cuore innocente, prese l’Ostia e comunicò la fortunata fanciulla. Questa, fuori di sé per la gioia, sentì con tanta veemenza l’amore di Gesù, che dopo pochi istanti moriva.
Il fatto fu esaminato con diligenza. La Santa Chiesa scrisse nell’Albo dei Beati la fanciulla e tutti gli anni ne fa memoria il 12 maggio, giorno della Prima Comunione e della morte.
Il corpo della Beata, Imelda Lambertini, si trova attualmente nel Duomo di San Petronio a Bologna.
BoIsena e Orvieto.
Una Suora Cistercense, la Beata Giuliana, ricevette da Gesù una confidenza:
Io desidero nella mia Chiesa una festa particolare in onore della Santissima Eucaristia. –
La Beata manifestò le parole di Gesù al suo confessore, il Padre Giacomo Pantaleone di Troes. Il pio Sacerdote ascoltò, ma non poteva fare niente per andare incontro al desiderio di Gesù.
Iddio permise che questo Sacerdote salisse al trono pontificio e che da Papa potesse attuare il grandioso disegno di una festa speciale eucaristica, da celebrarsi in tutto il mondo. Il nuovo Sommo Pontefice prese il nome di Urbano IV; quando avvenne il fatto, che si sta per narrare, egli si trovava nella Rocca di Orvieto, per liberarsi dalle vessazioni di Manfredi di Svezia.
In quel tempo, un Sacerdote della Boemia era sotto l’incubo di una potente tentazione; per quanto facesse, non riusciva a svincolarsene. Il demonio con frequenza gli suggeriva: La Consacrazione che tu credi di compiere nella Messa, non è valida. L’Ostia che sumi ogni giorno, non è il tuo Dio! -.
La tentazione ingigantiva sempre più, sino a far deperire nella salute il Sacerdote. Questi, non sapendo più a qual rimedio appigliarsi, volle fare un pellegrinaggio dalla Boemia a Roma, per ottenere la grazia con l’intercessione di San Pietro e di San Paolo.
Nel viaggio fece una sosta a Bolsena e qui celebrò la Santa Messa, precisamente nella Chiesa di Santa Cristina. Consacrò regolarmente il pane ed il vino. Dopo la recita del Pater, appena ruppe l’Ostia Consacrata, si accorse che i due pezzi principali erano divenuti Carne e il terzo pezzetto era rimasto semplice Ostia. Il suo stupore crebbe di più, quando vide uscire dalla viva Carne un’abbondanza di Sangue. Il Calice riceveva il Sangue e quasi si riempiva. Tremante davanti al miracolo, raccolse il Corporale con le Sacre Specie e si avviò alla sacrestia. Intanto il Sangue scendeva dal Corporale imporporando i gradini dell’Altare ed il pavimento della Chiesa. Richiuse tutto in un armadio. Sapendo che il Papa era nella vicina città di Orvieto, andò subito a trovarlo e gli raccontò tutto.
Urbano IV ascoltò con commozione ed ordinò al Vescovo di Orvieto di andare a Bolsena a rilevare le Divine Specie.
Quando il Vescovo spiegò il Corporale, si scorse impressa a caratteri di Sangue l’immagine dell’Ecce Home, ripetuta venticinque volte, come anche oggi si può vedere.
Si mosse la processione, con grande sfarzosità, da Bolsena, seguita dal popolo ed allietata da canti.
Il Papa, circondato dal Sacro Collegio dei Cardinali e da Vescovi, attendeva al ponte di Riochiaro il prezioso tesoro e quando ci fu l’incontro, il Sommo Pontefice ricevette in ginocchio le Sacre Specie e le portò ad Orvieto nella Chiesa principale. Fu questa la prima processione solenne del Santissimo Sacramento.
Urbano IV si ricordò di quanto gli aveva detto la Beata Giuliana molti anni prima ed allora stabilì che tutti gli anni, dopo l’ottava della Pentecoste, ci fosse la festa del Corpus Domini ed egli stesso la celebrò la prima volta il 19 giugno 1264. Indisse anche un concorso per comporre un inno eucaristico, cui presero parte i più grandi Teologi, tra i quali San Bonaventura e San Tommaso d’Aquino. L’inno di San Tommaso fu il migliore: « Pange Lingua », che oggi tutto il mondo ripete con fede, terminante con le due strofette del Tantum Ergo.
Per ricordare il miracolo, fu costruita in Orvieto una sontuosa Cattedrale, che ha una facciata tra le più belle dei Templi di tutto il mondo.
Al presente l’Ostia convertita in Carne ed il Corporale intriso di Sangue sono rinchiusi entro un prezioso Tabernacolo, opera dell’artista Ugolino Di Vieri da Siena. Per la festa del Corpus Domini, tutti gli anni, ad Orvieto si porta in processione il Corporale con le Sacre Specie miracolose.
Per ordine della Santa Sede l’Altare dove avvenne il prodigio fu trasportato a Roma e si trova attualmente nella Chiesa di Santa Prudenziana.
Impronta Eucaristica.
Santa Giuliana De’ Falconieri è chiamata la Santa dell’Eucaristia, per un fatto prodigioso avvenuto a lei sul letto di morte.
Era Suora, anzi Fondatrice di un Ordine Religioso, ed inculcava alle Consorelle il grande amore a Gesù Sacramentato.
Si trovava gravemente ammalata e desiderava con grande ardore di ricevere la S. Comunione come Viatico; i disturbi gastrici con il continuo vomito erano un ostacolo insormontabile a comunicarsi. Chiese al suo Confessore di portarle il Santissimo Sacramento nella cella, almeno per adorarlo; il Sacerdote l’accontentò.
La Santa sentì avvampare in cuore l’amore verso Gesù e domandò con insistenza che le si ponesse Gesù Sacramentato sul petto.
Il Ministro di Dio estrasse dalla Pisside una Particola, la pose sul Corporale e collocò questo sul petto dell’inferma. Gesù fece sentire alla Santa la sua reale presenza e, senza bisogno del suo Ministro, entrò nel corpo di Lei.
Quando il Sacerdote volle riprendere l’Ostia per riporla nella Pisside, non la trovò più. Rimase interdetto e non sapeva spiegarsi il fatto.
La Santa subito dopo moriva. Le Suore, mentre disponevano il cadavere, si accorsero che sul petto della loro Fondatrice, sulla carne, corrispondente al posto ove il Sacerdote aveva posato il Corporale, c’era impressa l’immagine dell’Ostia con l’effigie del Crocifisso. Compresero allora che essa si era comunicata prodigiosamente.
Santa Giuliana De’ Falconieri è rappresentata sempre nelle immagini con l’Ostia sul petto.
Il miracolo di Offida.
Offida, paesetto del Piceno, ha un Santuario tanto celebre, perché conserva le Specie Eucaristiche, che sono ricordo di un grande miracolo.
Nel 1273 viveva a Lanciano, poco distante da Offida, un certo Iacopo Stazi, mulattiere irreligioso. Costui trattava brutalmente la sposa, sino a minacciarla di darle la morte.
L’infelice donna, nella speranza di far rinsavire il marito, si rivolse ad una ebrea, che esercitava l’arte del sortilegio.
– Voi cambiarete il cuore del marito, se gli darete a bere un bicchiere di vino che preparerò io stessa. Però ho bisogno di una Ostia Consacrata. Conviene arrostire l’Ostia, ridurla in polvere e poi mescolarla al vino. –
Dapprima Ricciarella, tale era il nome della sposa del mulattiere, si rifiutò; ma riflettendo meglio, non sapendo più resistere alla malvagità del marito, si decise ad attuare il sacrilego consiglio. Andò a comunicarsi, prese l’Ostia dalla bocca e la portò all’ebrea. Ecco le due donne pronte ad arrostire la Sacra Particola. Ricciarella, in casa sua, preparò il fuoco e mise l’Ostia Consacrata sopra un embrice. Appena il calore fu a contatto della Particola, un forte terremoto fece traballare la casa; contemporaneamente l’Ostia si mutò una parte in Carne umana, mentre l’altra parte conservava la forma Eucaristica; il Sangue usciva abbondante, sino a spargersi sul pavimento.
Le due sacrileghe erano fuori di sé per lo spavento.
Che cosa fare? Nascondere tutto! Avvolsero in un bianco fazzoletto l’embrice con le Sacre Reliquie, fecero una buca nel pavimento della stalla e seppellirono ogni cosa.
Quando Iacopo Stazi alla sera volle introdurre il mulo nella stalla, non riusciva e, dopo ripetute botte, la bestia entrò, però facendo un piccolo giro nella stalla, per non mettere i piedi sulla buca praticata.
Da quel giorno in poi il mulo si comportava sempre allo stesso modo, senza che il padrone potesse comprendere il motivo.
Passarono sette anni. Ricciarella, non sapendo più sopportare il rimorso, andò in cerca di Padre Iacopo Diotallevi di Offida, agostiniano, e confessò il suo grande peccato.
Il Confessore le impose di condurlo sul posto per rilevare le Divine Specie Eucaristiche. Quantunque fossero trascorsi tanti anni, malgrado gli umori della stalla, il fazzoletto fu trovato candido e l’Ostia era ancora sanguinante.
Il Padre Diotallevi trasportò ogni cosa ad Offida nella Chiesa del suo Ordine Religioso e quivi ancora si può vedere l’Ostia Consacrata, metà Carne e metà nella forma naturale. Per ricordare questo episodio, ogni anno il 3 di maggio si celebra ad Offida una grande festa.
Gli abitanti di Lanciano son chiamati anche oggi, per ischerno, dagli offidesi, i friggitori di Cristo.
La stalla che conservò per sette anni le Specie Eucaristiche, fu convertita in Chiesa, che adesso porta il nome di Santa Croce e vi si vede una lapide di marmo, che ricorda il fatto.
A Véroli.
La liturgia della Chiesa prescrive che la esposizione solenne della Santissima Eucaristia sia fatta con l’Ostensorio e l’Ostia grande sia visibile. Sino al secolo decimosesto l’esposizione eucaristicà era fatta diversamente: si metteva l’Ostia Consacrata dentro il Calice e questo veniva ricoperto da un candido velo. La sera di Pasqua del 1570 nella Cattedrale di Veroli, nel Lazio, dedicata a Santo Erasmo, si faceva l’Adorazione Eucaristica nel cuor della notte. Il Calice con 1’Ostia Consacrata era sull’Altare, mentre i Sacerdoti compivano l’ufficiatura ed i fedeli pregavano.
In un dato momento apparve sul Calice una piccola nube e su di essa stava Gesù Bambino sorridente. La scena si prolungò; subito dopo scomparve Gesù e si vide il Calice trasparente come un cristallo; sopra di esso apparve una stella sormontata da un’Ostia. I Sacerdoti ed i fedeli constatarono ogni cosa ed avvenne una vera frenesia in tutti.
L’indomani tutta Veroli era a conoscenza del prodigio. Nella notte del lunedì e del martedì si rinnovò la solenne esposizione e si ripeterono gli stessi fenomeni.
Come al solito, alcuni non volevano credere. Iddio allora operò altri miracoli. Molti ammalati, spinti dalla fede, si fecero trasportare in Chiesa e guarirono sull’istante.
Dopo la prova dei prodigi avvenuti, nel corso di tre notti consecutive, si stabilì di conservare come ricordo l’Ostia consacrata; dopo 112 anni l’Ostia fu consumata. Il Calice si conserva ancora nel tesoro della Cattedrale di Veroli e viene adoperato soltanto il Giovedì Santo, per mettervi le Specie Eucaristiche da riporre nell’Altare della Reposizione.
Il morto … rivive.
Il povero fraticello era morto. La sua virtù era nota nel convento e fuori e per conseguenza il suo funerale attirò molta gente in Chiesa. Secondo l’uso del tempo, il cadavere in Chiesa era scoperto e tutti potevano contemplare il volto sereno del figlio di San Francesco.
La vita di costui era trascorsa nell’umiltà, nel sacrificio e più che tutto nell’ardente amore a Gesù Sacramentato.
Proprio durante il suo funerale avvenne un miracolo. Si celebrava la Messa di suffragio; giunto il Sacerdote al momento più solenne, cioè alla Consacrazione, il cadavere si animò. Appena il celebrante sollevò l’Ostia Consacrata, cadavere alzò la testa, aprì gli occhi, fissò Gesù Sacramentato, lo adorò con i fedeli e poi si ripiegò immobile. Di nuovo, appena il Sacerdote sollevò il Calice con il Sangue di Gesù, il morto risollevò il capo, riaprì gli occhi, adorò per pochi istanti e ritornò allo stato d’immobilità.
Chi assisteva al miracolo, non ebbe tanta sorpresa, in quanto si conosceva da tutti la santità del defunto.
Questo fraticello è San Pasquale Baylon, innalzato presto ai supremi onori degli Altari e raffigurato con l’Ostensorio dinanzi, in atto di mirare l’Ostia Sacrosanta.
Santa Caterina da Bologna.
In un Convento era morta una Suora. Le Consorelle trasportarono il cadavere in Cappella, affinché fosse tutto ordinato per l’ora del funerale.
La defunta in quella Cappella aveva trascorse le ore più belle della sua vita, adorando Gesù Sacramentato. Iddio le concesse che anche dopo la morte potesse fare atto di ossequio all’Ostia Consacrata. Mentre il cadavere veniva trasportato, giungendo in direzione del Tabernacolo, riprese subito la vita. Il volto si atteggiò a dolce sorriso, il capo si sollevò, fece tre volte l’inchino a Gesù Sacramentato e poi ricadde esanime; intanto un soave profumo pervadeva la Cappella.
Le virtù particolari della Suora e questo miracolo dopo la morte, mossero il Papa a santificarla. Questa Religiosa è Santa Caterina da Bologna.
A Parigi.
Una donna di Parigi, nel 1920, aveva dato alcune sue masserizie in pegno ad uno strozzino ebreo.
Non potendo pagare, supplicò l’usuraio di condonarle tutto. Il demonio suggerì all’infelice uomo, furibondo contro il Cristianesimo, di compiere un fatto esecrando.
– Portatemi qui, disse l’ebreo alla donna, un’Ostia dei Cristiani e vi condonerò il debito. – Spinta dal bisogno, la donna andò a comunicarsi e portò la richiesta Particola.
L’ebreo prese una lancetta e cominciò a punzecchiare l’Ostia; ne venne fuori del Sangue a schizzi. Invece d’inginocchiarsi e piangere il suo misfatto, visto il Sangue, gettò l’Ostia nel fuoco. Un altro prodigio: l’Ostia non si bruciò ed apparve sul fuoco una Croce e Gesù inchiodato, sanguinante.
Atterrito, l’ebreo fuggi di casa; intanto suo figlio, vista quella scena, si diede ad urlare per chiamare altri ragazzi. Accorse pure una donna, la quale a vedere Gesù trafitto in Croce, credette opportuno avvisare l’Autorità Ecclesiastica.
Il Clero andò sul posto in processione; fu raccolta l’Ostia Consacrata, che poi fu conservata come ricordo.
Il popolo, in memoria del fatto, fece abbattere la casa dell’ebreo ed eresse ivi una cappella, che al presente si può vedere a Parigi, nella contrada « Des Billettes ».
Ostensorio sospeso.
Nella Cattedrale di Faverney, in Francia, sino al secolo decimosettimo, si usava esporre Gesù Sacramentato in modo particolare nel giorno della Pentecoste.
Si preparava un Altare di legno dorato, con addobbi preziosi, e vi si poneva l’Ostensorio col Santissimo Sacramento.
La sera del 24 maggio 1608, si appiccò il fuoco all’Altare, alla presenza del popolo. Tutto fu divorato dalle fiamme: drappi, fiori, Altare, Tabernacolo … Rimase illeso il solo Ostensorio, il quale miracolosamente restò sospeso in aria, a parecchi metri da terra.
Il miracolo attirò lunghe schiere di fedeli che ininterrottamente si susseguivano. L’Ostensorio con le Sacre Specie si mantenne nello stato di sospensione per trentatre ore.
Un parroco, nel frattempo, ebbe l’idea di celebrare la Santa Messa sopra un Altare provvisorio, posto nella direzione dell’Ostensorio; i suoi parrocchiani assistevano al Divin Sacrificio. Appena compiuta la Consacrazione, l’Ostensorio cominciò ad abbassarsi lentamente e si fermò sul Corporale. Nella Cattedrale di Nostra Signora, a Faverney, si conserva ancora quell’Ostensorio con quell’Ostia ed ogni anno si celebra la memoria del miracolo l’indomani della Pentecoste.
A Cracovia.
Nella Chiesa di Tutti i Santi, a Cracovia, la notte del Corpus Domini del 1345, alcuni ladri fecero un furto sacrilego. Scassinarono il Tabernacolo per prendere la Teca che racchiudeva l’Ostia Divina. Rimasero delusi, poiché si accorsero che la Teca era di rame, con una semplice doratura interna.
Indispettiti, passando lungo una palude, vi gettarono la Teca con l’Ostia. Gesù Sacramentato, per eccitare la fede nei cuori e riscuotere atti di riparazione, fece un miracolo. Per tre notti consecutive apparve nella palude un fascio di fiamme.
Dalla città, sita in alto, si vedeva il fuoco e nessuno poteva immaginare la causa. Siccome il fascio di fiamme era sempre omogeneo, gli abitanti di Cracovia diedero alla fantasticheria: Sarà un fuoco diabolico! … Qualche sciagura sovrasta la città!… –
Il Vescovo pensò trattarsi di qualche avviso del Cielo ed ordinò ai fedeli il digiuno, per ottenere i lumi da Dio. Trascorso questo tempo, si andò da molti nel solitario pantano ed era presente anche il Vescovo.
Uomini coraggiosi si spinsero sino alle fiamme e, rovistando tra le erbe e le pozzanghere, quantunque fosse notte, rinvennero la Teca con l’Ostia Santa. Sparì il fascio di fuoco. A processione si riportò in Cattedrale il Santissimo Sacramento, compiendosi atti di riparazione per il sacrilegio avvenuto. C’era allora il re Casimiro, religiosissimo, il quale per tramandare ai posteri il miracolo, fece costruire sul pantano un ricco Tempio, col nome di Corpus Domini. Volle inoltre che cominciasse a sorgere nei pressi di quel luogo una città, la quale oggi si chiama Casimiria.
La colomba e l’Ostia santa.
Ad un Martire della fede, che la Chiesa innalzò agli onori degli Altari, noi possiamo prestar fiducia e credere a quanto egli stesso narrò prima di spargere il suo sangue.
Il Martire è il Diacono San Secondo. Questi fu preso con violenza dall’Altare e condotto in prigione a Milano.
Le guardie vigilavano affinché nessuno penetrasse nel carcere, tanto più che conoscevano il grande desiderio del prigioniero di comunicarsi. A Dio però niente è impossibile.
Mentre S. Secondo era in preghiera e diceva: O Gesù, vieni almeno in ispirito nel mio cuore! – ecco penetrare nella prigione una colomba, con nel becco una piccola Ostia. Egli s’inginocchiò subito, riconoscendo il prodigio, e stette un po’ ad osservare. La colomba gli si posò sulla spalla. Il Martire poté comunicarsi serenamente e subito dopo la colomba riparti, attraversando il piccolo finestrino della prigione.
Con Gesù Sacramentato nel cuore, S. Secondo poté affrontare i tormenti del martirio, ma prima di morire sentì il bisogno di raccontare quanto gli era avvenuto.
A Siena.
I furti in Chiesa non sono troppo rari. I ladri sanno che i Vasi Sacri sogliono essere di metallo prezioso e quindi tentano di scassinare il Tabernacolo. Il 14 agosto 1730 si effettuò un furto sacrilego nella Chiesa di San Francesco, a Siena. Fu asportata la Pisside, che conteneva 350 Particole.
Fatte le debite ricerche, si ritrovò lungo la via la crocetta della Pisside ed il Conopeo. L’Arcivescovo ordinò pubbliche preghiere di riparazione, per l’oltraggio recato alla Divinità. Il Signore fece in modo che venissero rinvenute le Ostie Consacrate.
Un chierichetto della vicina Chiesa di S. Maria di Provenzano vide nella cassetta delle elemosine biancheggiare qualche cosa; avvisò un Sacerdote, il quale, accertatosi che nella cassetta si vedevano delle Particole, pensando trattarsi delle Ostie derubate nella Chiesa di S. Francesco, ne diede notizia all’Arcivescovo.
La cassetta fu aperta alla presenza di molti Sacerdoti e dello stesso Arcivescovo e furono trovate 348 Particole con altri piccoli frammenti.
Fin qua c’è niente di prodigioso. Il tempo rode tutto e le Particole ordinariamente, passato un certo periodo, si riducono in polvere. Da due secoli e più quelle Ostie sono conservate e si mantengono inalterate e nel colore e nel sapore e nella forma. Si è provato a metterne nello stesso Ciborio altre non consacrate; trascorso del tempo, si sono ritrovate polverizzate. Nel 1914 si fece un’altra ricognizione, alla presenza di eminenti personaggi, tra cui l’illustre Prof. Giuseppe Toniolo; si misero allora altre ostie non consacrate dentro una custodia di vetro, rinchiusa nello stesso Ciborio. Oggi si possono vedere queste ostie già sgretolate, mentre le Consacrate sono immutate.
Il Prof. Toniolo ottenne il favore di comunicarsi con una di queste Ostie prodigiose. Interrogato, rispose: Il sapore della Particola è come quello di fresca cottura. –
Una morente.
Il Beato Oderico, francescano, attraversava un giorno una foresta. Una luce misteriosa lo circonvolse. Gli apparve la Madonna, circondata da molti Angeli.
– Figlio mio, disse la Vergine, non lungi da qui trovasi una mia devota, vicina a morire; è abbandonata da tutti. Siccome mi ha tanto onorata e nutre tanto amore al mio Gesù Sacramentato, sono andata io stessa a confortarla. Desidera ora comunicarsi. Va’ subito alla vicina Chiesa, prendi il SS. Sacramento e porta il Viatico a questa mia figlia. Il Beato Oderico ascoltò in ginocchio le parole della Madonna e poi esegui l’ordine. Trovò in una povera capanna una giovanetta morente, la comunitò e l’assistette finché emise l’ultimo respiro.
A Firenze.
Il Venerdì Santo, 24 marzo 1595, nella Chiesa di Sant’Ambrogio a Firenze, avvenne un incendio durante le sacre funzioni. Chi sa per quale inavvertenza, si appiccò il fuoco all’Altare, ov’era esposto il Santo Sepolcro.
Accorsero Sacerdoti e fedeli per togliere gli oggetti combustibili. Un Reverendo riuscì ad estrarre dal Sepolcro il Calice con l’Ostia Consacrata. Durante questo lavorio, inavvertitamente si fece cadere la Pisside, che conteneva le Sacre Particole, conservate per gli eventuali moribondi. Le Particole caddero tra le fiamme del tappeto, il quale ardeva con la predella. Nello sgomento, nessuno avvertì la caduta delle piccole Ostie, che erano raccolte in un piccolo Corporale.
L’incendio distrusse gli arredi di legno ed i drappi; le sei Particole Consacrate rimasero illese. Naturalmente anche Esse avrebbero dovute essere distrutte. Queste sei Ostie furono chiuse in una scatola d’argento e poi in un piccolo Ostensorio e sono conservate nell’artistico Tabernacolo di Mino da Fiesole, nella Chiesa di Sant’Ambrogio.
L’incredula..
La vita di San Gregorio Magno fu illustrata da molti miracoli. Il grande Pontefice operò anche un miracolo eucaristico, per convertire una donna.
In quel tempo a Roma le matrone solevano preparare di propria mano il pane, che doveva servire per il Santo Sacrificio.
Una signora portò il pane un momento prima che il Santo Pontefice uscisse per la Messa. Fu fatta durante la celebrazione la Consacrazione e si giunse alla Comunione.
Fra gli altri si presentò a comunicarsi anche questa signora; il suo atteggiamento non era devoto, anzi a stento essa riusciva a frenare il riso. Il Santo capì e non le diede la Comunione. Terminata la Messa, fece venire a sé la donna e la interrogò: Perché voi ridevate prima di ricevere Gesù Sacramentato? –
– Io non credo che l’Ostia Consacrata sia Dio. Il pane della Messa l’ho portato io; quando mi sono accostata all’Altare coi comunicandi, ho pensato: Ma come può essere il Signore quel pane, da me confezionato? Pensando a ciò, appena riuscivo a trattenere le risa. –
San Gregorio Magno, contristato di tanta incredulità, invitò i fedeli ch’erano in Chiesa a mettersi in ginocchio ed a pregare assieme a lui. – O mio Signore, disse, fate un miracolo per rafforzare la fede nel popolo e per convertire questa incredula! –
Finito che ebbe di pregare, aprì il Sacro Ciborio e prese un’Ostia. Alla presenza del popolo l’Ostia cominciò a sanguinare. L’incredula vide tutto e tremava di paura e di vergogna. Il Santo allora tenne un discorso sulla fede eucaristica e commentò le parole del Vangelo: « Il Pane ch’io do, è la mia Carne, la quale sarà data per la salvezza del mondo ».
Il miracolo avvenuto è ricordato, non solo dalla biografia del grande Pontefice, ma da tanti quadri ed affreschi.
A Volterra.
Il 18 giugno 1472 il duca di Urbino saccheggiò con i suoi mercenari la città di Volterra. Furono derubate Chiese e case.
Fu presa anche la Chiesa di San Francesco, affidata ai Conventuali. I soldati rubarono quanto trovarono di prezioso. Uno di loro forzò il Tabernacolo e mise la mano sulla Pisside, piena di Ostie Consacrate. Sull’istante un forte terremoto scosse la Chiesa. I soldati rimasero atterriti; il sacrilego avrebbe dovuto lasciare la Pisside, ma spinto da Satana la scaraventò contro la parete.
Gesù non restò insensibile a questo sfregio e colpì il misero uomo. Il sacrilego divenne cieco sul momento e tale rimase per tutta la vita. Il fatto venne a conoscenza dei cittadini e destò salutare impressione.
Il Tabernacolo lo si conserva ancora.
A Ferrara.
Nel secolo dodicesimo tanti eresiarchi diffondevano false dottrine contro la Chiesa Cattolica e screditavano specialmente la presenza di Gesù nell’Eucaristia.
Iddio, per confondere questi eretici, operò un grande miracolo nella città di Ferrara.
Il 28 marzo 1171, giorno di Pasqua, alla presenza del popolo, celebrava la Messa il Priore della Chiesa di Santa Maria in Vado.
Mentre il Sacerdote, secondo il rito, rompeva l’Ostia Consacrata sul Calice, ripetuti schizzi di sangue partirono dalle Sacre Specie ed imporporarono la parete e la volta della Chiesa. Grande fu la commozione del Celebrante e degli astanti; in tale occasione molti eretici si convertirono.
Oggi quella Chiesa è un rinomato santuario. Vi accorrono i pellegrini per vedere il Sangue sulla parete e sulla volta dell’abside.
A Macerata.
Nel 1356 un Sacerdote celebrava la Messa nella Chiesa di Santa Caterina, a Macerata. Durante il Canone, mentre egli teneva l’Ostia Consacrata sul Calice, questa cominciò a versare Sangue. Per l’improvviso prodigio, il Sacerdote ebbe un tremito convulsivo, per cui il Sangue del Redentore oltre che nel Calice si sparse anche sul sottostante Corporale. Finita la Messa, il Sacerdote corse dal Vescovo per informarlo del fatto. Il prodigio era evidente ed allora il Vescovo promulgò la notizia e volle che il popolo osservasse il Corporale intriso di Sangue. Stabilì inoltre di conservare il Corporale in una ricca custodia.
Attualmente il prezioso tesoro è nella Cattedrale di Macerata, in un vaso di cristallo, e viene portato in processione tutti gli anni nell’ottava di Pentecoste.
Fiamma misteriosa.
La città di Torino fu presa d’assedio dai Francesi nel 1460. Quando cessò la resistenza, cominciò la strage ed il saccheggio della città.
Un discreto numero di torinesi pensò rifugiarsi sul monte dei Cappuccini e precisamente dentro la Chiesa, nella speranza che il luogo sacro fosse un ritegno per i nemici.
Non fu così. Una schiera di Francesi penetrò nel Tempio e cominciò a malmenare i ricoverati. Un soldato corse all’Altare maggiore, forzò il Tabernacolo e stava per prendere i Vasi Sacri con le Ostie Sacrosante.
Se erano impotenti a difendersi i ricoverati, non lo era Gesù, il quale non permise quella profanazione. Ecco uscire dal Tabernacolo una grande fiamma, che investì il soldato. Questi emise urla di terrore e scappò: carico di scottature; gli altri soldati testimoni del fatto, presero pure la fuga.
I rifugiati, che tutto avevano visto, ringraziarono commossi Gesù Sacramentato, diffusero la notizia del miracolo e cooperarono affinché il fatto venisse tramandato alla storia.
Chi va oggi a visitare la Chiesa sul monte dei Cappuccini, al di là del Po, vede un grande quadro, che riproduce la scena del saccheggio e la vampata del Tabernacolo.
Il Bambino Gesù.
San Lorenzo Giustiniani fu il primo Patriarca di Venezia. Fu celebre per la sua santità e per l’eloquenza.
Il Signore volle premiare il suo zelo con la gioia di una visione eucaristica. Celebrava egli la Messa nella Cattedrale di S. Pietro, in Castello, la notte di Natale del 1446.
Appena compiuta la Consacrazione mentre sollevava l’Ostia Divina, Gesù gli si fece vedere sotto le sembianze di bellissimo Bambino.
Il Santo restò molto commosso e, non potendo contenere la gioia, fece una predica al popolo, mettendo tutti a conoscenza della visione avuta. La santità del Patriarca non lascia dubbio sulla veridicità del fatto.
A Monaco di Baviera.
San Lorenzo da Brindisi, Cappuccino, era ardente di amore per Gesù Sacramentato.
Celebrava un giorno la Messa a Monaco di Baviera. Dopo la Consacrazione apparve sull’Altare Gesù Bambino e vi rimase a lungo. Gesù emetteva torrenti di luce, era di una bellezza indescrivibile; di tanto in tanto sorrideva e tendeva affettuosamente le mani verso il Celebrante accarezzandolo.
La visione fu visibile soltanto a San Lorenzo; ma siccome questi mise altri a conoscenza dell’accaduto, il suo biografo l’inserì nella biografia.
Il Sacro Cuore.
Santa Margherita Alacoque, scelta da Dio per essere l’apostola della devozione al Sacro Cuore di Gesù, ricevette le tre grandi rivelazioni davanti al Tabernacolo. La prima rivelazione avvenne il 27 dicembre 1673; la seconda e la terza ad alcuni mesi d’intervallo. Ecco come la Santa racconta l’ultima rivelazione.
– Mentre stava esposto il Santissimo Sacramento, si presentò a me Gesù, tutto risplendente di gloria, con le sue cinque Piaghe luminosissime; da ogni parte di quella Sacra Umanità uscivano fiamme, specialmente dal petto, che somigliava ad una fornace; il petto si aprì e mi lasciò scorgere il suo amabilissimo Cuore, trasparente come un cristallo. Il Cuore era circondato da una corona di spine, con una Croce al di sopra; al Cuore c’era pure una larga ferita. Gesù mi disse: Voglio essere onorato sotto la figura di questo Cuore di carne … Io cerco riparazione ed amore. Tu mi riceverai nella Comunione ogni volta che la ubbidienza te lo permetterà … A chiunque mi riceverà nella Comunione per nove primi venerdì di mese, consecutivamente, accordo la grazia di morire con i Santi sacramenti … E tu, Margherita, verrai davanti al mio Tabernacolo tutte le notti dal giovedì al venerdì, dalle undici alla mezzanotte, e ti renderò partecipe di quella mortale tristezza che provai nel Getsemani prima della Passione. –
Fu tale l’impressione di Santa Margherita che svenne davanti al Tabernacolo.
Gesù Adolescente.
Anche la Beata Angela da Foligno fu ricreata da celesti visioni. Gesù le appariva per darle forza nelle prove alle quali la sottoponeva.
Essa stessa racconta una visione eucaristica. « Mentre il Sacerdote consacrava, vidi Gesu Adolescente, il quale stava sopra un trono e teneva in mano uno scettro. La sua persona era improntata a grande maestà e potenza. Nel vedere tanto splendore io non m’inginocchiai come gli altri fedeli, ma restai ritta in piedi, assorta nell’altezza della meravigliosa visione e nella gioia solenne che mi colmava tutta. Per molto tempo negli occhi mi rimase l’ineffabile bellezza e la grazia di Gesù Adolescente ».
La Patrona d’Italia.
La vita di Santa Caterina da Siena fu un intreccio di continue meraviglie. Il soprannaturale in lei era divenuto naturale; così si spiega l’apostolato prodigioso compiuto presso i Cardinali ed il Papa, presso i Principi ed il popolo.
Le visioni eucaristiche in lei erano frequenti, specialmente durante la Santa Messa ed al momento della Comunione.
Lasciò scritto il suo direttore spirituale, che fu il Beato Raimondo da Capua:
– Caterina, ora vede gli Angeli, che tengono spiegato un velo d’oro, simbolo del mistero eucaristico, con in mezzo una Ostia, nella quale si cela il Fanciullo Gesù; talora l’Ostia Consacrata le appare sull’Altare, circondata di fuoco e di fiamme misteriose, che avvolgono l’Altare ed il Sacerdote. Altre volte vede gli Angeli, che adorano Gesù Sacramentato, e raggi di luce che si partono dall’Altare e rischiarano tutta la Chiesa. Il Signore parla spesso a lei dall’Ostia ed essa conversa serenamente con Lui. –
Le visioni di Santa Caterina erano individuali, ma si può prestar fede a quanto lei stessa riferiva al suo direttore spirituale, col quale non aveva segreti. Nella vita della Santa ci sono dei fatti eucaristici mirabili, constatati dal suo direttore e da innumerevoli testimoni. Ecco un esempio.
Il Beato Raimondo era tornato a Siena da un lungo viaggio; pensava di riposarsi e poi celebrare la Messa. Santa Caterina lo supplicò di comunicarla presto, poiché senza Gesù non poteva più stare. Il Beato l’accontentò e celebrò subito.
Prima di comunicarla, mentre era ancora presso l’Altare e teneva in mano l’Ostia Santa, dicendo « Domine, non sum dignus », ecco la Particola partire dalle sue mani e posarsi sulle labbra della Santa, la quale era alla balaustra con gli altri comunicandi.
I presenti controllarono tutto. Il misterioso passaggio dell’Ostia fu constatato dai fedeli, parecchie e parecchie volte.
L’angelo comunicante.
La Beata Emiliana Bicchiere era a Vercelli Priora delle Terziarie Domenicane.
Un giorno, per compiere un atto di carità al letto di una inferma, non poté assistere alla Messa. Il Cappellano era già partito dal monastero e la pia Suora non poté comunicarsi.
Recatasi in Cappella, la Beata si lamentò con Gesù: Per tuo amore, o Signore, ho assistito l’inferma, e tu non hai permesso che io mi comunicassi! Pazíenza! Vieni almeno in spirito nel mio cuore!
Gesù raccolse quel vivo desiderio e mandò subito un Angelo, il quale, presa la forma umana, aprì il Tabernacolo e comunicò la Suora.
Erano presenti altre Religiose nella Cappella e tutte videro l’Angelo che amministrava l’Eucaristia. Questo fatto servì a convincere la comunità della santità della superiora, la quale in seguito dalla Chiesa fu innalzata agli onori degli Altari.
Il suono della campana.
A Savona, la notte del 6 ottobre 1519 fu rubata la Pisside con le Particole nella Chiesa di San Pietro.
Gesù si servì di un prodigio per liberarsi alla mano sacrilega. Appena il ladro tu a contatto del Santo Ciborio, la campana maggiore, ch’era sulla torre del drodale, cominciò a suonare da se stessa, con i rintocchi usati per l’accompagnamento del Viatico.
Il ladro, che ormai era in possesso della Pisside non volle lasciarla, ma pensò a scappare subito. Intanto all’improvviso suono della campana, un buon numero di fedeli si avviò in fretta alla Chiesa.
Temendo il sacrilegio di venire scoperto, preso di spavento, vuotò la Pisside dietro una catasta di legna, nel Vicolo del Màrma, poco distante dal palazzo di Papa Giulio II. Il suo passo frettoloso e guardingo destò sospetto; quando, a vedersi seguito, riprese la corsa, venne raggiunto da alcuni volenterosi. La legge di quel tempo puniva con rigore simili sacrilegi, cosicché il ladro fu condannato a morte.
Quando si poté provare che la campana era suonata da sola, gli abitanti di Savona vollero che si erigesse una colonna commemorativa.
Ad Asti.
Il 10 maggio 1718, un Sacerdote celebrava la Messa nella Chiesa della pia opera « Migliavacca ». Era presente la Comunità religiosa, assieme ai ricoverati. Appena alla Consacrazione il celebrante sollevò l’Ostia, secondo il rito della Messa, mentre gli occhi dei presenti erano fissi sulla Sacra Specie, questa da sola si ruppe in due parti e cominciò a versare Sangue. Il Sacerdote ebbe premura di farlo scendere dentro il Calice, però alcune gocce caddero sul piede del Vaso Sacro.
Il miracolo, constatato da molti ed approvato dall’Autorità Ecclesiastica, fu registrato e tramandato alla storia.
Tuttora nella stessa Chiesa si conservano e l’Ostia e il Calice.
Sostegno del corpo.
I prodigi dell’Ostia Consacrata, che sinora ho accennato, non sono i soli; ho ricordato i principali avvenuti in Italia, tralasciandone però alcuni, che hanno somiglianza di circostanze con i già narrati. Un rapido accenno su altri fatti eucaristici non è superfluo.
Santa Caterina da Siena per quattordici anni non prese cibo né bevanda; il suo nutrimento prodigioso era la Comunione.
La Beata Angela da Foligno visse allo stesso modo per dodici anni.
Santa Ludovina passò in tale stato diciannove anni.
L’Eucaristia fu pure l’unico nutrimento per lungo tempo per Luisa Lateau, per il Beato Nicolò di Flue per Caterina Emmerich, per la Beata Elisabetta di Reuthe e per tante altre anime privilegiate.
Un’osservazione.
A questo punto del trattato si potrebbe chiedere: Ma tutti i miracoli eucaristici ed i fatti prodigiosi concernenti l’Eucaristia avvennero soltanto parecchi secoli fa? Possibile che da un secolo in qua non sia capitato alcun episodio rilevante?
È giusto quindi riportare altri fatti storici che, conosciuti, rafforzeranno molto la fede eucaristica.
Il Santo della Gioventù.
San Giovanni Bosco aveva confessato in Chiesa una grande massa di giovani; era una data solenne e si preparava la Comunione generale.
All’ora stabilita il Santo iniziò il Sacrificio della Messa. Compì regolarmente la Consacrazione.
Poco prima della Consacrazione il sacrista, Giuseppe Buzzetti, si ricordò che abbisognavano le Particole per la Comunioni, la Pisside preparata era ancora sul tavolo della sacrestia. Cosa fare? Non poteva rinnovarsi la Consacrazione; le Particole nel Tabernacolo erano pochissime; i giovani da comunicare erano più di seicento.
Il Santo, allorché scoperchiò il Sacro Ciborio e vide poche Ostie, si turbò un istante; subito venne in aiuto la sua viva fede. – O Gesù, che cosa può costarti moltiplicare queste Ostie? –
Il Signore accettò la preghiera ed ecco riempirsi istantaneamente la grande Pisside di Ostie Consacrate. Centinaia di giovani si comunicarono senza che fosse necessario rompere una Particola; finita la Comunione, rimasero nel Vaso Sacro ancora Ostie.
Il Buzzetti, che non si aspettava questo esito, fuori di sé per la meraviglia, appena usciti dalla Chiesa i giovani, sparse la notizia del miracolo. Superiori e giovani si accalcarono attorno al Santo, magnificando quanto era avvenuto.
Don Bosco era convinto del miracolo e, davanti a quella dimostrazione di entusiasmo, esclamò con le lacrime agli occhi: E più grande il miracolo di cambiare un pezzo di pane nel Corpo di Gesù Cristo, anziché moltiplicare poche Ostie! –
Questo prodigio eucaristico fu operato da San Giovanni Bosco anche in altra simile circostanza.
Sollevato da terra.
L’Apostolo della Gioventù testé citato, negli ultimi anni di vita raggiunse un così eminente grado di unione con Dio, da subire fenomeni straordinari al contatto dell’Ostia Consacrata. Celebrava la Santa Messa nella Cappella sua privata, a Torino; gli faceva da serviente il Chierico Garrone.
Dopo la Consacrazione, Don Bosco rimase così assorto in Dio, con Gesù Sacramentato sull’Altare, da sollevarsi da terra più di un palmo e restare così sospeso. Era la prima volta che il Chierico assisteva a tale fenomeno e guardava sbalordito.
Finita la Santa Messa ed il ringraziamento, Don Bosco andò al refettorio per fare una parca colazione. Il Chierico gli fece compagnia ed approfittò dell’occasione per manifestare al Santo la sua forte impressione.
– Signor Don Bosco, durante la Santa Messa non credevo ai miei occhi!
Lei stava sollevato da terra davanti a Gesù Sacramentato! –
Don Bosco per umiltà deviò il discorso. – Prendi, disse, questa tazzina di caffé! Pensa ad altro … e non parlarne ad alcuno! – Garrone non seppe tacere e venne poi a conoscere che questo prodigio si era ripetuto tante altre volte durante la Messa.
Io brucio!
Era il 1890. Le ragazze di Lucca erano state preparate alla Prima Comunione e con fede ed amore si disponevano a ricevere Gesù.
Una per volta si comunicarono e ripresero il posto per fare il ringraziamento.
Una di queste ragazze, ricevuta l’Ostia Consacrata, sentì un vero fuoco dentro di sé. Non potendo più resistere, si rivolse alla compagna vicina: E tu non senti questo fuoco? – Io no! – Chiese allora ad un’altra: – E tu non stai bruciando?
– Ho ricevuto Gesù, ma non brucio! – Eppure io ho nel petto un fuoco ardente! Mi pare di morire! Sto bruciando!… –
Fortunata fanciulla!
Era Santa Gemma Galgani, la prediletta di Gesù, colei che avrebbe avuto durante la vita uno sterminato numero di apparizioni da parte del Signore e della Madonna. Era Gesù Sacramentato che operava sensibilmente in quella piccola creatura, per disporla a cose maggiori.
Prepàrati!
Nel 1924 una schiera di ragazzetti si disponeva a ricevere per la prima volta Gesù Sacramentato. Fra tutti spiccava Guido, il figlio della Contessa di Fontgaland. Grazioso di aspetto, devotamente raccolto, gli occhi fissi all’Altare, anelava l’istante di unirsi a Dio.
Gesù volle premiare la sua preparazione alla Prima Comunione e gli apparve. Appena Guido si fu comunicato, ecco Gesù manifestarsi sensibilmente e parlargli.
– Guido, mi ami tu? – Sì, Gesù mio, ti amo!
– Vorresti stare lontano da me, oppure venire in Paradiso?
– Venire subito con te!
– Sta’ tranquillo! Tu starai ancora un anno sulla terra; trascorso questo tempo verrai in Cielo. Questa notizia non darla subito alla mamma, perché avrebbe molto dolore. Nell’ultima malattia, prima di morire, le dirai ogni cosa! –
Gesù sparì e rimase il buon Guido con l’Ostia Consacrata nel cuore. Era commosso. Il pensiero di non poter dire ad alcuno la visione avuta, gli era un po’ pesante.
– Guido, gli diceva in seguito la mamma, perché non ti trastulli come prima?
– Non mi attira più il gioco!
– E perché non ti applichi molto nello studio?
– Mamma, lo studio non mi gioverà più.
– E perché ti commuovi mentre parli?… –
Guido taceva e si allontanava meditabondo.
Quando, trascorso un anno dalla Prima Comunione, il giovanetto era sul letto di morte, allora rivelò tutto alla mamma. La pia signora apprezzò il dono di Dio ed offrì quel candido fiorellino alla Corte Celeste.
Oggi Guido di Fontgaland è Servo di Dio e per sua intercessione si sono ottenute delle grazie particolari.
Una bambina.
Padre Matteo Crawley racconta quanto segue:
Una ragazzetta si presentò al mio confessionale. Finita l’accusa disse: Padre ogni giorno io vedo Gesù!
– E quando lo vedi?
– Appena ricevo la Comunione e ritorno al mio posto; si mette al mio fianco e parliamo.
– E altri non lo vedono? – Non so!
– E che cosa ti dice?
– Mi dice sempre che mi vuol bene e che vuole essere amato assai.
– In che forma lo vedi? – Come un fanciullo.
– E che cosa gli domandi?
– Niente! Che cosa gli potrei domandare? –
Continua Padre Matteo: Volli accertarmi se realmente Gesù apparisse alla ragazza e tentai una prova. Allora soggiunsi:
– Senti, piccina; la prima volta che vedrai Gesù dopo la Comunione, gli dirai così: « Il mio Confessore desidera un peccatore da convertire; mandaglielo! ». Poi verrai a dirmi ciò che Gesù ti risponderà. –
L’indomani, finita la Messa, la bambina si presentò al confessionale di nuovo.
– Padre, è venuto Gesù e mi ha detto che il peccatore verrà subito da lei. –
Intanto, continua Padre Matteo, avvertii l’ingresso di una persona in Chiesa. – Padre, il peccatore da convertire e entrato adesso in Chiesa. –
Uscii dal confessionale e mi avviai al fondo, verso la porta centrale. Stava lì un uomo dal volto turbato, quasi avesse voglia di parlarmi.
– Reverendo, mi disse, desidero aver spiegato un fenomeno! Da tanti anni non entro in Chiesa. Da una mezz’ora in qua ho sentito in me come una voce: « Entra, entra in Chiesa! Confèssati! » È stata così incalzante questa voce interna, che io non potendone più, passando qui vicino, mi son deciso ad entrare; e credo che se io non mi confesso, non potrò più stare in pace!
– Ringraziate Iddio che vi ha chiamato a pentimento! Accomodatevi in sacristia ed ascolterò la vostra confessione. –
Conclude il Crawley: La prova dell’apparizione di Gesù alla ragazzetta è stata la conversione di questo peccatore.
Anima privilegiata.
Dal 1919 al 1923 Gesù si degnò manifestarsi ad una Suora spagnola, certa Josefa Menendez, e le comunicò il Grande Messaggio al mondo.
Le visioni eucaristiche di quest’anima privilegiata sono numerose e ricche d’insegnamento. Ne presento qualcuna.
– Dopo la Santa Comunione, scrive la Menendez, venne il Paradiso nell’anima mia. Gesù apparve così bello. Il Cuore gli rispondeva come un sole ed era sormontato da una Croce di fuoco. Mi disse: « L’anima che mangia la mia Carne, possiede Dio, l’Autore della vita, perciò essa diventa il mio Cielo. Nulla le può essere paragonato in bellezza. Gli Angeli ammirano quest’anima e, siccome Dio è in lei, si prostrano ed adorano.
« L’anima tua dunque è il mio Cielo e tutte le volte che mi ricevi nell’Eucaristia, la mia grazia aumenta in essa e si accrescono ancora il suo valore e la sua bellezza … Finché le Specie Eucaristiche dimorano nell’anima, l’Eterno Padre vi risiede come Dio, il Figlio come Dio-Uomo lo Spirito Santo come Sposo, ed i Tre essendo un solo Dio, divinizzano l’anima ».
Il 1° marzo 1923 Gesù si presentò alla Menendez e le manifestò i sentimenti avuti nell’atto d’istituire la Santissima Eucaristia. La Suora dapprima baciò la terra, umiliandosi e poi ascoltò i divini insegnamenti.
« Voglio farti conoscere, figlia mia, quello che soffrì il mio cuore nell’ora in cui, non potendo contenere il fuoco che mi consumava, inventai questa meraviglia di amore, che è l’Eucaristia! Contemplando allora tutte le anime che si sarebbero cibate di questo Pane Divino, vidi pure tutta la freddezza di tante anime! Quale sofferenza per il mio Cuore! … E tuttavia io sto nel Tabernacolo notte e giorno, aspettando chi mi riceve!… L’Eucaristia è l’invenzione dell’amore! È la vita e la forza delle anime, rimedio a tutte le debolezze, Viatico per chi passa dal tempo alla eternità ».
Due ore di controllo.
Il 6 dicembre del 1920 si celebravano le Quarantore a Concepcion (Cile). Verso le ore cinque pomeridiane, mentre il Santissimo Sacramento era esposto, avvenne un prodigio, controllato dai Sacerdoti e dal popolo ch’era presente.
Non si vide più l’Ostia ed apparve al suo posto la figura del Sacro Cuore. Gesù aveva due stílle di Sangue sul volto; negli occhi si scorgeva uno splendore particolare; la sua veste era bianca; sul petto si vedeva il Cuore. Il primo ad avvertire il prodigio fu il Padre Sanchez. Tutto il popolo si recò verso l’Altare, per contemplare meglio la visione. Un Sacerdote credette bene velare l’Ostensorio per evitare inconvenienti per la calca dei fedeli; la visione continuò ugualmente per lo spazio di due ore.
Alla fine la figura di Gesù si dileguò ed allora si svelò di nuovo l’Ostensorio.
Molti si convertirono, pronti a giurare la realtà dell’apparizione.
Teresa Neurnann.
Nacque questa signorina il 9 aprile 1898. Abitava a Konnersreuth, villaggio della Baviera, provincia di Ratisbona.
Nella Neumann si verificarono dei fenomeni sorprendenti, quali sono le stimmate, cioè le piaghe misteriose alle mani, ai piedi ed al costato, che si riaprivano tutti i venerdì e resistevano ad ogni cura; fenomeni meravigliosi erano pure: la conoscenza dei segreti dei cuori, la bilocazione, la sostituzione mistica, ecc. Ma il fenomeno più interessante fu quello eucaristico, per cui la signorina per trentacinque anni non mangiò e non bevve e pesava sempre cinquantacinque chilogrammi, malgrado perdesse ogni anno dalle ferite circa cinque chilogrammi di sangue. Il segreto di tutto era la comunione che riceveva tutti i giorni.
Digiuno assoluto.
Teresa Neumann dal Natale del 1922 non prese più cibi solidi; si nutriva di liquidi.
Dal Natale del 1926 non ebbe più bisogno di liquidi per nutrizione. Solamente sumeva un cucchiaino di acqua al giorno, per poter inghiottire la Santa Particola nella Comunione.
Il 30 settembre del 1927, anniversario della morte di S. Teresa del Bambino Gesù, la Stimmatizzata ebbe l’apparizione di questa Santa la quale disse: Da questo momento non avrai più bisogno di nutrimento terrestre. – Da quel giorno in poi la Neumann non prese più cibo di sorta, neppure il cucchiaino di acqua per sumere la Santa Particola e cessarono pure le naturali secrezioni.
Si tentò da principio di alimentarla forzatamente, ma ne seguiva l’immediato vomito. 1 primari dottori controllarono l’assoluto digiuno e si sforzarono di darne una spiegazione naturale: ma ogni spiegazi ne naturale fu vana.
Il dottore Ludovico Kannamuller di Passavia scrisse nel Giornale del Danubio. Tutti i corifei della scienza medica non potranno spiegare il digiuno della Stimmatizzata di Konnersreuth. –
Mi basta la Comunione. Il dottore Weisel di Berlino tempestò di domande Teresa per avere da lei stessa qualche delucidazione.
– Non sentite voi appetito, dopo tanto che state in assoluto digiuno?
– Niente affatto! Non sento stimolo alcuno di appetito, neanche a trovarmi vicino a cibi gustosissimi.
– Ma sentite forse nausea del cibo? – Neppure; per me il mangiare è cosa indifferente.
– Ed allora, come potete spiegare questo fatto in voi?
– In modo semplicissimo: è volontà di Dio e ciò che Dio vuole, accade! A me basta un po’ di Ostia Consacrata. –
Controllo diocesano. Il Vescovo di Ratisbona volle assicurarsi del digiuno di Teresa Neumann e la sottopose ad un rigoroso controllo. Per quindici giorni la Stimmatizzata fu messa in clinica, sotto la sorveglianza ininterrotta di quattro persone, controllate dal dottore Seidl di Valdsassen. Per eliminare ogni sospetto di trucco, fu esaminata la camera della Neumann in tutti i particolari; fu pesata la signorina prima e dopo la prova; le si lavava la faccia, perché non bevesse acqua; il controllo di due settimane ebbe ottimo risultato ed il Vescovo pubblicò l’esito sul « Giornale degli ordini » della diocesi.
Pensando a questa signorina, digiuna per 35 anni, è facile immaginarsela debole, malaticcia, pallida e quasi mummificata.
Niente di tutto questo! Teresa aveva la carnagione rosea ed il corpo vegeto e vigoroso, tanto che comodamente attendeva ai lavori di casa e del suo orto e poteva dare udienza per ore ed ore a numerosi visitatori.
Come si è detto, dunque, la spiegazione del digiuno di questa donna si trova nell’Ostia Consacrata. Finché le Specie Eucaristiche stavano nel suo corpo, la Neumann stava benone; passate 24 ore, se non andava a comunicarsi, si sentiva venir meno e pareva in fine di vita; appena si comunicava, sull’istante riprendeva tutte le forze naturali.
L’ostia scomparsa.
La Stimmatizzata aveva di tanto in tanto delle sofferenze particolari poiché da Gesù ebbe il compito d’immolarsi per i peccati altrui.
Si trovava una volta fuori del suo villaggio. Era notte e stava molto male per le sofferenze espiatorie. Si temeva che morisse e di già il Sacerdote pensava di portarle il Viatico. Vicino c’era una Cappella privata, ove si era conservata una Santa Particola per la Comunione. che avrebbe dovute ricevere Teresa la mattina seguente.
Dal letto del dolore sentì la Neumann un vivo desiderio di ricevere Gesù Sacramentato. Il Signore senza l’opera del suo Ministro dal Sacro Ciborio passò nel cuore della signorina. Quando il Sacerdote sentì dire dalla bocca di Teresa: Ho fatto in questo momento la Comunione! – volle accertarsi. Andò subito a vedere la Pisside nel Tabernacolo e non vi trovò l’Ostia che vi aveva lasciata. Erano presenti parecchi testimoni.
Un parroco di Berlino. Lascio ora la parola al Reverendo Helmut Fahsel, parroco di Berlino, grande psicologo, il quale si trattenne con la Neumann per quaranta giorni a motivo di studio.
– Nel venerdì, 26 giugno 1931, alle ore 10,30 Teresa venne in casa del Parroco Naber, ove io mi trovavo. Era straordinariamente abbattuta e si sentiva veramente debole. Le domandammo cosa avesse e ci rispose che aveva sofferto per la conversione di una moribonda. Pregò tosto il Parroco di darle la Comunione. Io li accompagnai in sacrestia. Teresa, entrata in Chiesa, si dispose a ricevere Gesù e per la grande debolezza si adagiò sulla sedia poco distante dall’Altare. Il Parroco mi pregò gentilmente di amministrarle io la Comunione. Accettai ed andammo tutti e due davanti all’Altare. Mentre il Naber recitava il Confiteor, io estrassi dal Tabernacolo la Pisside. Dette le preghiere di rito, mi avvicinai a Teresa con la Santa Particola in mano, per deporla nella sua bocca; ma notai con mia meraviglia che essa stava tranquilla, con le braccia incrociate sul petto e la bocca chiusa. E sempre questa la posizione che la signorina prende dopo essersi comunicata. Io rimasi indeciso sul da fare, quando Teresa si volse verso di me, sollevò un po’ la testa ed aprì la bocca. Io vidi sulla lingua una chiara e bianca Ostia. Lasciai cadere nella Pisside l’Ostia che avevo tra le dita e ritornai all’Altare.
Nell’andare poi in sacrestia, assieme al Parroco, passando vicino a Teresa, questa disse: Vi spiego quello che è avvenuto, affinché non restiate nel dubbio. Io ero molto debole e desideravo ardentemente il Signore. Mentre andavate all’Altare, fuori stavano due bestemmiatori, che si burlavano di Gesù; io l’ho lodato ed ho desiderato con più slancio il Signore. Per questo mio desiderio, Gesù è venuto in me più presto. -
Il Parroco Naber affermava che diverse altre volte era capitato lo stesso fatto sotto i suoi occhi.
Altre testimonianze. Ci sono altri fenomeni interessanti, che accompagnarono l’atto della Comunione della Stimmatizzata.
Prima di comunicarsi ella sentiva sempre un aumento di amor di Dio, unito alla brama di ricevere Gesù. Per lo più in questo atto preparatorio restava immersa nell’estasi divina, la quale era accompagnata nello stesso tempo da una visione. Mentre il Sacerdote recitava le preghiere e teneva l’Ostia Santa tra le dita, essa guardava Gesù Sacramentato con un sorriso paradisiaco, come trasfigurata; volgeva però gli occhi ora in basso ed ora in alto.
Interrogata perché facesse così in quel momento, rispose: Vedo il Signore abbagliante di luce; quello splendore poi diventa una fiamma, che viene su me ed entra nella mia bocca. Allora … non so più … sono vicina al Signore. –
Quando Teresa era nell’estasi ora descritta, la Sacra Ostia posata dal Sacerdote sulla sua lingua scompariva sull’istante.
Dice il Fahsel: La scomparsa dell’Ostia dalla lingua della Stimmatizzata, mi è stata confermata da diversi Sacerdoti che l’hanno comunicata. Ma io stesso ho comunicato Teresa nello stato di estasi ed ho notato il medesimo fatto. Le più minute osservazioni non hanno potuto scoprire in lei nessun movimento di deglutizione. –
Quando invece la Neumann non era nell’estasi, si avvertiva benissimo che inghiottiva la Particola.
Fatta la Santa Comunione, Teresa riacquistava subito tutto il vigore fisico, tanto che il Parroco Naber, il quale ordinariamente la comunicava, affermava: Io non so spiegare il come; ma Teresa ringiovanisce sempre di più. –
Permanenza eucaristica. La durata delle Sacre Specie Eucaristiche, in chi si comunica, varia da persona a persona; ma non è molto lunga. In Teresa Neumann perduravano le Sacre Specie dalle tre ore alle ventiquattro e più ancora. Questa durata, era inferiore alle ventiquattro ore, quando Teresa chiedeva a Dio delle sofferenze per la conversione di qualcuno. Finita in lei la reale presenza di Gesù Sacramentato, il suo corpo cominciava a soffrire. Si constatò che ogni venerdì Santo, quando ai fedeli non era lecito comunicarsi, le Specie Eucaristiche perduravano in Teresa circa quarantotto ore.
Il fatto della lunga durata di Gesù Sacramentato nel corpo della Neumann, è la chiave che spiega tutte le meraviglie che si verificavano in lei.
La calamita che attira il ferro per mezzo del fluido magnetico, ci dà l’idea di ciò che avveniva in Teresa quando era vicina all’Ostia Consacrata, sia che Gesù si trovasse nel Tabernacolo, sia che lo tenesse addosso un Sacerdote, sia che l’avesse ricevuto da poco tempo nel suo cuore un semplice fedele.
Interrogata Teresa su questo fenomeno, rispose: Tutto il mio corpo sente una forte attrazione verso il posto ove si conserva il SS. Sacramento, o verso la persona che da poco si è comunicata. – Quando la Stimmatizzata, viaggiando, passava davanti ad una Chiesa Cattolica, poiché nelle protestanti non c’è il Santissimo Sacramento, sentiva la misteriosa attrazione e diceva a chi l’accompagnava: Preghiamo un pochino; là vi è Gesù Sacramentato. – Altre volte diceva: In quella Chiesa non c’è Gesù! – Si fece la prova tante volte e sempre si dovette dare ragione a lei.
A Ramberga trovavasi Teresa in casa di persone sconosciute, essendo di passaggio.
Senti la solita attrazione e disse: In questa casa c’è Gesù Sacramentato. – Infatti vi abitava un Sacerdote, che aveva la facoltà di conservare nella sua Cappella privata il SS. Sacramento.
Una Comunione.
Si chiude l’esposizione dei prodigi eucaristici con un fatto di molta importanza storica. È vivente la protagonista e prudenza vuole che se ne taccia il nome. L’Autorità Ecclesiastica ha disposto che la sua dimora fosse fuori Roma, in una borgata a circa cinquanta chilometri dall’Urbe. La disposizione è stata data per liberare l’anima mistica dalle indiscrezioni dei visitatori. Tuttavia Prelati di Roma vanno a trovarla.
Più volte l’autore di queste pagine è andato a visitarla e riporta un colloquio avvenuto poco tempo addietro.
– Le do un suggerimento da Sacerdote. Quando in Quaresima s’intensificano le sue sofferenze e versa sangue dalle ferite per le stimmate e per la corona di spine, abbia cura di conservare le bende e le ovatte insanguinate. Non è bene cestinare tutto ciò.
– Ma cosa vuole, Reverendo, che io faccia in quelle circostanze? Soffro tanto e non mi curo di altro.
– Ho sentito parlare di un fenomeno eucaristico verificatosi in lei. E’ vero quanto si racconta?
– Sì, è vero.
– Abbia la bontà di raccontarlo lei stessa.
– Nacqui in un paesello delle Calabrie. Non ho istruzione; frequentai la seconda elementare. Verso i dodici anni mi ammalai ed offrivo a Gesù le sofferenze. In diciannove giorni mi ridussi in fine di vita e già si pensava al prossimo funerale.
In modo inesplicabile, all’improvviso, cominciai a liberarmi dal male e potei alzarmi dal letto. Supplicai i parenti d’accompagnarmi in Chiesa perché volevo comunicarmi. Mi accompagnò la zia. Ricordo che entrata in Chiesa, non mi sembrava più di mettere i piedi a terra. In quel momento il Parroco dava la Comunione ai fedeli. Prodigiosamente una Particola uscì dalla Pisside che il Sacerdote teneva in mano. La Santa Ostia si sollevò alquanto in aria e si diresse a me. Quella volta mi comunicai senza mano del Sacerdote.
A vedere l’Ostia in aria, che si muoveva da sola, il Parroco cadde svenuto; i fedeli cominciarono ad agitarsi e si rovesciarono panche e sedie. Ci fu gran confusione. La stampa pubblicò il fatto ed io fui messa in esame a Roma.
Quando ritornata a casa, dopo la Comunione, ne chiesi a Gesù la spiegazione, la risposta fu: Tu sei stata generosa in questo tempo di sofferenza ed io ho voluto farti un regalo. –
Al lettore il commento.
Conclusione. Con tanti miracoli eucaristici, verificatisi nel corso dei secoli, con i fenomeni prodigiosi testé riportati, si rafforza la fede in Gesù Sacramentato e si è spinti a dire con San Tommaso D’Aquino: Veneriamo prostrati un Sacramento così grande! –
APPENDICE
Norme morali.
Gesù Cristo istituì il Sacramento dell’Eucaristia, ma non fissò il tempo in cui riceverlo sacramentalmente.
Il Capo Supremo della Chiesa, davanti alla freddezza di tante anime, mise un Precetto Ecclesiastico: « Comunicarsi almeno ogni anno a Pasqua ».
Ogni fedele, dopo che è stato iniziato alla SS. Eucaristia, è tenuto all’obbligo di ricevere almeno una volta l’anno la Santa Comunione. Questo Precetto deve essere adempiuto durante il tempo pasquale, a meno che per una giusta causa non venga compiuto in altro tempo entro l’anno.
La massa dei fedeli suole comunicarsi anche nelle feste principali dell’anno. Le persone pie si comunicano ogni settimana ed anche tutti i giorni.
Chi ha già ricevuto la SS. Eucaristia, può riceverla una seconda volta nello stesso giorno, soltanto entro la Celebrazione della Messa, alla quale partecipa. Si raccomanda vivissimamente che i fedeli ricevano la Santa Comunione nella stessa Celebrazione della Messa. Tuttavia, a coloro che la chiedono per una giusta causa fuori della Messa, venga data.
Nell’accostarsi alla Santa Comunione si sia in grazia di Dio, cioè senza colpa grave. Chi si comunica in peccato mortale, commette un sacrilegio; meglio non comunicarsi, che comunicarsi male. Dice San Paolo: Chi si nutre indegnamente di questo Pane Celeste, mangia e beve la sua condanna. –
La Comunione sacrilega non soddisfa al Precetto Ecclesiastico e si è tenuti a riceverla di nuovo in grazia di Dio.
I fedeli, che si trovano in pericolo di morte, derivante da una causa qualsiasi, ricevano il conforto della Santa Comunione come Viatico. Perdurando il pericolo di morte, si raccomanda che la Santa Comunione venga amministrata più volte in giorni distinti. Il Santo Viatico per gl’infermi non venga differito troppo.
Ravvivare la fede.
Perché la Santa Comunione è ricevuta raramente ed alle volte malamente? C’è poca fede eucaristica! Chi realmente crede che l’Ostia Consacrata è quel Gesù che nacque da Maria Vergine e morì in Croce, quel Gesù che è il Padrone assoluto dell’universo, non può star lontano dalla Comunione!
Il demonio, che conosce il valore della Santissima Eucaristia, mette in atto le sue insidie per tenerne le anime lontane.
È necessario dunque ravvivare la fede e rafforzare la volontà, per superare gli ostacoli che tengono lontani dalla Comunione.
Il prigioniero d’amore.
Visitare le persone amiche è un dovere ed alle volte anche un bisogno.
Nel Tabernacolo sta Gesù, notte e giorno. Quale amico merita di essere visitato, come lo merita Iddio Sacramentato, il vero Prigioniero d’amore?
Eppure, è doloroso il dirlo, quanti cristiani trascurano di fare una devota visita a Gesù in Sacramento!
Quando le occupazioni lo permettono, si lasci un po’ la casa e si vada davanti al Tabernacolo, per tenere amorosa compagnia al Signore. Quanta gioia prova Gesù a vedere ai suoi piedi un’anima! Quanta luce e quanto conforto le dà!
Viene qui a proposito quanto Gesù stesso diceva a Suor Josefa Menendez: Dopo l’interrogatorio, fui condotto nella prigione, dove passai gran parte della notte … Mi lasciarono solo e legato in quel luogo oscuro ed umido. Per sedia mi diedero una pietra, sulla quale il mio Corpo rimase presto intirizzito dal freddo! Nella prigione non passai che una parte della notte, ma nel Tabernacolo … quanti giorni e quante notti! … Nella prigione soffersi freddo, sonno, fame, sete, dolore, vergogna, solitudine, abbandono … E vidi allora nel corso dei secoli tanti Tabernacoli, in cui mi sarebbe mancato il rifugio dell’amore … Quante volte avrei atteso che quest’anima o quell’altra venisse a visitarmi nel Tabernacolo! … Anime care, accostatevi al vostro Dio nella Prigione! Contemplatelo in quella notte tanto dolorosa! Considerate che quel dolore si prolunga ancora nell’isolamento di tanti Tabernacoli e nel gelo di tanti cuori! … Consolate la mia tristezza con la fedeltà della vostra presenza. -
Quanto è accorato l’invito di Gesù alle anime, per essere visitato! Quando si è impossibilitati ad andare in Chiesa e tenere compagnia al Prigioniero d’amore, dal posto ove ci si trova può andarsi al Tabernacolo. Gesù raccoglie come goccia di balsamo quel pensiero, che l’anima emette dalla sua camera o dalla via o dalla campagna.
A vedere una Chiesa, anche da lontano, si porti subito il pensiero a Gesù Sacramentato, compiendo un atto di amore.
Passando davanti ad una Chiesa, potendo, si entri, sia pure per pochi minuti, e si faccia una visitina a Gesù. Se il Tempio fosse chiuso o se gli affari non permettessero un po’ d’intervallo, da fuori stesso si faccia un atto di ossequio al Santissimo Sacramento, o scoprendo il capo o recitando una breve preghiera.
Questi sentimenti di delicatezza sono per tutti un dovere di riconoscenza verso Gesù Cristo, che dimora. per amore nel Tabernacolo.
Don Giuseppe Tomaselli
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