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Domenica 23 settembre
XXV domenica T.O. Anno B
+ Marco 9,30-37
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli […] giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
COMMENTO
Oggi il Vangelo offre tre nomi sorprendenti di Gesù: ultimo, servitore, bambino, così lontani dal nostro sentire spontaneo, dall’immagine ideale dell’Onnipotente. Gesù lungo la strada sta parlando di un argomento di estrema importanza, di qualcosa di vitale: sta raccontando ai dodici che tra poco sarà ucciso. È insieme con i suoi migliori amici, e loro invece di condividere il suo dramma parlano di carriere e di posti: chi è più grande tra noi?
Sembrano totalmente disinteressati a lui e alla sua storia, presi dalle loro piccole storie. Immagino la stretta al cuore di Gesù, per un atteggiamento che tra uomini, tra amici, sarebbe imperdonabile. E invece ecco emergere in piena luce il suo metodo creativo, geniale di gestire le relazioni: non giudica, non accusa, non rimprovera i suoi, non li ripudia né li rimanda a casa per questo, lui ha capito che i dodici non sono uomini dal cuore vuoto o banale, hanno solo tanta paura di quella prospettiva di morte, tanta paura da rimuoverla perfino dai discorsi.
Gesù allora inventa una strategia per educarli ancora: per vincere la paura, li accompagna con forza e tenerezza dentro il suo sogno. Prima di tutto mette i discepoli, e noi con loro, sotto la luce di quel limpidissimo e stravolgente assunto: chi vuol essere il primo sia l’ultimo e il servo di tutti.
Poi spiega questa parola inedita con un gesto inedito: Prese un bambino, lo pose in mezzo, lo abbracciò e disse: chi accoglie uno di questi bambini accoglie me. Tutto il Vangelo racchiuso in un abbraccio. Dato a «un bambino, dove il solo fatto di esistere è già un’estasi» (Emily Dickinson). Dio è così, come un abbraccio. È solo accoglienza e tenerezza. Dio è un bacio, amava ripetere don Benedetto Calati, un grande dello spirito.
Poi Gesù fa un passo ancora oltre, si identifica con i piccoli: chi accoglie uno di questi bambini accoglie me. Lui è nei piccoli, negli ultimi, in coloro che sono in fondo alla fila; lui sa bene che il mondo non sarà salvato dagli editti dei re o dalle decisioni dei potenti, non sarà mai il faraone a mandare liberi i suoi schiavi. Il mondo sarà salvo quando il servizio sarà il nome nuovo della civiltà (chi vuol essere il primo si faccia il servo di tutti) e nessuno sarà escluso. Quando al centro di ogni progetto, della chiesa e della società, della famiglia e della comunità, saranno posti i piccoli, i poveri, i deboli. Quando tu, abbracciando loro, capirai ti abbracciare Dio.
Potessimo dire, come Gesù, ai nostri piccoli, a quelli che ci sono affidati: ti metto al centro della mia vita e ti abbraccio. Allora il sogno di Gesù dalla periferia del mondo arriverà a conquistare il centro della città dell’uomo.
Padre Ermes Ronchi
Domenica
Preghiamo per i Sacerdoti
PER LA SANTA CHIESA E I SACERDOTI “O mio Gesù, ti prego per tutta la Chiesa, concedile l’amore e la luce del tuo Spirito, dai vigore alle parole dei sacerdoti, in modo che i cuori induriti si inteneriscano e ritornino a te, Signore.
O Signore, dacci santi sacerdoti; tu stesso conservali nella santità. O Divino e Sommo Sacerdote, la potenza della tua misericordia li accompagni in ogni luogo e li difenda dalle insidie e dai lacci del diavolo, che egli tende continuamente alle anime dei sacerdoti.
La potenza della tua misericordia, o Signore, spezzi ed annienti tutto ciò che può oscurare la santità dei sacerdoti, poiché tu puoi tutto.
Gesù mio amatissimo, ti prego per il trionfo della Chiesa, perché benedica il Santo Padre e tutto il clero; per ottenere la grazia della conversione dei peccatori induriti nel peccato; per una speciale benedizione e luce, te ne prego, Gesù, per i sacerdoti, presso i quali mi confesserò durante la mia vita.
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