San Giovanni Bosco – IV parte
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L’8 dicembre del 1841 fu una data storica per Don Bosco. Quel giorno infatti segnò l’inizio dell’Oratorio, la splendida iniziativa che permise a tanti giovani sbandati di riunirsi intorno ad un Giovane Sacerdote che seppe trasmettere loro amore, fiducia e speranza. Questa lodevole iniziative non fu apprezzata però dai cosiddetti benpensanti che si lamentavano per il gioioso trambusto che facevano i giovani ed osteggiavano la presenza dell’Oratorio.
Per questa ragione il povero Don Bosco fu costretto a traslocare parecchie volte e, per confortare i suoi giovani che non comprendevano la durezza di certe persone, diceva: “Noi siamo come i cavoli che devono essere trapiantati spesso per fare la testa grossa”. La causa prima di tutte le difficoltà che incontrava Don Bosco era nel fatto che il governo liberale massonico piemontese non gradiva assolutamente che un prete riuscisse a radunare varie centinaia di giovani, di modesta estrazione sociale, che lo ascoltavano ed obbedivano ad ogni suo minimo cenno.
Così alcuni potenti personaggi lo avvicinarono per convincerlo a sciogliere l’Oratorio ma, ovviamente, senza riuscirci. Visto che, con i modi cortesi non riuscivano a smuovere il fastidioso prete, passarono a quelli violenti: gli tesero delle imboscate e giunsero perfino a malmenarlo. Poiché però Don Bosco teneva duro, intervenne direttamente il capo della polizia, padre del Primo ministro Camillo Benso conte di Cavour, con l’ordine di chiudere l’Oratorio per motivi di ordine pubblico. Questa volta i liberalmassoni pensavano di avere abbattuto il loro nemico ma Gesù venne in soccorso del suo sacerdote.
Il re del Piemonte, Carlo Alberto, che aveva conosciuto personalmente Don Bosco ed aveva avuto modo di stimarlo, venne a sapere dell’ordinanza emessa contro l’Oratorio e ne impedì l’attuazione. A questo punto le autorità pensarono di agire direttamente sui giovani cercando di intimidirli ma ottennero l’effetto contrario perché i gendarmi, affascinati dalla figura di questo santo sacerdote, invece di minacciare i giovani, andavano da Don Bosco per confessarsi e ne venivano convertiti. Il maligno tentò allora di fare ingelosire i parroci i quali lo accusarono al Vescovo di allontanare i giovani dalle loro parrocchie.
Don Bosco però seppe difendersi. Egli dimostrò che quei giovani erano quasi tutti forestieri, figli di genitori venuti in città per trovare lavoro e, non avendolo trovato, avevano deciso di abbandonarli a se stessi. C’erano poi quelli che, sempre in cerca li lavoro, erano arrivati da varie altre località: Lombardia, Val d’Aosta e perfino dalla Svizzera. Era la triste conseguenza dello sviluppo industriale di Torino che allontanava tante persone dalle campagne, con la speranza di un guadagno maggiore e più sicuro e che invece, spesso e volentieri, procurava delusioni, amarezza e … fame.
I giovani che arrivavano a Torino erano quasi tutti analfabeti, di estrazione contadina e senza un mestiere. Gente semplice e sprovveduta che si metteva nelle mani di padroni che li spremevano come limoni in cambio di un modesto salario. C’erano poi quelli ancora più sfortunati che non riuscivano a trovare un lavoro e quindi, spinti dal bisogno, si vedevano costretti a rubare per poi farsi arrestare e andare in carcere. Don Bosco non poteva permettere che questo succedesse e proprio per ciò aveva fondato l’Oratorio. (Continua)
NOVENA a
S. Giovanni Bosco
4° Giorno – O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto. Gloria al Padre
O gloriosissimo San Giovanni Bosco, per il grande amore con cui amasti la gioventù, della quale fosti padre e maestro, e per gli eroici sacrifici che sostenesti per la sua salvezza, fa’ che anche noi amiamo con amore santo e generoso questa parte eletta del Cuore di Gesù e che in ogni giovane sappiamo vedere la persona adorabile del nostro Salvatore Divino. Pater, Ave, Gloria
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