La situazione della Chiesa, oggi
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La nostra Santa Madre Chiesa ha dovuto sopportare innumerevoli prove fin dalle sue origini. Gesù stesso lo aveva predetto a Pietro quando gli diede il mandato pontificale: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le forze degli inferi non prevarranno contro di essa”. Non prevalebunt, è certo ma non le hanno mai dato tregua. In questi tempi, poi, gli attacchi satanici contro la chiesa di Cristo sono divenuti oltremodo virulenti. Si criticano le istituzioni religiose, si parla male dei Preti e dei vescovi e, cosa molto dolorosa, si è giunti a rivolgere accuse persino contro il Santo Padre il quale, dalla sua Cattedra, non fa altro che invocare la pace, la giustizia, l’amore e la concordia fra tutti i popoli. Egli raccomanda il rispetto dei più sani principi civili e morali, per favorire la nascita di un mondo migliore.
Sembrerebbe strana dunque questa aggressione mediatica nei confronti del Papa ma, in realtà, è proprio questo suo “impicciarsi” delle cose del mondo che dà fastidio a molti, specialmente a coloro che vogliono la liberalizzazione degli anticoncezionali, della droga, dell’eutanasia e dei prodotti della ricerca scientifica che va contro la dignità umana. Ecco quindi che “il mondo” si ribella e si rivolta contro tutti quelli che “lo accusano di peccato”.
Di questa situazione ne risentono frequentemente i cattolici praticanti che ricevono umiliazioni su umiliazioni per la loro appartenenza ad una Chiesa che viene definita non coerente con il Vangelo di Cristo e sempre più corrotta.
Istintivamente verrebbe da reagire, più o meno veementemente, contro tutti gli attacchi che giornali, TV e membri di organizzazioni politicizzate rivolgono contro la Chiesa che, per altro, da secoli e secoli è segno di amore e di civiltà. Sarebbe anche giusto “rispondere a tono” e magari, “chi è senza peccato” potrebbe ergersi a paladino dei diritti e della dignità della Chiesa e propri.
Riflettendo bene però è più opportuno lasciare ai politici cattolici il compito di difendere i valori della fede e della morale nelle sedi istituzionali; noi comuni cristiani, invece, abbiamo il sacrosanto dovere di fermarci un attimo e fare un serio esame di coscienza: possiamo dire di essere stati sempre coerenti con il nostro Credo? Siamo fedeli agli impegni del nostro Battesimo? Rispettiamo i comandamenti ed i precetti della Chiesa? Il Signore ha detto: “Io ho posto una Legge che non passa” … “Ascolta e conserva bene nel tuo cuore” … “Amerai il Signore Dio tuo Con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutte le tue forze e amerai il prossimo tuo come te stesso”.
Se escludiamo i terroristi (che sono dei fanatici, esaltati), gli appartenenti alle altre fedi sono perfettamente consapevoli di ciò che insegna la propria religione e sono coerenti con il proprio credo. Noi possiamo dire di fare altrettanto? Temo di no. E se anche alcuni di noi si sentono a posto con la coscienza, non si può dimenticare che tutti i cristiani fanno parte dell’unico Corpo Mistico di Cristo, la Chiesa, e che quindi (come avviene per i meriti) le colpe di ognuno ricadono su tutti. Ecco dunque la necessità e l’urgenza di eseguire l’invito del Papa (Omelia del 15 aprile) a fare penitenza.
Certamente nel mondo si compiono iniquità di ogni genere, l’interesse economico viene posto al di sopra di tutto e di tutti, ma noi non possiamo ergerci a giudici degli altri come se fossimo esenti da ogni colpa. Il Concilio Vaticano II, per altro, ha insegnato la via del dialogo quale mezzo più efficace per condurre chi è in errore a ravvedersi. L’atteggiamento umile e fraterno è il più apprezzato ed è quello più adatto per ottenere risultati positivi.
Il Magistero ci ricorda anche che la Chiesa appartiene al genere umano e ne condivide la sorte terrena e quindi anche la tentazione ed il peccato. Ognuno di noi è tenuto ad esaminare la propria coscienza e ad emendarsi, così come è altresì chiamato a valutare ciò che è bene e quello che è male e denunciare il male, per quello che è. Ma questo deve avvenire sempre con molta carità (“… Correggetevi fra di voi con affetto fraterno…”), ricordando che anche noi siamo soggetti alla fragilità umana. La carità va usata con tutti, specialmente con coloro che pensano ed agiscono diversamente rispetto alla morale cristiana. Parlando con educazione e “dolcezza”, cercando di essere suadenti e, soprattutto, testimoniando con il proprio stile di vita la morale evangelica, si può più facilmente penetrare nel cuore dei “lontani”.
Bisogna dunque agire, non lamentarsi sterilmente e mai perdere la speranza. Certo, la situazione del mondo e quella della Chiesa non sono affatto buone ma sappiamo che il Signore, nella sua divina misericordia, sa ricavare il bene anche dal male. Questa condizione dolorosa in cui versiamo (e che sembra peggiorare giorno dopo giorno) potrà cambiare. E’ necessario però che l’umanità ferita prenda coscienza del male commesso e, in spirito di umiltà e di vera contrizione, ritorni a Dio impegnandosi a vivere secondo la legge dell’amore (che è donazione) e rinunciando al proprio egoismo che è la causa prima di ogni rovina.
Don Manlio
Don Manlio
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