La famiglia ferita: separati e divorziati
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Accostarsi, in modo delicato e competente, alle situazioni esistenziali dei separati e dei divorziati è un compito pastorale urgente della Chiesa del nostro tempo. Tra due che si amano, raramente si insinua il pensiero che la relazione d’amore possa essere interrotta per sempre, perché l’amore porta in sé una costitutiva promessa di eternità, seppure poi si gioca nel limite del tempo e dello spazio e fa i conti con le fragilità, gli errori, l’incapacità di amare dell’uomo e della donna.
Quale emergenza pastorale? Di fronte alla crisi, spesso la coppia non ha il coraggio di affrontare realisticamente le questioni: a volte è poco attrezzata nell’arte del dialogo e comunque si sente inadeguata e non vuole creare preoccupazione alle famiglie dì origine, non si cercano per lo più aiuti “competenti”, dall’esterno.
Sospetto, rabbia, paura, ansia, incomunicabilità costituiscono un coacervo di sentimenti che finiscono col creare una situazione di estraneità e di diffidenza nella coppia. Le risorse umane, che possono interferire positivamente, rimangono sovente inefficaci, perché non coinvolte e/o inascoltate.
Le fasi della crisi si susseguono e ci si ritrova dinanzi a una realtà ormai irrecuperabile: troppo tardi si invoca aiuto e/o si è disposti a mettersi in discussione. Gli altri non possono fare altro che constatare il decesso dell’amore tra i due e possono solo aiutarli ad arginarne le conseguenze. Si può sempre ricominciare, soprattutto se i coniugi credono che il sacramento del matrimonio è sempre attuale e ancor più nei momenti di difficoltà e di prova.
Ma il più delle volte è “troppo tardi” quando si chiede sostegno. La comunità cristiana dovrebbe elaborare compiutamente un progetto pastorale che aiuti a prevenire le crisi o, tutt’al più, a coglierle in tempo per far sì che esse abbiano una risoluzione positiva. (Continua)
Ina Siviglia
(Vita pastorale)
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