Novena in preparazione del Natale
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Novena di Natale
18 dicembre
Adorato mio Bambino, io non avrei l’ardire di stare ai tuoi piedi, se non sapessi che tu stesso m’inviti ad accostarmi a te. Giacché tu sei venuto in terra a perdonare i peccatori pentiti, perdona ancora, mentre mi pento sommamente di aver disprezzato te, mio Salvatore e Dio, che sei così buono e tanto mi hai amato. Tu nella Notte Santa dispensi grandi grazie a tante anime, consola anche l’anima mia. La grazia che voglio è la grazia d’amarti, da oggi in avanti, con rutto il mio cuore; infiammami tutto del tuo amore. Ti amo, Dio mio fatto bambino per me. Deh, non permettere che io lasci mai d’amarti. O Maria, Madre mia, tu tutto puoi con le tue preghiere, altro non ti domando: prega Gesù per me. Gloria.
Desidero suggerirvi l’uso di questo sussidio, breve, di commento ai brani biblici della Novena. Preghiamo su questi testi. Meditiamoli e trasmettiamoli con amore. La Sapienza della Chiesa è luminosa, perché ricca di Spirito.
Pax et Bonum. P. Ernesto
Pax et Bonum. P. Ernesto
Ger 23,5-8: ripresa della profezia di Is 11: il germoglio giusto… Signore nostra giustizia.
23,1-8. Questa prima sezione consta di tre brani alternativamente in prosa e in poesia: minaccia ai pastori indegni (vv. 1-4) con promessa di nuove guide; preannuncio di un futuro pastore perfetto (vv. 5s.); garanzia di ritorno dall’esilio (vv. 7s.) già presentata in 16,14-15. Il brano, in poesia (vv. 5-6), con l’implicito riferimento a Sedecia, sembra da assegnare al periodo di tale re; il primo sembra posteriore, vista l’allusione all’esilio (v. 3), e il terzo può riferirsi ai primordi dell’attività di Geremia.
1-4. Il brano, ricco di giochi di parole (i pascolatori pascolanti [v. 2] che non hanno visitato il gregge, saranno visitati da Dio che radunerà le pecore da dove le aveva fatte disperdere, perché essi le avevano disperse [vv. 2.3]), è soprattutto un oracolo di benessere: l’accento è sul dono prospettato di nuovi capi per una nuova condizione di vita. La
tonalità è messianica.
5-8. Ancora più accentuatamente messianico è l’oracolo successivo (cfr. Zc 3,8; 6,12) introdotto dall’espressione che troviamo spesso nelle promesse di un futuro di benedizione, talvolta escatologico: ecco, verranno giorni. Si colloca nella linea del messianismo regale, che collega la salvezza divina con il casato di Davide (cfr. Is 7,14ss.;
9,1-6; 11,1-5; Mic 5,1-4; Ger 33,15; Zc 3,8), ma insieme lo trascende per un intervento speciale di Dio. Qui si dice che il germoglio del ceppo davidico (cfr. Is 9,1; 4,1) realizzerà in maniera perfetta l’azione divina di diritto e giustizia sui due tronconi del popolo di Israele (v. 5) finalmente riunito (v. 6), sì da diventarne come l’incarnazione visibile. Il soprannome che lo designa (Signore nostra giustizia) non solo lo contrappone al re del momento (Sedecia = Signore mia giustizia), ma preannuncia in lui una presenza singolare del Dio giusto e salvatore.
Mt 1,18-24: annuncio a Giuseppe
Mateo definisce Giuseppe un uomo giusto. Ciò che è generato in Maria, sua sposa, viene da Dio ed è l’attualizzazione di Is 7,10-14.Mt 1,23 è in inclusione con Mt28,20: Emmanuele e Io sono con voi…Tutto il racconto di Matteo non è che un ampio commento al punto
cruciale della genealogia: “Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale fu generato Gesù, detto il Cristo” (Mt 1,16). Il problema di Giuseppe è: evitare il sospetto di adulterio sulla sua
sposa Maria. Egli cercava di “divorziare di nascosto”, la qual cosa è impossibile perché c’è un documento ufficiale… “Mentr’egli meditava tali cose…”: Giuseppe è in uno stato di ricerca e di preghiera quando riceve la rivelazione dell’angelo. “Non temere”: superare l’ansia e il turbamento. L’angelo spiega cosa è avvenuto in Maria e chi sia questo Bambino. Giuseppe introduce Maria in casa sua, cioè la riconosce legalmente come sua moglie e riconosce il Bambino.
L’identità di Gesù Cristo: Chi è Gesù? È il SALVATORE. Come? È l’EMMANUELE, “Con noi… è DIO”! (Cf. Mt 28,20: Io sono con voi…). Anche se Giuseppe e Maria non si uniscono fisicamente, Giuseppe assicura la discendenza davidica e Maria Lo genera come Figlio di Dio. Giuseppe e Maria presentano due aspetti del mistero di Gesù Cristo. Giuseppe, attraverso l’angelo, riceve nella sua vita come un fulmine, una sorpresa. La sua notte, il suo silenzio, il suo sonno, la sua quotidianità sono squarciate da una novità assoluta. Il Natale è di sua natura sorpresa che spezza la solitudine dell’uomo abbandonato al suo egoismo. Giuseppe è un povero, ma è giusto: ha gli occhi dello spirito limpidi, pronti a vedere la meraviglia che nella sua vita sta germogliando. Giuseppe si apre alla parusia di Dio: presenza opp. venuta. Giuseppe, il giusto: il termine è sinonimo di ‘delicatezza’ o ‘pietà’, o ‘rispetto, riverenza’ rispetto a Maria. È anche un titolo giuridico; ‘obbediente alla
Legge’. Il giusto è colui che accoglie nella fede. Giuseppe è giusto perché aderisce al misterioso disegno di Dio; è giusto perché si fida di Dio; è giusto perché accetta di rischiare, anche se i contorni del progetto sono oscuri e anche incomprensibili. L’esempio
di Giuseppe è di silenziosa dedizione al Regno. Il re ideale descritto da Geremia come discendente di Davide è in Mt identificato con il Figlio di Dio, l’Emmanuele di Is 7.
A cura di P. ERNESTO DELLA CORTE biblista
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