Salute – Quando la pelle diventa un’ossessione
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Da tempo i ritocchi digitali hanno cambiato la fisionomia delle immagini pubblicitarie e cìnematografiche, provocando una nuova ossessione, dopo quella delle misure perfette: la pelle perfetta. Oltre ad aumentare o diminuire rotondità a seconda di come la moda impone, oltre ad allungare gambe, trasformare luci e ombre, rimpolpare labbra e assottigliare nasi, la grafica digitale detta una nuova regola che accomuna tutte le figure femminili o maschili che compaiono come protagonisti di film, telefilm, pubblicità cartacea e televisiva: un’epidermide liscia, levigata, senza rughe, senza brufoli, senza nemmeno una piega d’espressione.
Ogni epoca storica ha sempre dettato le proprie leggi su ciò che è bello e ciò che non lo è. Gli anni cinquanta hanno proposto pin-up dai fisici generosissimi, ma già negli anni sessanta. Twiggy diede il via al modello di donna androgino. La pelle, in quanto parte del corpo, non è stata risparmiata dalle mode, che ne hanno decretato il necessario candore alternato alla sana abbronzatura, le protuberanze morbide di fianchi generosi alternate alle spigolosità di fisici quasi trasparenti.
Di conseguenza, molte donne e sempre più uomini si sono dati da fare per adeguarsi alle richieste del momento, sottoponendosi a diete e spendendo cifre notevoli da estetiste e parrucchieri. Qualcosa però sta cambiando. Se un push-up può regalare una taglia in più, se un autoabbronzante può simulare il colorito estivo e una matita disegnare un neo dove è più opportuno,non c’è nessun aiuto cosmetico che possa portare l’epidermide ad assomigliare a quella esposta nelle immagini che i media stanno proponendo da una decina di anni a questa parte.
La grafica digitale, sintetizzata nei famosi “ritocchi di photoshop”, ha contribuito a formare un’immagine della bellezza sempre più separata dalla realtà. Le aspettative che vengono così generate sono irrealistiche. Ci si guarda allo specchio e si pretende un incarnato turgido, liscio, senza discromìe, senza segni di alcun genere, a qualunque età. È incredibile quanto l’idea di come dovrebbe essere la propria pelle venga distorta, al punto che, osservandosi a due centimetri dallo specchio, si vedono difetti che non esistono.
Scrive la dermatologa Riccarda Serri, nel suo blog serri.style.it “Ragionando così, e concentrandosi in maniera ossessiva e distruttiva sui propri difetti (veri o presunti che siano), questi difetti (veri o presunti che siano) assumeranno proporzioni gigantesche, e salteranno agli occhi di tutti. Viviamo in un’era in cui se non piace qualcosa, la si butta e /o la si cambia nel giro di pochissimo”.
Per eliminare, dunque, le presunte imperfezioni ci si rivolge alla cosmesi in modo spesso scriteriato, utilizzando acidi, protezioni solari, lozioni purificanti e sgrassanti, creme antirughe in quantità eccessive e ad età sempre più giovani. I dati rilevati dal “Beauty Report 2010”, realizzato da Unipro e presentato a maggio, parlano di una media di 20 prodotti che una donna utilizza prima di uscire di casa al mattino. Il mercato, da parte sua, risponde offrendo ciò che le persone chiedono. Detto in altri termini, sarà raro che un addetto alle vendite, in profumeria così come in farmacia, porti un cliente a desistere da acquisti inutili se non dannosi.
Scrive ancora la Serri “Se tutti iniziassero a conoscere la propria pelle, saprebbero meglio che cosa usare e acquistare, e i consigli di chi vende sarebbero davvero dei consigli mirati e non delle semplici “vendite” passive”. Conoscere la propria pelle è quindi la chiave. Conoscerla significa come prima cosa smettere di paragonarla a quella ritoccata al computer, attività che, come abbiamo visto, ci porterà
frustrazione a livello psicologico, se non veri e propri danni se non le daremo ciò di cui ha bisogno, ma ciò di cui crediamo che abbia bisogno, per poi arrabbiarci se non reagisce come ci aspettiamo.La pelle è un organismo vivo come noi, come noi cambia e come noi è unico. Se non riusciamo ad andare d’accordo con lei chiediamoci se non stiamo esagerando.
Proviamo un “digiuno” cosmetico di una settimana. Dormiamo di più, alimentiamoci meglio. Sorridiamo, ritagliamoci dei momenti per stare in compagnia di persone amiche e positive. Proviamo a non sfogliare riviste patinate per un mese. Cambiamo canale quando compare una pubblicità. Impariamo a “sentire” più che vedere. Innamoriamoci della nostra pelle, che ci avvolge, ci protegge, fa da filtro tra noi e il mondo. Sguardo riposato e sorriso luminoso: difficile, a quel punto, credere che chi ci guarda noterà il momentaneo brufoletto.
Barbara Righini
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