Suor Serafina di Dio – III parte
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Suor Serafina fu sicuramente una donna dotata di grande interiorità e misticismo. Fu anche una grande scrittrice, avendoci lasciato saggi di teologia ascetica e dogmatica, raccolti poi in 22 volumi e migliaia di lettere. Di queste se ne contano 2167, delle quali abbiamo solo menzione bibliografica. Serafina trattò della Santissima Trinità, della Provvidenza, dei sacramenti e delle virtù, della vocazione religiosa, delle estasi, delle visioni e dei miracoli.
Nel suo “Trattato sopra l’orazione di fede” volle opporsi con fermezza a quella che era all’epoca la dilagante dottrina dei quietisti di Miguel de Molinos. Secondo questa dottrina giudicata eretica poi da Innocenzo XII nel 1699, l’uomo di fede, per avvicinarsi a Dio, deve isolarsi nel misticismo completo e rifiutare ogni manifestazione attiva di religiosità per ricercare alla fine il totale abbandono contemplativo. Questa visione filosofica religiosa contrastava fortemente con le idee della suora.
Serafina più volte contrastò questo pensiero, ma nel porsi in viva opposizione ideologica finì per essere accusata dal Sant’Uffizio, di essere quietista. Così Suor Serafina si trasformò in un facile bersaglio dei suoi nemici, che esultando non tardarono ad accusarla anche di essere una fattucchiera ed una calvinista.
Dalle accuse ai fatti. La nostra Suora caprese “rinchiusa” nella sua cella conventuale di Capri, venne sottoposta a processo che si protrasse per circa sei anni. Poi nel 1692 la sua assoluzione. Forte della soddisfazione e rinvigorita nello spirito dalle consorelle Serafina continuò la sua opera di creatrice e divulgatrice del messaggio evangelico. Tra mille controversie e tra le grandi concitazioni politiche dell’epoca lei seppe sempre distinguersi per le naturali doti di mistica, carismatica paladina della Fede Cristiana.
Sempre pronta al cilicio alle privazioni diede esempio a tutti di grande coraggio e mostrò la sopportazione alle insidie della vita. Seppe promuovere vocazioni, incitare i deboli accudire le derelitte e abbandonate proprio in un momento culturale in cui lo stato riconosceva al primogenito la totalità dei beni ereditari.
Madre Serafina di Dio morì a Capri il 17 marzo 1699 all’età di 77 anni e 6 mesi. I Funerali che durarono più giorni accolsero una moltitudine di isolani e di gente che era qui giunta per l’ultimo saluto da tutta la provincia. Le sue spoglie vennero riposte nella Chiesa di santo Stefano e la sua causa di beatificazione fu introdotta nel 1742.
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Dott. Aniello Langella
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