Il Purgatorio, secondo le rivelazioni dei Santi – 106°
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PREGHIERA E MESSA PER I DEFUNTI
Rugiada di refrigerio
Un altro efficacissimo mezzo a nostra disposizione per sollevare le anime del Purgatorio è la preghiera, opera facile a praticarsi da tutti, dato che non richiede gran sacrificio e può esser fatta anche durante le azioni giornaliere e con una semplice aspirazione di cuore.
Racconta il Rossignoli, nella sua opera sul Purgatorio più volte da noi citata, che un religioso aveva il pio costume di recitare un Requiem, aeternam ogni volta che passava davanti ad un cimitero. Un giorno però, essendo immerso in gravi pensieri, omise questa preghiera; ebbe allora l’impressione di vedere i morti uscire dalle loro tombe e seguirlo cantando il versetto del Salmo : « Et non dixerunt qui praeleri-bant: Benedictio Domini super vos » (Salmo 128, 7). Alle quali parole, il religioso confuso e mortificato rispose : «Benediicimus vobis in nomine Domini » (Id.), e allora soltanto i morti ritornarono nelle loro tombe suffragati abbastanza da quella piccola preghiera.
Da questo fatto possiamo argomentare quale rugiada di refrigerio sia per i morti anche una semplice invocazione a Dio in loro suffragio. Quando tuttavia intendiamo portare più notevole sollievo e contribuire maggiormente alla liberazione di un’anima, non dobbiamo lusingarci di poterlo fare con così poco, poiché, come dicemmo altrove parlando della durata delle pene del Purgatorio, Iddio esige un più considerevole riscatto, tanto che S. Roberto Bellarmino arriva a dire non doversi mai cessare di pregare per un defunto, anche dopo la sua apparizione.
La preghiera poi dev’essere perseverante e fervorosa, giacché si tratta di far violenza con essa al cuore di Dio, edi ottenere ad un’anima la grazia della visione beatifica, grazia di cui non v’ha la maggiore e che non si ottiene se non con una grande perseveranza. Diceva un giorno nostro Signore a S. Lutgarda : — Figliuola mia, hai fatto tanta violenza al mio cuore, che non posso resistere alle tue preghiere: sii dunque tranquilla, poiché l’anima per la quale preghi sarà ben presto liberata dalle sue pene.
Inoltre perché la nostra preghiera sia esaudita è necessario che noi ci troviamo in stato di grazia. Infatti colui che col peccato mortale è divenuto nemico di Dio, come potrebbe mai servire di intermediario fra la divina giustizia e le anime del Purgatorio? Scimus quia peccatores Deus non audit (Io. 9, 31), dice la divina Sapienza, e se non si ha l’anima pura da colpa grave, è sterile ogni nostra orazione.
Padre Pietro Louvet
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