Famiglia, matrimonio e celibato
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La Bibbia termina con la visione del matrimonio escatologico dell’Agnello (cf. Ap 19,7-9). Il matrimonio e la famiglia diventano così un simbolo escatologico. Con il matrimonio terreno si anticipa la celebrazione del matrimonio, perciò deve essere splendido e solenne. Come anticipazione escatologica, il matrimonio terreno viene allo stesso tempo relativizzato.
Gesù stesso ha vissuto – cosa insolita per un rabbi – nel celibato, chiedendo, per seguirlo, di essere disposti a lasciare il matrimonio e la famiglia (cf. Mt 10,37) e, a coloro ai quali è dato, di vivere nel celibato per amore del regno celeste (cf. Mt 19,12). Per Paolo il celibato in un mondo, la cui scena passa, è la via migliore. Dona la libertà di essere indivisi per la causa del Signore (ICor 7,25-38). Poiché il celibato liberamente scelto diventa una situazione riconosciuta a sé stante, anche il matrimonio non è più un obbligo sociale, bensì una libera scelta.
Il matrimonio e il celibato si valorizzano e si sostengono a vicenda, oppure entrano in conflitto tra loro, come purtroppo stiamo sperimentando ora. È questa la crisi che stiamo vivendo. Il Vangelo del matrimonio e della famiglia per molti non è più comprensibile. Tanti ritengono che nella loro situazione non sia vivibile. Che fare? Le belle parole da sole servono a poco. Gesù ci indica una via più realistica.
Ci dice che ogni cristiano, sposato o non, abbandonato dal proprio partner o cresciuto da bambino o da giovane senza contatti con la propria famiglia, non è mai solo o smarrito. E di casa in una nuova famiglia di fratelli e sorelle (cf. Mt 12,48-50; 19,27-29). Il Vangelo della famiglia si concretizza nella Chiesa domestica; in essa può diventare di nuovo vivibile. Essa è oggi nuovamente attuale.
Padre E. Scognamiglio
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