I Testimoni di Geova – Lezione 117 ª
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LA VOCE DELLA STORIA
In questa seconda parte raggruppiamo le testimonianze di alcuni scrittori cristiani dei primi secoli, che ci permettono di conoscere le norme direttive nella vita della Chiesa sui rapporti verso lo Stato.
1 – La Tradizione Apostolica
Scritta intorno all’anno 215, ci fa conoscere l’ordinamento disciplinare della Chiesa dei primi due secoli, assai prima cioè di Costantino. Nel cap.16 sono elencate le condizioni richieste per essere ammessi al catecumenato, ossia alla istruzione cristiana in vista del battesimo. Tra le condizioni elencate alcune si riferiscono al servizio militare.
“Il soldato subalterno non uccida nessuno. Se riceve un ordine del genere non lo esegua e non presti giuramento. Se non accetta tali condizioni sia rimandato. Chi ha potere di vita e di morte o il magistrato supremo di una città, smetta o sia rimandato. Il catecumeno o il fedele che vogliono dedicarsi alla vita militare siano man- dati via perché hanno disubbidito”.
Osservazioni:
l. – E’ fuor di dubbio che la disciplina ecclesiale testimoniata da La Tradizione Apostolica riflette l’ambiente e l’ordinamento giuridico del tempo. E si sa bene qual’era in tale ambiente la mentalità sul valore della vita umana! Gli alti ufficiali dell’esercito e i magistrati dovevano impegnarsi verso lo Stato di far osservare il diritto romano che a riguardo della vita umana contrastava fortemente con la morale del Vangelo. Per loro non vi era alternativa. L’esercizio del loro ufficio comportava di per sé la violazione del comando divino del Non uccidere. Non era possibile servire a due padroni (cf. Matteo 6,24). Dovevano o rinunciare al loro ufficio o dimettersi dal catecumenato.
2. – Diverso era il caso del soldato subalterno. A lui non è imposto il dilemma: smetta di fare il soldato o sia dimesso dal catecumenato. Gli si chiede solo di non uccidere anche se comandato, e di non impegnarsi con giuramento a fare ciò che è contro la fede. Vi è modo e modo di fare il soldato. A mio avviso, è qui prospettato il caso dell’obiezione di coscienza. Il soldato subalterno può eseguire gli ordini che non contrastano con la sua coscienza, ma non quelli che la sua coscienza cristiana deve disapprovare.
3. – Più difficile si presenta la spiegazione (o comprensione) delle parole: “Il catecumeno o il fedele che vogliono dedicarsi alla vita militare siano mandati via perché hanno disubbidito”.
Le disposizioni de La Tradizione Apostolica vanno interpretate tenendo debito conto del contesto sociale in cui furono emanate. Poiché nella carriera militare erano allora richieste cose incompatibili con la professione di fede cristiana, si rendeva necessario prendere una posizione severa col catecumeno o il fedele, che, essendo ancora semplici cittadini, avessero voluto sobbarcarsi ai rischi che il servizio militare allora comportava per la propria fede. Sarebbe stato come un tentare Dio.
In effetti, nel servizio militare, oltre alla possibilità di dover violare il comando divino del Non uccidere, vi era anche il pericolo di dover accettare il culto dell’imperatore e dire: “Cesare è il signore”. I cristiani non potevano fare questo. Bisognava prendere posizione in partenza, proibendo il servizio militare.
In ogni modo, a me sembra che sarebbe andare oltre il contenuto de La Tradizione Apostolica voler dedurre dalle parole citate una radicale alterità del Vangelo ad ogni pratica militare. Se così fosse, non si capisce perché era permesso di rimanere soldato al catecumeno già in servizio; e, inoltre, bisognerebbe qualificare come immorale e antiscritturale qualsiasi modo di cooperare al bene comune con la difesa degli innocenti e la punizione dei malvagi .
2 – Tertulliano (1 60-240)
Avvocato, convertitosi al cristianesimo già adulto, svolse la sua attività di scrittore in difesa della fede tra il 195 e il 220.
I. – L’Apologetico. Tra le opere più rinomate di Tertulliano va ricordato l’Apologetico, scritto in tempo di persecuzione e indirizzato al governatori delle provincie romane come protesta ragionata ed ardente contro le illegalità di cui erano vittima i cristiani. Afferma Tertulliano: “I cristiani sono i vostri migliori cittadini”. Riportiamo alcuni brani dai capitoli 37 e 42.
Dal cap. 37. “La pietà, la religione e il lealismo dovuti agli imperatori non consistono tanto in dimostrazioni di ossequio, quanto nella condotta morale che Dio c’impone di tenere verso gli imperatori e verso chiunque (…). Che se volessimo agire non dico da vendicatori nascosti (terroristi), ma da nemici aperti, credete che ci mancherebbe la forza del numero e delle soldatesche? Siamo di ieri e già riempiamo di noi il mondo intero: le città, le isole, le fortezze, i municipi, i borghi, gli !tessi accampamenti, le tribù, le decurie, la corte, il senato, il foro (…). Non vi abbiamo lasciato che i templi! A quale guerra non si sarebbe votata con tanta prontezza, anche se con forze impari, una gente come noi, che si lascia ammazzare con tanto slancio, qualora nel nostro insegnamento non ci fosse comandato di farsi uccidere e non di uccidere?”.
Dal cap. 42. “Un altro capo di accusa ci viene addebitato: si pretende che noi siamo sterili negli affari. Ma come potremmo esserlo, se viviamo insieme a voi? (…). Coabitiamo con voi in questo mondo servendoci del foro, del mercato, dei bagni, dei negozi (…). Navighiamo anche noi con voi, e con voi pratichiamo la milizia, l’agricoltura, il commercio…”.
Osservazione:
Potrebbe sembrare a prima vista che vi sia una contraddizione tra la testimonianza di Tertulliano e quella de La Tradizione Apostolica. In questa è presa una posizione assai cauta, piuttosto severa e rigorista, a riguardo del servizio militare e di quello civile dei magistrati; in Tertulliano invece è detto esplicitamente che i credenti erano presenti in numero rilevante negli accampamenti, nelle tribù, nelle decurie, a corte, nel foro, e praticavano la milizia come i non cristiani.
In realtà non vi è nessuna contraddizione. Anche Tertulliano, se ammette la presenza dei cristiani nell’esercito e nella magistratura, ci tiene a precisare che essi non sono gente che uccide, ma si lascia piuttosto uccidere per osservare i comandamenti divini. Dunque presenza e partecipazione, ma nei limiti imposti dalla fede, precisamente com’è detto ne La Tradizione Apostolica.
2. – Il De corona. Nell’anno 211, divenuto montanista , Tertulliano scrisse il De corona, dove racconta il caso d’un soldato cristiano che rifiuta la corona di alloro.
“Si stava distribuendo nell’accampamento il dono degli eccellentissimi imperatori, e i soldati, incoronati di alloro, si. facevano avanti. Ne viene chiamato uno, soldato soprattutto di Dio e più costante di tutti gli altri fratelli che avevano creduto di poter servire a due padroni (cf. Mt. 6,24). Lui solo aveva il capo libero, con in mano l’inutile corona (… ). “Perché ti sei vestito diversamente dagli altri?”, gli chiese il tribuno. Quello rispose che non gli era consentito comportarsi come gli altri. Gliene domandano il motivo e quello risponde: “Sono cristiano””.
Osservazione:
Si potrebbe avere l’impressione che Tertulliano sia in contraddizione con se stesso. Mentre infatti nell’Apologetico dice che i cristiani sono presenti ed attivi anche negli accampamenti e nella milizia, nel De corona sembra voglia far capire che vi sia incompatibilità tra servizio militare e fede cristiana.
In realtà non è così. Ridotto al suo contenuto essenziale il gesto del soldato altro non è se non quello di un obiettore di coscienza: egli è convinto che portare la corona sia un atto di idolatria, e va rispettato nella sua convinzione. Ma ciò non toglie che altri possano vedere in quel gesto un atto civile, ossia di rispetto e di onore all’autorità (cf. Romani 13,7; 1 Pietro 2,17) e comportarsi diversamente.
Né va sottovalutato il fatto che quando Tertulliano scrisse il De corona era fuori della Chiesa Cattolica ed imbevuto di idee montaniste; ed è difficile che si possa conservare la verità rivelata nella sua interezza e genuinità fuori della Chiesa Cattolica. Cristo ha costituito la Chiesa “colonna e sostegno della verità” (1 Timoteo 3, 15).
3. – Il De idolatria. Verso lo stesso periodo (nel 211) Tertulliano scrisse pure il De idolatria (– su l’idolatria), dove al cap. 19 leggiamo quanto segue:
“Può un cristiano entrare nell’esercito? No, perché c’è incompatibilità tra il giuramento divino e il giuramento umano, tra l’insegna di Cristo e quella di satana, tra il campo della luce e quello delle tenebre. Com’è possibile fare la guerra, com’è possibile esser soldato anche soltanto in tempo di guerra senza portare la spada che il Signore ha proibito? E’ vero, sì, che alcuni soldati sono andati a trovare Giovanni Battista e hanno ricevuto da lui certe norme (cf. Luca 3,14); ed è vero che un centurione ha creduto (cf. Luca 7,2-5); Atti cap. 10). Ma poi il Signore, disarmando Pietro, ha distrutto tutti i soldati”.
Osservazione:
Si notino le motivazioni addotte da Tertulliano a sostegno della sua tesi: “incompatibilità tra giuramento divino e giuramento umano all’imperatore”; uso della spada proibito dal Signore (caso di Pietro = violenza cf Mat. 26, 52-55); insegna di Cristo (= amore) e insegna di satana (= odio). Tertulliano non dice nulla di diverso da ciò che dice il Vangelo e ripetono fedelmente san Pietro e san Paolo. Egli condanna il servizio militare e l’uso delle armi in un contesto pagano, ma non una cooperazione attiva col potere civile com’è inculcata dalla Bibbia.
3 – Origene (185-253 circa)
Fu un uomo di Chiesa: presbitero, grande teologo, mistico. Passò tutta la vita nello studio della Sacra Scrittura e nella difesa delle verità cristiane contro il paganesimo.
Tra le opere scritte da Origene va ricordato il Contra Celsum (Contro Celso), in cui troviamo alcune testimonianze riguardanti il nostro problema. Celso, scrittore pagano, aveva mosso varie accuse contro i cristiani, tra cui quella di essere ostili alle autorità pubbliche. “Che male c’è – diceva Celso – a cattivarsi il favore delle autorità di questo mondo, dei principi e dei re?” .
Scrive Origene:
a) “Uno solo noi dobbiamo conciliarci – Dio – che è al di sopra di tutti (… ). Quanto al favore degli uomini e dei re, noi dobbiamo disprezzarlo non soltanto quando lo si debba procurare con stragi, dissolutezza e crudeli delitti, ma anche quando esiga empietà verso il Dio dell’universo (… ). Quando però non ci si chiede nulla di contrario alla legge e alla parole di Dio, noi non siamo così pazzi da attirarci la collera dei re e dei principi (… ). Infatti, noi leggiamo nella Scrittura: “Ogni persona sia sottomessa alle autorità che sono al potere. Poiché non c’è autorità se non da Dio, e quelle che ci sono attualmente sono stabilite da Dio. Per conseguenza chi resiste all’autorità resi. ste all’ordine stabilito da Dio (Romani 13, 1-2)”.
b) “Celso poi vorrebbe che noi assumessimo cariche nell’esercito per difendere la patria. Sappia che la patria noi la difendiamo, ma non per essere visti dagli uomini e aver una piccola gloria. Di nascosto, nell’intimo della nostra anima, noi innalziamo preghiere a Dio per i nostri concittadini. I cristiani giovano alla patria più degli altri uomini perché essi istruiscono i loro concittadini, ammaestrandoli alla pietà verso Dio”.
osservazioni:
a) Origene accetta appieno la dottrina paolina sull’origine divina dello Stato e la sua funzione voluta da Dio, che comporta anche l’uso della spada per la giusta condanna di chi opera il male (cf. Romani 13,1-7). I cristiani, comunque, non devono prestarsi al gioco politico di uomini ambiziosi, che quasi sempre è causa di stragi e delitti e anche di empietà verso Dio.
b) Di conseguenza i cristiani sono contrari alla guerra e alla sua preparazione (carriera militare, armamenti ecc.), quando essa ha come movente recondito o palese l’ambizione personale o nazionale o imperiale a danno di popoli più deboli e innocenti.
La coscienza cristiana ha sempre come norma di vita il comando divino di Non ammazzare.
Ma vi è di più. I cristiani sono impegnati sempre per la pace sia pregando quando la follia umana dovesse scatenare una guerra, sia educando gli uomini alla pace nell’amore di Dio e del prossimo (cf. 1 Tirnoteo 2,1-2).
Padre Nicola Tornese s.j.
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