I Testimoni di Geova – Lezione 120
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LA VOCE DELLA STORIA
Il cappellano militare
I. – Il servizio militare, perché sia conforme ai principi cristiani, deve essere una scuola di pace, non di guerra: deve formare “funzionari di Dio”, che tutelano con coraggio la pacifica convivenza sociale. Un contributo determinante alla loro formazione e al loro servizio è dato dai cappellani militari .
Molti giovani incontrano il ministro di Dio per la prima volta durante il servizio militare. Spesso è un incontro determinante per la loro fede e la loro formazione cristiana, e di conseguenza per il loro servizio veramente cristiano a tutto vantaggio della comunità civile. Coloro poi che scelgono il servizio militare, nelle sue diverse specializzazioni, come professione, trovano nel cappellano una guida per la loro maturità cristiana e un consigliere fidato per la soluzione di delicati casi di coscienza, sempre per il bene e la sicurezza dei cittadini a livello nazionale e internazionale.
“Avete indubbiamente una grande responsabilità perché la Chiesa, le singole famiglie, i superiori e i giovani stessi hanno fiducia in voi, e da voi attendono luce, guida, fortezza spirituale e un saldo punto di riferimento (…). Siate lieti di servire Cristo e l’umanità come cappellani militari, imitando Gesù che ricolmò di grazie e di amicizia anche il centurione romano (…). Fate conoscere ed amare Gesù Cristo, fate comprendere la prospettiva eterna e responsabile della vita umana (…). Siate gli angeli visibili per i giovani a voi affidati. Con voi Cristo è vicino ai giovani militari”.
2. – Questa è la missione dei cappellani militari: formare “i funzionari di Dio” a un autentico impegno cristiano per il bene del prossimo nelle linee avanzate del pericolo e del coraggio. La preghiera e le altre pratiche di pietà che essi promuovono, mirano solo a far nutrire sentimenti di pace e di generosità, non di odio e di crudeltà.
Stando così le cose, i tdG che accusano i cappellani militari – e in loro la Chiesa Cattolica – di essere fautori di guerra, di benedire le armi per la guerra, di far pregare per la guerra…, dicono e ripetono settariamente una grossa menzogna, una infame calunnia. I cappellani militari’ non sono fautori di guerra, ma di pace come lo è la Chiesa Cattolica; non benedicono le armi perché siano strumento di guerra, ma una efficace tutela della pace; non pregano né fanno pregare per la guerra, ma per la pace, come fa tutta la Chiesa. I cappellani militari educano cristianamente ed assistono spiritualmente “i funzionari di Dio” perché sia preservata la pace e prevalga il bene contro ogni malvagità.
Obiettori di coscienza
Si pone ora la domanda: in una società strutturata secondo i principi cristiani, ossia in modo conforme agli insegnamenti della Bibbia, vi è posto per gli obbiettori di coscienza?
Distinguiamo due casi.
I. – Vi sono obiettori di coscienza contrari all’uso delle armi, ma disposti a servire lo Stato, cioè la comunità, in una delle tante forme alternative oggi giuridicamente riconosciute e spesso utili anzi necessarie alla tutela dei cittadini. Non di rado tali forme alternative o di servizio civile comportano sacrifici gravi e anche rischi per la propria vita.
La Bibbia non condanna tali obiettori di coscienza perché essi non rifiutano la debita sottomissione alle autorità costituite e con la loro scelta alternativa, che la legge ammette, concorrono efficacemente al bene comune, specie in tempi di emergenza (terremoti, alluvioni, epidemie ecc.). La Chiesa Cattolica, mediante la voce del Concilio Vaticano II, ha rivolto un encomio a coloro che rinunciano all’uso della forza. Bisogna tuttavia tener presente che ha pure aggiunto che da tale rinuncia non deve derivare alcun danno per gli altri e per la comunità.
Si suppone, comunque, che tale obiezione di coscienza sia realmente fondata su una sincera convinzione e non già su una posizione di comodo, che sfugge il pericolo e le responsabilità”.
2. – Il secondo caso riguarda coloro i quali non solo rifiutano i servizio militare e ogni addestramento nella norma sono contrari a qualsiasi alternativa nei vari rami del servizio civile. Essi considerano lo Stato come una potenza satanica. Chiudendosi in un settarismo utopistico, aspettano che un dio guerriero (Geova) disponga fatalmente delle cose di questa terra fino al giorno in cui, mediante legioni di esseri celesti e con l’ausilio di truppe terrestri (quali?), sotto la guida del fedel maresciallo Gesù Cristo, distrugga i malvagi e salvi i buoni (= solo i membri della setta).
Tali obiettori di coscienza sono palesernente contro la Bibbia. Lo Stato non è una potenza satanica, ma un’istituzione voluta da Dio. I discepoli di Cristo devono dare a Cesare quel che è di Cesare, vale a dire una cooperazione attiva e conveniente affinché le autorità superiori conseguano lo scopo che Dio ha loro assegnato, ossia la tutela dei buoni e la punizione dei malvagi. “Quelli che si oppongono all’autorìtà, si oppongono all’ordine stabilito da Dio” (Romani 13,2).
Errori e verità
I. – L’errore: In Giovanni 17,16 Gesù dice che i suoi discepoli non sono parte del mondo come lui (Gesù) non è parte del mondo.
La verità:
a) L’errore geovista consiste nell’uso parziale e perciò errato, che i tdG fanno della Bibbia. La verità si evidenze facendo notare che nella Sacra Scrittura la parola mondo (kosmos) ha più di un significato, come spiegano bene i dizionari biblici. Mondo significa anzitutto l’insieme delle realtà create, e poiché l’uomo è la creatura per eccellenza, mondo equivale a realtà umana, ossia all’insieme dei popoli o degli uomini. In questo senso mondo è una cosa buona (cf. Genesi 1,31).
Secondariamente mondo indica l’umanità in ribellione contro Dio, ossia l’insieme della realtà umana in quanto macchiata dal peccato. Dio vuol salvare questa realtà umana ed ha mandato perciò il proprio Figlio (cf. Giovanni 3,16; 6,51). Gesù a sua volta ha mandato nel mondo i suoi fedeli discepoli (cf. Giovanni 17,18) perché siano strumento di salvezza di tutte le realtà create, specialmente dell’uomo.
b) Questa legittima e doverosa precisazione fa capire bene il pensiero di Gesù, di cui abusano i tdG. Dicendo che i suoi fedeli discepoli non sono parte del mondo, Gesù intende solo dire che essi devono tenersi lontano dal peccato, dalla ribellione contro Dio: “Non chiedo che tu tolga al mondo, ma che li custodisca dal maligno” (Giovanni 17, 15). Egli non vuole affatto dire che debbano estraniarsi dalle realtà create, specie da quelle umane, anche se macchiate dal peccato. Al contrario, Gesù comanda ai suoi fedeli discepoli di essere “la luce del mondo (Matteo 5, 14). Tutto infatti appartiene al cristiano: “il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro!” (! Corinzi 3, 22).
2. – L’errore: Gesù disse al governatore romano: “Il mio regno non fa parte di questo mondo. Se il mio regno facesse parte di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei. Ma ora il mio regno non è di qui”. – Giov. 18:36 39.
La verità:
a) L’equivoco o inganno dei geovisti è la confusione che essi fanno tra Regno di Dio e autorità costituite da Dio per il bene degli uomini (cf. Romani 13,1-4). Il Regno di Dio, che Cristo ha acquistato col suo sangue (cf. Atti 20,28), corrisponde alla comunità dei credenti cioè alla Chìesa. In quanto tale esso non fa parte di questo mondo cioè del mondo del peccato. Il Regno di Dio si costruisce e si conserva solo con l’amore e l’offerta a Dio di se stessi. Così ha fatto Gesù.
b) Ma ciò non toglie che durante la fase terrena della Chiesa Dio voglia che ci sia un ordine politico e sociale (cf. Romani 13,1-7). I discepoli di Cristo fanno parte di quest’ordine e devono contribuire col loro impegno affinché le autorità costituite raggiungano lo scopo per cui Dio le ha volute e le vuole. Venir meno a questo impegno nel modo spiegato precedentemente equivale a violare la volontà di Dio: “Chi si oppone all’autorità, si oppone all’ordine stabilito da Dio” (Romani 13,2).
c) Si noti infine che mentre i tdG da una parte ci dicono che il Regno di Cristo non è di questo mondo, dall’altra ripetono fino alla noia che il loro Cristo ha preso possesso del regno di questo mondo fin dal 1914. Fra poco distruggerà con le armi i nemici che ancora si oppongono a questo regno. Centinaia di milioni vi lasceranno la pelle! .
3. – L’errore: Giacomo 4,4 “Adultere, non sapete che amicizia mondo è inimicizia con Dio? Chi perciò vuol essere amico del mondo si costituisce nemica di Dio”. E Giovanni 5.19 dice: “tutto il mondo giace nella potenza dei maligno”. In Giovanni 14:30, Gesù chiamò Satana “il governatore di questo mondo”.
La verità:
a) In Giacomo 4, 4 la parola “mondo – ha il significato negativo di umanità ribelle a Dio, che vive di passione, cupidigia, litigi, guerre. San Giacomo condanna l’amicizia di tale mondo. In tutta la Lettera di Giacomo non c’è una sola parola da cui risulti che egli condanni l’uso delle realtà create, cioè del mondo in quanto creazione di Dio. La Bibbia dice che tutto ciò che Dio ha creato “è cosa molto buona – (Genesi 1, 3 1). Anche l’ordine politico-sociale è voluto, cioè creato da Dio. Non è perciò degno di condanna.
b) Identico significato ha la parola “mondo” in 1 Giovanni 5, 19. Il mondo qui designa gli uomini che non credono e tutti coloro i quali, malgrado un’apparente professione di fede, sono vittime delle passioni, ossia si trovano sotto la potenza di satana.
c) In Giovanni 14, 30 il diavolo è detto “il governatore di questo mondo” non nel senso di autorità costituite da Dio per la giusta condanna di chi opera il male (cf. Romani 13,1-4). Satana non ha alcun potere di governare gli uomini, ma l’usurpa mediante l’inganno, la menzogna, la cupidigia, l’ambizione. Tutti coloro che si servono di questi mezzi per raggiungere il loro scopo sono ministri di satana.
4. – L’errore: Luca 6: 27, 28: “A voi che ascoltate (io, Gesù Cristo), dico: Continuate ad amare i vostri nemici, a fare il bene a quelli che vi odiano, a benedire a quelli che vi maledicono, a pregare per quelli che vi recano ingiuria”.
a) I fedeli discepoli di Gesù Cristo, che, come insegna san Paolo” in qualità di autorità costituite da Dio nel campo politico-sociale, servono la comunità, mostrano di amare tutti, anche i loro nemici, e non odiare nessuno. E anche in caso di uso delle armi, lo scopo è la difesa dei buoni e la punizione dei cattivi, non l’odio.
b) I tdG di Geova, che pur si vantano di essere fede li discepoli di Cristo, predicano l’odio verso chiunque non è dei loro, specialmente verso quelli che dopo un’amara esperienza in mezzo a loro, hanno trovato la libertà e il vero amore. Essi insegnano che sarebbe volontà di Dio, cioè di Geova, non amare tutto e tutti.
Padre Nicola Tornese S.J.
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