Settimana Santa – Tempo di riconciliazione
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La Riconciliazione
Il Signore misericordioso, ben conoscendo la fragilità umana, sempre incline a subire le seduzioni del Maligno e a cadere nel peccato, ha affidato ai suoi Ministri il Sacramento della Misericordia divina affinché i peccatori pentiti potessero riconciliarsi con Dio.
Per chiarire il concetto di “peccato”, dobbiamo riflettere che la parola “peccare” significa difettare, mancare. L’uomo che pecca, infatti, manca di amore verso Dio e verso il Prossimo. Il peccato, dunque, è un atto di disamore ed un’esaltazione del proprio egoismo. Rifiutando il grande Comandamento divino “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, con tutte le tue forze e amerai il prossimo, come te stesso”, il peccatore può giungere ad interrompere il rapporto di amore con Dio e con il “fratello” che, allora, non è più “prossimo”.
In base alla gravità, il peccato può essere considerato grave o mortale quando la trasgressione volontaria alla Legge di Dio è di materia grave ed è compiuta con piena avvertenza e perfetto consenso.
E’ ritenuto veniale quando la disobbedienza volontaria alla Legge divina è di materia lieve, oppure di materia grave ma compiuta senza la piena avvertenza o senza il deliberato consenso.
E’ bene precisare che il peccato veniale comunque produce dei danni spirituali: indebolisce la carità; porta ad un affetto disordinato per le cose materiali; ostacola i progressi dell’anima nell’esercizio delle virtù e nella pratica del bene. Ovviamente, merita il castigo. Va anche detto che il peccato veniale, commesso intenzionalmente e rimasto senza pentimento, può predisporre, un po’ alla volta, a cadere nel peccato mortale. Esso, per altro, non interrompe l’amicizia con Dio ma è bene, dopo un esame di coscienza , pentirsene e recitare sinceramente l’atto di dolore.
Ci accorgiamo facilmente che ogni giorno, uomini come noi, si scoprono “egoisti”: violenti, ladri, ingiusti, menzogneri, ecc. Noi stessi, che diciamo di avere accolto il Vangelo, ci rendiamo conto di essere deboli ed infedeli nel seguire Cristo. Pur essendo figli di Dio, rifiutiamo una vita religiosa e preferiamo un’esistenza pagana… Dio, però, non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva (parabola del buon grano e della zizzania). Molti passi del Vangelo testimoniano la misericordia di Gesù verso i peccatori: (parabola del buon grano e della zizzania, alla Maddalena, all’adultera, a Zaccheo, a Matteo, alla Samaritana). Gesù, poi, volle anche dimostrare che Lui è Dio e può perdonare i peccati: Rivolgendosi a coloro che gli avevano portato il paralitico, Gesù disse: ”Perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di rimettere i peccati, io dico a quest’uomo: alzati, prendi il tuo lettuccio e vattene!”.
Gesù, che già aveva esortato Pietro alla più grande misericordia (“non ti dico sette volte, ma settanta volte sette dovrai perdonare a colui che ti offende”), trasmette ai suoi discepoli il potere assolutorio dei peccati: “… Alitò su di essi e disse: a chi rimetterete i peccati saranno rimessi, a chi non li rimetterete resteranno non rimessi!”. Da qui si capisce chiaramente che il peccatore non può arrogarsi il diritto di dire”io mi confesso direttamente a Gesù Cristo!” perché il Signore ha demandato tale Ministero ai Sacerdoti e solo essi hanno la potestà divina di cancellare le colpe dei penitenti; ricordiamo, infatti, il Sacerdote opera “in Persona Christi” e, pertanto, quando il Sacerdote assolve è Cristo stesso che assolve. Questo vale indipendentemente dalla “santità” del Sacerdote. Pensiamo che perfino un giudice iniquo, fino a quando può esercitare il suo ufficio, ha la potestà di condannare o assolvere, così pure chi ne ha ricevuto Mandato da Dio, può rimettere le colpe dei peccatori pentiti che a lui si rivolgono. (Ognuno, poi, risponderà personalmente a Dio delle proprie azioni e da Lui sarà giudicato).
Come si riconosce il peccato? In genere, è la “voce della coscienza” che ce lo fa sentire: Nella Scrittura, infatti, troviamo:”Io porrò la mia Legge nel cuore di ogni uomo”ma, per essere certi di non sbagliare, dobbiamo sempre fare riferimento ai dieci Comandamenti (Decalogo) che Dio affidò a Mosè, sul monte Sìnai. Questi vanno considerati un po’ come la “scuola guida del credente”, affinché l’uomo sappia “dirigersi” nella vita:
Il Decalogo
1° Io sono il Signore Dio tuo: Non avrai altro Dio all’infuori di me. (Prego Dio ogni giorno, almeno al mattino e alla sera? Ho mormorato contro Dio o mi sono ribellato alla sua volontà?Mi sono mai vergognato di dimostrarmi cristiano davanti alla gente? Ho mantenuto le promesse o i voti fatti al Signore? Mi affido con fiducia alla Provvidenza divina nella mia vita, nelle mie prove, nella mia professione? Credo nella superstizione?).
2° Non nominare il Nome di Dio invano.( Ho rispettato il nome di Dio, della Madonna e dei Santi, oppure ho bestemmiato o giurato il falso?).
3° Ricordati di santificare le feste.( Partecipo alla Messa ogni domenica e nelle feste di precetto? Vi arrivo abitualmente in ritardo? Ho lavorato nei giorni di festa in modo ingiusto?).
4° Onora tuo padre e tua madre.(Ho risposto male ai miei genitori? Ho disobbedito? Ho dato dispiaceri i famiglia? Ho adempiuto con coscienza i doveri verso i miei genitori?).
5° Non ammazzare. Provo odio nel cuore? Ho ferito o percosso qualcuno? Ho parlato male di qualcuno, o l’ho giudicato, guastandone la reputazione? Sono leale col prossimo o provo gelosie? Ho dato scandalo con parole o mode indecenti? Ho incoraggiato il male con parole o col silenzio? Ho compiuto azioni contro bambini innocenti, non più nati?)
6° Non commettere atti impuri. (Ho contaminato il mio corpo con pensieri e desideri o atti contrari alla purezza, con parole indegne, con letture, discorsi, barzellette, spettacoli e divertimenti illeciti?).
7° Non rubare. (Sono onesto con il prossimo? Ho portato via qualcosa che appartiene ad altri? Pago con giustizia chi deve essere pagato? Lavoro con coscienza? Ho commesso imbrogli?).
8° Non dire falsa testimonianza. (Ho detto bugie? Ho fatto giuramenti falsi?).
9° Non desiderare la donna (l’uomo) d’altri. (Rispetto la donna/l’uomo che non mi appartiene? Sono fedele al coniuge o nutro/acconsento a desideri e affetti verso altri?
10° Non desiderare la roba d’altri. ( Ho invidia del bene altrui?).
La natura dell’essere umano, che quando non è sostenuta dalla Grazia è incline al male, specialmente considerando la tentazione costante del maligno, può far sì che l’uomo caduto nel peccato vi si affezioni e cada in qualcuno di quelli che la Chiesa chiama Vizi capitali perché capo e origine di altri vizi. Questi peccati gravissimi, terribili radici egoistiche, sono sette.
I Vizi capitali
La Superbia: Il terribile peccato che spinse Lucifero a Ribellarsi a Dio, volendo farsi simile a Lui e forse anche superiore.
L’Avarizia: il peccato di egoismo esasperato che chiude il cuore dell’uomo ai bisogni del prossimo, restando indifferente anche quando lo vede nella più completa indigenza (Parabola del ricco epulone e di Lazzaro).
La Lussuria: Attraverso l’attaccamento morboso al sesso trascina l’essere umano sempre più in basso, fino a renderlo simile alla bestia (era il peccato di Cleopatra, il cui vizio era così sfrenato da giungere ad aver rapporti perfino con gli animali).
L’Ira: E’ il peccato che fa perdere il lume della ragione e commettere atti inconsulti, anche di eccezionale gravità (come violenze, omicidi, distruzioni). Un grande Santo sosteneva che l’ira è la corda di violino su cui Satana suona le sue melodie.
La Gola: L’uomo ha il diritto ed il dovere di nutrirsi per assicurarsi le risorse energetiche necessarie per vivere. Quando però fa del pasto prelibato una sua ragione di vita, egli pecca gravemente perché “ruba al povero” un pane e perché diventa un idolatra, sostituendo i cibi prelibati al culto riservato a Dio.
l’Invidia: E’ il peccato che porta una persona a rodersi interiormente perché vorrebbe per sé ciò che possiede il suo prossimo. Per questo diventa capace di volere il suo male, di odiarlo, di accusarlo ingiustamente e, perfino derubarlo e magari di ucciderlo nascostamente.
l’Accidia: Le vittime di questa colpa sono gli svogliati, gli scansafatiche, i perditempo. Sono coloro che, rifiutando gli impegni produttivi, cercano solo di “ammazzare il tempo”, indifferenti al fatto che il tempo è un dono di Dio, al Quale dovremo renderne conto.
Esistono poi altri peccati, gravissimi, che portano alla sicura perdizione. Sono i sei peccati contro lo Spirito Santo:
Disperazione della Salvezza eterna (nega la Misericordia infinita di Dio), presunzione di salvarsi senza merito (Orgoglio superbo), impugnare o negare la verità conosciuta (Peccato contro Dio che è Verità, per essenza), invidia della Grazia altrui (Peccato contro l’Amore), ostinazione nei peccati (attaccamento al Male), Impenitenza finale (Rifiuto consapevole del perdono di Dio).
Vanno poi particolarmente evidenziati i quattro peccati che gridano vendetta davanti a Dio:
Omicidio volontario (Dio è il Signore della vita e nessuno può privare il suo prossimo di questo grande dono. Ricordiamo che il Signore ha perfino deciso che “nessuno tocchi Caino”). Oppressione dei poveri (Questi sono deboli e indifesi e l’Altissimo ha detto: “Io ascolterò il grido del povero che grida aiuto…”). Negare la giusta mercede all’operaio (L’uomo che fa del lavoro la fonte del sostentamento suo e della famiglia, ha diritto a ciò che gli serve per vivere e nessuno può defraudarlo di ciò che gli spetta). Peccato impuro contro natura (Il peccato che portò alla distruzione di Sodoma e Gomorra). Questi fanno perdere, oltre alla purezza, anche la dignità; possono scatenare deviazioni mentali, alterazioni psichiche, sentimenti animaleschi. L’essere che soggiace ad essi perde la Grazia (“…è in abominio a Dio”), la luce del Signore e spesso precipita in una condizione di individuo volto unicamente alla materia e incapace di rialzare lo sguardo a ciò che è soprannaturale ed eterno. In genere quindi perde il rapporto con Dio e diviene preda del male.
I peccati suddetti rovinano la salute dell’anima ma è bene sapere che un altro gravissimo rischio per lo spirito è l’aver rapporti con chiromanti, cartomanti, e simili e, specialmente, con quanti praticano sedute spiritiche (anch’esse in abominio a Dio). Il rapporto con lo Spirito del Male porta spesso gravi conseguenze.
A chi è caduto nel peccato, Dio offre la possibilità di rialzarsi e riacquistare la Grazia e la dignità perdute. Il peccatore che ha compreso di aver peccato, e che prova un sincero pentimento per avere mancato verso Dio ed il prossimo, faccia un sincero esame di coscienza – per una più ampia conoscenza delle proprie manchevolezze – e, proponendosi (con l’aiuto di Dio) di non commettere nuovamente quei peccati, si vada ad inginocchiare, in spirito di vera umiltà, ai piedi del Sacerdote, Ministro del Perdono, esponendogli con semplicità e sincerità tutte le mancanze commesse. Il Sacerdote (che, come tutti sanno, è legato al segreto confessionale) gli darà i consigli più adatti per liberarsi dalle sue debolezze, implorerà su di lui la Misericordia di Dio e, dopo avergli assegnato la “penitenza da fare”, gli darà l’assoluzione dai peccati. Il penitente farà bene a fare subito la penitenza ricevuta e ringrazierà il Signore della sua misericordia.
Poiché quello della Penitenza è un Sacramento (e tutti i Sacramenti aumentano la Grazia) ogni volta che un peccatore si confessa cresce in lui lo spirito di fortezza.
Ricordiamo, per altro, che il pentimento, la confessione, la riparazione sono opera dello Spirito Santo, Grazia che Dio concede per Misericordia, ma la Misericordia di Dio non va tentata. Non pensiamo di poter peccare tranquillamente, tanto, poi, c’è la confessione! Dice S. Agostino: “Dio promette il perdono a chi si pente, ma non assicura “il domani” a chi l’offende!”.
Don Manlio
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