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Gesù fin dal suo apparire sulla scena pubblica aveva già annunciato la necessità di convertirsi ad un nuovo modo di vivere: “Convertitevi, perché il Regno dei Cieli è vicino!” (Mt 3,2). «Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: “Convertitevi, perché il Regno dei Cieli è vicino”» (Mt 4,17).
Nelle sinagoghe ebraiche, generalmente sale quadrate, ogni sabato gli ebrei si riunivano per leggere la Sacra Scrittura e pregare. Se uno dell’assemblea chiedeva di poter parlare, ciò gli era concesso dal capo della sinagoga.
Gesù si avvaleva di questa possibilità per annunciare “la buona Novella del regno”, per esortare tutti alla conversione proprio in vista del Regno dei Cieli, che Egli diceva, “è vicino”. Sul significato temporale di vicino molti cristiani oggi trovano un po’ di confusione e non inquadrano chiaramente le parole del Signore. Più avanti in questo testo troviamo la spiegazione.
Certo, chi a quel tempo udiva nella sinagoga l’annuncio di Gesù, avrà pensato che Egli era davvero il Messia venuto a portare la liberazione del popolo di Israele che gemeva sotto il dominio dei romani. Ma Gesù parlava di un Regno dei Cieli, di un Regno di Dio.
La piena diversità si trova in questa ultima espressione. Gesù non intende un Regno terreno, non è quel regno di Davide in cui se ne faceva parte anche senza convertirsi. La condizione per entrare nel Regno di Gesù è la vera conversione.
Convertirsi voleva dire cambiare modo di pensare ma non in senso politico bensì in quello spirituale. Cambiano i progetti di vita.
Vediamo in cosa consisteva la “buona Novella” questo “lieto annuncio”portato da Gesù e che Lui presentava come insegnamento, che era abbastanza diverso da quello che era stato fino allora l’insegnamento degli scribi.
In Matteo 4,9 troviamo la spiegazione del Regno dei Cieli e la leggiamo: “Seguitemi, vi farò pescatori di uomini”.
Quando Gesù chiamò Simon Pietro e Andrea a seguirlo, e disse che li avrebbe fatti “pescatori di uomini”, certamente essi non compresero tutta la portata di quella vocazione. Gesù li avrebbe associati a sé in un’azione di proselitismo come era stata quella di Profeti come Giovanni Battista, ma non potevano immaginare a quali compiti Gesù li chiamava.
Oggi nel Vangelo Gesù presenta due aspetti diversi del Regno dei Cieli: è la Grazia di Dio nell’uomo, che è come dire, il suo Spirito, la certezza che Egli chiama a partecipare alla sua stessa vita, quindi alla vita eterna.
Questo è il “lieto annuncio” dato da Gesù: credere a Lui, significa essere già entrati nel Regno dei Cieli, potersi considerare cittadini di questo Regno che è, dunque il Regno di Dio.
Questa novità, questa esperienza spirituale, è un tesoro talmente grande che basta da solo a soddisfare il desiderio di ricchezza o, se vogliamo, a colmare ogni povertà, sul piano spirituale. Allora, tutto ciò che prima era ritenuto come valore, rispetto a quel tesoro, conta ben poco.
Anche a quel tempo chi comprava un campo diveniva proprietario di tutto ciò che quel campo conteneva: ecco perché Gesù dice che uno compra addirittura tutto il campo nel quale trova un tesoro perché esso vale più di tutto quanto possiede.
Il Vangelo di oggi dobbiamo meditarlo iniziando dall’ultima frase e risalire fino alla prima.
Lo scriba divenuto discepolo del Regno dei Cieli viene paragonato a un padrone di casa che possiede un tesoro di cose nuove ed antiche. È la sua Fede nuova in Gesù e la conoscenza delle antiche Scritture.
Questo scriba è un uomo risorto alla Grazia di Dio per avere accolto Gesù nella sua vita.
Poi Gesù spiega che come alla fine del mondo gli Angeli separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti, lo stesso deve fare il cristiano con tutto quello che possiede e che non è necessario.
Il superfluo appesantisce il cuore e questo rimane indurito.
Per spiegare i primi tre esempi del significato del Regno dei Cieli, Gesù indica nella separazione dei cattivi dai buoni, la separazione di ciò che è veramente importante nella nostra vita da quanto invece è non indispensabile, il soprappiù, i capricci della vita.
Gesù ci invita a focalizzare il vero tesoro che arricchisce l’anima, quindi, la propria vita ed è la sua Grazia! Questa Divina presenza nel cristiano trasfigura giorno dopo giorno, lo illumina e gli facilita la comprensione della realtà come essa è, e delle scelte migliori da compiere.
Allora, tutto quello che circonda la nostra vita deve essere valutato con lo sguardo di Dio, perché chi lascia i suoi averi o cose materiali non importanti ma a cui ha legato il cuore, trova un tesoro nascosto che è l’abbondanza della Grazia di Dio, trova le perle preziose che abbelliscono l’anima e la glorificano nella beatitudine eterna.
Facciamo come i veri pescatori che mettono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi.
“Avete compreso tutte queste cose?”.
Padre Giulio M. Scozzaro
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