Celebrate la Messa col cuore
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Un giovane attore che in una nota opera croata “Ecce homo, Ecco l’uomo” ha interpretato il ruolo di Gesù e ha ricevuto per questo motivo un premio speciale, ha vissuto un’esperienza religiosa estremamente interessante e stimolante. Vale la pena leggere quanto ha scritto e meditarvi su: “Sono cresciuto in una famiglia religiosa”.
Il giovane scrive: “Sono andato anche al catechismo. Ho ricevuto tutti i sacramenti regolarmente. La mia attività di attore mi ha allontanato dalla vita religiosa attiva, ma nell’animo sono rimasto credente. Tuttavia la mia fede è divenuta sempre più superficiale. Quando un regista mi ha offerto di interpretare il ruolo di Gesù, ci ho riflettuto seriamente e mi sono spaventato.
L’ansia si è impadronita di me soprattutto quando egli mi ha detto che avrei dovuto studiare da solo, senza il suo aiuto, la personalità di Gesù, tutto, come avviene normalmente nel nostro lavoro. Ho preso lo studio con estrema serietà. La lettura delle Sacre Scritture e di altri scritti su Gesù mi hanno aiutato a comprendere la Sua persona e a spiegare a me stesso in maniera più semplice l’operato di Gesù, il Suo comportamento e il Suo atteggiamento in pubblico.
Di giorno in giorno tutto mi diveniva più familiare. Oltre alle Sacre Scritture e ai libri su Gesù, ho cercato di incontrare sacerdoti, suore e tutte le persone devote che incontravo in chiesa, affinché mi parlassero di Gesù e mi dicessero cosa pensavano di Lui. Tutto mi è stato di aiuto ed un giorno mi sono sentito pronto ad andare in scena. È stato subito tutto meraviglioso! Ed ho ricevuto il premio per il migliore attore. Ne vado ancora fiero!
Tuttavia, qualcosa, da allora, ha iniziato ad assillarmi. Gravavano su di me questo pensiero e questa minaccia: se fossi stato Gesù, non sarei morto per questo popolo! Mi sono spaventato di questi pensieri e ho cominciato a riflettere sull’esperienza che li aveva generati. All’improvviso, tutto mi è divenuto chiaro come l’acqua: in genere noi non sappiamo chi sia Gesù e cosa abbia sopportato per noi. Sono sicuro che per me la rappresentazione sia stato solo un gioco e so che, in questa finzione, è stato difficile mostrare con l’espressione del viso che li perdonavo e li amavo quando mi colpivano e mi crocefiggevano.
È stato difficile mantenere un’espressione del volto misericordiosa e serafica, pur sapendo che era solo una finzione, una recita. Per Gesù è stata una triste realtà, la realtà della Sua vita. Lo torturarono solo perché non Lo sopportavano col Suo amore e Lo crocifissero. Egli continuò a perdonare, ad amare, ad essere misericordioso, pensava alla Sua mamma, al Suo amico Giovanni, al ladrone e così anche a noi. Ma noi, alla fine, facciamo finta di nulla, come se niente fosse accaduto.
Mi ha fatto male soprattutto riflettere che, da una parte, la S. Messa è il continuo ripetersi della Passione e Morte di Gesù, un amore incessante che si sacrifica, e dall’altra ci siamo noi, indifferenti e apatici nei confronti della Messa. Ho pensato allora che Gesù non è riuscito a fare nulla con noi, perché se la gente uscisse dal teatro come esce dalla S. Messa, io non rischierei più a fare l’attore! Spesso mi metto davanti alle porte della chiesa ed osservo i fedeli che escono. Dai loro volti non traspare nulla, come se niente fosse accaduto. Gesù muore sempre durante la messa e ognuno di noi dovrebbe dire: io sono una persona per cui qualcuno è già morto!
Dopo la Messa i fedeli si affrettano subito ad uscire dalla Chiesa, escono come se non fossero stati in alcun modo toccati, con lo stesso sguardo vuoto che avevano all’entrata, senza un minimo atteggiamento più aperto e felice considerando che sono gli uomini salvati da Gesù che muore. Passiamo, andiamo, torniamo in maniera vuota e superficiale, addirittura offensiva.
Ciò offende il Signore: Egli si dona, si sacrifica e muore continuamente, mentre noi rimaniamo freddi e insensibili… Questo mi ha portato al punto di dire: se mi trovassi al posto di Gesù, non sarei pronto a morire per queste persone che si comportano in un modo tale e per le quali il mio sacrificio non ha significato nulla.
Trascorso un po’ di tempo da questa mia sofferenza interna, ho capito di avere torto. Gesù è morto per amore vero, senza alcun tornaconto personale, senza condizioni che ci riguardassero. Pertanto, Egli morirebbe di nuovo per quello che siamo. Questo è il significato della riconciliazione. Ma ora mi chiedo: perché non gli siamo grati? Perché il suo amore, grazie al quale egli si sacrifica, non ci tocca profondamente?”
Padre Slavko Barbaric
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