Colombia: No a educazione gender
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Colombia: i cattolici scendono in piazza con la Marcia di San Lorenzo e fermano “l’educazione gender” imposta nelle scuole.
La piazza funziona. Per chi avesse ancora qualche dubbio sull’utilità politica di Family Day e affini dovrebbe smettere di deprimersi guardando la situazione italiana dove nonostante i due eventi oceanici del 2015 e del gennaio 2016 la legge Cirinnà è stata comunque approvata. E magari trovare nuove motivazioni.
In Colombia l’hanno ribattezzata la “Marcia di San Lorenzo”perché si è svolta il 10 agosto 2016, nella giornata dedicata solitamente alle stelle cadenti. A scendere in piazza sono stati cattolici di vari movimenti, ma anche insegnanti, scolaresche e famiglie con un obiettivo concreto: impedire l’approvazione di una legge sull’educazione gender obbligatoria a scuola su cui pesa un documento dell’Onu adottato dal ministero dell’Educazione.
“L’ideologia di genere distrugge la società”. Giunge dal card. Rubén Salazar Gómez, arcivescovo di Bogotá, in Colombia, il nuovo grido d’allarme nei confronti di una teoria che vuole ridefinire la differenza sessuale su basi non più biologiche. Le sue parole fanno eco a quelle pronunciate in varie occasioni da PAPA FRANCESCO CONTRO IL GENDER, anche pochi giorni prima di quella manifestazione imponente in Colombia. Mentre era a Cracovia per la GMG, il 27 luglio 2016 il Papa ha ribadito il No al gender, “colonizzazione ideologica, peccato contro Dio creatore”, ma i giornali hanno censurato queste parole del Papa!
http://www.tempi.it/muretti-censurati#.V7V47dSLSt8
Un altro richiamo contro il gender si trova nell’Esortazione apostolica post-sinodale “Amoris Laetitia” in cui, al numero 56, il Papa scrive: “E’ inquietante che alcune ideologie di questo tipo, che pretendono di rispondere a certe aspirazioni a volte comprensibili, cerchino di imporsi come un pensiero unico che determini anche l’educazione dei bambini”. IL PAPA nel 2015 definì il No al gender con parole molto forti
“Noi respingiamo la promozione dell’ideologia di genere nell’educazione nazionale – ha spiegato il Cardinale colombiano in conferenza stampa – perché si tratta di un’ideologia che distrugge l’essere umano, privandolo del contenuto fondamentale della complementarietà tra maschio e femmina”.
La posizione della Chiesa – ha ribadito l’Arcivescovo – è di tolleranza verso gli omosessuali, tuttavia “i diritti individuali non possono andare contro i diritti della comunità. Si deve avere profondo rispetto per tutti, ma senza imporre alcuna ideologia”. Di qui, l’invito alla politica a sostenere maggiormente la famiglia, in quanto “cellula della vita sociale”.
Il risultato è stato ineccepibile: dopo l’adunata che si è svolta in decine di piazze della Colombia, dalla capitale Bogotà dove hanno sfilato in 20mila, a Medellin appena un migliaio, ma anche Barranquilla, Cali, Ibagué, Bucaramanga, Tunca, Palmira, Popayán e altre tra le principali città della Colombia, il governo è tornato sui suoi passi. Una mobilitazione di popolo che ha costretto l’esecutivo guidato da Juan Manuel Santos a emettere un comunicato il giorno dopo per dire che né il Governo né il Ministero promuoveranno l’educazione di genere nel Paese.
L’opposizione non si fida e lamentando la completa assenza di un presiedente pro family dice che in realtà è tutto un trucco. Ma l’opposizione fa il suo mestiere. Però resta comunque un impegno preciso preso dal Governo a seguito di una mobilitazione di questo tenore. Che per il momento fa tirare un sospiro di sollievo al popolo pro life e pro family colombiano e fa in incassare un risultato sorprendente ai vescovi della conferenza episcopale che quella marcha por la familia l’hanno promosso e guidato.
Il 12 agosto infatti i prelati colombiani hanno salutato con soddisfazione la presa di posizione del governo che ha ammesso come quel documento dell’Onu non fosse stato approvato dallo stesso esecutivo. Ma c’è di più: a riprova della sua buona fede, seppure ancora d’intenti, c’è l’incontro che il premier ha voluto fare con ilcardinal Rubén Salazar Gómez.
Immaginate se dopo il Family Day di gennaio Renzi e la Cirinnà avessero fatto marcia indietro dopo aver visto la forza della piazza e aver incontrato il presidente della Cei Bagnasco per tranquillizzarlo e fare dietrofront. A noi sembra fanta politica, ma evidentemente in altre parti del mondo gira in maniera diversa.
Può essere uno stimolo per ringalluzzire il popolo del Family Day che proprio a settembre, come dichiarato alla Nuova BQ dal leader Massimo Gandolfini è impegnato nella ripresa dell’attività politica dove arriveranno al pettine tanti nodi: dall’educazione gender a scuola alla controversa e “funesta” ipotesi delle adozioni dei figli per coppie omosessuali fino all’eutanasia.
L’esperienza colombiana è un esempio di come la piazza, quando è unita con i suoi pastori, sia forte e possa mettere in crisi il potere.
Vatican.va
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