Differenza tra chi crede e chi rifiuta Dio
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Il Vangelo ci presenta la morte e la vita, la malattia e la guarigione miracolosa. Ogni essere umano si ritrova inevitabilmente dinanzi alla sofferenza, e mentre vive arriva il momento dell’incontro con la morte. Non sempre l’uomo conosce la guarigione miracolosa come avvenne alla donna che “da dodici anni aveva perdite di sangue”.
Con amarezza e con evidenti riscontri si nota che anche molti cristiani hanno una forma di divisione tra la Fede che professano e la mentalità che posseggono. Le loro convinzioni teoriche fanno poi scaturire le scelte di vita, ciò che apprezzano e rifiutano, i coinvolgimenti emotivi nei confronti anche di religiosità fanatiche.
Se questi entusiasmi impulsivi colpiscono molti cristiani, figuriamoci cosa succede a molti non credenti.
La differenza è notevole tra chi crede e chi rifiuta Dio. I cristiani hanno dei valori come bussola, hanno i dieci Comandamenti come legge da osservare e sono maggiormente sicuri del cammino da compiere in questo mondo per ottenere la vera felicità.
I non credenti e i cristiani inariditi invece hanno come legge ogni pensiero che affiora alla mente, ma da dove arriva? Dall’amor proprio o dai diavoli? Difficilmente arriva da Dio. Se Lui viene rifiutato o si ignora molto spesso non c’è più alcuna comunione e Dio alza le mani in segno di distacco…
Sono davvero molte le persone che esprimono pensieri illogici su questioni palesemente deplorevoli, e coltivano convinzioni assurde senza rendersi conto di cadere nel ridicolo. Per esempio, nessuno ha parlato dei terroristi di Dacca come musulmani invasati, questi che nel ristorante sgozzavano persone innocenti e gridavano di continuo “Allah akbar”.
Per lunghe ore hanno gridato questa litania, “Dio è grande”, e contemporaneamente agivano come macellai, tagliando la gola agli indifesi.
Ieri un italiano rimasto per nove mesi prigioniero in Libia per opera dell’Isis, ha riferito in una intervista che durante la prigionia i terroristi gli ripetevano come invasati che presto occuperanno l’Italia, e che tutto il mondo si dovrà sottomettere all’islam.
Questi progetti di terrore e di morte li ripetono da decenni, nonostante queste minacce l’Europa e non solo, persistono nell’accoglienza di centinaia di migliaia di immigrati, per riempire questo Continente di musulmani. La responsabilità non è dei buoni immigrati che vengono in Europa, anche rischiando di morire, quando i potenti li invitano e lanciano messaggi di accoglienza.
Tre giorni fa è arrivato ad Augusta il peschereccio affondato il 18 aprile 2015 nel Canale di Sicilia, dopo un recupero di tre giorni che ha segnato una complessa operazione disposta dalla presidenza del consiglio, affidata al ministero della Difesa e coordinata dalla Marina Militare.
Il giorno prima si era verificata l’ennesima tragedia di migranti annegati in mare, così il numero arriva a circa diecimila immigrati morti nel Mediterraneo. Vittime della crudeltà umana travestita da un buonismo di facciata, in realtà sono interessi poco nobili.
L’iniquità è grande in coloro che permettono le partenza dalla Libia di barche e gommoni, mettendo in situazioni di grave pericolo donne e bambini inermi, oltre agli uomini animati in buona parte dal desiderio di trovare lavoro in Europa e aiutare i familiari.
Nel relitto del peschereccio affondato lo scorso anno, si trovavano circa 700 persone, se ne salvarono solamente 18. Circa 300 rimasero intrappolate nella stiva e sono state viste nei giorni scorsi dai sommozzatori della Marina militare e dei vigili del fuoco. Aggiungo una nota non marginale: il tutto è costato 9,5 milioni di euro, finanziati dalla presidenza del consiglio dei ministri.
Nelle interviste di questi giorni gli italiani dicono di vivere nel terrore, non sanno la vera identità dei musulmani che abitano vicino a loro.
A Grado in provincia di Gorizia, viveva un musulmano apparentemente tranquillo, non aveva mai rivelato a nessun italiano le sue idee religiose ed esteriormente non mostrava alcun fanatismo. Restava però molte ore del giorno davanti al computer del suo negozio e sotto falso nome reclutava anche italiani da far entrare nell’Isis.
Questo bengalese è stato espulso dall’Italia, ma quanti altri musulmani vivono in Italia mimetizzati e pronti a colpire al più presto?
Sopra ho citato il buonismo di molte persone, credenti e cristiani, un buonismo irragionevole perché espresso senza riflettere attentamente sulle questioni esplosive… senza avere quella capacità razionale di valutare l’insieme delle cose e dei fatti.
Molte persone parlano istintivamente, improvvisano progetti illogici ed esprimono le loro segrete ambizioni. O vagheggiamenti.
Tra i nove morti italiani di Dacca, una donna che viveva da venti anni in Bangladesh, a novembre 2015 aveva difeso i terroristi musulmani autori della strage nel teatro di Parigi, scrivendo una petizione, affinché venisse radiato dall’ordine dei giornalisti il direttore di un quotidiano italiano, che aveva pubblicato in prima pagina un titolo contro i fanatici islamici.
Questa donna era mossa da un buonismo che non è mai buono quando si difende qualcuno andando contro la verità e l’oggettività degli avvenimenti. Vivendo in Bangladesh si sentiva vicina ai musulmani, e non riusciva a vedere oggettivamente il flagello seminato dai terroristi e che per questo andavano condannati.
Purtroppo proprio lei tre giorni fa ha conosciuto la violenza dei terroristi che agiscono nel nome di Allah e hanno sgozzato anche lei.
L’umanità sta conoscendo un pericolo mai avvenuto prima, adesso i cittadini perbene devono temere di andare nei ristoranti, di passeggiare tranquillamente, di divertirsi lecitamente da soli o con i familiari. Ma si può vivere così? Perché i tranquilli italiani devono uscire di casa o andare in vacanza nei villaggi turistici e negli alberghi con il terrore nella mente e con il cuore agitato?
Questo perché sta avvenendo? Le persone buone e senza alcuna responsabilità possono solo ripetere: che cosa abbiamo fatto di male?
L’assenza di Gesù nel mondo sta provocando un grande sconvolgimento e il Signore potrà proteggere solo quelli che Lo adorano.
È tempo di rientrare in noi stessi e comprendere la fondamentale importanza della preghiera. Non ne possiamo assolutamente fare a meno.
Dalla preghiera fin dal mattino dipende la vita, la giornata, tutto quello che ci necessita per rimanere fedeli al Vangelo del Signore.
Padre Giulio M. Scozzaro
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