I Testimoni di Geova – Lezione 108
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Il Regno di Dio e il Regno di Geova
PRIMA PARTE – IL REGNO DI DIO
Il tempo è compiuto (Marco 1, .15)
Fin dal suo primo apparire in pubblico Gesù si presentò come il messaggero dell’atteso Regno di Dio.
“Dopo che Giovanni fu messo in carcere, Gesù venne in Galilea, predicando il Vangelo di Dio e dicendo: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è qui; ravvedetevi e credete al Vangelo” (Marco 1, 14-15, Garofalo).
Non era una cosa nuova parlare dei Regno di Dio. Anche il Battista ne aveva parlato (cfr. Matteo 3, 2). Nuova era invece l’affermazione di Gesù che diceva: “Il tempo è compiuto!” che equivaleva a dire: “Il tempo dell’attesa è finito! Comincia ora quello della presenza del Regno”. Su questo chiaro annuncio del Maestro facciamo subito due considerazioni:
La prima. Gesù annunziò il compimento del tempo e la fine dell’attesa senza preoccuparsi di giustificare la sua affermazione con calcoli numerici. In tutto il Nuovo Testamento non è mai detto che Cristo o i discepoli si siano dato pensiero di conteggiare i settant’anni di Geremia (25, 11-14) o le settanta settimane di Daniele (9, 1-27). Tanto meno Gesù o alcuno dei suoi discepoli si prese cura di trasformare in giorni e in anni i setti tempi di Daniele (4, 22) con calcoli artificiosi.
La seconda. Senza attardarsi in speculazioni numeriche Gesù annunziò con autorità (cfr. Luca 4, 32-36) l’inizio del Grande Giubileo o Anno di Grazia, che nel linguaggio dei profeti indicava l’inizio del Regno di Dio.
“Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha mandato per predicare un Anno di Grazia del Signore”.
Poi arrotolò il volume e cominciò a dire: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete udita coi vostri orecchi” (Luca 4, 18-21).
Il Regno di Dio è qui (Marco 1, 15)
Possiamo dunque affermare che con la venuta di Cristo sulla terra il Regno di Dio cominciò a essere presente in una forma tutta particolare. Certo Dio ha regnato da sempre (cfr. Esodo 15, 18; Salmo 9, 8; 10, 16). Ma Cristo ha inaugurato il Regno di Dio nella sua forma definitiva. 1 vangeli ci attestano questa presenza del Regno in modo inequivocabile.
1 – Analizziamo le parole con cui Gesù ha dato inizio al suo ministero: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è qui” (Marco 1, 15, Garofalo). Con questo annuncio non ha voluto indicare solo un avvicinarsi, ma una effettiva presenza del Regno. Se infatti “il tempo è stato compiuto” (testo greco), ne segue che l’attesa è finita ed è cominciata la presenza della realtà attesa. Sarebbe un controsenso dire che il tempo dell’attesa è terminato e che ancora bisogna attendere.
Commenta la Bibbia di Salvatore Garofalo:
“Il tempo previsto dai profeti del Vecchio Testamento è scaduto, ed il Regno di Dio viene per chi, comprendendo i tempi, accetta la predicazione di Gesù”.
Più tardi, in piena vita pubblica, Gesù interrogato dal farisei: “Quando verrà il Regno di Dio?”, rispose “Il Regno di Dio è in mezzo a voi” (Luca 17, 21). “In mezzo a voi” è la traduzione esatta di Luca 17, 21, ed indica una effettiva presenza del Regno, manifestata anche da segni esteriori .
2 – In effetti, Gesù ha dato dei segni per conoscere la presenza del Regno. Ricordiamone alcuni:
a) Racconta san Matteo:
“Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere di Cristo, mandò a dirgli: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attendere un altro?”. Gesù rispose. Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete i ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi acquistano l’udito, i morti risorgono, ai poveri è annunciata la Buona Novella” (Matteo 11, 2-6; cfr. Luca 7, 18-23).
La risposta di Gesù è un esplicito richiamo ai segni dati dai profeti come indicativi dell’effettiva venuta del Regno (cfr. Isaia 26, 19; 29, 18; 35, 5-6; 61, 1). Gesù compie le opere date come segni dell’apparizione del Regno. Dunque con lui il Regno di Dio è realmente giunto. Egli darà ai suoi discepoli il potere di compiere le stesse opere (cfr. Marco 16, 17-18; 1 Corinzi 12, 9-30; Giovanni 14, 12).
b) Tra i segni indicati da Gesù vi è anche la cacciata dei demoni: “Se io scaccio i demoni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il Regno di Dio” (Luca 11, 20; cfr. Matteo 12, 28).
La guarigione degli indemoniati occupava un posto preminente nell’attività di Gesù (cfr. Marco 1, 32; Matteo 8, 16; Luca 4, 41). Ciò facendo, Cristo,. “Il più forte”, vinceva “il forte armato”, cioè il demonio; gli toglieva l’armatura e ne distribuiva le spoglie (cfr. Marco 3, 27; Matteo 12,29; Luca 11, 21-22). In altre parole, demoliva il regno di satana, e fondava il Regno di Dio.
2 – Poiché il Regno di Dio era una realtà presente, Gesù lo dava a coloro che erano disposti ad accoglierlo. Nella prima delle beatitudini Gesù dichiara: “Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli” (Matteo 5, 3). Gesù non dice sarà (al futuro) bensì è (greco estin) al presente. In Luca 6, 20 abbiamo lo stesso verbo al presente (estìn), ma invece di “Regno dei cieli”, è detto “Regno di Dio”.
Chi sono i poveri in spirito?
a) Nella Bibbia poveri (‘anawim) sono coloro che non si lasciano dominare dalle passioni umane, come la sete del denaro, l’orgoglio, l’odio ecc., non vogliono cioè essere dominati dal maligno. Al contrario, essi ripongono in Dio la mente e il cuore, siano prospere o avverse le circostanze della loro vita. In, altre parole, i poveri sono coloro che accettano il dono del Regno di Dio e vivono di grande fede in Lui. Essi attuano la giustizia del Regno. Gesù dunque ha fatto chiaramente intendere che la realtà dell’unico Regno di Dio poteva essere recepita e posseduta fin d’allora, dai “poveri”.
b) Al numero dei poveri in senso biblico apparteneva il gruppo dei primi discepoli di Cristo. Ad essi un giorno il Maestro rivolse queste parole: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il Regno” (Luca 12, 32). Quei primi discepoli erano ancora pochi a paragone della torma dei lupi che insidiavano alla loro vita perché seguaci di Cristo. Essi, comunque, non dovevano temere perché già possedevano il Regno.
Due errori geovisti
1 – L’errore: A parere dei tdG l’espressione “regno dei cieli” di Matteo 5, 3 indicherebbe la sede celeste dei 144 mila eletti da Geova, in contrasto con “la terra”, questa terra, promessa alle altre pecore, come direbbe Matteo 5, 5: “Beati i miti perché possederanno la terra” (Garofalo).
La verità. Si tratta d’una spiegazione settaria della Parola di Dio. Infatti:
a) Chiunque abbia una minima conoscenza della Bibbia sa che l’espressione “Regno dei cieli”, usata abitualmente da san Matteo, corrisponde all’espressione “Regno di Dio”, usata da san Luca (6, 20). E’ perciò errato dire che “regno dei cieli” indica la sede dei privilegiati 144.000 chiamati in cielo a governare con Cristo.
b) Parimenti errata è la spiegazione geovista di Matteo 5, S. Infatti la parola “miti” corrisponde a “poveri in spirito” di Matteo 5, 3, ed indica non già “quelli di indole mite”, come traduce settariamente la Bibbia geovista, ma coloro i quali, anche se di indole non mite, acquistano la virtù della mitezza, accettando il Regno di Dio. Si tratta d’una virtù cristiana, non di un temperamento di natura. A questi miti (o poveri) è data la stessa ricompensa del Regno di Dio (o dei cieli). Infatti l’espressione “possederanno la terra” è una citazione del Salmo 31, 11, dove la terra promessa, la Palestina, è figura del regno messianico.
2 – Il secondo errore geovista riguarda il piccolo gregge (Luca 12, 32). I tdG sono del parere che “il piccolo gregge” sarebbe la classe dei 144.000.
La verità: E’ chiaro che si tratta ancora d’una spiegazione settaria per puntellare l’esistenza d’una classe di privilegiati aventi diritto al comando e all’amministrazione dei beni. No! Gesù rivolge le sue parole e il suo invito a tutti coloro che lo seguivano senza alcuna discriminazione e senza limite di numero. Anche se allora erano ancora pochi, sarebbero col tempo cresciuti fino a diventare milioni, miliardi. A tutti è dato il dono del Regno – dell’unico Regno di Dio – perché tutti sono chiamati a regnare con Cristo (cfr. 2 Timoteo 2, 12).
La Nuova Alleanza
Quantunque presente e operante fin dal primo apparire di Gesù sulla terra, il Regno di Dio venne fondato formalmente negli eventi della Pasqua, dall’Ultima Cena all’Ascensione del Risorto.
1 – E’ questo il significato delle parole dette da Gesù durante la Cena, che precedette la sua cattura: “Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi” (Luca 22, 20; cfr. 1 Corinzi 11, 25). Gesù fa qui un chiaro riferimento ai profeti Geremia (31, 31-34) ed Ezechiele (37, 20-25), che in tempi assai calamitosi per il regno di Dio dell’Antico Patto annunciarono la sua futura restaurazione sotto nuova luce: “lo concluderò un’Alleanza Nuova” (Geremia 31, 31), “un solo Re regnerà su tutti loro e non saranno più due popoli, né saranno divisi in due regni” (Ezechiele 37, 22).
2 – Gesù ha dato compimento a ciò che i profeti avevano annunziato, ha istituita la Nuova Alleanza, ha restaurato il Regno di Dio, in una forma che non avrà fine (cfr. Luca 1, 32-33; Isaia 9, 6). In effetti, l’Agnello immolato, ossia Gesù, il Figlio di Dio (cfr. Giovanni 1, 29), dando la sua vita per la salvezza di tutti, ha riscattato per Dio con il suo sangue “uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione e li ha costituiti per il nostro Dio un Regno di sacerdoti e regneranno sopra la terra” (Apocalisse 5, 9-10).
Il sacrificio di Cristo sulla croce, circa duemila anni fa, ha dato inizio effettivo al Regno di Dio, alla Nuova Alleanza nella sua piena efficienza.
3 Fermiamoci a considerare la figura del Re.
a) In virtù della sua morte-sacrificio Gesù fu costituito Signore e Cristo (= Unto). A dircelo è il primo degli Apostoli san Pietro che, ripieno della forza dello Spirito Santo, il giorno di Pentecoste dichiarò pubblicamente:
“Sappia con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso” (Atti 2, 36).
Gesù dunque possedette la Signoria o Sovranità o Regalità fin dal tempo della sua morte e risurrezione; fin d’allora egli fu l’Unto, ossia ebbe la investitura regale. L’unzione era il segno della elezione a re (cfr. 1 Samuele 16, 13). Il Risorto è Colui in cui fu realizzata la promessa fatta da Dio a David di un Regno senza fine e senza confini (cfr. 2 Samuele 7, 16; Isaia 9, 6; Daniele 7, 14).
b) San Paolo insegnava la stessa dottrina. Scrivendo ai cristiani di Filippi dice:
“Gesù Cristo, pur essendo di natura divina umiliò se stesso (… ) fino alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù è il Signore a gloria di Dio Padre” (Filippesi 2, 6-11).
Spiegazione:
– In perfetta armonia con san Pietro, l’Apostolo Paolo proclama l’esaltazione di Gesù alla Signoria o Regalità universale in virtù della sua umiliazione fino alla morte di croce, in virtù degli eventi pasquali. Fin dalla prima Pasqua cristiana Gesù è Re o Signore o Sovrano. Perciò san Paolo precisa: “ogni ginocchio si pieghi” (al presente). Egli non dice “si piegherà” in un lontano 1914, come fantasticano i tdG.
– Fin d’allora ogni creatura nei cieli, sulla terra e sotto terra deve riconoscere la Signoria o Regalità di Cristo, piegare il ginocchio davanti a Lui. Fin d’allora Gesù regna su tutti e su tutto, e non già su un piccolo gruppo di uomini privilegiati, ossia su gli appartenenti alla serie A dei 144.000.La regalità universale di Cristo è già in atto, un fatto compiuto. Il Signore e Unto non doveva aspettare fino al 1914 per essere intronizzato Re.
4 – Noi possiamo risalire alla sorgente di questo insegnamento apostolico ricordando le parole che Gesù disse ai discepoli il giorno dell’Ascensione:
“E’ stato dato a me ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le genti” (Matteo 28, 18-19).
Precisiamo:
a) Gesù ha detto: “E’ stato dato a me” (al passato) e non già “sarà dato” (al futuro). Egli affermava un fatto già avvenuto, parlava di una realtà presente e operante.
Ha detto pure: “ogni potere”, e non già parte del potere, ed ha aggiunto: “in cielo e in terra”.
Il giorno dell’Ascensione il Risorto è già “Signore dei signori e Re dei re” (Apocalisse 17, 14). A Lui appartiene tutta la regalità del beato e unico Sovrano “il Re dei regnanti e il Signore dei signori” (1 Timoteo 6, 15).
b) In virtù della sua regalità suprema e universale già in atto, il Risorto dà ordini ai discepoli di annunziare la Buona Notizia del Regno a tutte le nazioni, ossia a invitare mediante la predicazione tutte le creature umane, senza limite di numero, a diventare fin d’allora cittadini effettivi del Regno.
Va perciò rigettata come falsa la traduzione che i tdG danno del testo di Matteo 28, 19: “Fate discepoli di persone”. Con questo falso la intellighenzia della setta vorrebbe far intendere che Gesù limitava il numero dei beneficiari del Regno a poche decine di migliaia (allora) e a poche centinaia di migliaia ora, dopo la fatidica data del 1914. Ma si tratta di una meschina manipolazione della Bibbia. “Dio è più grande del nostro cuore”. (1 Giovanni 3, 20).
5 – La fede degli Apostoli ignorava queste limitazioni settarie.
a) Scrivendo ai Colossesi san Paolo li esortava a ringraziare il Padre “che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel Regno del suo Figlio diletto” (1, 12-13). Egli parlava di un fatto compiuto, d’un evento già realizzato, che riguardava lui e tanti altri pagani e giudei convertiti al Vangelo. Erano tanti!. L’Apostolo non usava il contagocce per far entrare nell’unico Regno di Dio, come fanno i tdG, preoccupati che non sia superato il numero dei fortunati 144.000 destinati al comando.
San Paolo parla di un unico Regno, al quale sono chiamati tutti gli uomini indistintamente, perché tutti redenti dal suo Sangue. Quest’unico Regno non è strutturato come i regni della terra. Il Figlio di Dio è l’unico Pastore (cfr. Apocalisse 7, 17; Giovanni 10, 11) .
b) San Giovanni, rivolgendosi a tutti i fedeli delle sette chiese, augura grazia e pace da Gesù Cristo “il Principe dei re della terra, che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre” (Apocalisse 1, 6). Giovanni, come san Paolo, afferma che il Regno di Dio è un evento già attuato e gode di una perfetta unità. Tutti i credenti a cui Giovanni scrive, formano assieme a lui, il discepolo che Gesù amava, un unico sacerdozio regale. E’ assurdo pensare che tale struttura unitaria del Regno di Dio sia stata cambiata a beneficio di pochi ambiziosi come affermano i tdG.
Padre Nicola Tornese
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