I Testimoni di Geova – Lezione 118
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LA VOCE DELLA STORIA
4 – Atti dei Martiri
I. – Il martirio del soldato Marino (anno 262 a Cesarea).
“Quando ancora la pace era generale in tutte le chiese, in Cesarca di Palestina, Marino, ufficiale dell’esercito fu decapitato perché aveva confessato Cristo. Ed ecco come.
Era vacante un posto di centurione, e Marino, in seguito a promozioni, doveva ottenerlo; stava per essergli consegnata la verga di vite, che è l’insegna onorifica dei centurioni romani, quando un rivale si presenta davanti al tribunale e dichiara che Marino non può accedere alle dignità romane, a norma delle antiche leggi, perché è cristiano e rifiuta di sacrificare agli imperatori. L’avanzamento, diceva l’accusatore, toccava dunque a lui di pieno diritto.
Il giudice, un certo Acheo, infastidito di quest’affare, domanda allora a Marino qual’è la sua religione, questi confessa a gran voce e senza tergiversare che è cristiano. Il giudice gli dà allora tre ore per riflettere.
Uscendo dal tribunale, Marino incontra Teotecno, il vescovo del luogo, che lo ferma; s’intrattiene a lungo con lui, poi prendendolo per mano, lo conduce in chiesa. Entrano, il vescovo lo porta ai piedi dell’altare e qui solleva il mantello dell’ufficiale indicandogli la spada appesa al fianco; gli presenta nello stesso tempo il libro del santo vangelo e gli chiede di scegliere. Senza esitazione Marino stende la mano e prende il libro divino. -“Sii dunque di Dio – gli dice il vescovo – sii con Dio e, forte nella grazia, consegui ciò che hai scelto. Va in pace”.
Marino esce dalla chiesa e se ne ritorna in tribunale; già il banditore, davanti alla porta del tribunale, lo chiama a comparire. Il termine è trascorso. Si presenta davanti al giudice e proclama la sua fede con ardore ancora più grande: Immediatamente lo trascinano al supplizio e muore martire”.
Osservazione. Marino era un ufficiale dell’esercito con buona pace di tutti, anche della sua coscienza di cristiano. Avrebbe accettato pure il posto di centurione con la riserva certamente di non fare ciò che la sua fede gli proibiva (p.e. sacrificare agli imperatori). Il suo rivale sfrutta ambiziosamente la situazione. Posto davanti alla scelta, Marino preferisce la morte piuttosto che impegnarsi anche lontanamente a dare a Cesare ciò che è di Dio.
Dal comportamento di questo martire non è possibile dedurre una radicale alterità tra vangelo e servizio militare.
2. – Il martirio di Massimiliano (anno 295 vicino Cartagine).
“Il proconsole Dione disse al coscritto: “Come ti chiami?”..
Massimiliano: “Perché vuoi sapere il mio nome? Non mi è dato di servire: io sono cristiano”.
Il proconsole: “Mettetelo alla misura”. Mentre lo misuravano, Massimiliano disse: “lo non posso servire, non posso fare il male, sono cristiano”.
Il proconsole: “Chi ti ha messo queste idee in testa?”. Massimiliano: “La mia coscienza e Colui che mi ha chiamato”.
Il proconsole: “Fa il soldato e accetta la palla di piombo in segno di arruolamento”.
Massimiliano: “Non so che farmene del vostro segno; io porto già il segno di Cristo, mio Dio”.
Il proconsole: “Ti mando subito a raggiungere il tuo Cristo”.
Massimiliano: “E’ propria quel che desidero; sarà la mia gloria”.
Il proconsole: “Sii soldato e accetta il distintivo, altrimenti morrai miseramente”.
Massimiliano: “lo non morrò, il mio nome è già scritto presso il mio Dio. lo non posso essere soldato”.
Il proconsole: “Nella guardia di onore dei nostri signori Diocleziano e Massimiliano, Costanzo e Massimo, ci sono dei soldati cristiani che prestano servizio”.
Massimiliano. “E’ affar loro. lo sono cristiano e non posso fare del male”.
Il proconsole: “Quelli che prestano servizio che male fanno?”.
Massimiliano: “Tu sai bene quello che fanno”.
Il proconsole: “Sii soldato! Se disprezzi il servizio militare, morirai”.
Massimiliano: “lo non morrò, e se lascio questo mondo, la mia anima vivrà con Cristo, mio Signore”.
Il proconsole: “Si cancelli il suo nome”.
Appena cancellato il nome, il proconsole disse- “Atteso che per spirito d’indisciplina tu hai rifiutato di servire nell’esercito, sarai colpito dalla sentenza legale. Ciò servirà d’esempio!”. E lesse sulla tavoletta la condanna: “Massimiliano per indisciplina ha rifiutato il giuramento militare. E’ perciò condannato a morire di spada”.
Massimiliano: “Deo gratias!”.
Osservazione:
Il caso di Massimiliano è analogo a quello del martire Marino. Il rifiuto di fare il soldato è motivato dalla convinzione che servire nell’esercito equivaleva a fare del male. Su questa base Massimiliano rifiuta il giuramento e questo suo rifiuto è motivo della condanna. Come Marino egli fu un obiettore di coscienza.
Il suo comportamento coraggioso non contraddice al fatto che altri cristiani servivano nella guardia d’onore degli imperatori. Possiamo legittimamente supporre che questi soldati avessero la coscienza di poter dare a Cesare quel che è di Cesare e che fossero pronti di dare a Dio ciò che è di Dio, qualora il servizio di Cesare li avesse posti in questa alternativa.
Neppure dalla testimonianza di Massimiliano si può dedurre una radicale incompatibilità tra Vangelo e servizio militare.
Conclusione
Alla fine della nostra rassegna criticamente documentata appare chiaro quanto sia superficiale e fazioso il giudizio dei tdG su l’atteggiamento dei primi cristiani sia rispetto al servizio militare sia verso le cerimonie patriottiche. In base a poche monche citazioni prese da alcuni manuali di storia, i geovisti vorrebbero – contro la verità storica – attribuire ai primi cristiani la neutralità ad oltranza, che essi impongono ai loro seguaci . La storia debitamente letta non dice questo. “Accertatevi di ogni cosa” come insegna l’apostolo (1 Tessalonicesi 5, 21).
Padre Nicola Tornese s.j.
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