I Testimoni di Geova – Lezione 119
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LA VOCE DELLA STORIA LUCI ED OMBRE
Non più la guerra
I. – Dalle testimonianze finora riportate emerge come nota dominante il comando divino di Non ammazzare. Esso è alla base di tutte le contestazioni degli antichi scrittori e martiri cristiani.
Di conseguenza, alla luce dei documenti citati sia biblici che dagli scrittori dei primi secoli, bisogna dire che l’uso delle armi nella guerra deve dirsi anti-cristiano e immorale. In guerra ogni soldato è potenzialmente e di fatto un omicida, mentre la via, anche quella del nemico, è sacra. Sarebbe impossibile non violare il comando divino: Non ammazzare. Il cristiano autentico deve rifiutarsi dì disubbidere a Dio in un punto di capitale importanza. Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini (Atti 5, 29).
2. – Questo rifiuto radicale urge ancora di più la coscienza cristiana nella esacranda prospettiva d’una guerra atomica. L’uso delle armi nucleari è sempre anticristiano e intrinsicamente illecito.
Sia la nazione che attacca sia quella attaccata sarebbero ridotte in pochi secondi a un cumulo di rovine, col prezzo di decine e anche di centinaia di milioni di vite umane. una nuova, incomparabilmente più grande strage degli innocenti!
3. – Per le stesse ragioni, anche la preparazione della guerra e delle armi nucleari deve essere contestata dal cristiano. Una qualsiasi cooperazione sia nel preparare le armi atomiche sia nell’addestramento ad usarle sarebbe una violazione indiretta, ma positiva e reale, del comando divino: Non ammazzare. L’atteggiamento del cristiano in simili circostanze comporta una scelta eroica, forse fino al martirio, non diversa da quella dei cristiani dei primi secoli. Dio può esigere anche questa per il trionfo del suo Regno di pace.
Vogliamo anche aggiungere che i tributi allo Stato non sarebbero conciliaboli con la coscienza cristiana qualora il discepolo di Cristo fosse certo che il potere costituito usasse del pubblico danaro per la fabbricazione di armi micidiali in vista di una guerra atomica.
La parola d’ordine del cristiano deve essere sempre quella gridata ai capi degli Stati e a tutta l’umanità dal grande Pontefice Paolo VI: Non più la guerra!”.
Se vuoi la pace, prepara la pace
La pace, comunque, è un dono di Dio affidato agli uomini. Questo vuol dire che i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà devono lavorare per preservare la pace. Si tratta di respingere qualsiasi atteggiamento ideologico e pratico che inculca le divisioni tra gli uomini. Ogni fanatismo politico o religioso darà frutti di guerra non di pace a breve o a lunga scadenza. Quando domina la menzogna, la denigrazione, il settarismo cieco ed arrogante ed è negata per principio la possibilità di dialogare, non si lavora per la pace, ma per la guerra”.
La pace è frutto della carità e della libertà. La guerra sarà scongiurata definitivamente quando l’uomo vedrà in ogni uomo un suo fratello, e non già un nemico da distruggere, sia pure con immaginarie legioni di eserciti celesti. Dio sì serve delle forze angeliche per sconfiggere il male – di cui satana è l’istigatore – non le creature umane che Egli ama e vuol tutte salve (cf. 1 Timoteo 2, 4).
In difesa della pace
Con perfetta e costante fedeltà al Vangelo i papi di questo secolo si sono adoperati per la promozione e la difesa della pace.
I. – San Pio X fu la prima vittima della Prima Guerra mondiale, stroncato dall’angoscia perché le sue parole e le sue istanze presso i responsabili dei vari Stati non erano state debitamente ascoltate. Sono sue le famose parole.- Io benedico la pace, non la guerra!
2. – Gran parte dell’opera di Benedetto XV fu rivolta a far cessare la guerra, definita da lui una follia universale, un vero e proprio suicidio, una inutile strage. La sua più grande pena fu il fatto che non lo si volle ascoltare e che, anzi, la sua opera per la pace fu interpretata come un parteggiare per l’uno o per l’altro contendente.
3. – Pio XI, sentendo avvicinarsi il turbine di una seconda guerra mondiale, offri a Dio la sua vita per la pace, condannando i fautori della guerra con la preghiera del Salmo 67,31. Disse il papa: Se qualcuno osasse commettere questo nefando delitto (di scatenare la guerra), allora non potremmo fare a meno di rivolgere nuovamente a Dio con animo amareggiato la preghiera: Disperdi i popoli che vogliono la guerra.
4. – Sono noti gli immensi sforzi compiuti da Pio XII, dapprima per impedire lo scoppio della seconda guerra mondiale e poi per alleviarne le rovine e le sofferenze. Papa Pacelli ammoniva governanti e popoli:
E’ con la forza della ragione, non con quella delle armi che la giustizia si fa strada ( … ). Imminente è il pericolo, ma si è ancora in tempo. Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra. Ritornino gli uomini a comprendersi. Ritornino a trattare. Trattando con buona volontà e con rispetto dei reciproci diritti si accorgeranno che ai sinceri e fattivi negoziati non è mai precluso un onorevole successo.
5. – Di Giovanni XXIII, autore dell’enciclica Pacem in terris, vogliamo ricordare l’intervento presso Kennedy e Krusciov, che scongiurò il pericolo d’una guerra atomica.
In un solenne messaggio al mondo il 25 ottobre 1962 papa Roncalli disse:
Alla Chiesa sta a cuore più d’ogni altra cosa la pace e la fraternità tra gli uomini; ed essa opera senza stancarsi mai, a consolidare questi beni. A questo proposito, abbiamo ricordato i gravi doveri di coloro che portano la responsabilità del potere (… ). Con la mano sulla coscienza, ascoltino il grido angoscioso che da tutti i punti della terra sale verso il cielo. Pace, pace! Oggi noi rinnoviamo questo accorato appello; e supplichiamo i capi di non essere insensibili a questo grido dell’umanità. Facciano tutto ciò che è in loro potere per salvare la pace.
6. – L’opera di Paolo VI per la pace è stata continua ed intensa. Tra i molti interventi per la pace va ricordato il discorso all’ONU (4 ottobre 1965), in cui, facendosi interprete del mondo intero, lanciò il grido.- Non più la guerra, non più la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei popoli e dell’intera umanità.
Fu Paolo VI a istituire La Giornata della Pace (10 gennaio) per ricordare a tutti gli uomini, all’inizio d’ogni anno, il dovere di lavorare per costruire la pace. Alla sua morte (6 agosto 1978) un coro unanime si levò da ogni parte della terra per riconoscere in lui il Papa della pace. Unica eccezione i testimoni di Geova, che due mesi prima, in una caricatura menzognera e volgare, marchio evidente della loro malignità, raffigurarono Papa Montini in atto di benedire la guerra”.
7. – Giovanni Paolo Il continua con lo stesso zelo la missione dei suoi predecessori in difesa della pace. In tutti i suoi discorsi, nota dominante è l’invito accorato di lavorare per la pace nel pieno rispetto delle libertà e dei diritti degli altri. Mai papa Wojtyla ha detto una sola parola a favore della insurrezione o reazione armata, sempre per scongiurare e condannare l’una e l’altra.
Tra i suoi innumerevoli interventi a favore della pace ricordiamo solo l’appello fatto il 25 febbraio 1981 da Hiroshina a tutto il mondo, in nome della vita, dell’umanità, del futuro:
Ai capi di Stato e di Governo, a coloro che detengono il potere politico ed economico, io dico: impegniamoci per la pace e la giustizia; prendiamo una solenne decisione, ora: che la guerra non venga più tollerata e vista come mezzo per risolvere le divergenze (… ). Ai giovani di tutto il mondo dico: creiamo insieme un nuovo futuro di fraternità e solidarietà.
Servizio militare
Su questa base di guerra alla guerra ha ancora senso per il cristiano parlare di servizio militare?
I. – Coerentemente a quanto è stato detto e documentato finora, la coscienza cristiana non può approvare il servizio militare inteso come scuola di militarismo, vale a dire come addestramento alla guerra, specie atomica; oppure per la violenta repressione dei cittadini a vantaggio dell’ambizione di persone senza scrupoli o degli interessi egoistici di gruppi accecati da ideologie materialiste o capitaliste e di názionalismi fanatici; oppure per il violento rovesciamento di autorità superiori.
2. – La Bibbia tuttavia non giustifica l’affermazione secondo cui vi sarebbe una radicale incompatibilità tra uso della spada e professione di fede cristiana. Vale qui l’insegnamento di san Paolo esaminato nella Parte Prima. L’Apostolo precisa che lo scopo dell’uso della spada è la difesa dei buoni contro i malvagi. L’autorità superiore è ministra di Dio ed esecutrice della sua volontà nel punire chi opera il male.
E’ implicito nell’insegnamento paolino che durante il tempo presente, prima cioè del ritorno del Signore, vi possono essere perturbatorí della pace, uomini egoisti, vanitosi, orgogliosi ( … ), senz’amore (… ) I nemici del bene (… ), con la parvenza della pietà, mentre ne hanno rinnegata la forza interiore (… ). Al loro numero appartengono certi tali che entrano nelle case e accalappiano donnicciole cariche di peccati, mosse da passioni di ogni genere, che stanno sempre lì ad imparare, senza riuscire mai a giungere alla conoscenza della verità (2 Timoteo 3,1-7).
Per difendere i buoni contro costoro l’autorità costituita può portare e usare la spada. Non è detto che debba uccidere, ma tale uso deve essere certamente un mezzo adatto a garantire la convivenza pacifica e, nei casi-limite, neutralizzare i colpevoli.
3. – In questa prospettiva il servizio militare diventa una scuola di servizio civile e cristiano a bene del prossimo: scuola ed esercizio di autentico amore degli uomini.
Diciamo ancora una volta che lo Stato ha il diritto-dovere di garantire la pace e la giustizia nella comunità, e di addestrare convenientemente coloro i quali siano gli immediati garanti e tutori. D’altra parte i cittadini hanno il diritto di essere difesi convenientemente nelle loro vite e nei loro legittimi interessi, e il dovere di cooperare ‘materialmente e moralmente’al servizio reso dallo Stato per la tutela dell’ordine pubblico. i tutori dell’ordine possono essere chiamati funzionari di Dio (cf. Romani 13,6).
4. – Non esitiamo aggiungere che i tutori dell’ordine, compiendo il loro dovere con spirito evangelico, sono discepoli di Cristo di avanguardia, perché mettono in pratica il comandamento dell’amore del prossimo più di tanti altri cristiani. In effetti, espongono quotidianamente la loro vita a pericoli anche mortali e non di rado pagano di persona per salvare la vita degli altri: Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici (Giovanni 15, 13; cf. 1 Giovanni 3,16).
Viene spontaneo domandasi se sia più fedele alla Bibbia il testimone di Geova, obiettore di coscienza ad oltranza, che preferisce starsene, per pochi mesi, al sicuro in una confortevole prigione, oppure il giovane militare e il tutore dell’ordine, che espongono quotidianamente la loro vita sulle piazze e lungo le strade per difendere quella degli altri!
Legittima difesa
Può darsi il caso che i tutori dell’ordine vengano a trovarsi nella incresciosa situazione di dover difendere i cittadini della propria nazione contro quelli di un’altra comunità nazionale. Che cosa fare in questa deprecatile eventualità?
l. – Ricordiamo anzitutto quanto già è stato detto, vale a dire che nella prospettiva, cristiana il concetto di una umanità divisa ideologicamente e anche geograficamente da frontiere, che siano causa di sanguinosi conflitti, non ha diritto di cittadinanza. Gesù Cristo ha rotto ogni barriera e di ciò che era diviso ha fatto un’unità (cf. Efesini 2,14; Galati 3,28 ecc.). Coloro che sono veramente cristiani devono considerare tutti i popoli della terra come un solo popolo ed impegnarsi affinché di fatto ogni barriera sia superata nel rispetto reciproco e nella salvaguardia dei diritti fondamentali dell’uomo.
2. – In questa prospettiva e nell’impegno di tutti di vedere in ogni uomo un proprio fratello, non ha più senso parlare ancora di guerra giusta. Può darsi solo che si dia il caso di una legittima difesa comunitaria nel senso che, qualora una comunità politica o nazione si rendesse colpevole verso un’altra, le autorità superiori e i tutori dell’ordine hanno il diritto-dovere d’intervenire per la difesa dei buoni contro i malvagi. Si applicherebbe su scala internazionale il principio paolino secondo cui Dio ha dato ai pubblici poteri l’uso della spada per la giusta condanna di chi opera il male (cf. .Romani 13, 4).
3. – Su questa base biblica la morale cattolica ha precisato i limiti di una legittima difesa mediante l’uso delle armi. Ecco alcune condizioni che devono regolare una eventuale e sempre deprecabile azione bellica di legittima difesa:
a) Vi deve essere un’aggressione violenta fisica in atto. In altre parole, la comunità politica contro cui un’altra legittimamente si difende deve essere passata all’attacco dopo il rifiuto di ogni tentativo di soluzione pacifica.
b) La comunità politica attaccata deve fare lo stretto necessario per impedire il danno fisico incombente. Ciò comporta che non deve considerare il popolo che attacca come un nemico da distruggere indiscriminatamente, ma solo come un colpevole da disarmare e punire. Va perciò escluso ogni atteggiamento vendicativo in chi legittimamente si difende, che porta a rappresaglie e a un male maggiore del bene che si vuol difendere. Anche la legittima difesa deve essere una via a ristabilire la pace, e non a una maggiore divisione tra i popoli.
c) Solo le autorità superiori hanno il diritto-dovere di ricorrere alla legittima difesa mediante l’uso delle armi e vigilare che durante l’azione bellica non siano superati i limiti entro cui i cristiani possono ricorrere all’uso della spada prospettato dall’Apostolo (Romani 13,4).
Si obietta: La Bibbia condanna qualsiasi difesa violenta e comanda di non resistere al malvagio (cf . Matteo 5, 39; Romani 12, 19-2 1).
Si risponde:
Neì testi citati da san Matteo e da san Paolo non si tratta della non-resistenza al male in genere, ma di quella personale. Infatti, se l’offesa è personale, il vero discepolo di Cristo imiterà il suo Maestro che oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendette, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia (1 Pietro 2,23). E’ il caso dei martiri.
Ma se l’offesa è a danno delle comunità, Dio vuole che le autorità superiori tutelino i buoni contro i malvagi anche con l’uso della spada com’è stato spiegato precedentemente.
Padre Nicola Tornese S.J.
Tdg
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