I Testimoni di Geova – Lezione 126
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SIGNIFICATO DELLE PAROLE
Con la guida dei migliori dizionari biblici diamo anzitutto i significati di alcuni termini o parole attinenti al nostro problema. E’ una precisazione doverosa a motivo soprattutto della confusione che i testimoni di Geova (tdG) creano nella mente di chi li ascolta, equivocando per malafede o ignoranza sui diversi significati che lo stesso termine o parola può avere e di fatto ha nella Bibbia secondo il contesto. Esamineremo in seguito alcuni casi di questo equivoco geovista.
Sceol
1 – Il termine Sceol lo si incontra nei libri dell’Antico Testamento. Il suo significato fondamentale è quello di “soggiorno o regno o dimora o regione dei morti”, dove gli Ebrei immaginavano che si radunassero tutti i defunti, buoni e cattivi i Refaim.
“Questa parola (Sceol) designa nell’A.T. la dimora dei morti, concepita come un luogo oscuro (cf. Giobbe 10, 21 ss.) e situato al di sotto dell’oceano (cf. Giobbe 26, 5), che dietro le sue ‘porte’ (cf. Isaia 38, 10; Giobbe 38, 17) racchiude per sempre (cf. Giobbe 7, 9 ss; 16, 22; Ecclesiaste 12, 5) tutte indistintamente (cf. Salmo 89, 49) le ‘ombre’ dei trapassati (cf. Isaia 14, 9)”.
Osservazioni:
a) E’ dunque fuor di dubbio che gli Ebrei, molto tempo prima di Gesù Cristo, credevano nella sopravvivenza dell’uomo subito dopo la morte. Lo Sceol non significa “la distruzione completa” dell’uomo, ma “un modo di essere” dopo la morte. L’esistenza dell’uomo continua, anche se in modo diverso.
A conferma sta il fatto che agli Ebrei era severamente proibito non solo di consultare gli spiriti, di praticare cioè lo spiritismo, ma anche di evocare i morti (cfr. Deuteronomio 18, 11). Il comando divino riguardava sia gli spiriti sia i morti. Se esistono gli spiriti, devono esistere anche i morti, altrimenti la duplice proibizione divina non avrebbe senso.
E’ perciò errato affermare che le parole dette da Dio ad Adamo: ” Tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere sei e in polvere tornerai ” (Genesi 3, 19) significano che Adamo quando morì “tornò in quello stesso stato di inesistenza in cui si trovava prima della creazione”. La Bibbia non dice questo. Lo dicono i tdG.
b) Con questa chiara dottrina biblica della sopravvivenza dell’uomo subito dopo la morte non contrastano le parole dell’Ecclesiaste (Qoèlet):
“I vivi sanno che moriranno, ma i morti non sanno nulla, non c’è più salario per loro, perché il loro ricordo svanisce (…). Tutto quello che trovi da fare, fallo finché ne sei in grado, perché non ci sarà né attività, né ragione, né scienza, né sapienza giù negli ìnferi (Sceol), dove stai per andare” (9, 5.10).
Infatti:
– L’autore di Qoèlet non nega la sopravvivenza dell’uomo subito dopo la morte. Non dice: “stai per andare nel nulla”, ma “stai per andare nello Sceol” ossia nella “regione” delle “ombre”, dei “Refaim”.
– Egli si limita a descrivere la vita dell’aldilà secondo le idee del suo tempo (terzo secolo a.C.): una vita o modo di essere in forte contrasto con quella sulla terra. Senza attività, senza passioni, senza conoscenza. Non è comunque uno stato di inesistenza.
– In effetti, lo Sceol era immaginato come la fine delle attività terrene, anche della lode di Jahve (cfr. Salmo 6, 6), la fine della potenza e prepotenza umana, ma non dell’esistenza in modo assoluto. In Ezechiele 32, 17-32 sono passati in rassegna i re e i guerrieri caduti di spada, che giacciono impotenti nello Sceol; tuttavia continuano ad esistere. Isaia presenta gli abitanti dello Sceol in grande agitazione all’arrivo del re di Babilonia (cfr. Isaia 14, 9-20).In Giobbe è detto che “i Refrain tremano sotto terra” (26, 5). Tutto questo non si può conciliare con uno stato di inesistenza, di distruzione completa.
c) Parimenti non è contro la dottrina biblica della sopravvivenza dell’uomo subito dopo la morte un altro testo di Qoèlet che dice:
“La sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa; come muoiono queste muoiono quelli; c’è un soffio vitale per tutti. Non esiste superiorità dell’uomo rispetto alle bestie, perché tutto è vanità. Tutti sono diretti verso la medesima dimora: tutto è venuto dalla polvere e tutto ritorna alla polvere. Chi sa se il soffio vitale dell’uomo salga in alto e se quello delle bestie scenda in basso?” (3, 19-21).
Infatti:
– Ciò che Qoèlet intende mettere in rilievo è la universalità della morte: ogni essere vivente sulla terra – uomo, bestia e anche pianta – è soggetto alla legge della morte. Da questo punto di vista, la sorte di tutti i viventi è, comune. Tutti sono diretti verso la terra o polvere, che è per tutti la medesima dimora.
– Ma da ciò non segue che dopo la morte vi sia per tutti il medesimo destino. L’autore esprime i suoi dubbi circa il destino dell’uomo a differenza di quello della bestia:
“Chi sa se il soffio vitale dell’uomo salga in alto?”. In seguito affermerà che l’uomo, e solo l’uomo, discende nello Sceol (9, 10). Infine ricorderà che lo spirito torna a Dio che l’ha dato (12, 7) e ammonisce: “Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo per l’uomo è tutto. Infatti, Dio citerà in giudizio ogni azione, tutto ciò che è occulto, bene o male” (12, 13-14).
– E’ lecito domandarsi: com’è possibile che l’uomo sia citato in giudizio, se con la morte piomba nel nulla? In uno stato di inesistenza? Notate che Qoèlet non parla di un vago ricordo di Dio, che darebbe ai morti una seconda vita in un futuro regno millenario, come insegnano i tdG. Egli si riferisce al giudizio di Dio sulle azioni dell’uomo alla fine di questa vita.
2 – In secondo luogo Sceol ha il significato di tomba o morte. Andare nello Sceol equivale alcune volte, secondo il contesto, a morire, a scendere nella tomba. Questo secondo significato è logicamente legato al primo, com’è comprensibile.
Cosi, per esempio, David nel suo testamento raccomanda al figlio Salomone di punire con la morte alcuni colpevoli. Dice Davide: “Non permetterai che la sua vecchiaia scenda in pace negli inferi (Sceol)” e “Farai scendere la sua canizie agli ìnferi (Sceol) con morte violenta” (1 Re 2, 6.9). In questo caso e in altri simili Sceol significa morte, o tomba e “scendere agli ìnferi” (Sceol) equivale a “morire”.
La comune tomba del genere umano
.Alla luce di questa dottrina biblica appare evidente quanto sia equivoca la definizione che dello Sceol danno i tdG, quando dicono che lo Sceol “è la comune tomba del genere umano”.
Riflettete:
– Stando alle parole usate dai geovisti la cosa più ovvia sarebbe immaginare lo Sceol come “una immensa fossa o tomba”, dove vanno a finire le ossa di tutte le creature umane. Sono miliardi! Ma non è questo il pensiero dei tdG.
– Si potrebbe anche legittimamente pensare che la frase geovista desse allo Sceol il significato di morte, nel senso che tutti dobbiamo scendere nella tomba, ossia morire, come abbiamo appena spiegato. Ma neppure questo intendono dire i geovisti.
– Scoprendo a poco a poco le carte, i tdG vorrebbero farvi credere che “tomba comune del genere umano” equivalga a “distruzione completa”, al passaggio cioè dalla vita alla non-esistenza. Nulla è più contrario alla Bibbia, come abbiamo già provato e come proveremo ancora meglio appunto con testimonianze bibliche.
– E’ vero che i geovisti, nello sforzo di convincervi dell’errore, vi parlano del dopomorte come di uno stato inconscio. Ma poi spiegano (e convincono gli ignoranti) che “stato inconscio” significa “non-esistenza”. A loro avviso, colui che dorme, che è cioè in uno stato inconscio, è senza vita, non-esistente!
Ma chi ha un po’ di senno pensa ed obietta: “Non è possibile che il sonno sia uno stato, un modo di essere, migliore della vita attiva? Colui che dorme non è forse libero dalle sofferenze fisiche e morali, che la vita di chi è sveglio necessariamente comporta? Non è forse il sonno un ristoro, un tempo di pace? Sapientemente i discepoli fecero notare a Gesù in una circostanza ben nota: “Signore, se l’amico Lazzaro si è addormentato, guarirà” (Giovanni 11, 12).
3 – Un terzo significato di Sceol connesso coi due precedenti è quello di potenza invincibile, la potenza appunto della morte e della caducità di tutte le cose. E’ una potenza diabolica, dopo il peccato (cf. Romani 5, 12). Diceva Giobbe: “Come siccità e calore assorbono le acque nevose, così lo Sceol (la morte) rapisce il peccatore” (24, 19).
Sotto questo aspetto, Isaia paragona lo Sceol a un mostro, che apre le fauci per divorare, “spalanca senza misura la bocca. Vi precipitano dentro nobiltà e popolo” (5, 14). L’uomo nulla può fare contro questo mostro, ma Jahve ha potere anche sullo Sceol (cf. Osea 13, 14).
4 – Sinonimo di Sceol è, nell’Antico Testamento, la parabola Abaddon, che ha quindi gli stessi significati, secondo il contesto. In Giobbe 26, 6 Abaddon significa “la regione dei morti”, come Sceol che l’accompagna; altrove indica la “morte” (Giobbe 28, 22), altrove “la tomba” (cf. Salmo 88, 12; Proverbi 15, 11).
Abaddon come Sceol non ha mai il significato di “completa distruzione”, bensì quello di rovina o perdizione: distruzione della vita e dei beni presenti, ma non distruzione assoluta, passaggio alla non-esistenza.
Padre Nicola Tornese s.j.
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