I Testimoni di Geova – Lezione 152
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IL PARADISO DEI VERI CRISTIANI
Nel libri del Nuovo Testamento la parola “paradiso” ricorre solo tre volte. Ma in numerosi altri testi biblici sia dei vangeli che in san Paolo, come pure nell’Apocalisse, è chiaramente contenuta la dottrina d’uno stato di felicità, che ha inizio subito dopo la morte.
Dall’analisi di queste testimonianze noi possiamo ricavare con certezza non solo l’esistenza di questo stato di felicità, ma anche conoscere in qualche modo la sua natura, possiamo cioè avere qualche idea di che cosa esso sia. La Bibbia ci autorizza a chiamare “Paradiso” questo stato di felicità subito dopo la morte (cf. Luca 23, 43).
In questo terzo capitolo parleremo prima della esistenza del Paradiso e poi della sua natura, seguendo fedelmente la Bibbia.
1 – Esistenza del Paradiso
Oggi sarai con me in Paradiso (Luca 23, 43)
Nei vangeli la parola “Paradiso” si trova solo in san Luca, nella risposta che Gesù, prossimo a morire, dà al peccatore pentito:
“E diceva: ” Gesù, ricordati di me quando verrai nella tua maestà regale”. E Gesù gli disse: “In verità ti dico: oggi sarai con me in Paradiso “” (Luca 23, 43, Garofalo).
Spiegazione:
1 – Il peccatore pentito riconosce in Gesù il Messia promesso, l’atteso re di Israele. Da buon giudeo pensa che questo re inaugurerà il suo regno in un avvenire indeterminato. Egli chiede di essere ammesso in questo futuro regno messianico, benché peccatore.
2 – Rispondendo Gesù chiama il suo regno “Paradiso” e fa chiaramente capire che è una realtà imminente e non su questa terra. Infatti sia lui sia il buon ladrone stavano per lasciare questa vita terrena. Malgrado ciò, Gesù assicura che quello stesso giorno si sarebbero trovati insieme in Paradiso.
3 – In che modo? Certo non in virtù d’una immediata risurrezione del corpo per trovarsi su questa terra mutata in “giardino di Dio”. Questo non avvenne. Si può dunque dedurre che in quello stesso giorno avrebbero iniziato insieme uno stato di vita gioiosa. Gesù chiama Paradiso questo nuovo stato di vita.
“In tal modo Gesù offre più di quanto il. ladrone pentito gli avesse chiesto, poiché gli promette che in quello stesso giorno sarà con lui in Paradiso. In questo senso il Paradiso è il luogo in cui vengono raccolte dopo la morte le anime dei giusti, cioè il Paradiso presente, già esistente
Con la promessa del perdono il ‘giorno futuro’diventa il ‘già oggi’ dell’adempimento”.
Discese agi’ìnferi (Atti 2, 27.31)
La Bibbia giustifica queste affermazioni.
1 – Nel suo primo discorso il giorno di Pentecoste san Pietro afferma che Dio non abbandonò nell’Ade o inferi l’anima del suo Santo, cioè di Gesù né permise che il suo corpo andasse in corruzione (cf. Atti 2, 27.31). Qui l’apostolo Pietro afferma due cose ben distinte: una è che il corpo di Cristo non andò in corruzione; fu infatti risuscitato. L’altra, che la vita o anima di lui non rimase – nell’Ade o inferi. Da questo si deduce che subito dopo la morte Cristo, senza il suo corpo, andò con la sua vita o anima nel regno dei morti (Ade, inferi).
2 – Che cosa era l’Ade o inferi? Non era certamente il sepolcro. Era il regno dei morti. “Lasciamo da parte ogni localizzazione ” sotterranea “, ogni immagine di voragine, d’abisso, di pozzo; ogni idea di tenebre, di ombre, di sonno, e diciamo solo che gli inferi (Ade, Sceol) erano l’incontro di tutti i defunti, lo stato (non il luogo) in cui ciascuno entrava, quando raggiungeva ” i suoi padri “.
Sono questi gli inferi (Ade) in cui Cristo, appena spirato in croce, raggiunse gli spiriti, le anime dei milioni, dei miliardi di uomini e donne morti prima di lui fin dall’inizio della specie umana e che aspettavano la manifestazione della salvezza”
3 – E che cosa andò a fare Gesù Cristo nell’Ade? “San Pietro’ nella sua prima Lettera, citando interamente un inno battesimale primitivo (3, 118-4, 6), ci dice la ragione di questa discesa. L’inizio e la fine dell’inno, infatti, si riferiscono alla discesa di Gesù negli inferi:
“Anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurci a Dio; messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito. E in spirito andò ad annunziare ala salvezza agli spiriti che attendevano in prigione; essi avevano un tempo rifiutato di credere, quando la magnanimità di Dio pazientava nei giorno di Noè, mentre si fabbricava l’arca Infatti è stata annunziata la buona novella anche ai morti, perché pur avendo subìto, perdendo la vita del corpo, la condanna comune a tutti gli uomini, vivano secondo Dio nello spirito”. Gesù irrompe in questo mondo dei morti (…). Trionfa sulle potenze sataniche (cf. Filippesi 2, 10), strappa loro l’umanità perduta, introducendola nella gloria dei cieli, in cui egli stesso entra alla testa di tante creature umane”.
In questo immenso corteo di anime redente c’era anche il buon ladrone. Quel peccatore pentito, morendo, non tornò nella non esistenza, come affermano i tdG, ma cambiò condizione o stato di vita, entrando nel Paradiso, come aveva assicurato Gesù.
4 – Contro questa spiegazione i tdG strumentalizzano Giovanni 20, 17 dove Gesù dice alla Maddalena: “Non trattenermi perché non sono asceso ancora al Padre mio”. Sarebbe perciò impossibile che quello stesso giorno sia andato in Paradiso col buon ladrone.
La verità è che in Giovanni 20, 17 Gesù si riferisce al suo ritorno al Padre col suo corpo glorificato, il giorno dell’Ascensione (cf. Atti 1, 11)., Il senso delle parole dette alla Maddalena è che il Risorto si sarebbe fatto vedere ancora. Non c’era motivo di preoccuparsi. La Maddalena doveva andare subito dagli Apostoli ad annunziare la sua risurrezione.
Al contrario, in 1 Pietro 3, 18-4, 6 si parla di ciò che Cristo fece subito dopo la morte, quando in spirito ,cioè senza corpo, andò ad annunciare la liberazione al miliardi di anime che l’attendevano negli inferi. Dopo di che risuscitò.
L’esperienza di san Paolo (2 Corinzi 12, 1-4)
La parola Paradiso ricorre pure in san Paolo (2 Corinzi 12, 1-4). L’Apostolo la usa nel raccontare, con grande umiltà, una sua esperienza straordinaria, che egli annovera tra le visioni e rivelazioni, di cui Dio l’aveva gratificato.
“Bisogna dunque vantarsi! Veramente non sarebbe conveniente; pure passerò alle visioni e rivelazioni del Signore. So di un uomo in Cristo, il quale, quattordici anni fa, fu rapito se col corpo o fuori del corpo non lo so: lo sa Iddio fino al terzo cielo. E so che tale uomo – fosse col corpo o senza corpo lo ignoro: lo sa Iddio – fu rapito in paradiso e udì parole ineffabili, che non è permesso a uomo ripetere” (2 Corinzi 12, 1-4, Garofalo).
Spiegazione:
1 – Notiamo anzitutto che la parola Paradiso usata da san Paolo deve avere lo stesso significato che in san Luca 23, 43, e viceversa. San Luca infatti era compagno di san Paolo nella diffusione del Vangelo. Tra i due vi sono sicuramente somiglianze di linguaggio e identità di dottrina. Qual è il significato della parola Paradiso in san Paolo?
2 – Paolo dice che fu rapito al “terzo cielo”, e aggiunge subito che fu rapito in paradiso. Paradiso dunque e terzo cielo indicano la stessa cosa. Ora presso gli Ebrei al tempo di Paolo il terzo cielo o cielo empireo era immaginato come la dimora di Dio. Il paradiso, dunque, corrisponde a una regione del cielo, non alla terra. E così pure in Luca 2.3, 43. Nel linguaggio biblico il Paradiso è la dimora di Dio con gli uomini come dirà san Giovanni i(cf. Apocalisse 21, 3).
3 – Nel Paradiso san Paolo udì parole ineffabili, che cioè non si possono ripetere con linguaggio umano. Questa espressione “udire parole” è un ebraismo, ossia una proprietà della lingua ebraica, dove per parole bisogna intendere cose e per udire, vedere. San Paolo vuol dire che nel Paradiso vide cose che è impossibile descrivere con linguaggio umano. Sono al di là dell’esperienza di questa vita.
Se Paolo avesse visto giardini ricchi di alberi e di frutta e di uccelli colorati e cinguettanti, avrebbe potuto descriverli con parole umane. E così pure se avesse visto tavole imbandite di pietanze succulente e di bevande inebrianti… Nulla di tutto questo! E neppure vide gente banchettante e tutta dedita al piaceri della gola e del ventre. Questo paradiso lo immagina il Corpo Direttivo dei tdG a uso e consumo dei suoi avidi seguaci. La Bibbia lo ignora.
Padre Nicola Tornese s.j.
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