I Testimoni di Geova – Lezione 160
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TRADIZIONE E SUCCESSIONE
Concetto cattolico di Tradizione
1 – Per Tradizione noi cattolici non intendiamo quello di cui i tdG e altri settari malignamente ci accusano, vale a dire la sostituzione di insegnamenti umani alla Parola di Dio. L’uso che essi fanno di alcuni testi biblici come Matteo 15, 1-6; Marco 7, 1-13, per dare un’apparenza di verità alla loro calunnia, è completamente errato. Nei testi citati Gesù rimprovera i farisei di anteporre al comandamento di Dio, quale l’onorare i genitori, precetti umani quali il lavarsi le mani prima del cibo o al ritorno dal mercato, come, pure lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame (cfr. Marco 7, 4; Matteo 15, 2). E’ semplicemente ridicolo attribuire alla Chiesa Cattolica l’insegnamento per tradizione di questi e simili precetti. Al contrario, la Chiesa Cattolica si basa sulla Tradizione per conoscere in modo completo e fare osservare fedelmente e in modo esatto la Parola di Dio. Questo concetto di Tradizione è perfettamente giustificato dalla Bibbia.
2 – La parola “tradizione” (greco paràdosis) significa “trasmissione”. In questo senso i detti e i fatti di Gesù, cioè il Vangelo (per limitarci solo al Nuovo Testamento) furono trasmessi da Lui a viva voce ai suoi discepoli, soprattutto ai Dodici, e da questi ad altri. E’ fuor di dubbio che quanti udirono Gesù o furono testimoni delle sue opere non scrissero subito la cronaca di quegli eventi per farla leggere ad altri. Il “servizio stampa” era ancora lontano secoli e millenni. Quei discepoli si imprimevano nella memoria i detti e i fatti del Maestro, che poi riferivano ad altri a viva voce. Il Vangelo fu Tradizione prima che prendesse forma scritta (cfr. 1 Corinzi Il, 23; 15, 3; Luca 1, 1-2).
Gli scritti che vennero dopo non erano destinati a riportare tutta la Tradizione (cfr. Giovanni 20, 30-31; 21, 24-25). Questo è talmente vero che lo stesso Paolo raccomandava ai cristiani di Tessalonica di “mantenere le tradizioni che avete apprese così dalla nostra parola come dalla nostra lettera” (2 Tessalonicesi 2, 15).
3 – Da ciò ne segue che il contenuto della Tra, dizione, vale a dire dei detti e dei fatti di Gesù, che è Parola di Dio, ci può essere pervenuto anche per altri canali che non siano i vangeli e gli scritti apostolici. Infatti alcuni discepoli immediati degli Apostoli ci hanno lasciato testimonianze scritte di ciò che avevano udito da loro. Noi possiamo considerare queste testimonianze come autentici insegnamenti di Gesù e degli Apostoli.
A questo tipo di Tradizione, che è Parola di Dio, appartengono non pochi detti riguardanti la successione apostolica. Tale dottrina – come abbiamo dimostrato – è contenuta nella Bibbia. Ma anche fuori della Bibbia abbiamo numerose testimonianze della stessa verità. Sono gli scritti di alcuni eminenti testimoni delle prime generazioni cristiane.
Testimoni e testimonianze
1 – San Clemente Romano
Tra i discepoli immediati degli Apostoli, nel caso specifico di san Pietro, va annoverato Clemente Romano. Fu terzo successore di san Pietro a Roma, dopo Lino, ed Anacleto, dall’anno 92 all’anno 101 Era Cristiana. Clemente conobbe molte cose, cioè insegnamenti di Pietro e forse anche di Paolo. Poi ebbe occasione di mettere queste cose per iscritto. Uno di questi scritti è giunto fino a noi e contiene un’esplicita testimonianza della successione apostolica. Eccola:
“Gli Apostoli furono mandati a portare la Buona Novella dal Signore Gesù Cristo; Gesù Cristo fu mandato da Dio. Il Cristo dunque viene da Dio, e gli Apostoli da Cristo. Ambedue le cose procedettero dunque ordinatamente dalla volontà di Dio. Ricevuto quindi il loro mandato, resi sicuri dalla risurrezione dei Signore Nostro Gesù Cristo e fiduciosi nella Parola dì Dio, con l’assicurazione dello Spirito Santo, andarono ad annunziare la Buona Novella, l’avvicinarsi del regno di Dio. Predicando per le campagne e per le città, essi provavano nello Spirito Santo le loro primizie (= le prime conversioni) e le costituivano vescovi e diaconi dei futuri credenti. E questa non era cosa nuova, poiché da gran tempo la Scrittura parlava di vescovi e diaconi. Così dice infatti la Scrittura in un luogo. “Stabilirò i loro vescovi nella giustizia e i loro diaconi nella fede”.
E ancora: “Anche gli Apostoli nostri conobbero, per mezzo del Signore Nostro Gesù Cristo, che ci sarebbero stati contrasti a riguardo della dignità episcopale. Per questa ragione, prevedendo perfettamente l’avvenire, istituirono coloro che abbiamo detto (cioè vescovi e diaconi); e diedero ordine che, quando costoro fossero morti, altri uomini provati succedessero nel ministero. Coloro dunque che furono stabiliti dagli Apostoli, oppure in seguito da altri uomini esimi con l’approvazione di tutta la Chiesa (… ), costoro noi crediamo che non sia giusto scacciarli dal loro ministero”.
Osservazioni:
a) La testimonianza di san Clemente Romano in materia di successione apostolica è di un valore incalcolabile sia per la sua antichità sia per la forma assai esplicita in cui è affermata. La Lettera è stata scritta “dalla chiesa di Roma alla chiesa di Corinto” verso l’anno 96 Era Cristiana. Sappiamo da sant’Ireneo che la Lettera deve essere attribuita a Clemente, che guidava in quel tempo la chiesa di Roma. Di lui scrive Ireneo: “La predicazione degli Apostoli risuonava ancora nelle sue orecchie e il loro insegnamento era ancora sotto i suoi occhi”.
b) Clemente fa risalire a Gesù Cristo l’origine della successione apostolica. Fu Lui a voler assicurare la trasmissione del vero Vangelo mediante una catena ininterrotta di persone qualificate e autorizzate. Questo vale sempre. Ma vale specialmente quando lupi rapaci si intromettono nel gregge di Cristo (cfr. Atti 20, 29-31), arrogandosi un potere che nessuno ad essi ha mai dato. Così era. avvenutovi tempi di Clemente, così avviene in altre epoche della storia, anche ai nostri giorni. Gesù ha ammonito: “Guardate di non lasciarvi ingannare (…). Non seguiteli” (Luca 21, 8).
c) E’ da notare infine che la chiesa di Corinto, a cui Clemente indirizzava la sua Lettera, era una chiesa di origine paolina. Anche in quella chiesa la guida della comunità era affidata a persone fedeli e capaci che fossero legate agli Apostoli mediante il filo ininterrotto della successione.
2 – Sant’Ireneo Appartiene alla terza generazione cristiana. Nacque verso la metà del secondo secolo, probabilmente nell’anno 140 d.C., a Smirne (nella odierna Turchia), e chiuse la sua vita col martirio a Lione in Francia, dov’era Vescovo, nell’anno 203 d.C.. Nella sua prima gioventù fu discepolo di san Policarpo (69 – 155), Vescovo di Smirne, che a sua volta era stato alla scuola di Giovanni, l’autore del quarto vangelo. Sant’ireneo fu anche a Roma, dove poté conoscere direttamente molte cose riguardanti quella chiesa.
L’opera principale di Ireneo è lo scritto Adversus Haerescs (contro le eresie), in cui parla anche della successione apostolica. Basandosi sui testi della Scrittura, Ireneo dimostra che gli eretici sono in errore perché sono fuori della successione .
“Così tutti coloro che vogliono conoscere la verità possono osservare in ogni chiesa la tradizione degli Apostoli, manifestata in tutto il mondo. Noi possiamo enumerare coloro che dagli Apostoli furono stabiliti vescovi nelle chiese, e i loro successori fino ad oggi. Essi non hanno insegnato nulla, nulla hanno conosciuto che somigli alle fantasticherie di costoro (degli eretici) …”.
Continua Ireneo: “Ma poiché sarebbe troppo lungo, in un volume come questo, enumerare la successione di tutte le chiese, noi esaminiamo la chiesa grandissima e antichissima e conosciuta da tutti, fondata e stabilita a Roma dai gloriosissimi Apostoli Pietro e Paolo; e dimostreremo che la tradizione, che essa ha dagli Apostoli, e la fede, che ha annunciato agli uomini, sono giunte fino a noi attraverso la successione di Vescovi”.
Segue l’elenco dei successori di san Pietro nel governo della chiesa di Roma. Da questi dati di fatto Ireneo tira le conseguenze:
“Tali essendo le nostre prove, non c’è, bisogno di andare a cercare altrove la verità, che è facile trovare nella Chiesa, perché gli Apostoli come in uno scrigno vi hanno deposto tutta la verità nella sua pienezza affinché chiunque lo voglia, possa attingervi la bevanda di vita (cfr. Apocalisse 22, 17). Questo è l’ingresso alla vita. Tutti gli altri sono ladri e briganti (cfr. Giovanni 10, 1.8-9). Bisogna perciò evitarli, ed amare invece d’un amore sommo tutto ciò che è della Chiesa, e apprendere la tradizione della verità”.
Osservazioni:
a) La testimonianza di Ireneo relativa alla successione, non meno di quella di Clemente Romano, merita la più grande credibilità. Egli aveva appreso da testimoni oculari il comportamento degli Apostoli in questo settore della vita della Chiesa, vale a dire come essi si erano preoccupati di trasmettere a persone ben provate e preparate la funzione di preservare e passare ad altri il tesoro o sacro deposito delle verità rivelate, della Parola di Dio. A Smirne, sua città natale, Ireneo aveva appreso questa dottrina da san Policarpo, discepolo dell’Apostolo Giovanni. A Roma poté apprendere da persone degne di fede come si erano svolte le cose in quella grandissima e antichissima Chiesa.
b) Basandosi su documenti e testimonianze dirette, Ireneo è convinto che la successione ininterrotta dei vescovi è la sola garanzia della preservazione e trasmissione autentica della Parola di Dio nella vera Chiesa di Cristo. Fuori di questo canale ininterrotto dei successori degli Apostoli non vi può essere vera Chiesa e non si può trovare la verità.
3 – Tertulliano
Nacque a Cartagine verso il 160 Era Cristiana. Il suo intero nome era Quinto Settimio Fiorenzo Tertulliano. Pagano di nascita si convertì al cristianesimo all’età di 33 anni circa. Era avvocato. Divenuto cristiano fu apologista, polemista, teologo e moralista. Morì in età avanzata verso il 240. La sua attività letteraria si svolse soprattutto nei primi decenni del terzo secolo, dal 200 al 220 circa.
Per Tertulliano il vero cristiano è colui che appartiene alla Chiesa fondata dagli Apostoli, aderisce alla dottrina insegnata da loro e preservata nelle chiese apostoliche. Questo gli eretici non ce l’hanno. Quindi non sono cristiani. Sono fuori della vera Chiesa di Cristo. Col suo stile energico Tertulliano scrive in forma di sfida:
“Non pare che Gesù Cristo abbia rivelato il Padre suo ad altri che agli Apostoli, che egli inviò a predicare (… ). E qual è la materia della loro predicazione? ( … ). Per saperlo bisogna necessariamente rivolgersi alle chiese che gli Apostoli in persona fondarono e costruirono, sia a viva voce sia, più tardi, per lettera. Se la cosa sta così, ne consegue che si debba considerare vera solo quella dottrina che concordi con la dottrina delle chiese apostoliche, madri e sorgenti della fede (…). Ne segue che deve essere giudicata a priori parto di menzogna ogni altra dottrina che contraddica alla verità delle chiese degli Apostoli di Cristo e di Dio”.
L’eresia manca di apostolicità:
“Può darsi che ci siano eresie, le quali osino rifarsi all’età apostolica sì da parer insegnate dagli Apostoli. Si può replicare ad esse: “Mettano fuori dunque le carte di nascita delle loro chiese; sciorinino i cataloghi dei loro vescovi, che dimostrino la loro successione fin dal principio, in modo che si veda che quegli che fu il primo vescovo ricevette l’investitura e fu preceduto da uno degli Apostoli o almeno da un uomo apostolico, che con gli Apostoli avesse avuto rapporti costanti. Questo è il modo con cui le Chiese apostoliche esibiscono i propri titoli: così la chiesa di Smirne mostra che Policarpo fu collocato in quella sede da Giovanni; così quella di Roma mostra che Clemente vi fu ordinato da Pietro; e così pure le altre esibiscono i vescovi che, costituiti nell’episcopato dagli Apostoli, sono per esse i veicoli della semente apostolica”.
Rivolto agli eretici Tertulliano scrive: “Alto là! Chi siete voi? Quando e da dove siete venuti? Che cosa volete fare presso di noi, voi che non siete dei nostri? (… ). Come mai venite a seminarvi e a pascolarvi a vostro piacere? Il podere è mio; lo posseggo da lungo tempo e prima di voi. Il mio diritto originario è sicuro e inviolabile, poiché risale a coloro che ne furono i primi padroni. lo sono l’erede degli Apostoli! Come essi hanno deposto per me nel loro testamento e mi trasmisero per fedecommesso e confermarono per giuramento, così io sono il possessore. Quanto a voi, resta dunque chiaro che essi vi hanno per sempre diseredati e rinnegati, come degli estranei, come dei nemici”.
Conclusioni
Al termine della nostra breve rassegna sia biblica che storica noi possiamo e dobbiamo dedurre e puntualizzare alcune conclusioni. Sono piuttosto verità o principi o norme indispensabili per conoscere con certezza quale deve essere l’oggetto della fede e della morale del vero discepolo di Cristo.
La prima. Cristo ha voluto che la sua vera Chiesa procedesse nel tempo poggiata sulla testimonianza degli Apostoli, ossia di uomini scelti ed autorizzati dal Signore Gesù a preservare e trasmettere il Vangelo eterno. La vera Chiesa di Cristo o è apostolica o non è la sua vera Chiesa. Chiunque si è distaccato o si distacca da questa Chiesa Apostolica non ha nessuna autorità di annunciare ciò che bisogna credere e fare per piacere al vero Dio è conseguire la salvezza.
La seconda. A cominciare dagli Apostoli si è formata una catena ininterrotta di persone qualificate e autorizzate, ossia di successori degli Apostoli. Sono i loro legittimi eredi, i custodi capaci e fedeli del deposito della fede. Solo essi danno la garanzia di preservare e trasmettere con fedeltà e integrità i fatti e i detti del Signore. Chiunque si arroga il diritto di annunciare la Parola di Dio senza essere inserito in questa catena, deve dirsi un intruso, o, peggio ancora, un usurpatore, un ladro (cfr. Giovanni 10, 1-10).
La terza. Numerose testimonianze storiche, a cominciare dall’età sub-apostolica, attestano al di là d’ogni possibile dubbio che nella Chiesa Cattolica la catena dei successori degli Apostoli non è stata mai interrotta. Papa e Vescovi sono i legittimi eredi degli Apostoli nella funzione di pascere i veri discepoli dì Cristo, di guidarli cioè nella sana dottrina della fede e della morale. Il diritto della Chiesa Cattolica a dare il vero senso della Scrittura è originario e inviolabile. Esso risale a coloro che ne furono i primi custodi, ossia agli Apostoli, e mediante gli Apostoli, allo stesso Signore Gesù Cristo.
Padre Nicola Tornese s.j.
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