I Testimoni di Geova – Lezione 88
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PIETRO NON MUORE
I documenti della tradizione
Ricordiamo ora solo alcuni documenti di quella tradizione.
1. – San Clemente Romano. Fu vescovo di Roma, terzo successore di san Pietro, verso la fine del primo secolo. Poco dopo il 90 Clemente scrisse una lettera ai cristiani di Corinto per ristabilire l’ordine e la pace in quella chiesa sconvolta dalla contestazione. Per quanto riguarda ciò che a noi interessa Clemente scrive:
“Ma lasciando da parte gli esempi dell’antichità, veniamo agli atleti che furono vicinissimi a noi (…). Mettiamoci dinnanzi agli occhi i buoni Apostoli: Pietro, che per una iniqua gelosia dovette sopportare non una o due, ma molti travagli e, resa testimonianza, raggiunse il posto a lui dovuto nella gloria. Per la gelosia e la discordia Paolo mostrò come si consegua il premio della pazienza (…). A questi uomini che vissero santamente s’aggiunse una grande moltitudine di eletti, i quali, soffrendo a causa della gelosia molti oltraggi e tormenti, divennero esempio bellissimo in mezzo a noi”.
Osservazione:
Contro questa testimonianza si obietta da alcuni che Clemente non specifica la località; potrebbe perciò non trattasi di Roma.
Si risponde. – Si noti, prima di tutto, che Clemente unisce nella morte i due Apostoli Pietro e Paolo. Ora nessuno dubita del martirio di Paolo a Roma. Non vi è perciò motivo di dubitare di quello di Pietro nella stessa Roma e nelle stesse circostanze.
– Ai due grandi atleti Clemente associa una grande moltitudine, che soffrendo pure a causa del- la gelosia “divenne esempio bellissimo in mezzo a noi”. Qui lo scrittore della lettera si pone tra coloro che hanno sofferto, come un testimone di questi eventi. E poiché Clemente visse e scrisse a Roma, quel in mezzo a noi indica in modo abbastanza chiaro che Roma era stato il teatro di quel bellissimo esempio di cristiana testimonianza.
2. – Sant’Ignazio martire. Quasi contemporaneo di Clemente sant’Ignazio fu vescovo di Antiochia ìn Siria. In viaggio verso Roma per subirvi il martirio Ignazio scrisse una lettera ai cristiani di questa città per scongiurarli dì non impedirgli ìl martirio col loro interessamento presso le autorità. Scrive Ignazio:
“lo non vi dò ordini come Pietro e Paolo…”.
Dunque Pietro e Paolo avevano dato ordini, avevano ammaestrato i cristiani di Roma.
Obiettano i geovisti:
“Ignazio non afferma che Pietro e Paolo fossero stati a Roma; dice solo che avevano dato dei comandi a quei cristiani. Comandi si possono dare anche per iscritto”.
La risposta:
Di Paolo sappiamo che ha istruito i cristiani di Roma sia mediante uno scritto, che è appunto la sua Lettera ai Romani, sia a viva voce durante la sua prigionia a Roma (cf. Atti 28, 2-28). Ma di Pietro non esiste né mai è esistito alcuno scritto indirizzato alla Chiesa di Roma. Al contrario, egli scrisse da Roma una lettera ai cristiani delle province romane. Pietro ha dovuto impartire ordini ai cristiani di Roma a viva voce, di presenza, come testimonia esattamente il santo martire Ignazio.
3. – Sant’Ireneo. Nato nel vicino Oriente, emigrò in Europa e divenne vescovo di Lione in Francia. Era un uomo di virtù non comune e di grande amore per la verità. Fu a Roma negli anni 177-178 d.C., dove poté accertarsi delle cose che lasciò scritte. Nell’opera che ha per titolo Contro le eresie Ireneo scrive:
“Per conoscere la norma apostolica noi interrogheremo la chiesa grandissima e antichissima e conosciuta da tutti, fondata e stabilita a Roma dai gloriosissimi apostoli Pietro e Paolo ( … ). Dopo aver fondato ed edifìcato quella chiesa, i beati Apostoli ne trasmisero il governo episcopale a Lino”.
Due cose Ireneo afferma in modo inequivocabile. La prima è che i veri fondatori della Chiesa di Roma furono i beati Apostoli Pietro e Paolo anche se al loro arrivo a Roma vi abbiano trovato dei cristiani. La Seconda è l’importanza dottrinale che Ireneo attribuisce alla Chiesa di Roma per conoscere la norma apostolica bisogna interrogare quella Chiesa.
La tomba di Pietro
Ai nostri tempi si è avuta una conferma del coro di voci dell’antichità attestante la presenza e il mar- tirio di Pietro a Rorna. Sono i risultati positivi delle esplorazioni riguardanti la sua tomba in Vaticano.
a) Da numerose testimonianze antiche si sapeva che sul colle Vaticano era venerato un sepolcro: quello di Pietro. Verso la fine del secondo secolo il presbitero Gaio, in polemica con l’eretico Proclo, scriveva:
“Se tu vai al Vaticano o sulla via di Ostia, io ti posso mostrare i trofei dei fondatori di questa Chiesa”.
Si tratta di Pietro e di Paolo. Il primo, sepolto sul colle Vaticano; il secondo, lungo la via ostiense dove oggi sorge la grande basilica.
b) I cristiani, fin dal primo secolo, conoscevano bene la tomba di san Pietro e per quanto era loro possibile la decorarono e la fecero oggetto di grande venerazione. San Girolamo c’informa che san Pietro fu sepolto in Vaticano dov’è venerato da tutto il mondo. E san Paolino da Nola aveva l’abitudine di recarsi ogni anno a Roma per venerare la tomba dei due Apostoli.
Quando Costantino – assai prima che vivessero Girolamo e Paolìno – fece costruire l’antica Basilica in Vaticano era ben risaputo che in quel sito era stato sepolto e venerato da secoli l’apostolo Pietro.il problema del sepolcro di Pietro non si poneva. La cosa era certa.
c) In questi ultimi anni si è voluto fare un sondaggio, una verifica, se le cose stessero veramente così. Le esplorazioni fatte sistematicamente negli anni quaranta (1939-1949) hanno rivelato :
– che in quella località vi era stato originariamente un cimitero;
– che una tomba era stata particolarmente curata tanto da diventare tomba monumentale;
– che intorno a questa tomba sono rimaste tracce numerosissime attestanti l’accorrere di devoti fin dai tempi più antichi.
Quali tracce? Molti graffiti (invocazioni scritte) e soprattutto un’ingente quantità di ex-voto: 1900 monete, lasciate come obolo da pellegrini provenienti da ogni parte del mondo. Sono state identificate 231 monete dell’impero romano e 27 di quello bizantino, e tantissime altre di tempi posteriori.
d)Si domanda:
Perché proprio quel luogo è stato meta di tanti pellegrinaggi e oggetto di tanta venerazione?
Perché tra le altre tombe fu decorata una in modo particolare?
Perché questo fenomeno non si è verificato in nessun’altra città dell’impero romano?
Perché solo a Roma sul colle Vaticano? L’unica spiegazione fu e rimane la presenza di Pietro a Roma e il suo martirio nella città e terna. Dio ha privilegiato la Chiesa di Roma con la guida e la morte del Primo Apostolo, mostrando così che a quella Chiesa spetta l’eredità della funzione primiziale di Pietro, la Roccia.
Padre Nicola Tornese s.j.
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