Il frutto della preghiera
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II frutto della preghiera della Chiesa è la promozione umana, è prendere coscienza che la vita vale molto, vale tutto, perché è fatta a immagine di Dio. La Chiesa è la sposa di Cristo, e i figli prediletti di Cristo sono i poveri. Il vestito di Cristo sono questi bambini, questi adolescenti, questi giovani, queste famiglie, queste vedove, questa povera gente che deve diventare la sposa di Cristo.
La Chiesa è una Madre tenerissima, è questo seno che vuole nutrire tutti i suoi figli. La Chiesa non ha solo un ruolo, ma la Chiesa è, come diceva Gesù, il “lievito”: è dentro la società, è dentro la vita, è dentro il cuore della storia. Alla Chiesa interessa ogni gesto, ogni evoluzione, ogni espressione, ogni realtà della vita umana, perché la Chiesa è sviluppo economico, sviluppo culturale, sviluppo terapeutico… sviluppo autentico dell’uomo.
La Chiesa non è una struttura inventata dagli uomini, ma è un germe di vita voluto da Dio non soltanto duemila anni fa ma oggi. Gesù ci dice: “Voi siete il sale della terra!” ed è bellissimo perché il sale, quando lo metti in una pentola, sia che ci sia un litro d’acqua o un oceano, fa diventare tutto salato, non c’è una parte di quell’acqua che rimane esclusa da quel sale.
Quindi la Chiesa non esclude nessuno, è per tutti, è sale della terra, luce del mondo, lievito che fermenta la pasta, la pasta dell’umanità. Gesù ci dice di andare in tutto il mondo.
Se quello che crediamo diventa la nostra vita, se noi siamo contenti del nostro “datore di lavoro” che in questo caso è Gesù Cristo che ci manda, se siamo felici di essere al servizio del “Re dei re”, la gente dovrebbe vedere che siamo degli uomini “incarnati”, persone non escluse da ciò che predicano ma così tanto impastate da non aver paura di dire a tutti che anche noi, per primi, siamo peccatori bisognosi della misericordia di Dio.
Bisogna buttarsi nella sostanza del cristianesimo, nel cuore della Chiesa. Oggi i giovani vogliono vedere da noi adulti un cristianesimo che abbiamo prima assaporato noi, vogliono sentire che parliamo loro di un cibo che abbiamo gustato, che ci piace, ci nutre. Vogliono vedere che ritorniamo lì, a quella tavola, a quel cibo, anche se qualche volta ci siamo allontanati. Desiderano una Chiesa che non distingua più in modo giudicante tra preti, frati, suore, drogati, madri di famiglia… ma che sia una famiglia fatta di volti diversi che camminano insieme, perché tutti sono bisognosi di salvezza.
Madre Elvira Petrozzi
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