Il peccato, l’assoluzione, la pena da riparare
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Gesù non aveva ancora istituito il Sacramento della Confessione, infatti i Dodici non andavano in giro a confessare ma a predicare la Buona Novella, il Vangelo di salvezza e la venuta nel mondo del Figlio di Dio.
Gesù poteva perdonare e cancellare tutti i peccati di chi chiedeva il perdono di Dio, mostrando un sincero pentimento e la volontà di ricominciare una nuova vita. Il Signore cercava queste anime passando di città in città, e la sua predicazione aveva anche lo scopo di far rientrare in sé gli ascoltatori e causare il dolore per i peccati commessi contro i dieci Comandamenti.
Alcuni giorni fa ho trattato del peccato e delle tre condizioni necessarie perché si commetta il peccato mortale. Venerdì ho scritto questa frase: “Quanti pensano che dopo aver commesso peccati mortali è sufficiente la Confessione per ritornare alla condizione spirituale di prima, si sbagliano. Questo pensiero di per sé aggrava il peccato perché qui è evidente la piena avvertenza”.
L’ho riportata per spiegare meglio il contenuto, una nostra parrocchiana non ha compreso la distinzione tra colpa e pena di un peccato.
L’assoluzione sacramentale cancella la colpa di tutti i peccati commessi e confessati con sincero pentimento, ma rimane la pena da riparare, perché per ogni peccato c’è colpa e pena, proprio come avviene nell’ordinamento giuridico di uno Stato, e in diritto, indica l’insieme degli elementi normativi che regolano la vita di una comunità all’interno, appunto, di un sistema giuridico.
Ogni reato penale ha una colpa e una pena da espiare, almeno quando il colpevole viene individuato ed esistono le prove del reato.
Davanti a Dio non sfugge nulla e ogni peccatore timbra i suoi peccati, è senza alcun dubbio responsabile e non potrà mai dare la responsabilità ad un altro o cercare giustificazione quando pecca sapendo di peccare.
Quanto ho scritto venerdì indica che nella Confessione si ottiene il perdono di Dio con l’assoluzione, ma rimangono le pene da espiare e chi ha commesso peccati gravi ha perduto qualcosa della sua comunione con Gesù, quindi la sua condizione spirituale non è come quella di prima.
Anche se riceve il perdono per il suo sincero pentimento, il peccatore che aveva commesso quei peccati, ha adorato i peccati al posto di Dio, ha dato a quei peccati un privilegio assoluto. Si tratta di quei peccati mortali che si compiono non per distrazione ma per la smania di commetterli.
Perché la ripetizione di molti peccati mortali rendono la persona sempre più insensibile nelle cose di Dio, quelle spirituali, ed è invece sempre più incline alle cose del mondo. Avevo scritto anche: “I peccati non solamente si sommano e accrescono la lontananza da Gesù, un altro danno è l’indurimento del cuore e l’incapacità di convertirsi”.
Non c’è dubbio che il peccatore pentito nella Confessione riceve il perdono e ritorna in Grazia di Dio, ma non tutti i peccatori riacquistano il fervore che avevano prima, proprio perché i molti peccati mortali fanno perdere molta spiritualità e per riacquistarla è indispensabile ricominciare a pregare e a meditare la Parola per viverla, con maggiore interesse e impegno.
La Confessione permette di eliminare la colpa dei peccati e di ridare la Grazia, i meriti, lo Spirito Santo, e chi vuole ritrovare la passata spiritualità, dopo l’assoluzione, si rende indispensabile una maggiore dedizione alle cose spirituali, perché nulla viene donato da Gesù se non vede nei credenti la vera ricerca di Lui.
Ciò che rende maggiormente facile la riparazione delle pene e la loro eliminazione, è l’amore verso Gesù. “I tuoi peccati sono perdonati”. Questo disse il Signore alla famosa peccatrice prostrata ai suoi piedi nell’atto di chiedere perdono.
Una richiesta espressa con un pianto interminabile e Gesù più di tutto avvertiva il dolore dei peccati presente nella peccatrice.
Questo ci dice che nella Confessione si riceve il perdono ma la Grazia si riceve secondo il dolore o pentimento e l’amore a Gesù.
Lo afferma il Catechismo della Chiesa: “Quando un Sacramento viene celebrato in conformità all’intenzione della Chiesa, la potenza di Cristo e del suo Spirito agisce in esso e per mezzo di esso, indipendentemente dalla santità personale del ministro. Tuttavia i frutti dei Sacramenti dipendono anche dalle disposizioni di colui che li riceve”.
L’ultima frase esprime perfettamente quanto ho scritto, e quindi il perdono è ricevuto da quanti lo chiedono con vivo pentimento ma la Grazia che si riceve dipende dalle disposizioni interiori di ognuno.
La Confessione si può compiere in diversi modi. C’è chi si confessa senza preparazione o senza pregare per chiedere a Gesù il suo aiuto per fare una santa Confessione, e altri si confessano dopo avere fatto l’esame di coscienza e avere pregato con parole spontanee, chiedendo un sincero pentimento. Perché Gesù aiuta sempre quando chiediamo il suo intervento!
È evidente che la Confessione preparata con amore e sincero pentimento dei peccati commessi, procura una Grazia maggiore.
La peccatrice del Vangelo non ebbe neanche la necessità di rivelare a Gesù i suoi peccati perché Dio sapeva tutto e solo Lui poteva assolverla in quel modo: “Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato”. Parole riferite a lei mentre spiegava al fariseo il gesto umiliante della donna, gettata per terra mentre piangeva senza fermarsi.
Rivolgendosi a lei disse esplicitamente: “I tuoi peccati sono perdonati”.
Questa è la parte finale del brano evangelico, all’inizio era avvenuto un episodio curioso e il protagonista era stato il fariseo che aveva invitato Gesù a casa sua. Vedendo la pubblica peccatrice ai piedi di Gesù mentre li profumava e li lavava con le sue lacrime, commise due errori gravi con un solo pensiero: “Se Costui fosse un Profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!”.
Oltre a non riconoscere Gesù come il Messia pur invitandolo a casa, giudicò temerariamente la donna senza conoscere il suo forte dolore interiore per tutti i peccati che aveva commesso. Questo giudizio frettoloso e indeterminato è un po’ comune a quanti non riescono a controllare i pensieri e qualsiasi pensiero lo accolgono come veritiero.
Non hanno la maturità spirituale per capire se proviene dalla propria debolezza, e qui si nota che i ripetuti peccati mortali allontanano dalla forte comunione con Gesù, anche se si può sicuramente riacquistare una grande spiritualità con la preghiera, i Sacramenti e il rinnegamento.
Anche satana ispira molto spesso pensieri di giudizio o spinge alla curiosità per far cadere nei giudizi quanti non pregano molto.
Il Vangelo oggi afferma che chi ama molto Gesù e il suo prossimo -ma di amore spirituale, non interessato-, cresce velocemente nella vita spirituale e ripara presto le pene derivanti dai suoi peccati.
Ecco perché l’adorazione dell’Eucaristia è importante, come anche la recita di più Corone del Santo Rosario.
Padre Giulio M. Scozzaro
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