Il Purgatorio
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Ricordiamo quanto è scritto: “Nel Regno dei cieli non entrerà nulla d’impuro”. Sappiamo per altro che molti, pur morendo nell’amicizia di Dio, conservano delle imperfezioni spirituali di vario genere e di varia entità (molti non sono riusciti ad accogliere interamente nella propria vita l’amore di Dio, tantissimi altri non sono riusciti a liberarsi dagli affetti disordinati) . Che avverrà a queste anime che hanno dei debiti con la Giustizia Divina?
La Chiesa insegna che solo i martiri, che hanno lavato la propria anima versando il sangue per Cristo e mescolandolo a quello dell’Agnello immacolato, vanno direttamente in Paradiso mentre ogni altro spirito, sia pur minimamente, ha la necessità di una purificazione “al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia del cielo” (CCC – cfr. anche Tertulliano, De anima) e, nel libro dei Salmi si riporta: “Nessun vivente davanti a Te è giusto” (Sal 142).
Nella sua infinita misericordia l’Altissimo ha predisposto un luogo-stato d’essere per la purificazione finale dei salvati, che la Chiesa chiama Purgatorio (CCC 1033). Questo è un meraviglioso evento di grazia, post mortem, per consentirci di giungere dinanzi a Dio purificati da ogni macchia e completamente rinnovati. Infatti la salvezza definitiva deve comportare la totale trasformazione, l’assoluta purificazione ed il pieno orientamento di tutto il nostro essere a Dio solo. E’ giusto pensare che, anche se è necessario sopportare una grande sofferenza per giungere alla perfetta purificazione, questa va accettata con sincera gratitudine perché è un dono di Dio che, in questo modo, ci consente la piena santificazione, ovvero l’eliminazione di ogni ostacolo alla visione beatifica di Dio e la perfetta comunione con l’Altissimo.
Gli Ebrei, da tempi remoti, avevano la consuetudine di offrire nel tempio dei sacrifici per i defunti. Quando morì Aronne vennero offerti sacrifici per trenta giorni di seguito (Dt 38,4 – Nm 20,30).
Giuda Maccabeo raccoglieva somme di denaro da mandare al tempio di Gerusalemme per offrire sacrifici espiatori per i morti, perché fossero assolti dal peccato” (dopo la battaglia egli aveva scoperto che molti soldati portavano amuleti sotto la corazza): “E’ cosa santa e salutare pregare per i defunti affinchè siano sciolti dai loro peccati “( Mac 12, 45-46).
Anche nel libro del profeta Malachia si legge che Dio purifica per mezzo del fuoco ”le anime dei figli di Levi” (Ml 3,3).
Nel Nuovo Testamento troviamo molti passi che riversano chiara luce sul tema in questione.
L’Evangelista Matteo scrive: “Colui che è la Verità afferma che, se qualcuno pronuncia una bestemmia contro lo Spirito Santo, non gli sarà perdonata né in questo secolo né in quello futuro (Mt 12, 32). Ciò significa che esistono delle colpe che possono essere rimesse anche nell’altra vita, tramite un processo di purificazione. In un altro passo leggiamo: “Fa’ presto a metterti d’accordo col tuo avversario prima che egli ti consegni alle guardie per farti mettere in prigione. Io ti assicuro che non uscirai di là, fino a quando non avrai pagato anche l’ultimo centesimo” (Mt 5, 25-26). Il carcere temporale va visto in riferimento alla vita futura e, poiché non può trattarsi dell’inferno da cui non si esce per tutta l’eternità, è chiaro che – come affermano i Santi Padri – va riferito al purgatorio (“Né i dannati nell’inferno, né i beati nel paradiso hanno bisogno di preghiere”).
Marco, nel suo Vangelo, testimonia chiaramente la fede nella resurrezione dei morti esprimendo la necessità di pregare per ottenere il perdono dei peccati “per coloro che si addormentano nel Signore”(Mc 12, 40-45).
Oltre a questi passi, La 1 Cor 3, 10-15 di S. Paolo, è diventata un prezioso punto di riferimento per molti padri della Chiesa: “ … Nel giorno del giudizio Dio rivelerà quel che vale l’opera di ciascuno: Essa sarà sottoposta alla prova del fuoco, ed il fuoco ne proverà la consistenza. Se uno ha fatto un’opera che supererà la prova, ne avrà la ricompensa. Se invece la sua opera sarà distrutta dal fuoco egli perderà la ricompensa. Tuttavia egli personalmente sarà salvo, come uno che passa attraverso un incendio”. Quindi, chi compie opere imperfette, si salverà ma passando ”per il fuoco”.
Quando si parla di “fuoco” s’intende un fuoco spirituale molto diverso da ciò che brucia qui, sulla terra. Oggi sappiamo che esistono varie forme di “fuoco”: quello che arde con fiamme (tipo legna, carbone o combustibili liquidi), radiazioni solari concentrate, raggi laser, radiazioni elettromagnetiche (microonde) capaci di carbonizzare un corpo, ecc. Questo fuoco è reale ed è talmente forte che supera di molto ogni fuoco materiale
S. Agostino, nella sua opera “De Civitate Dei” (21, 26. 2), asserisce che dopo la morte il destino dell’uomo è fissato per sempre. Per ciò che riguarda la purificazione, questa interessa solo quelli che nonostante l’attaccamento ai beni terreni hanno posto il loro fondamento in Cristo. A proposito del fuoco, il santo vescovo lo giudica come una tribolazione temporanea che l’anima deve sopportare a causa delle cattive inclinazioni acquisite durante la vita terrena. (Ricordiamo che La Tradizione della Chiesa si rifà costantemente alla Sacra Scrittura, in cui si parla di “fuoco purificatore”, infatti: “per quanto riguarda le colpe leggere, si deve credere che c’è, prima del Giudizio (Universale), un fuoco purificatore”.
Molto importante è la distinzione che San Tommaso d’Aquino, nella sua opera “De Malo” (7, 11) introduce a proposito della colpa e della pena. Egli spiega che, dopo la morte dei “giusti”, la colpa viene immediatamente cancellata grazie ad un atto di amore e di sincero pentimento. Non così la pena, che non può nemmeno essere diminuita ma deve essere interamente espiata. Egli concorda sul fatto che le pene della purificazione sono direttamente rapportate al bisogno di ciascuna anima: a seconda della quantità dei difetti e dei debiti che essa può aver contratto, varia l’intensità e la durata della pena. Va detto per altro che la qualità della sofferenza è veramente terribile. Sappiamo, anche dalle testimonianze di anime del purgatorio apparse a santi uomini, per speciale permissione di Dio, che la pena del danno e la pena del senso costituiscono una sofferenza così grande che non trova riscontro sulla terra. S. Tommaso d’Aquino insegna, tra l’altro, queste due grandi verità: “la più piccola pena del purgatorio supera di gran lunga le più grandi pene della terra” (per questo motivo molti veri cristiani hanno chiesto al Signore di fargli scontare il purgatorio sulla terra), “il medesimo fuoco tormenta i dannati nell’inferno e i giusti nel purgatorio”. (Continua)
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