Il purgatorio – II parte
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L’esistenza del purgatorio è verità di fede (Dogma) ratificata dalla Chiesa in vari Concili: Il Concilio di Lione (1274) definisce che: “Coloro che sono morti nella carità di Dio <Con vero pentimento dei loro peccati, prima di aver dato soddisfazione alla Divina Giustizia dei loro peccati con veri frutti di penitenza> vengono purificati dopo la morte <con pene purgatorie>”. Il Concilio afferma inoltre l’assoluta validità dei suffragi (cfr. Professione di fede di Michele Paleologo DS 856).
Il Concilio di Firenze (1439) ribadisce i princìpi già esposti nel Decreto per i Greci (DS 1304).
Nel Concilio di Trento (1536) oltre a ribadire la dottrina sul purgatorio, si raccomanda ai Pastori della Chiesa di esporla in modo che sia creduta, senza per altro incorrere in curiosità o superstizioni. Altra esortazione ed ammonizione è che “si eviti tutto ciò che possa dar luogo a turpe guadagno” (cfr. DS 1820).
Dopo il Concilio di Trento i grandi teologi Bellarmino e Suarez provvedono opportunamente a sistematizzarne la dottrina.
Il Concilio Ecumenico Vaticano II , nella Costituzione Dogmatica “Lumen Gentium” (51) sottolinea il “vitale consorzio”con coloro i quali <ancora dopo la morte stanno purificandosi>”. Merita anche di essere citato il “Documento su alcune questioni concernenti l’escatologia” (1979) della Congregazione per la Dottrina della fede che riafferma la sussistenza dopo la morte di un “elemento spirituale”. Per ciò che riguarda le anime dei salvati “una loro eventuale purificazione è preliminare alla beata visione di Dio”. Tale sofferenza, per altro, è ben diversa da quelle cui vengono sottoposti i dannati, sia perché essa va, a mano a mano riducendosi, nel processo di purificazione delle anime purganti e sia perché queste hanno il conforto della vicinanza del proprio Angelo custode che le sorregge con la beata speranza dell’avvicinarsi del momento della beatitudine eterna. Nel caso dei dannati il fuoco è sempre spaventoso, è accompagnato da nuovi tormenti inflitti loro dai demoni e sostenuto dalla disperazione di sapere che tutto ciò durerà per l’eternità (vedi: Lc 16, 19-31).
I salvati che dovranno purificarsi nel purgatorio comprenderanno bene la gravità del peccato (seppur veniale) e quale riparazione esige la Sua giustizia infinita. I Santi, che ben sapevano tutto ciò, si preoccupavano di espiare in terra anche le più piccole mancanze (perfino le parole oziose: “Sarete giudicati su ogni parola che avrete pronunziato”) (Mi 12,36). S. Filippo Neri, ad esempio, si confessava ogni giorno e S. Pompilio perfino due volte al giorno… S. Monica – madre di S. Agostino – stando sul letto di morte, esortava quelli che l’assistevano a pregare per lei: “Non vi preoccupate del mio corpo, ma soltanto dell’anima mia”.
Va sempre ricordato che la dottrina del purgatorio è intimamente unita a quella della preghiera per i defunti. Il CCC, al N° 1032 , riporta vari testi della S. Scrittura e del Magistero sulla necessità di suffragare i defunti. E’ giusto precisare quindi che le anime purganti non sono sole nella loro sofferenza: la S. Madre Chiesa le accompagna costantemente in questo cammino di purificazione con amorosi suffragi: offre per essi il Sacrificio Eucaristico (nel quale Gesù associa tutti noi alla sua perfetta oblazione all’Eterno Padre) e ancora Rosari, elemosine, penitenze, indulgenze, pii esercizi, ecc.
Leggiamo nel CCC 261: “Rechiamo loro soccorso e commemoriamoli. Se i figli di Giacobbe sono stati purificati dal sacrificio del loro padre, perché dovremmo dubitare che le nostre preghiere portino loro consolazione?”.
I defunti non traggono alcun vantaggio dalle nostre lacrime, dai lumini che accendiamo per loro o dai fiori che portiamo al cimitero quando andiamo a far loro visita: questo serve unicamente a dare conforto a noi stessi, ed è naturale e giusto piangere per il caro defunto anche per qualche settimana ma poi bisogna rassegnarsi e cercare e trovare il conforto nella S. Messa e nella Comunione Eucaristica dove, è più facile avvertire la “comunione dei santi” e trovare la pace. Coloro che invece rinunciano ad andare alla Messa domenicale per recarsi al cimitero e trattenersi davanti alla tomba che racchiude il corpo del defunto, ormai privo dell’anima, commettono peccato grave, arrecano grande sofferenza al defunto (di cui allungano il purgatorio) e, a detta di molti Pastori compiono, più che altro, un atto di egoismo e fors’anche di paganesimo. Per le anime purganti ci vogliono SS. Messe (specialmente quelle “Gregoriane”), l’offerta di SS. Comunioni, preghiere, penitenze, elemosine, opere di carità fraterna offerte per il/i defunto/i. (“La carità copre un gran numero di peccati”. (1 Pt 4, 8).
Ci sono vari libri che illustrano la realtà del purgatorio e, tra questi, uno che riporta molte apparizioni di anime purganti – per speciale permissione Divina – a vari Religiosi (“ Padre Louet – “Il Purgatorio attraverso le rivelazioni dei Santi”). Se ne consiglia la lettura.
Fra le tante testimonianze, ne abbiamo una di P. Pio al quale un confratello chiese di ricordare al Signore il padre defunto ma P. Pio volle celebrare una Messa solo per questa intenzione. Dopo la celebrazione avvertì il confratello che in quella stessa ora il suo defunto genitore era entrato in Paradiso, al che il confratello commosso e sorpreso obiettò che suo padre era morto da circa trenta anni. Il Santo frate gli rispose con tono molto serio: “Eh, figlio mio, davanti a Dio tutto si paga”.
Va detto per altro che la devozione alla Madonna è molto efficace anche per ridurre molto le pene del purgatorio ed ottenerne sollievo. Fu Lei stessa a rivelarlo al Beato Alano: “Io sono la Madre delle anime purganti e per le mie preghiere sono continuamente alleggerite le pene dei miei devoti”.
Una devozione molto raccomandata è quella alla Madonna del Carmine: La Regina del S. Carmelo ha promesso che coloro che porteranno il Suo scapolare e seguiranno le altre pie pratiche previste dalla devozione, saranno liberate dal purgatorio il primo sabato dopo la loro morte.
Piace ricordare che S. Pompilio Maria Pirrotti, devotissimo della Madonna (che aveva il privilegio di vedere e che lui chiamava “Mamma bella”), aveva ricevuto da Dio un dono molto particolare, quello di poter recitare il S. Rosario insieme alle anime del Purgatorio che rispondevano lietamente, a voce alta, per tutta la durata del Rosario.
Il grande Vescovo napoletano, S. Alfonso de’ Liguori, raccomandava caldamente la recita del Rosario quale mezzo efficacissimo per suffragare i defunti.
Ricordiamo che le anime del Purgatorio possono intercedere efficacemente per i viventi ma per sé non possono fare assolutamente nulla.
E’ giusto e doveroso dunque offrire suffragi per quelle anime benedette, specialmente per quelle religiose o sacerdotali (“a chi più è stato dato, più sarà richiesto!”) e per quelle di cui nessuno si occupa, le cosiddette ”dimenticate”. Nell’ “economia dell’Amore” ci accorgeremo che potremo contare sulla loro intercessione.
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