Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi – 51°
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Stato Soprannaturale delle anime
Racconta il Baronie che un tale, il quale in vita era stato devotissimo di quelle anime, assalito in punto di morte da forti tentazioni, e ormai disperato della sua eterna salute, vide comparirsi davanti buon numero di spiriti celesti, i quali gli dichiararono di essere venuti a liberarlo da quel pericolo e condurlo in cielo per gratitudine della devozione da lui avuta verso di loro mentre erano in Purgatorio.
<( Or sono circa 20 anni (il libro da cui togliamo il racconto fu stampato nel 1929), così racconta un pio e dotto gesuita, già Professore dell’Università di Georgetown in Columbia, io accompagnavo un certo numero di membri molto ragguardevoli della nostra Compagnia.
I Padri portavano preziosi documenti, il denaro per il viaggio, l’obolo di S. Pietro e preziosi doni per le opere della Compagnia. Noi dovevamo valicare gli Appennini e non ignorando come le gole di quei monti fossero infestate da banditi, avevamo avuto cura di scegliere un cocchiere onesto. Prima di partire era stato stabilito che ci saremmo messi sotto la protezione delle Anime del Purgatorio, recitando ogni ora un « De profumdis ». Luigi, il cocchiere, aveva ricevuto la consegna di battere, in caso di pericolo, tre colpi distinti sull’imperiale della vettura, col manico della frusta.
(( Per tutto il giorno viaggiammo tranquillamente, non soffermandoci se non per prendere, noi e i nostri cavalli, il necessario nutrimento. Al crepuscolo eravamo giunti sulla vetta di un’alta montagna. Assorti nella contemplazione della bella e selvaggia natura, fummo chiamati alla realtà da tre colpi sulla copertura della carrozza. Prima che avessimo avuto il tempo di interrogare Luigi, questi aveva somministrato ai cavalli delle frustate così vigorose, che i medesimi precipitandosi con vertiginosa rapidità, poco mancò che non ci gettassero fuori della vettura.
Demmo un’occhiata ali’infuori e con meraviglia, non scevra di orrore, scorgemmo sui due lati della via una dozzina di banditi armati di fucili in atto di tirare. Ma, caso strano, li vedemmo altresì restare immobili nel loro minaccioso atteggiamento, al pari di statue, sino a che non apparvero più ai nostri occhi che quale punto impercettibile sull’orizzonte.
« Nessuno di noi aveva fiatato, ma tutti ci eravamo internamente raccomandati all’Onnipotente. Alla fine il cocchiere potè fermare i cavalli, bianchi di schiuma e così ansanti, che ci parve impossibile di vederli riprender lena.
“Un miracolo ! — esclamò Luigi, facendosi il segno della croce. — Che Iddio e la Madonna ne siano lodati ! Ve lo assicuro, Padri miei, è un miracolo se non siamo morti !
« — È vero, disse il Superiore, siamo stati oggetto di una particolare protezione della Divina Provvidenza, e ne dobbiamo ringraziare Iddio con tutto il nostro cuore.
« — Ve lo garantisco, rispose bruscamente Luigi : erano uomini terribili ! Non ho mai visto sguardi più feroci.
« — Allora, interruppe il Superiore, sarà bene di proseguire il viaggio appena i cavalli potranno camminare. Dovrete poi cambiarli prima di giungere al luogo ove dobbiamo fermarci ?
« — Non occorre ; e poiché i banditi ci sono alle calcagna, il meglio che ci resti da fare è quello di avanzarli quanto più si può.
« — Ebbene, disse il Superiore rivolto a noi nel mentre riprendevamo posto nella vettura ; domani ognuno di noi celebrerà la Messa in rendimento di grazie. — Tutti acconsentimmo ben volentieri.
-Due anni dopo, trovandomi al Collegio Romano, fui chiamato per disporre alla morte un povero condannato. Visitai il detenuto molte volte… Per meglio guadagnarlo a Dio feci sembiante di ascoltare con interesse gli aneddoti della sua vita di brigantaggio. Un giorno nel quale mi parlava dei suoi ultimi anni, fui non poco meravigliato, udendo raccontare l’episodio medesimo, che forma il soggetto di questa storia.
Nel riandare il fatto da me narrato, ei mi spiegò come sul punto d’impadronirsi della nostra vettura, tanto egli che i suoi compiici si sentirono rattenere le braccia da una forza invisibile e irresistibile. Allora svelai al mio penitente come io fossi uno di quelli cui la Provvidenza aveva sottratto a quel pericolo e gli partecipai la nostra promessa di recitare ogni ora un (( De pTofimdis » per le anime del Purgatorio, le quali certamente compensarono in tal guisa la nostra carità a loro riguardo. Egli cadde ginocchioni, pianse a lungo amaramente, e in fine mi chiese perdono.
-Lo preparai alla sorte spaventevole che lo attendeva, ed ho quasi la ‘Certezza ch’egli morisse in pace con Dio. Mi concesse volentieri, su mia richiesta, il permesso di raccontare i particolari di questa ultima parte della mia storia. « Così il pio Gesuita, che non lasciò occasione di narrare questo prodigio delle Anime Sante del Purgatorio ». (Mons. Alfredo Vitali, // Mese di Novembre, Roma 1929).
Padre Pietro Louvet
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