Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi – 55
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Il conforto dell’espiazione
La seconda gioia che provano le anime del Purgatorio è quella dell’espiazione. Per comprenderla adeguatamente bisogna avere provato almeno una volta un vero pentimento delle proprie colpe, perché allora soltanto si prendono a cuore gl’interessi della giustizia di Dio oltraggiata per tanto tempo, allora soltanto il penitente non contento di sopportare cristianamente le pene e i dolori quotidiani della vita, che devono servire a supplire alla penitenza sacramentale, si fa da se stesso esecutore della divina giustizia.
Allora appariscono le discipline, i cilizi e tant’altri strumenti di mortificazione che han fatto stupire il mondo assai più che le raffinate voluttà del paganesimo; e quando pure il cristiano abbia così castigato il suo corpo e mortificato i suoi sensi, deplorerà ancor sempre di non aver fatto abbastanza per pacificare la collera divina.
Questo spirito di penitenza che induce l’uomo a farsi giustizia da sé ed espiare con gioia i propri falli, questo bisogno innato di vedersi purificato dalle colpe e riabilitato davanti a Dio e davanti alla propria coscienza, esiste nel Purgatorio in un grado molto superiore a quello dei penitenti di questo mondo, e con ciò si spiega come quelle anime sante divorate dal desiderio di espiare i loro peccati, provino gioia nei loro stessi supplizi.
Ma lasciamo che parli a tal proposito S. Caterina da Genova, la quale sull’argomento delle gioie del Purgatorio ha ricevuto tante speciali illustrazioni. — « Io vedo, essa dice, quelle anime stare nelle pene del Purgatorio col riflesso di due motivi. Il primo è che patiscono volentieri quelle pene, e sembra loro che Dio abbia usato ad esse gran misericordia, considerando quelle maggiori che meritarono, e conoscendo la grandezza e santità di Dio, poiché, se la sua bontà inni temperasse la giustizia colla misericordia (soddisfacendola col prezioso sangue di Gesù Cristo), un nolo peccato meriterebbe mille perpetui inferni.
Esse perciò patiscono questa pena così volentieri, che non vorrebbero vederla diminuita di un solo minuto, conoscendo giustamente di meritarla ed essere essa bene Mulinala. L’altro motivo è il vedersi nell’ordinazione di Dio e l’ammirare ciò che l’amore e la misericordia divina operano verso di loro. Queste due viste Iddio li i in prime in quelle menti in un istante, e siccome sono in grazia, l’intendono e capiscono secondo la loro capacità, e ne riportano gran contento, il quale non manca mai, anzi va crescendo tanto in loro, quanto più si approssimano a Dio.
E quelle anime non lo provano in loro, né per loro, ma in Dio, nel quale sono più assai intente che nelle pene che soffrono, e del quale fanno assai più stima senza comparazione ; poiché la più piccola intuizione che si possa avere di Dio eccede ogni pena ed ogni gaudio che l’uomo possa immaginare, e benché la ecceda non leva loro però una scintilla di gaudio o di pena.
In tal modo le anime del Purgatorio accettano con gioia i loro tormenti, perché così purificandosi e trasformandosi vedono avvicinarsi il .momento in cui andranno a goder Dio nel ciclo. Quando l’anima si trova in via di ritornare a quel suo primo stato, tanto è il desiderio di doversi trasformare in Dio, che quell’istinto acceso ed impedito forma veramente il suo Purgatorio.
Non credo, dice la stessa, che si possa trovare contentezza da paragonare a quella di un’anima del Purgatorio, eccetto quella dei Santi del Paradiso : questa contentezza va crescendo di mano in mano che si va consumando l’impedimento dell’influsso di Dio. Come un oggetto coperto non può corrispondere alla riverberazione del sole, non per difetto del sole che di continuo risplende, ma per l’ostacolo della copertura; così la ruggine delle anime, cioè del peccato, si va consumando col fuoco del Purgatorio, il quale quanto più consuma tanto più fa corrispondere l’anima al vero sole che è Iddio, e quindi tanto più fa crescere la contentezza; così l’uno cresce e l’altro manca, finché sia finito il tempo della prova.
E non solamente quelle anime accettano con gioia i loro tormenti, ma se la giustizia di Dio lo permettesse, desidererebbero di soffrire ancor di più, e se potessero purgarsi per contrizione, in un istante pagherebbero tutto il loro debito, tale è l’affocato impeto di dolore che loro verrebbe, e questo pel chiaro lume che hanno della gravita di quell’impedimento, il quale non le lascia congiungere col loro fine ed amore che è Dio ».
Padre Pietro Louvet
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