Il Purgatorio, nelle rivelazioni dei Santi- 90
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CARITÀ E SUFFRAGI
Doveri di carità
Abbiamo esposto i doveri di giustizia che ci legano alle anime del Purgatorio; adesso rimane da parlare dei doveri di carità, i quali devono impegnarci nella nostra crociata non meno dei doveri di giustizia.
In virtù della Comunione dei Santi le anime purganti fanno parte, come noi, della grande famiglia di Cristo, e quindi sono nostri i loro interessi e nostre devono essere le loro pene. Il bisogno che esse hanno di noi è immenso, data la grandezza e la durata delle loro pene ; i loro appelli alla nostra carità sono con¬tinui, i mezzi a nostra disposizione per aiutarle sono enormi ; da qui sorge per noi il dovere di venire in loro soccorso.
In questo mondo, dinanzi alle disgrazie dei nostri fratelli tutti ci commoviamo, tutti corria¬mo; la nostra sensibilità e la nostra coscienza ci spin¬gono a soccorrere perfino i nemici ; chi mai perciò po¬trà rimanere insensibile dinanzi al martirio di milioni di nostri fratelli, martoriati in Purgatorio da pene im¬mani, da fiamme accese dalla giustizia divina ?
A questo mondo le più atroci sofferenze durano poco, e quanto più sono vive tanto più sono corte : il corpo soccombe presto sotto il dolore, e l’anima del martire si sottrae con la morte alla veemenza dei dolori della carne. Ma in Purgatorio si tratta di supplizi che du¬rano a lungo, forse più a lungo di quanto comune¬mente si crede, e noi non presteremo la nostra opera per abbreviare quelle torture?
E si noti che queste anime sventurate che per indolenza omettiamo di suf¬fragare, sono anime sante e predestinate, sono, se an¬che noi avremo la sorte di salire al Cielo, le future compagne della nostra gloria. Eppure esse per ora non possono nulla senza di noi !
Noi soli possiamo soccorrerle, e senza sacrificarci gran che, senza esau¬rire le nostre forze, senza dar fondo ai nostri averi. In ultimo, quelle anime sono figlie predilette di Dio : la giustizia di lui le punisce, mentre la di lui infinita misericordia implora soccorsi per loro. Coi nostri suf¬fragi affretteremo il giorno in cui esse glorificheranno Iddio in Paradiso.
Disse il nostro Signore a S. Gel¬trude che ogni volta che liberiamo un’anima dal Pur-gatorio, facciamo cosa -così gradita a lui, come se li¬berassimo lui stesso dal carcere. Che vogliamo di più per eccitare il nostro zelo ? I Santi, che avevano ben compreso queste raccomandazioni uscite dal cuore ar¬dente del Salvatore, ebbero tutti viva compassione di quelle povere anime, fino a spingere all’eroismo la lo¬ro commiserazione.
Il P. Nieremberg della C. di Gesù si offrì come vittima per un’anima che avrebbe dovuto penar lungamente in Purgatorio, e dal momento della sua offerta si sentì oppresso da ogni sorta di pene nel corpo e nell’anima; la sua vita divenne un lungo pur¬gatorio e quel martire di carità non trovò altro sollie¬vo che nella morte, che lo colpì dopo lunghi anni di indicibili sofferenze.
Soffriamo anche noi in questo mondo, ma le nostre sofferenze son ben lontane dal paragonarsi a quelle delle anime purganti, e forse per questo pensiamo tan¬to di rado al Purgatorio e a chi vi pena. Nelle Contemplazioni di S. Margherita Maria Alacoque leggia¬mo il fatto seguente.
Vidi in sogno — è la Santa che parla — una reli¬giosa che soffriva immensamente e mi pregò di aiu¬tarla coi miei suffragi. Destata, non vi badai più tan¬to, perché ai sogni non bisogna credere; ma intanto quell’anima non mi dava pace e non cessava dal pre-garmi che volessi -cedere a suo vantaggio tutte le mie opere soddisfattone.
Col permesso della Superiora fi¬nalmente le feci detta concessione, ma da quel giorno fui aggravata da tali dolori, che pareva volessero schiacciarmi. Mi ordinarono di coricarmi, ed allora mi vedevo ai fianchi quella religiosa, che così mi di¬ceva :
“Stai bene tu nel tuo letto, ma io, guarda!” E vidi un orribile letto, che solo a pensarci tremo : c’erano delle punte aguzze di fuoco, che le entravano nelle carni. “Questo, diceva, per la mia soverchia delicatezza. Mi stracciano il cuore con pettini di ferro infuocati, per aver pensato male del prossimo; la mia lingua è rosa da vermi, poiché ho parlato contro la carità; la mia bocca è piena d’ulceri, perché ho poco osservato il silenzio!” .
A questa vista i miei dolori crescevano a dismisura; ma l’anima mi si presentava, e così mi diceva : — A te si pensa!… ma ad allegge¬rire i miei mali non pensa alcuno!…
Padre Pietro Louvet
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