La necessità della preghiera
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Il sacro Concilio di Trento (Sess. VI, cap. 11) ha dichiarato che Dio non comanda cose impossibili; ma ci consiglia a fare ciò che possiamo con le forze della grazia, o almeno a chiedere la grazia più abbondante, necessaria per adempiere ciò che non possiamo con le nostre forze; ed allora egli ci dà l’aiuto necessario. Anche molti Teologi insegnano che Dio dona a tutti o la grazia prossima per osservare i precetti o la grazia remota della preghiera con la quale poi ciascuno ottiene la grazia prossima per osservare i precetti divini.
Perciò fu bestemmia quel che dissero Lutero e Calvino: che l’osservanza della divina legge è resa impossibile agli uomini dopo il peccato di Adamo; ma fu errore anche quel che disse Giansenio, condannato dalla Chiesa: che alcuni precetti erano impossibili anche ai giusti.
E’ vero che l’osservanza della legge nello stato presente della natura corrotta è molto difficile, anzi è moralmente impossibile senza un aiuto speciale di Dio. Ora questo aiuto speciale Dio non lo concede, ordinariamente parlando, se non a coloro che lo domandano. Insegna Gennadio, autore antico, che, eccettuate le prime grazie eccitanti, le quali vengono a noi senza di noi, come la chiamata alla fede o alla penitenza, tutte le altre, e specialmente la grazia della perseveranza, si donano solo a coloro che pregano.
S. Agostino è dello stesso parere. Da ciò concludono i Teologi (Suarez, Habert, Layman, il P. Segneri ed altri con S. Clemente Alessandrino, S. Basilio, S. Agostino e S. Giovannni Grisostomo) che la petizione agli adulti è necessaria di necessità di mezzo; viene a dire che, di provvidenza ordinaria, un fedele senza raccomandarsi a Dio e cercargli le grazie necessarie alla sua salvezza, non può salvarsi.
Dice S. Giovanni Grisostomo che, conforme è necessaria l’anima al corpo per vivere, cosi è necessaria all’anima l’orazione per conservarsi nella divina grazia. Ciò vuole insegnare la parabola della vedova e del giudice ingiusto, narrata da Gesù per raccomandare di pregare sempre senza stancarsi (cfr. Lc 18, 1-5). Ciò afferma l’apostolo S. Giacomo: Non avete perché non chiedete (Gc 4, 2). Ciò vuol dire Gesù Cristo quando afferma: Chiedete e vi sarà dato (Lc 11, 9). Se, dunque, chi cerca ottiene, chi non cerca non ottiene.
Dio vuole tutti salvi, come afferma S. Paolo (1 Tm 2, 4); ma vuole che gli cerchiamo le grazie che ci sono necessarie per salvarci. Neppure questo vogliamo fare? Terminiamo questo primo punto concludendo, da quanto si è detto, che chi prega certamente si salva; chi non prega certamente si danna. Tutti i Santi si sono salvati e fatti santi col pregare. Tutti i dannati si sono dannati per non pregare; se pregavano, certamente non si sarebbero perduti. E questa sarà la maggiore disperazione nell’inferno: il pensiero di esserci potuti salvare con tanta facilità, con chiedere a Dio l’aiuto, ed ora non essere più in tempo di cercarlo.
S. Alfonso M. De’ Liguori
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