La pia fanciulla e l’anima del purgatorio
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II giorno di tutti i Santi una giovane di rara pietà e modestia vide comparirsi dinanzi l’anima d’una dama di sua conoscente, morta poco tempo prima, la quale le fece conoscere com’ella soffrisse in Purgatorio la sola pena della privazione di Dio, ma che questa privazione era per lei così intensa, che le procurava un tormento intollerabile.
In tale stato le si fece vedere più volte e quasi sempre in chiesa poiché, non potendo contemplar Dio faccia a faccia nel Cielo, cercava di trovar conforto adorandolo almeno sotto le Specie eucaristiche. Sarebbe impossibile riferire a parole con che slancio e con che umile rispetto rimanesse quell’anima davanti alla sacra Ostia. Quando assisteva al divin Sacrificio, nel momento dell’elevazione, il suo volto si illuminava in tal modo, che si sarebbe detta un serafino.
La giovinetta, all’assistere a tale manifestazione di pietà, dichiarò di non aver mai visto spettacolo più bello. Ogni volta che ella si comunicava, l’anima della matrona l’accompagnava alla sacra mensa e rimaneva poi accanto a lei per tutto il tempo del ringraziamento, quasi volesse partecipare alla sua felicità e godere anch’ella della presenza di Gesù. Le compariva ordinariamente vestita di bianco e con un lungo Rosario in mano, in segno della sua devozione verso la Regina del cielo.
Un giorno la pia fanciulla, insieme con altre compagnie, dopo aver decorato piamente l’altare della Vergine, s’inginocchiò con loro e propose che baciando i piedi della statua, tutte l’abbracciassero due volte, una per loro stesse, l’altra per la dama defunta. Dopo aver compiuto questo pio esercizio, ecco venir costei tutta ilare e festosa a ringraziarla con indicibile affetto. Quel giorno le confidò anche che, avendo una volta fatto voto di far celebrare tre Messe all’altare della Santissima Vergine e non avendo poi potuto adempierlo, questo debito sacro non soddisfatto aumentava la sua pena.
Chiestole di adempierlo in vece sua – cosa che la fanciulla fece subito -, le apparve di nuovo tutta giuliva per ringraziarla, e in ricompensa della sua carità le consigliò di non far mai voti, senza essere decisa a compierli all’istante, poiché la giustizia di Dio su questo punto è inesorabile. L’esortava poi sempre ad una tenera devozione verso la Vergine, e specialmente al ricordo dei dolori da Lei sofferti sul Calvario, e le inculcava di salutarne l’effigie con le tre invocazioni delle Litanie, Mater admirabilis, Consolatrix affliciorum, Regina Sanctorum omnium.
Le diceva poi che più vivo è il nostro amore in vita verso questa buona Madre, e più efficace sarà la sua assistenza nel Giudizio finale. Le consigliava anche ad una gran carità e compassione verso le povere anime del Purgatorio, per le quali voleva che offrisse tutte le sue preghiere, penitenze e buone opere. Un giorno in cui la pia giovinetta, docile ai suoi consigli, recitava colle braccia aperte cinque Pater ed Ave per i defunti, quell’anima accorse a sostenerle le braccia già stanche e ad aiutarla nella sua preghiera.
Un altro giorno mentre le parlava in chiesa, avendo inteso suonare il campanello dell’elevazione, corse subito all’Altare dove si celebrava il divin Sacrificio, e colla faccia a terra si pose ad adorare nostro Signore con profondo rispetto. Ogni volta che avesse pronunziato o inteso pronunziare i santi nomi di Gesù e di Maria, ella chinava il capo con angelico raccoglimento. Passavano però in tal modo giorni e mesi e, malgrado i suoi ardenti desideri e le preghiere dell’amica, quell’anima santa non veniva ammessa ancora alla contemplazione immediata di Dio.
Finalmente il tre dicembre, festa di san Francesco Saverio, la giovinetta dovendo andare a comunicarsi nella chiesa dei Padri Gesuiti, invitò la defunta a seguirla ed ella, fedele all’invito, l’accompagnò alla sacra mensa e rimase vicino a lei per tutto il tempo del ringraziamento che fu molto lungo, dopo del quale affettuosamente ringraziandola, le annunzio che la sua prova era finita.
L’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione, le riapparve un’altra volta, ma ormai sfolgorante di tal luce che l’amica non poteva fissare su di lei lo sguardo. Finalmente il 10 dicembre, mentre si celebrava la Santa Messa, la vide, fra splendori assai più intensi e sublimi, genuflettere nei pressi dell’Altare e, dopo averla ringraziata un’ultima volta delle preghiere da lei fatte, salire al Cielo in compagnia del suo Angelo custode.
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