La situazione internazionale attuale (lineamenti descrittivi)
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Nel periodo compreso tra il 1945 ed il 1989 il sistema delle relazioni internazionali si è strutturato essenzialmente attorno ad una struttura bipolare dominata da due blocchi di potenze, rispettivamente guidate da due superpotenze dominanti, gli USA e l’URSS. I due blocchi erano contrapposti sul piano ideologico, militare, politico e sul piano dell’organizzazione sociale e produttiva. L’equilibrio tra essi era garantito da arsenali nucleari contrapposti in grado di portare ad un annientamento reciproco in caso di scontro aperto ( Schema MAD, Mutual Assured Destuction ossia della ” distruzione automatica reciproca” – più comunemente noto come equilibrio del terrore).
Tra il 1989 (sgretolamento del sistema comunista in Europa Orientale) ed il 1991 (dissoluzione dell’Unione Sovietica ), il sistema bipolare si è destrutturato a causa del ridimensionamento di uno dei due contendenti – la Russia erede geopolitico ma non ideologico dell’URSS – e si entrati in una fase di transizione caratterizzata da un equilibrio unipolare imperniato sull’assoluta superiorità militare e tecnologica degli USA e sul loro potere finanziario ed ideologico-culturale. Sul piano economico e politico il periodo compreso tra il 1989 ed il 2003 è stato caratterizzato dall’affermazione su scala planetaria del modello produttivo detto della globalizzazione e dallo sviluppo straordinario dei mezzi di comunicazione (Internet, etc.). Nel 2001 si è manifestata in maniera clamorosa la sfida globale del terrorismo islamico, con la distruzione del World Trade Centre a New York,. La risposta degli Usa è consistita in un’intensificazione degli interventi armati (Afghanistan, Iraq) ed in una crescita corrispondente della presenza militare diretta nel Medio Oriente allargato.
Le tensioni del 2003 imperniate sull’intervento in Iraq hanno comunque evidenziato la trasformazione del sistema unipolare in un sistema multipolare fluido caratterizzato dalla presenza di una serie di attori di dimensioni distinte in concorrenza tra loro per il controllo delle risorse e per la determinazione di nuovi equilibri economici nel quadro della gloalizzazione.
Le principali potenze operanti nel sistema multipolare
Gli USA restano la prima potenza sul piano militare e tecnologico. Esercitano un ruolo predominante nel sistema finanziario internazionale e restano il principale esportatore di modelli culturali e comportamentali attraverso una preponderanza nel sistema di produzione culturale dei media. Il loro predominio economico è però minacciato a medio termine dal “doppio deficit “, finanziario e commerciale, ossia dalla tendenza strutturale a vivere al di sopra dei propri mezzi.
L’Unione Europea (UÈ), ossia uno spazio “cooperativo-competitivo” agglutinante una serie di potenze medio-grandi ( Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia, Spagna e Polonia) ad un insieme di paesi medio-piccoli e piccoli, si presenta come l’altro grande centro di potere economico, finanziario e culturale del mondo. Meno coesa che uno stato, TUE si è rivelata comunque capace di creare la seconda moneta di riserva mondiale, 1′ Euro, di lanciare una serie di programmi tecnologico-produttivi (Airbus, Ariane, Galileo, etc.) in grado di sostenere la concorrenza dei sistemi omologhi americani e di evitare il predominio assoluto degli USA nei sistemi tecnologici complessi. L’UE è riuscita anche a realizzare un grandissimo sforzo di riorganizzazione produttiva, politica e sociale in Europa Orientale con il processo di allargamento ad Est.
L’UE resta l’unica struttura che nella storia sia riuscita ad unificare in maniera consensuale e pacifica un intero continente o quasi. Al tempo stesso, l’UE non è ancora capace di esprimere sempre una posizione comune ed il suo potenziale peso internazionale resta fortemente dipendente dai meccanismi interni di coordinamento tra i suoi stati membri. Nel caso del conflitto iracheno del 2003, l’UE, nonostante una certa omogeneità delle posizioni espresse dalle opinioni pubbliche dei suoi stati membri, non è di fatto riuscita ad arrivare ad una posizione comune.
La Cina è al momento la principale grande potenza emergente. Dotatasi d’un modello di sviluppo dinamico e capace di mantenere una struttura politica centralizzata e coesa, la Cina si è lanciata in un colossale sforzo produttivo. Il suo peso economico comincia a tradursi rapidamente in peso politico e militare. Pur restando in larga parte un paese relativamente povero, le dimensioni gigantesche della sua popolazione ed il suo tasso di sviluppo economico indicano che la Cina conterà sempre di più nei decenni a venire.
Il Giappone resta una straordinaria potenza industriale e tecnologica. La crescita cinese e le minacce derivanti da tale crescita per il Giappone, potrebbero presto indurlo a tradurre la sua potenza produttiva in potenza militare.
L’India, paese di straordinari contrasti, sta progressivamente emergendo come potenza industriale e militare. Lo sviluppo del settore dei servizi, la sua immensa popolazione seconda soltanto per numero a quella cinese, il suo sviluppo tecnologico e la sua duttilità produttiva lo rendono un concorrente temibile per qualsiasi potenza aspirante all’egemonia in Asia.
La Russia pur fortemente ridimensionata sul piano produttivo resta un attore di primo piano a causa della sua dotazione immensa di risorse naturali, in particolare di tipo energetico e per la vastità del suo apparato militare (in particolare la dotazione di armi nucleari). Attraversata da una profonda crisi demografica la Russia oscilla tra una lenta decadenza e la possibilità, sempre presente, d’un sostanziale recupero di potenza. Nel caso la Russia riuscisse a superare la crisi attuale potrebbe rapidamente recuperare alcuni degli spazi perduti, riaffermando la sua egemonia sulle regioni confinanti.
Le potenze intermedie
Il panorama attuale è caratterizzato dalla sviluppo di una serie di potenze intermedie emergenti capaci di affermare posizioni egemoniche a livello regionale o capaci di lanciare sfide minacciose a gli attori dominanti. Tra queste potenze intermedie è possibile annoverare l’Iran, il Brasile, la Corea del Sud, il Pakistan, la Turchia, l’Indonesia, il Sud Africa. Tale lista potrebbe nel prossimo futuro allargarsi a paesi quali il Messico, l’Egitto, L’Argentina, la Nigeria etc.
Un secondo gruppo di potenze intermedie è dato da paesi che hanno già acquisito un certo grado di potere economico, politico o militare ma che non stanno conoscendo i grandi processi di crescita che invece caratterizzano le potenze emergenti. Queste potenze intermedie consolidate possono però controbilanciare efficacemente le aspirazioni delle potenze emergenti e godono spesso di rapporti privilegiati con alcune potenze dominanti. Tra tali paesi è possibile annoverare: Il Canada, l’Australia, l’Arabia Saudita ed Israele (quest’ultimo essenzialmente per il suo potenziale militare e per i suoi strettissimi legami con gli USA).
I fattori di tensione
Tra i principali fattori di tensione presenti nel sistema internazionale è possibile annoverare i seguenti:
• La competizione per le risorse scarse (materie prime, acqua, energia, etc.).
• I conflitti culturali e religiosi (teoria dello “scontro di civiltà”).
• I contenziosi territoriali irrisolti
• I divari di ricchezza e di sviluppo.
• Le conseguenze della globalizzazione e la lotta per i mercati.
• Le conseguenze dei cambiamenti climatici.
• Le migrazioni
Le principali zone di tensione
Per zone di tensione si intendono qui quelle aree geografiche attraversate da conflitti e capaci di provocare crisi internazionali di grave portata, implicanti il coinvolgimento delle potenze principali o addirittura, in alcuni casi, lo scontro tra esse. Tra le principali zone di tensione è possibile annoverare:
• Lo stretto di Formosa (Cina-Taiwan-USA).
• La penisola coreana.
• L’Iraq ed il Golfo Persico.
• II Vicino Oriente (Israele, Palestina, Siria, Libano)
• II Caucaso.
• L’Asia Centrale ex-sovietica e l’Afghanistan.
• La frontiera indo-pachistana.
Altre zone di tensione
In queste aree il rischio di conflitti gravi è latente, anche se il coinvolgimento delle grandi potenze è meno automatico ed il rischio di crisi generale è minore. Ciò non toglie che i conflitti generatisi in tali aree possono comunque avere conseguenze gravissime per le popolazioni interessate.Tra tali zone è possibile annoverare:
• L’Africa Centrale.
• II Corno d’Africa.
• II Bacino dei Carabi (Cuba, Venezuela, etc.).
• La Regione Andina (Colombia, Perù, Bolivia).
• I Balcani.
• L’ Europa Orientale ex-sovietica (Ucraina, Moldavia, Transnistria, Bielorussia).
Molto dipende per altro dall’attività diplomatica.
Diplomatico
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