La vita di Laura Degan raccontata da nonna Assunta PARTE III – 7°
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L’EREDITA’ DI LAURA
Cara Laura, la tua vita è una fonte sempre viva di insegnamenti: vorrei ricordare qui ancora alcuni episodi che mi hanno fatto molto riflettere e che devono diventare tesoro di tutti.
Manine generose
Cara stellina, come posso dimenticare le tue sante manine, generose come il tuo cuoricino?
Quando bussava alla nostra porta qualche persona bisognosa tu correvi a prendere qualcosa da offrirle, senza che nessuno ti dicesse nulla. Avevi fatto amicizia con un giovane ambulante nordafricano che chiedeva sempre tue notizie: quando ha saputo che eri volata in Cielo si è molto commosso e ha baciato la tua fotografia che gli ho donato per ricordo.
Quando ti ha fatto visita Monsignor Foralosso, Vescovo in Brasile, avevi appena 5 anni: gli hai donato il tuo salvadanaio e, quando già era uscito da casa tua, lo hai rincorso per consegnargli una bambolina da regalare ad una bimba brasiliana.
Durante il breve periodo in cui hai frequentato la scuola mettevi nella tua cartella due merendine: dicevi che una era per te e l’altra per chi ne fosse stato privo.
I tuoi compagni ricordano bene questa tua generosità: “Mi dispiace molto che Laura non sia più in mezzo a noi perchè era molto simpatica e mi aiutava quando avevo bisogno” scrive una tua amichetta e un’altra precisa: “Io ho un caro ricordo di Laura: mi aveva regalato una bambola molto bella e mi aveva anche detto un segreto!”; conferma una terza: “Noi abbiamo tanti ricordi di Laura. Lei voleva sempre stare vicina a tutti, era gentilissima! Vorrei essere sorella di Laura!”.
Provavi tanto amore e tenerezza anche per le persone anziane.
Quando venivi con me a trovare una zia in una casa di riposo la accarezzavi e le parlavi.
Una volta ci eravamo già congedate da lei quando tu sei tornata indietro e, accarezzandole le mani, le hai detto: “Domani vengo ancora a trovarti, sta’ tranquilla!”
L’amore per il fratellino Marco e il cuginetto Gabriele
Cara Lauretta, quando è nato il tuo fratellino Marco eri ricoverata in ospedale. Avevi la broncopolmonite e la febbre sempre alta, ma desideravi conoscere il nuovo arrivato.
All’insaputa dei medici e d’accordo con la cara infermiera Lucia ti abbiamo coperta bene e, protetta dalla mascherina, ti abbiamo portata da Marco. Era meraviglioso vedere come lo guardavi attraverso il vetro e lo salutavi con la manina!
Dopo essere tornata nella tua camera hai appeso sopra al lettino un cartellone con un fiocco azzurro e con la scritta: “Benvenuto Marco!”
Tutti i medici e le infermiere, quel giorno, sono venuti da te per farti le congratulazioni.
Amavi molto anche il cuginetto Gabriele. Ricordo che il giorno del suo Battesimo hai detto: “Nonna io vengo alla festa anche se la gente mi guarda perché sono senza capelli.”
Non hai smesso di occuparti dei due piccoli neppure quando eri già molto sofferente. Una notte del tuo ultimo agosto per tre volte mi hai ripetuto di ricordare al nonno di tenere chiuso il pozzo perché non rappresentasse un pericolo per i bimbi.
Ma come potevi, nelle tue condizioni, pensare a Marco e Gabriele?
Anche il tuo fratellino ha imparato a volerti molto bene. Dice di te: “Laura è la bambina più bella del mondo. Laura è la luce della mamma. Laura è andata in Cielo con la scala del nonno.”
Cara nipotina, noi ti affidiamo il tuo fratellino e il tuo cuginetto: proteggili, tienili per mano, guidali, fa’ che diventino bravi cristiani!
Il digiuno
Cara Lauretta, ricordo che una mattina del tuo ultimo luglio mi hai chiesto che giorno fosse e, quando hai saputo che era giovedì, hai esclamato: “Oh che bello! Domani è venerdì e anch’io voglio mangiare pane e acqua come fa la mamma!” Ho scoperto così, cara stellina, che la tua mamma offriva alla Madonnina anche questo bel fioretto che si univa a tanti altri e che anche tu, pur così debole e piccina, desideravi digiunare come lei.
Cara Laura, mi manchi tanto, mi mancano i tuoi esempi, il tuo sorriso, la tua soave vocina!
Il perdono
Dai pensieri che i tuoi compagni hanno scritto su di te è facile capire che sapevi perdonare con molto coraggio e generosità.
Dice una piccola amica: “Io mi ricordo che lei era gentile con tutti, era brava, giocava con tutti, persino con quelli che le facevano male!”.
E un altro bimbo conferma: “Quando giocavo con Laura era molto contenta. Qualche volta la prendevo in giro, ma lei mi diceva sempre che mi perdonava!„.
La pazienza
Cara stellina, voglio ricordare l’ultimo Natale trascorso con te.
Io volevo sapere quale regalo volessi da Gesù Bambino e tu mi hai risposto: “Desidero i capelli lunghi per poi fare le treccine!” Hai però subito aggiunto che sapevi bene che, a causa delle cure che stavi facendo, il tuo desiderio, in quel momento, non poteva essere esaudito. Sei stata forte e paziente fino alle fine.
Una settimana prima che ci lasciassi, ascoltando da zia Daniela il racconto di una cerimonia di nozze cui aveva partecipato, hai sentito che aveva con sè la bomboniera donatale dagli sposi e hai esclamato: “Fammela vedere!” I tuoi occhi però si erano già spenti da qualche settimana: non era possibile mostrarti quel dono.
Hai così subito aggiunto: “Non importa, non importa!” e ti sei accontentata di ascoltare la descrizione di quel regalino.
Il coraggio
Cara piccola martire, ricordo che una sera del tuo ultimo agosto, quando già avevi perso la vista, sei scesa da sola dal piano superiore della casa: faceva caldo e desideravi prendere un po’ d’aria, ma hai battuto il visetto sulla porta d’ingresso aggiungendo dolore a dolore.
Eri tanto brava e desideravi disturbare il meno possibile: tante volte andavi in bagno da sola per rinfrescarti il visetto e le manine.
Nei tuoi ultimi giorni non desideravi più prendere le medicine e io non ho mai capito se era perchè avevi male alla bocchetta o se desideravi rinunciare a quei calmanti per donare le tue sofferenze al Signore Gesù.
Una mattina mi hai detto: “Nonna, questa notte ho avuto tanto male, ma non ho voluto dirlo!”
Sapevi comunicare questa forza anche agli altri: i tanti religiosi che sono venuti a farti visita, quando uscivano da questa casa, dicevano di sentirsi più forti e di voler portare alle loro parrocchie quell’energia particolare da te ricevuta.
Un giorno un Padre chiese alla tua mamma: “Che cosa provi ad essere la mamma di una bimba tanto speciale?” La tua mammina rispose con un bel sorriso. Anche lei è stata forte e coraggiosa come te. Non l’ho mai sentita dire: “Perchè il Signore ha portato via la mia bambina?”. Mai si è ribellata. Ora, pur sentendo il dolore del distacco, è serena e contenta di essere la mamma di una bimba straordinaria come te.
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