L’economia della crisi: un ingranaggio (quasi) perfetto
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Anche in questo lungo e profondo periodo di crisi, in cui tutti hanno la paura di usare la parola recessione, il mercato si è adattato al momento finanziariamente molto triste, creando un ingranaggio perfetto (o quasi).
Oramai la stragrande maggioranza delle aziende si è mestamente adattata alla situazione e quasi più nessuno sollecita, oltre il dovuto, l’incasso delle proprie spettanze, quasi ad aver creato o solo accettato una condizione in cui ogni azienda finanzia altre aziende. Poiché questa situazione è generalizzata sul territorio europeo e, grazie o per colpa della globalizzazione, su quasi tutto il territorio mondiale, si è innescato un ingranaggio perfetto (o quasi) dove il credito si incastra perfettamente con il debito.
Il meccanismo, o ingranaggio, che continuo a definire perfetto (o quasi) si inceppa e quindi perde la sua labile perfezione, quando nel giro della ruota dell’ingranaggio, le aziende non si trovano a dover risolvere crediti e/o debiti con altre aziende, che come abbiamo visto compensano la parte finanziaria, o attendono gli incassi in forza delle attese a loro concesse per i pagamenti, ma quando si trovano di fronte ai debiti verso l’erario, verso gli istituti di credito e comunque verso le pubbliche amministrazioni.
In questo caso purtroppo non ci sono termini di dilazione, non c’è possibilità di compensare, non c’è la voglia da parte dei creditori di aiutare le aziende in difficoltà. Per questo motivo registriamo sempre più spesso casi di aziende che devono chiudere, nonostante il florido fatturato, perché trovandosi in difficoltà finanziarie notevoli non hanno la possibilità di coprire ciclicamente le richieste di pagamento degli istituti di credito e dalla pubblica amministrazione. In questo ingranaggio, che si regge su di un equilibrio particolarmente labile, un minimo pezzo non perfettamente incastrato distrugge tutto il meccanismo.
Gli istituti di credito, l’erario e le pubbliche amministrazioni, in questa fase di totale assenza di liquidità, dovrebbero aiutare le aziende concedendo, in qualunque modo possibile, benefici ed incentivi per dare una sferzata di liquidità, non devono continuare a stringere la corda al collo delle piccole imprese che restano il cuore pulsante dell’economia. Non ultima la recentissima e, a mio modesto parere, la distruttiva novità introdotta in materia di compensazioni d’imposta per la quale, a decorrere dal 1° gennaio 2011, sono limitate le compensazioni in presenza di imposte iscritte a ruolo.
A parte i dubbi legittimi sull’applicazione della norma, francamente a me preoccupa molto di più l’ulteriore diminuzioni di liquidità a cui saranno costrette le aziende che fino al 31/12/2010 pagavano le imposte compensandole con i propri legittimi crediti e che dal 1° gennaio 2011 devono, come si dice in gergo, mettere mano alla tasca per il pagamento dei tributi. Nessuno venga a dirmi che la regola vale solo per le aziende con “ruoli aperti”, perché una percentuale molto vicino al 100 delle aziende che hanno almeno 2 anni di vita, sono debitrici di ruoli già iscritti e scaduti.
Che dire: un’altra bella mossa dei nostri legislatori per continuare a spingerci al fondo di questa crisi finanziaria che colpisce, come ogni danno incontrollabile, sempre le classi meno abbienti. Speriamo che la Vergine Maria illumini le loro menti ed i loro cuori e li faccia ragionare con maggiore attenzione ai più bisognosi.
Dott. Francesco Galardo
Economista – Cons. Aziendale
info@studiogalardo.com
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