Meditazioni per un anno – 2 novembre – 93° giorno
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GESÙ È FLAGELLATO
Dal vangelo secondo Marco: “Quelli ancor più gridavano: Crocifiggilo. Pilato, volendo accontentare il popolo, liberò Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso” (15,13-15). Il Vangelo dice poche parole: “Allora Filato prese Gesù e lo fece flagellare” (Gv. 19, 1). Ebbene, in quei tempi lontani si capiva che cosa significava “flagellazione”, ma la gente di oggi non sa che questa parola nasconde un mare di sofferenze.
Gesù fu sottoposto alla “flagellazione romana”. Risulta da numerose documentazioni che la flagellazione dei Giudei, pur essendo terribile, era molto più moderata di quella romana che fu usata contro Gesù e che era spietata, senza limiti di colpi e tanto crudele che riduceva l’uomo a un mostro ripugnante e spaventoso, il quale, spessissimo, sveniva e sovente moriva sotto i colpi.
Gesù è dato in balia dei soldati. Viene denudato e legato per i polsi a una colonnina. Robusti soldati prendono in mano il flagellum ossia una frusta con molte strisce di cuoio appesantite da pallottole di metallo con punte aguzze. Con tanta forza vibrano contro di Lui innumerevoli colpi nel collo, nel dorso, nei fianchi, sulle braccia, nelle gambe, procurandogli lividi e strisce bluastre, bolle tumefatte; poi la pelle e i muscoli si squarciano, i vasi sanguigni si rompono e ovunque sprizza sangue. La flagellazione continua fino a tanto che i soldati flagellatori sono stanchi, quindi sangue si aggiunge ad altro sangue, piaghe si aggiungono ad altre piaghe (cf. Ricciotti, vita di Gesù Cristo).
Si è adempiuto quanto il profeta attribuisce al Messia: “Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano 1.1 barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi” (Is 5o, 5). Meditiamo le parole del profeta sul Cristo: “Dalla pianta dei piedi alla testa non c’è in lui una parte sana, ma ferite, lividure e piaghe aperte. (Is 1, 6). Gesù ha sofferto tutto per noi! Con le sue piaghe ha guarito le nostre ferite. Siamogli grati portando sempre nella nostra mente e nel cuore le sue sofferenze e “diffondendo il profumo della sua conoscenza nel mondo intero” (2 Corinzi 2,14) e conquistandogli tante anime.
P. Crispino Lanzi
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