Padre Manelli deve restituire 30 milioni di euro alla Chiesa
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Nel convento di Albenga, dove ora risiede, ad oltre 800 chilometri di distanza da Frigento, Padre Stefano Manelli stringe tra le mani un nuovo documento, articolato in vari punti, tra cui l’intimazione di restituire tutti i beni alla Santa Sede.
È un decreto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata, firmato dal prefetto João Braz de Aviz, che gli è stato consegnato a mano direttamente dai commissari dell’Istituto dei Francescani dell’Immacolata, il salesiano don Sabino Ardito, per il ramo maschile, e Suor Noris Adriana Calzavara, per il ramo femminile.
È una carta riservata, non di pubblico dominio, di cui “Il Mattino” è venuto a conoscenza attraverso fonti attendibili. Indiscrezioni che trapelano tracciando nuovi capitoli nella storia della Congregazione fondata a Frigento da Padre Stefano Manelli.
Sarebbero quindici i giorni di tempo entro cui il frate 83enne dovrebbe far restituire tutto alla Santa Sede.
Si tratta dei beni delle associazioni Missione dell’Immacolata di Frigento e della Missione del Cuore Immacolato di Benevento, per cui si è aperto un contenzioso anche presso il Tribunale di Avellino. Sotto accusa la sottrazione di beni ecclesiastici all’Istituto dei frati e delle suore.
Beni mobili e immobili per 30 milioni, sotto i riflettori delle Fiamme Gialle. In discussione il cambiamento di gestione del patrimonio, in un primo momento amministrato solo da religiosi, secondo la stessa volontà del frate fondatore.
Padre Manelli avrebbe poi fatto entrare laici di sua fiducia e familiari nel governo di questi averi, procurando un danno all’Istituto ormai commissariato.
Nel decreto ingiuntivo consegnato a Manelli anche il divieto di confessare le suore e la richiesta di non fare ostruzionismo alle azioni del commissariamento.
Per tre anni sarebbe stato posto, inoltre, il blocco dell’ammissione di nuove vocazioni alle suore per impreparazione delle formatrici.
L’indiscrezione sul nuovo documento giunto nella città ligure direttamente dal Vaticano viene rafforzata da quanto affermato da Marco Tosatti sul suo blog «Stilum Curiae» circa la volontà della Congregazione di chiudere a breve la questione legata ai Frati Francescani dell’Immacolata.
Dopo il ricorso alla Segnatura Apostolica, da parte di alcune suore contro il commissariamento -ricorso che aveva depotenziato l’autorità della commissaria e delle sue collaboratrici- adesso si profila una riformulazione del decreto di commissariamento a firma del Santo Padre stesso in modo che il provvedimento risulti inappellabile, come fu per i frati nel 2013.
Troppe, evidentemente, le inosservanze delle Superiori durante questo periodo di ricorso.
Le stesse suore Superiori che molte ex suore hanno accusato di abuso di potere, con cui le sottoponevano ai marchi a fuoco,
a penitenze disumane,
a umiliazioni,
costringendole all’idolatria del padre fondatore
fino a un voto segreto di fedeltà, in alcuni casi vergato a sangue,
abolito da Papa Francesco solo lo scorso anno.
Loredana Zarrella – Il Mattino
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