Piccolo trattato di vita spirituale – V parte
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La trasformazione dell’intelligenza – È forse il passaggio più oscuro della trasformazione interiore. La nostra intelligenza è fatta per la luce, per l’evidenza delle cose certe. Capire vuol dire garantirsi contro le sorprese, vuol dire dotarsi di sicurezze. Ma arriva il giorno in cui il Signore chiede all’uomo di rinunciare a tutte le sue sicurezze naturali, in cui l’intelligenza deve accettare di essere in perdita, deve cedere il passo all’oscurità della fede.
È veramente un entrare nel deserto per imparare l’abbandono fiducioso. Dio condusse il suo popolo nel deserto perché, privo ormai di ogni soccorso naturale, si abbandonasse completamente alla sua Parola. Lo Spirito conduce Gesù nel deserto perché, attraverso le tentazioni, affermi un identico totale abbandono alla volontà del Padre.
Alla proposta ragionevole di Satana perché affronti l’opera messianica confidando su mezzi materiali, sulla popolarità, sull’entusiasmo delle folle, conquise dalla constatazione dei suoi poteri straordinari, Gesù risponde con le parole della fede umile e abbandonata: «Non di solo pane vive l’uomo»; «Non tenterai il Signore Dio tuo»; «Lui solo adorerai» (Mt 4, 4.7.10). Accetta
Preferire la fede all’intelligenza significa trasformare a poco a poco la luce dell’intelligenza stessa, imparare a interpretare in prospettiva di fede gli avvenimenti della propria vita e della storia degli uomini, affrontare con un atteggiamento nuovo i nostri rapporti con il prossimo. In una parola: vivere tutto con spirito di fede. Come Cristo, appunto, che durante tutti i giorni della sua vita terrena non perdette mai di vista il Padre e il suo disegno di salvezza, al quale aderì senza esitazione e senza pretendere spiegazioni, con abbandono veramente pronto e totale.
P. Alessandro Scurani S.I.
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