Risurrezione – Dana
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La storia di Dana
Vengo dalla Bosnia Erzegovina, mi chiamo Dana e sono felice perché posso testimoniare che è possibile uscire dalle tenebre ed essere una donna contenta. La mia storia di sofferenza è cominciata così: sono rimasta senza il papa perché ci ha lasciati, e penso che questo abbia segnato profondamente la mia vita. Per i sentimenti di inferiorità e per la paura di non essere accettata dagli altri, da ragazzina volevo essere sempre la migliore in tutto, volevo essere quella che non sono, qualcun’altra.
Non amavo me stessa e non accettavo i miei sbagli. Ogni fallimento lo vivevo come un’ulteriore delusione. Il peggio è venuto con la guerra e con tutto il male che essa ha portato. La delusione nella vita, nelle persone, in Dio era sempre più grande, era sempre più difficile credere che vale la pena lottare per il bene. Non vedevo il senso della sofferenza e così non l’accettavo, mi ribellavo, scappavo.
Non sapevo confrontarmi con la realtà della vita e con le fatiche, con il dolore: cercavo sempre una strada più facile per risolvere i problemi e, dopo poco tempo, mi sono trovata nel mondo della droga. Pensavo di aver trovato la strada, la soluzione a tutte le mie fatiche. Con la droga mi sembrava di non soffrire più e di poter affrontare tutto. Per tanti anni non volevo accettare che questo era un problema e che avevo bisogno di aiuto.
Sono caduta nella trappola del male e non potevo più uscirne; la droga mi ha rubato tutto: la dignità, la libertà, gli amici… mi ha preso la vita. Attraverso un conoscente ho incontrato la Comunità Cenacolo. Non era facile ammettere che avevo bisogno della Comunità, però non avevo più scelta e neanche avevo più la forza per lottare. Mi ricordo quanto era difficile capire questo nuovo stile di vita. Non sapevo neanche cosa fosse l’Eucaristia: guardavo le ragazze inginocchiate pregare davanti al Santissimo e pensavo che non erano normali, che qualcosa non andasse bene in loro.
Però, già dal primo giorno incontravo Dio vivo ad ogni angolo, in ogni azione, in ogni sguardo, anche se non ne ero consapevole. Dio mi parlava attraverso le ragazze e la loro amicizia sincera. Mi hanno accettato così com’ero e non mi chiedevano niente in cambio. Così è cominciato il mio cammino di conversione.
Il primo passo è stato l’aver imparato a gioire per le piccole cose. Ho scoperto che la vera gioia viene dal donare me stessa. Ho capito che vale la pena lottare per la verità e che ogni volta che vinco il male con il bene mi sento felice e serena. Tutto è cominciato ad avere un senso: ogni sofferenza, ogni croce…
Quando parlo con le ragazze, spesso dico loro che dobbiamo accettare la croce e le sofferenze perché in quel momento siamo più vicine a Dio. Di sicuro non è sempre semplice né facile, però dentro questa lotta quotidiana c’è la bellezza di guardare le cose con gli occhi della fede, e questo è il più grande dono che ho ricevuto. Voglio dire un grande grazie a Dio e a tutti quelli che mi aiutano ogni giorno a rimanere sulla via del bene.
Dana
Comunità Cenacolo
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