Santa Famiglia – "Con Giuseppe e Maria verso Gesù"
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Potenza dell’intercessione di San Giuseppe
«Sorgente di ogni grazia è il Redentore divino; accanto a Lui è Maria Ss.ma, dispensatrice dei divini favori.
Ma c’è qualche cosa che deve suscitare ancora più fiducia da parte nostra, ed è, in certo qual modo, il riflettere che è San Giuseppe colui che comanda all’Uno e all’Altra. Colui che tutto può presso il Redentore divino e presso la Madre sua.
Gesù e Maria stessi ubbidiscono e porgono ossequio a Giuseppe; sono essi a rivivere quello che la mano di Dio aveva in lui costituito; l’autorità di Sposo, l’autorità di Padre» (19-3-35).
Pio XI
«Ad altri Santi pare che il Signore abbia concesso di aiutarci in determinati bisogni, ma io so per esperienza che San Giuseppe ci soccorre per tutte le necessità».
S. Teresa d’Avila
Ama e onora tuo Padre
In un tempo di troppa facile emancipazione dei figli dal padre, nella festa di San Giuseppe, divenuta anche la festa dei “Papà”, ricordiamo a tutti le parole di Dio:
«Chi onora il padre sarà purificato dai peccati… ed esaudito nel tempo della preghiera». «Chi onora il padre avrà una lunga vita». «Figlio mio, ama tuo padre, con le parole e con le opere, affinché riposi su di te la sua be¬nedizione e abbia gioia dei tuoi figli».
«La pietà usata verso il proprio padre non sarà dimenticata, e ti sarà computata in perdo¬no dei peccati» (Sir 3).
Secolo di Maria Ss.ma Secolo di San Giuseppe
E’ consolante constatare come i Pontefici più «mariani» sono stati anche, sotto l’azione dello Spirito Santo, i più devoti di San Giuseppe. E’ certo che il nostro secolo, definito il «secolo di Maria», non sarà pienamente e perfettamente tale se non nella misura che diventerà pure il «secolo di San Giuseppe».
Per questo Papa Giovanni Paolo II, innamorato di Maria, Madre di Dio e Madre nostra, Regina degli Apostoli, ha voluto inviare a tutta la Chiesa e all’Umanità la sua Esortazione Apostolica su San Giuseppe “Redemptoris Custos”.
Questo secolo si concluderà con il trionfo del Cuore di Maria, ma anche con il trionfo di San Giuseppe, suo Sposo.
Prego di leggere, anzi di meditare il contenuto di questo libretto e di farlo leggere ad altri. Sono certo che scoprirete nuovi motivi di amore, di fiducia, di devozione, di consacrazione non solo a S. Giuseppe, ma a “Maria e Giuseppe”, vera «coppia» di “sposi” e di “genitori” della Santa Famiglia, così da ripetere le parole del Ven. Canonico Francesco Chiesa, Apostolo della famiglia: «San Giu¬seppe, voi siete mio Padre; Maria, voi siete mia Madre; «Gesù, voi siete mio Fratello».
Prego perché la vostra devozione a S. Giuseppe proceda all’unisono con quella di Maria, Sua sposa.
Lo sarà nella misura che ci impegneremo a vivere quanto ha scritto il Papa: «Raccomandiamoci alla protezione di Colui al quale Dio stesso affidò la custodia dei suoi Tesori più preziosi e più grandi: Gesù e Maria Ss.ma sua Madre».
– Maria e Giuseppe, a voi mi affido! – Maria e Giuseppe in voi confido!
– Abbiate per me le stesse premure e tenerezze che avete avuto per Gesù».
Sac. Stefano Lamera Delegato “Istituto Gesù Sacerdote e Santa Famiglia”
Maria e Giuseppe Veri Sposi – Coppia perfetta
«Il Figlio di Maria è anche figlio di Giuseppe in forza del vincolo matrimoniale che li unisce. A motivo di quel matrimonio fedele, meritano entrambi di essere chiamati «Genitori di Cristo, non solo quella Madre, ma anche quel Padre» (RC).
“L’uomo non separi quello che Dio ha unito”. Lungo i secoli, per ragioni comprensibili, la pietà e la devozione a Maria Ss.ma e a San Giuseppe è corsa su due binari paralleli. Inconsapevolmente nei confronti di Maria e Giuseppe si è radicato un modo di pensarli non solo “distintamente” ma, direi, “separatamente” quasi che il loro «matrimonio» fosse solo formale, di opportunità. In verità, nel piano eterno di Dio non fu e non è così. Questa separazione, in parte, continua ancora oggi: si considera San Giuseppe patrono dei morenti, dei lavoratori, ecc…, e Maria Ss.ma modello di verginità, di maternità… In questo modo Maria e Giuseppe sia nel pensiero che nella pietà dei fedeli rischiano di non esistere come «coppia». Gli Evangelisti, pur affermando chiaramente che Gesù è stato concepito per opera dello Spirito Santo e che in quel matrimonio è stata conservata la verginità della Sposa, sono anche espliciti nell’affermare nei due «annunzi» fatti, uno a Maria Ss.ma narra «L’Arcangelo Gabriele fu mandato da Dio ad un Vergine, “sposa” di Giuseppe, e la Vergine si chiamava Maria».
Nell’annunzio fatto a Giuseppe, l’arcangelo Gabriele dice: «Giuseppe, non temere di prendere con te Maria come “tua sposa”».
«Il loro è quindi un “vero matrimonio” che si realizza “nell’unità della coppia”. Questo vero matrimonio di Maria e di Giuseppe è il fondamento giuridico della paternità di San Giuseppe.
E’ importantissimo unire questi due Sposi per avere la Coppia-modello della famiglia cristiana. La Chiesa circonda di profonda venerazione questa “famiglia” proponendola quale modello a tutte le famiglie cristiane. In essa Maria è la «Madre» e Giuseppe è il «Padre», anche se la sua paternità non deriva dalla generazione umana. La sua non e però una paternità «apparente», o soltanto «sostitutiva», ma “possiede in pienezza l’autenticità della paternità umana” e della missione paterna della Famiglia” (RC)
Pertanto anche nella grande famiglia dei figli di Dio che è la Chiesa, Giuseppe possiede in pienezza, su ciascuno di coloro che per il Battesimo sono veri figli di Dio, l’autorità della paternità”.
Maria e Giuseppe veri genitori
Il Vangelo, dopo aver rivelato il matrimonio di Maria e di Giuseppe, si premura di dichiarare la “maternità” di Maria e la “paternità” di Giuseppe.
Gli Evangelisti chiamano Giuseppe «Sposo» di Maria, e Maria «Sposa» di Giuseppe. Per la Chiesa è importante professare il concepimento verginale di Gesù, ma non è meno importante di¬fendere il matrimonio di Maria con Giuseppe, perché giuridicamente è da esso che dipende la paternità di Giuseppe. Il Figlio di Maria è anche il Figlio di Giuseppe in forza del vincolo matrimo¬niale che li unisce. Nel matrimonio Giuseppe è stato chiamato da Dio a servire con Maria la Per¬sona di Gesù mediante l’esercizio della paternità.
«Non temere, Maria. Ecco, concepirai e par¬torirai un figlio. Egli sarà grande e chiamato Fi¬glio dell’Altissimo…: “Giuseppe, figlio di Davi¬de, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quello che è generato in lei viene dallo Spirito Santo” (Mt 1,18).
«Or mentre si trovavano là (a Betlemme), si compirono i giorni in cui Maria doveva avere il bambino, e diede alla luce il suo Figlio primo¬genito» (Lc 2,6).
Tutte e due le genealogie di Gesù, scritte, una dall’evangelista Matteo, l’altra, dall’Evan¬gelista Luca, motivano ed esplicitano la genea¬logia di Giuseppe della casa di Davide da cui doveva nascere Cristo.
Recandosi a Betlemme per il censimento, in ossequio alle disposizioni della legittima auto¬rità, Giuseppe adempì l’importante e significati¬vo compito paterno di inserire nel primo censi¬mento del mondo Gesù, «Figlio di Giuseppe di Nazareth». A Giuseppe viene ordinato di impor¬re il nome a Gesù benché non nato dal suo seme: «Ella partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù».
Giuseppe esercita il suo diritto-dovere di pa¬dre nei confronti di Gesù “presentandolo” con Maria al Tempio per la Circoncisione. In quella occasione, Giuseppe impose al Bambino il nome.
Maria, pur nell’assoluta consapevolezza di non avere concepito Cristo da «uomo», chiama Giuseppe padre di Cristo: «Ecco, tuo padre ed io angosciati ti cercavamo» (Lc 2,48).
San Giuseppe è dunque nostro «Padre». In base a questo principio, le parole rivolte da Maria a Gesù dodicenne nel Tempio acquista¬no il loro giusto significato: «Tuo padre ed io angosciati ti cercavamo». Non è questa una frase di convenienza. Le parole di Maria, Ma¬dre di Gesù, racchiudono tutta la realtà della paternità umana di Giuseppe nei riguardi di Gesù nella Famiglia di Nazareth.
Fino a quando non uniremo in «coppia» co¬loro che Dio ha uniti secondo il Suo disegno prestabilito come inizio della nuova ed eterna Alleanza, sarà difficile arrivare a una piena comprensione del matrimonio cristiano.
Nella presentazione di Gesù al Tempio, Giuseppe esercita ancora il dovere di “padre” offrendo il “riscatto” del primogenito.
L’evangelista Luca sottolinea che il «Padre e la Madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui».
Trattandosi di salvare Gesù, dopo la parten¬za dei Magi, l’Angelo appare in sogno a Giu¬seppe e gli dice: «Alzati, prendi con te il bam¬bino e sua Madre e fuggi in Egitto e rimani là fino a mio nuovo avviso, perché Erode sta cer¬cando il Bambino per ucciderlo. Giuseppe sve¬gliatosi dal sonno prese con sé il bambino e sua Madre e partì per l’Egitto dove rimase fino al¬la morte di Erode» (Mt 2,13).
Infine i Vangeli riassumono il lungo periodo di vita trascorso in famiglia da Gesù a Naza¬reth, durante il quale egli si preparò alla sua missione messianica con queste parole: «Gesù ritornò con i propri “genitori” a Nazareth do¬ve era loro sottomesso» (Lc 2,51).
Conclusione
Dopo i secoli nei quali la Chiesa si è premu¬rata di definire la «divinità» di Gesù Cristo e la «maternità» divina di Maria Ss.ma, è venuto il tempo di mettere in piena luce la figura e la missione divina di San Giuseppe con Maria nella Famiglia di Nazareth.
Dio non fa nulla a caso. Ricordiamo l’ultima apparizione della Madonna a Fatima il 13 ottobre 1917. Dopo il prodigio del sole, apparve nel cielo la “Santa Famiglia”: Giuseppe portava sulle sue braccia il Bambino Gesù e tutti e due benediceva¬no il mondo con il segno della croce. Il centenario dell’Enciclica «Quamquam pluries» di papa Leo¬ne XIII, ha preparato l’Esortazione Apostolica di Giovanni Paolo II, «Redemptoris Custos».
Come Dio ha affidato il Figlio suo a Maria e a Giuseppe, così noi, diventati per il Battesimo «veri figli di Dio», dobbiamo affidarci a Maria e a Giuseppe, che per disegno di Dio, hanno il dovere di occuparsi «insieme» di noi come hanno fatto per Gesù.
In ogni famiglia papà e mamma sono co¬mandati dalla stessa volontà di Dio ad occu-parsi «insieme» dei figli. Non è solo la madre che deve avere cura dei figli. Lo stesso dovere è anche del padre.
L’affidamento nostro come figli a Maria e a Giuseppe
L’«affidamento» come figli a Maria e a Giu¬seppe segna nella luce dello Spirito Santo un grande evento perché, forse per la prima volta, si compie una consacrazione alla «coppia» del¬la Santa Famiglia, quindi veri Sposi, e di con¬seguenza veri «Genitori nostri» nell’ordine so¬prannaturale della grazia.
Ascoltiamo una visione profetica del Vene¬rabile don Giacomo Alberione:
«Prima di iniziare la famiglia Paolina, vidi come in un quadro il complesso del suo inizio e sviluppo di persone e di opere. Cosa entusia¬smante. Ma notai pure ombre che gettarono nell’animo una certa tristezza, e dovetti molto lottare e pregare per vincere le tentazioni di ab¬bandonare l’Opera.
Le ombre rappresentavano quelli che, dopo molte cure, si sarebbero voltati indietro dopo aver messo mano all’aratro.
Se tutti, sempre, ovunque si appoggiassero a Maria e a Giuseppe non vi sarebbero le de¬fezioni; non avremmo la grave pena di pensa¬re alla responsabilità, dinanzi a Dio, di ognu¬no di noi».
Confortati da questa promessa, promuo¬viamo la consacrazione-affidamento a Maria e a Giuseppe come «coppia di sposi» non co¬me a due persone divise, ma vincolate da quell’«unità perfetta» che scaturisce dal loro vincolo matrimoniale e dalla loro vera ma¬ternità e paternità nei confronti di Gesù, fi¬glio di Dio.
A la scuola dei Sommi Pontefici impariamo la devozione a San Giuseppe
«Poniamo la grande azione della Chiesa cattolica contro il Comunismo ateo mondiale sotto 1’égida del potente Protettore della Chiesa: San Giuseppe» (Pio XI, Divini Redemptoris).
Seguire l’Azione dello Spirito Santo Lo Spirito Santo che illumina, vivifica e di¬rige tutta la Chiesa, in questi ultimi tempi ha particolarmente guidato i Pontefici, Capi visi¬bili del Corpo Mistico, e per loro i Pastori e tut¬ti i fedeli, a promuovere una «devozione» sem¬pre più teologicamente illuminata e liturgica¬mente più viva verso San Giuseppe, «Il primo dei Santi, dopo la Vergine Santissima».
Il nostro secolo è stato definito 1’«Epoca di Maria»; esso però non sarà pienamente e per¬fettamente tale se non nella misura che diverrà pure 1’«Epoca di San Giuseppe»; questo non solo per il «vincolo indissolubile» che unisce questi due santissimi Sposi, ma per il posto di privilegio che essi occupano nell’Opera della Redenzione e per i riflessi reciproci con cui si illuminano nella missione che Dio ha loro affi¬dato nella «Santa Famiglia e nella Chiesa».
Il costante e progressivo «Magistero» degli ultimi Pontefici ci invita a considerare l’azione dello Spirito Santo per maggiormente orienta¬re in questo nostro tempo i fedeli a San Giu¬seppe e per rivelare loro tutta la sua grandez¬za, la sua missione, la sua potente intercessio¬ne. Ognuno degli ultimi otto Papi si è adope¬rato per fare progredire nella Chiesa la teologia e il culto di San Giuseppe.
E’ una gara commovente quella offertaci dai Pontefici più vicini a noi per promuovere nei fedeli la devozione a San Giuseppe e far gran¬deggiare nella Chiesa la sua Persona.
Questa commovente gara, che fa parte del Magistero della Chiesa, merita di essere ricor¬data e fatta conoscere, affinché il nostro mini¬stero pastorale e la devozione dei fedeli ri¬sponda e si adegui all’azione dello Spirito San¬to e alle direttive dei Papi.
Il Papa è Gesù tra noi!
Giuseppe, figlio che cresce Filius accrescens Joseph
Pio IX – Dichiarò solennemente San Giu¬seppe “Patrono universale della Chiesa Cat-tolica”.
I Pontefici mariani sono stati nella Chiesa i più teneramente devoti di San Giuseppe.
Pio IX, del quale è in corso la causa di beati¬ficazione, dopo i primi mesi dalla sua eleva¬zione al Pontificato, alla vista delle grandi tri¬bolazioni che affligevano i popoli, con decre¬to del 10 settembre 1847, estendeva a tutta la Chiesa – con rito doppio di seconda classe – la Festa del Patrocinio di San Giuseppe che fino allora si celebrava soltanto in alcu¬ne diocesi.
Fu la prima testimonianza della tenera de¬vozione e della confidenza serena in San Giu¬seppe del Papa dell’Immacolata, al quale si de¬ve pure l’istituzione di numerose Confraterni¬te in onore di San Giuseppe.
L’atto però più solenne di Pio IX a favore di San Giuseppe fu la sua proclamazione, dell’8 dicembre 1870, a Patrono universale della Chiesa «al fine di ottenere per i suoi meriti e per la sua intercessione, con più efficacia la mi¬sericordia di Dio perché fossero allontanati tut¬ti i mali che affliggevano da ogni parte la «Chiesa».
Decretò inoltre che la festa del 19 marzo fos¬se celebrata con rito doppio di prima classe senza ottava a causa della Quaresima.
Con un “Breve”, nell’anno seguente, 7 lu¬glio 1871, Pio IX attribuiva inoltre a San Giu¬seppe nel culto pubblico tutti i privilegi che nel Breviario e nel Messale Romano sono accorda¬ti ai Patroni principali.
Infine volle che nell’oremus «A cunctis» fos¬se inserita l’invocazione «Cum Beato Joseph» e che seguisse immediatamente quella della Bea¬ta Vergine Maria.
E’ il teologo di San Giuseppe e il Papa della “Santa Famiglia”
Leone XIII – Fu il teologo di San Giuseppe perché si impegnò a illustrare con l’Enciclica “Quamquam Pluries” del 15 agosto 1889, il Do¬cumento più ampio e copioso pubblicato ad onore del Padre putativo di Gesù Cristo e per il¬luminare tutta la grandezza di San Giuseppe. Promosse anche vivamente la pratica del “mese di marzo” in onore di San Giuseppe. Unì alla sua Enciclica la preghiera che anco¬ra oggi recitiamo: «A te, o Beato Giuseppe», ar¬ricchendola di molte indulgenze e ordinando che fosse recitata ogni giorno nel mese di otto¬bre dopo la recita del Rosario.
L’Enciclica ebbe una vasta risonanza nel mondo cattolico e portò frutti immediati e me¬ravigliosi.
Leone XIII scrisse diverse lettere per otte¬nere che la festa di San Giuseppe fosse cele¬brata come festa di precetto in Spagna, Porto¬gallo, Piemonte, Liguria, Lombardia e Sarde¬gna. Diede l’approvazione alla pia pratica delle «sette domeniche» in onore dei sette do¬lori e delle sette allegrezze di San Giuseppe che arricchì di una indulgenza plenaria per ogni domenica.
«Nulla è più efficace – scriveva – per di¬fendere il patrimonio della fede e condurre una vita cristiana che affidarsi alla protezione di San Giuseppe.
La devozione a San Giuseppe merita in¬fallibilmente la protezione di Maria, Ma¬dre di Dio, ai devoti del suo castissimo Sposo».
Inoltre Leone XIII servì la causa di San Giu¬seppe promuovendo nel mondo cristiano la devozione alla «Santa Famiglia», devozione che associa San Giuseppe ai medesimi omaggi resi a Gesù e a Maria.
Scrisse molto per promuovere la “consacra¬zione” delle famiglie alla Santa Famiglia di cui volle stabilire la festa con Ufficio proprio del quale egli stesso compose gli inni.
Per lui San Giuseppe fu elevato a modello dei “padri di famiglia e dei lavoratori”.
E’ il Papa delle Litanie a San Giuseppe
San Pio X – Anche San Pio X si impegnò a promuovere e favorire il culto a San Giuseppe. Egli approvò il 18 marzo 1905 le Litanie di San Giuseppe arricchendole di indulgenze e vol¬le che fossero inserite nei Libri liturgici vicino a molte altre approvate e permettendo che fossero recitate e cantate anche nelle funzioni pubbliche, al medesimo titolo di quelle della Ss.ma Vergine, del Nome di Gesù, del Sacro Cuore. Inoltre ritor¬nando sul suo «Motu proprio» del 2 luglio 1910, non solo mantenne la festa di San Giuseppe al 19 marzo con rito doppio di prima classe, ma elevò la festa del Patrocinio Universale al medesimo ri¬to doppio di prima classe, con ottava, sotto il tito¬lo ufficiale di «Solennità di San Giuseppe, Spo¬so della Beatissima Vergine Maria, Confessore e Patrono della Chiesa universale».
E’ il Papa del Prefazio di San Giuseppe
Benedetto XV – Il 9 aprile 1919 Benedet¬to XV approvò e concesse il “Prefazio” proprio per le Messe di San Giuseppe, sia festive che votive, in occasione del 50° della proclamazio¬ne di San Giuseppe a Patrono Universale della Chiesa, compiuta da Pio IX e con il Motu Pro¬prio: “Bonum” sane, il 25 luglio 1920 volle par-ticolarmente illustrare le ragioni per ricorrere a san Giuseppe in questi tempi difficili.
Infine, per onorare San Giuseppe, Benedetto XV il 2 ottobre 1921 volle estendere alla Chiesa Universale la festa della «Santa Famiglia», isti¬tuita da Leone XIII, stabilendo che fosse cele¬brata con rito doppio maggiore la domenica nell’ottava dell’Epifania, con diritti e privilegi della stessa domenica. Ora è stata fissata alla prima Domenica dopo il santo Natale.
E’ il Pontefice che affidò a San Giuseppe i “Moribondi” e che pose sotto la sua potente protezione l’azione pastorale della Chiesa contro il comunismo ateo mondiale mirante al dissolvimento delle nazioni cristiane
Pio XI, che più volte ebbe occasione di af¬fermare la sovreminente missione di San Giu¬seppe su tutte le altre missioni, compresa quel¬la di Giovanni Battista e di San Pietro stesso, volle affidare a San Giuseppe, “Patrono della buona morte”, i supremi interessi di tutti i mo¬renti. Per questo ordinò speciali aggiunte nel Rituale Romano.
Al capitolo 7 dell’Ordo “Commendationis animae”, (raccomandazione dell’anima), volle che nella preghiera «Parti da questo mondo», fosse inserita l’invocazione a San Giuseppe do¬po quella della Ss.ma Vergine.
Così nell’orazione “Commendo Te”, volle fosse aggiunto: «San Giuseppe, dolcissimo protettore dei morenti, ti elevi alla grande spe¬ranza».
Infine volle che dopo l’orazione speciale: «Clementissima Virgo», fosse inserita l’invo-caziome a San Giuseppe: «In te confido, in te mi rifugio, San Giuseppe, Patrono dei mo¬renti».
Nel capitolo 8° poi «In Exspiratione», la in¬vocazione alla Vergine è immediatamente se¬guita dalle bellissime e commoventi invoca¬zioni a San Giuseppe: «San Giuseppe, prega per me». «San “Giuseppe, con la Beata Ver¬gine tua Sposa aprimi le porte della divina misericordia». «Gesù, Giuseppe e Maria as¬sistetemi nell’ultima agonia»; «Gesù, Giu¬seppe e Maria spiri in pace con voi l’anima mia».
Nell’annuale ricorrenza del 19 marzo, spesso colse l’occasione per illustrare ed esal-tare i vari luminosi aspetti di cui si adorna la figura spirituale di San Giuseppe, sposo ca¬stissimo e fedelissimo, pio e modesto ope¬raio, “Patrono della Chiesa contro l’ateismo mondiale”.
Pio XII – E’ il Pontefice che proclamò San Giuseppe “Patrono e modello dei lavoratori” e che istituì e fissò la festa di San Giuseppe Artigiano al 1° maggio.
Pio XII, il Papa del Cuore Immacolato di Maria che il 1° novembre 1950, festa di tutti i Santi, con felice ispirazione, quasi a corona¬mento del Magistero dei suoi Predecessori pro¬clamò solennemente Dogma di Fede l’Assun¬zione in corpo e anima di Maria Ss.ma al Cie¬lo, fece il «gradito dono» alla Chiesa e al mon¬do, in questo secolo della tecnica e del lavoro, della festa di San Giuseppe «Artigiano» fissan¬done la celebrazione il 1° maggio, giorno «che il mondo del lavoro aveva aggiudicato a sé, con l’intento che da tutti si riconosca la dignità del lavoro, e che questa ispiri la vita sociale e le leggi fondate sulla equa ripartizione di diritti e di doveri».
«Affinché vi sia presente questo significato – proseguiva Pio XII, parlando in Piazza S. Pietro alle ACLI – amiamo di annunziarvi la Nostra determinazione di istituire – come di fatto istituiamo – la festa liturgica di San Giuseppe Artigiano.
Gradite, diletti lavoratori e lavoratrici, questo nostro dono? Siamo certi che sì, per-ché l’umile artigiano di Nazareth non solo impersona presso Dio e la santa Chiesa la di¬gnità del lavoratore del braccio, ma è anche sempre il provvido custode vostro e delle vostre famiglie».
Giovanni XXIII – E’ il Papa che proclamò San Giuseppe “Patrono del Concilio Vaticano II”.
Seguendo le stesse orme dei suoi Predecesso¬ri, nella ricorrenza del 19 marzo 1961, inviava al mondo una Lettera Apostolica per il riaccendersi della devozione al celeste Patrono della Chiesa.
In tale occasione egli fissava definitivamente la festa del Patrocinio di San Giuseppe al 19 mar¬zo e proclamava il Santo Patriarca «Patrono del Concilio Ecumenico Vaticano II». Il Pontefice sa¬peva di non compiere un gesto peregrino, perché a motivo dell’eccelsa dignità concessa da Dio a questo suo fedelissimo Servo, «A nessuno dei Celesti meglio poteva essere affidato il Concilio Ecumenico Vaticano II che al Beato Giuseppe, Capo augusto della Famiglia di Nazareth e pro¬tettore della Santa Famiglia». Egli volle che il no¬me di San Giuseppe fosse inserito nel Canone Romano subito dopo quello di Maria Ss.ma.
Giovanni Paolo II
Fece dono alla Chiesa della “Esortazione Apostolica: “Re¬demptoris Custos” Giuseppe, custode del Redentore: «Nel centenario della pubblicazione della Epistola Enciclica “Quamquam pluris” di Papa Leone XIII, nel solco della plurisecolare venerazione per San Giuseppe, desidero of¬frire alla vostra considerazione, cari Fratelli e Sorelle, alcune riflessioni su colui al quale Dio “affidò la custodia dei suoi tesori più preziosi».
«Ancora oggi abbiamo perduranti moti¬vi per raccomandare a San Giuseppe ogni uomo».
La risposta dei fedeli
Al Magistero dei Pontefici, per illuminare la missione di San Giuseppe e promuoverne il culto, ha fatto riscontro nei fedeli un’adesione sempre più vasta di devozione e di fiducia.
Tra i diversi postulati che i Padri del Concilio Vaticano I al loro riunirsi in Roma (1869/1870), presentarono a Pio IX, i due primi riguardavano San Giuseppe.
Innanzitutto si chiedeva che il culto a San Giuseppe prendesse un posto più elevato nella sacra Liturgia.
Recava la firma di 153 Vescovi.
L’altro, sottoscritto da 43 Superiori Generali di Ordini religiosi, supplicava per la procla¬mazione solenne di San Giuseppe a Patrono della Chiesa Universale. I più grandi Santi del nostro tempo si sono tutti distinti per la loro devozione e confidenza a San Giuseppe.
Quante Opere, Istituti e Confraternite si so¬no messe e si mettono sotto la Sua protezione. Dopo l’Anno Mariano, tutto il Canada volle celebrare nel 1995 «l’Anno di san Giuseppe». In Italia molte Diocesi e parrocchie ne seguiro¬no l’esempio.
Tocca ai maestri delle anime, saper coglie¬re in tutta la loro portata i motivi per coltiva¬re, assecondare e rendere stabile l’Opera dello Spirito Santo nella Chiesa. E’ venuta l’ora di illustrare San Giuseppe: conoscenza, devozio¬ne, amore dei fedeli. Lo vuole il Signore, lo vuole la Chiesa, lo desidera Maria SS.ma, sua Sposa.
Egli è oggi, più che mai «Filius accrescens»; deve “crescere”, e questo compito gratifican¬te di restituire a san Giuseppe la sua grandez¬za presso i fedeli è affidato a noi sacerdoti, e a voi genitori della «Santa Famiglia», che con San Giuseppe abbiamo per vocazione rappor¬ti specialissimi.
Impegnamoci nelle nostre parrocchie, ognuno nel proprio ambiente ad accrescere lo spirito di devozione a San Giuseppe.
Noi per primi ne sperimenteremo i conso¬lanti effetti. «Nulla è più efficace per difendere il patrimonio della fede e promuovere una vita cristiana» (Leone XIII).
«San Giuseppe è la prova che per essere buoni cristiani ed autentici seguaci di Cri-sto non occorrono le grandi cose, ma si ri¬chiedono solo virtù comuni, umane, sem-plici, ma vere ed autentiche» (Paolo VI – 9.3.1969).
Un centenario da ricordare
Il grande Pontefice Pio IX, il Papa che ha de¬finito il Dogma dell’Immacolata Concezione di Maria Ss.ma, accogliendo le suppliche dei Ve¬scovi e dei fedeli di tutto il mondo e la petizio¬ne dei Padri del Concilio Vaticano I, l’8 dicem¬bre 1870, proclamava San Giuseppe «Patrono Universale della Chiesa».
E’ facile comprendere il significato di que¬sto Atto solenne:
1) voleva prima di tutto proclamare e rico¬noscere San Giuseppe – che Dio volle a capo della Santa Famiglia – protettore di tutta la Chiesa, la quale non è che il prolungamento e l’estensione nel tempo della «Santa Famiglia».
«Era più che conveniente che San Giuseppe, Capo della Famiglia di Nazareth e al quale Dio stesso aveva affidato il Figlio suo e la Madre di lui, Maria Ss.ma, perché provvedesse a tutte le loro necessità, fosse proclamato protettore e di¬fensore della Chiesa di Cristo. Infatti, l’ufficio di Padre putativo che San Giuseppe esercitò per volere di Dio verso la Persona di Gesù, si estende ancora attraverso i secoli al Suo ‘Cor¬po Mistico’, la Chiesa » (Giovanni Paolo II). Non dimentichiamo mai che parlando della Chiesa parliamo di tutti noi. Pertanto il Patro¬cinio di San Giuseppe interessa ognuno di noi.
2) In secondo luogo, Pio IX voleva affidare a San Giuseppe, alle sue cure, alle sue premure, alla sua intercessione, la Chiesa universale con tutte le sue necessità e bisogni: «Come un tem¬po scampasti dalla morte la minacciata vita del Bambino Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio».
Perché Patrono «Universale» della Chiesa?
Il Patrocinio di San Giuseppe è «universale»:
1) Perché interessa tutti i membri della Chiesa, dal Papa all’ultimo fedele e tutte le lo¬ro attività.
2) Perché il suo insigne esempio nel superare i singoli stati di vita si propone all’intera Comu¬nità cristiana, quali che siano in essa la condi¬zione e i compiti di ciascun fedele, noi troviamo un modello di fedeltà perfetta ai comandi di Dio. San Giuseppe è un singolare Maestro nel servire la missione salvifica di Cristo.
3) Perché si estende a tutti i bisogni e a tut¬te le necessità della Chiesa e dei fedeli. Ecco l’insegnamento di Pio XI:
«… Sorgente di ogni grazia è il Redentore di¬vino; accanto a Lui è Maria Ss.ma, dispensatri¬ce dei divini favori; ma c’è anche qualche cosa che deve suscitare ancora più fiducia da parte nostra: è, in certo qual modo, il riflettere che è San Giuseppe colui che comanda all’uno e all’altra, colui che tutto può presso il Redentore divino e presso la Madre sua. Gesù e Maria stessi ubbidiscono e porgono ossequio a Giu-seppe: sono Essi a rivivere quello che la mano di Dio aveva in lui costituito: l’autorità di spo¬so, l’autorità di padre» (Pio XI -19 marzo 1935).
«Sembra che Dio dica a noi, come un giorno il Faraone al popolo egiziano: “Ite ad Joseph”, rivolgetevi a san Giuseppe» (Pio IX).
La ragione di questa proclamazione di San Giuseppe a «Patrono Universale della Chiesa» la troviamo nel comando che Gesù ci ha fatto di imitare il Padre nostro che è nei Cieli: «Siate perfetti come il Padre vostro che è nei cieli». Finché ci si sforza di imitare Dio, cammi¬nando con Gesù che è la nostra Via, si è certi di essere nel giusto, anzi, non si compirebbe il proprio dovere di cristiani qualora mancasse questo impegno.
Ora, Dio stesso ci ha dato l’esempio di affi¬dare a San Giuseppe la Santa Famiglia e di co¬stituirlo capo di casa.
Era ben giusto quindi che il Papa, Vicario di Cristo, con tutti i Vescovi e i fedeli, seguissero l’esempio del Padre Celeste riconoscendo Giu¬seppe Patrono Universale della Chiesa. «Tutta la Chiesa infatti, era già là presso di lui, nella Santa Famiglia» (Pio XII).
Prima di proclamare Maria, Madre della Chiesa, Mater Ecclesiae, come fece Paolo VI al termine della terza sessione del concilio Vatica¬no II, era conveniente fosse riconosciuto da un altro Papa, in occasione di un altro Concilio Ecumenico, il Vaticano I, il Patrocinio di San Giuseppe che il Breviario carmelitano saluta “Poter Ecclesiae”, Padre della Chiesa.
Due missioni essenzialmente «ecclesiali», o meglio una sola ed identica missione fu per Maria e Giuseppe quella di custodire, educare e crescere Gesù.
Ancora oggi come allora
«Già cento anni fa Papa Leone XIII esortava il mondo cattolico a pregare per ottenere la protezione di San Giuseppe, patrono di tutta la Chiesa.
L’Epistola Enciclica: “Quamquam Pluries” si richiamava a quell’«amore paterno» che Giu¬seppe «portava al fanciullo Gesù», ed a lui, «provvido custode della divina Famiglia», raccomandava «la cara eredità che Gesù Cri¬sto acquistò col suo sangue».
Da allora la Chiesa implora la protezione di San Giuseppe – «per quel sacro vincolo di ca¬rità che lo strinse all’Immacolata Vergine Ma¬dre di Dio» e gli raccomanda tutte le sue solle¬citudini, anche per le minacce che incombono sulla famiglia umana.
Ancora oggi abbiamo numerosi motivi per pregare nello stesso modo: «Allontana da noi, o padre amantissimo, questa peste di errori e di vizi, “assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre”, e come un tem¬po scampasti dalla morte la minacciata vita del bambino Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità».
E’ l’ora di San Giuseppe
«Quanto più i “Laici” si accosteranno a San Giuseppe per meglio conoscerlo, pregarlo, imi¬tarlo, amarlo, tanto più essi prenderanno co¬scienza della loro vocazione e della loro mis¬sione nella Chiesa».
1 – Perché è l’ora dei Laici
Il nostro tempo si compiace, ed a giusto titolo, di avere riscoperto e di valorizzare le ricchezze del Laicato cristiano. E’ certamente questo un fat¬to di capitale importanza per la vita della Chiesa.
I Laici hanno cacciato e stanno cacciando Cri¬sto e il suo Vangelo dai Parlamenti, dalle grandi Assisi internazionali, dal mondo del lavoro, dal¬la scuola, dagli ospedali, dalla famiglia; sono es¬si, i Laici, che devono ricondurre Cristo donde è stato cacciato; solo così si compirà la riconsacra¬tio mundi di cui parlava Pio XII ed il Concilio Vaticano II, e si realizzerà la ri-evangelizzazione dei popoli. Illuminato dalla luce dello Spirito Santo, Paolo VI, ancora agli inizi del suo Ponti¬ficato, proclamava al mondo: “Questa è l’ora dei laici”. Ebbene, proprio per questo noi affermia¬mo che questa è «l’ora di San Giuseppe».
San Giuseppe Maestro dei Laici
Chi darà ai Laici il senso della loro vocazione, della loro vera missione; chi insegnerà loro a compierla nel modo dovuto? San Giuseppe! Egli è il vero Maestro e modello di tutti i Laici cristia¬ni a qualunque condizione sociale appartengano, non esclusi gli uomini di governo e i diplomatici.
Diceva Giovanni XXIII: «Anime di bravi lai¬ci, voi vi accostate alla mite figura del Custode di Gesù, e di là vengono tutti insieme, e per i compiti caratteristici di ciascuno, le lezioni più adatte, il richiamo più opportuno e poi quel senso di misura e di pazienza, quell’amore si¬lenzioso e l’amore al sacrificio, che rendono so¬lidissime le istituzioni di pietà, di mutua assi¬stenza, di elevazione materiale e spirituale».
S. Giuseppe, fedelissimo alla sua vocazione e missione di «Laico» voluta e tracciata dalla Sapienza stessa di Dio, è colui che precede, in¬segna, ottiene grazia a tutti i Laici: a quelli «consacrati» viventi nelle case religiose; a quel- – li «consacrati» viventi nel mondo come membri di Istituti secolari, a quelli non «consacrati» ma «militanti» nelle molteplici organizzazioni cat¬toliche, infine a tutti i battezzati che per il loro
Battesimo hanno assunto l’impegno di coope¬rare con Cristo alla Redenzione del mondo.
2 – Perché è l’ora della famiglia
La famiglia, oggi, è il problema più grave e più urgente della Chiesa e di tutta l’umanità. Salviamo la famiglia!
E’ l’invocazione accorata di tutti gli onesti, anche di quelli che non hanno fede.
Per salvare la famiglia dobbiamo seguire l’esempio di Dio, il quale affidò la prima fami¬glia cristiana a San Giuseppe. Alla sua prote¬zione, alla sua custodia, alle sue vigilanti cure, Dio affidò il Figlio Suo, Gesù Cristo e la Vergi¬ne Ss.ma, Sua Madre.
S. Giuseppe esercitò veramente, per tutta la vita, la paternità amando, crescendo, educan¬do Gesù Cristo che gli era «sottomesso».
3 – Il valore della coppia
Dio volle che il concepimento, la nascita di Gesù Cristo fosse legata non solo al “fiat” del¬la Vergine, ma anche al sì di San Giuseppe, che Egli pronunziò, con fede e amore, come rap¬presentante di tutta l’umanità. San Giuseppe è padre perché compì una condizione necessa¬ria, decretata da Dio per la realizzazione del grande mistero dell’Incarnazione.
Per il fiat della Madonna è avvenuta l’Incar¬nazione; per il fiat di San Giuseppe si è resa operante la Redenzione.
Come la rovina dell’umanità si rese operan¬te quando Adamo accettò da Eva, sua sposa, il frutto proibito e ne mangiò, così la salvezza dell’umanità si rese operante quando San Giu¬seppe accettò da Maria Ss.ma, Sua sposa, il frutto benedetto «Benedictus fructus ventris tui, Jesu».
Eva acconsentendo alle parole dell’angelo delle tenebre colse il frutto proibito; Maria Ss.ma acconsentendo alle parole dell’Arcange¬lo Gabriele colse il Verbo nel suo seno: «Et Ver¬bum caro factum est»; San Giuseppe ha accet¬tato di dare all’umanità il Redentore: «Tu gli porrai nome Gesù, perché sarà Lui che salverà il popolo Suo dai suoi peccati».
Egli lo ha accettato per tutta l’umanità, ac¬cogliendolo nella sua famiglia e nella sua casa. Questo era nel suo potere di padre di famiglia, e quindi capostipite di una nuova Umanità che dalla sua famiglia aveva origine.
Perché con la sua famiglia è iniziata un’e¬poca nuova per l’Umanità, l’epoca della
grazia; l’epoca della vita divina, ridonata agli uomini dal Padre celeste per Cristo e in Cristo.
Dopo aver consacrato la famiglia alla Ma¬donna, dobbiamo consacrarla a San Giuseppe. Non si può separare quello che Dio ha unito! La Vergine è Sposa di San Giuseppe.
4 – Perché è l’ora del mondo del lavoro
Tutti conosciamo le gravi questioni che agi¬tano il mondo del lavoro e tengono in ansia mi¬lioni di lavoratori con le loro famiglie.
San Giuseppe è il modello, il protettore, il provveditore dei lavoratori. Egli fu Maestro di lavoro del Figlio di Dio!
A lui dobbiamo chiedere per il mondo del lavoro una legislazione, un ordinamento conforme a giustizia, uguaglianza, rispetto e carità.
5 – Lo vuole la Madonna
Nella sua quinta apparizione ai pastorelli di Fatima, la Madonna aveva loro promesso di ri¬tornare in ottobre con San Giuseppe ed il Bam¬bino Gesù. Fedele alla parola data, il 13 ottobre 1917, dopo aver confidato il suo nome «Io sono la Madonna del Rosario», come a dire: «Io so¬no la Vergine della Redenzione, la Corredentri¬ce del genere umano», Ella compiva la pro¬messa.
Mentre l’immensa folla contemplava attoni¬ta nel cielo la danza vertiginosa del sole, i for¬tunati veggenti gioivano di un ben diverso spettacolo. Scomparsa la Vergine nella lonta¬nanza immensa dello spazio, ecco mostrarsi accanto al sole la Sacra Famiglia. A fianco del¬la Vergine S. Giuseppe col Bambino Gesù che benedicevano il mondo col gesto della mano in forma di croce.
Presentando San Giuseppe con il Bambino, la Madonna voleva sottolineare non solo come Egli facesse parte dei misteri del Rosario, cioè dell’incarnazione e Redenzione di Gesù, ma voleva dire al mondo, non a parole, ma coi fat¬ti, quanto Ella e Gesù desiderassero che Egli fosse più conosciuto e amato.
Del resto questo desiderio del Cuore di Ma¬ria, questo suo materno invito a scoprire il mi¬stero di S. Giuseppe, la missione e il posto di privilegio voluti per Lui da Dio stesso, noi lo troviamo chiaramente espresso nelle parole piene di sapienza e di delicatezza, che Ella stessa pronunciò: «Tuo Padre ed io angosciati ti cercavamo» (S. Luca).
Vi prego vivissimamente
Di offrire ogni anno il mese di marzo a San Giuseppe con la speciale intenzione che gli Isti¬tuti nostri “Gesù Sacerdote” e “Santa Fami¬glia”, per sua intercessione crescano e si diffon¬dano in tutta la Chiesa.
Nella festa di San Giuseppe, 19 marzo, do¬po la S. Comunione, ognuno consacri perso¬nalmente, la sua famiglia e gli Istituti a San Giuseppe. Egli ne è di diritto il Patrono, il Pro¬tettore, il Custode. Ma egli desidera che noi li affidiamo alle sue premure paterne. Come un tempo difese, protesse la «Santa Famiglia», co¬sì ora difenda tutte le famiglie cristiane e del mondo, protegga e provveda agli Istituti nostri “Gesù Sacerdote” e “Santa Famiglia”.
Come nei confronti di ciascuno di noi Maria Ss.ma continua la sua missione materna, così San Giuseppe per ognuno di noi continua il suo amore, le sue premure, la sua autorità paterna.
Gesù, nostro Maestro, ha amato Maria Ss.ma come Madre e ha amato San Giuseppe come Padre.
Egli si è affidato interamente a Loro. Seguiamo il suo esempio!
Impariamo dalla Chiesa
E’ noto a tutti come Pio IX accogliendo le sup¬pliche dei Vescovi e dei fedeli di tutto il mondo e la petizione del Concilio Ecumenico Vaticano 1, 1’8 dicembre 1870 proclamò San Giuseppe “Pa¬trono Universale della Chiesa”. Perché i fedeli co-noscano e comprendano l’importanza e la natura di questa proclamazione e colgano tutti i frutti di questo atto compiuto, per luce divina, dal Vicario di Cristo, è necessario che tale atto non solo ven¬ga ricordato, ma in qualche modo rinnovato, ri-petuto nelle diocesi, nelle parrocchie.
Non è ogni diocesi e ogni parrocchia parte viva della Chiesa, “grande famiglia dei figli di Dio?”. E allora è ovvio che anche la diocesi e la parrocchia, che continuano nel tempo la “Sacra Famiglia”, siano affidate a San Giuseppe.
Dio stesso ci ha preceduto e dato l’esempio quando affidò a San Giuseppe la Sacra Fami¬glia e lo costituì Capo della sua Casa. “Tutta la Chiesa, infatti, era già là, presso di lui nella Sa¬cra Famiglia” (Pio XI).
L’invocazione: “E per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda te ne pre¬ghiamo, con occhio benigno, la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni”, prenderà più significato, sarà più capita e sen¬tita dai fedeli; e San Giuseppe risponderà a questo atto di fede e di fiducia nella Sua mis¬sione con grazie speciali.
Come abbiamo affidato alla Madonna, le diocesi, le parrocchie, così dobbiamo con la stessa solennità, con la stessa fiducia e amore, affidarle a San Giuseppe, “Protector sanctae Ecclesiae”, meglio ancora affidarla a tutti e due insieme.
I nostri modelli nel culto e nella confidenza a San Giuseppe
Finché ci si sforza di imitare Dio, finché si cerca di rendere onore a una creatura quanto gliene ha reso Dio stesso, si è certi di essere nel giusto, nel “dovere”. Anzi, non si compie tutto il proprio dovere se non ci si impegna per arri¬vare fino a questo: “Siate perfetti come e per¬fetto il Padre vostro che è nei cieli”.
Ora è proprio Dio Padre, Gesù Maestro e Sua Madre SS.ma, che col loro esempio, ci han¬no dato non solamente la ragione teologica del culto, ma la misura dell’amore e della confidenza che dobbiamo a San Giuseppe.
Il Padre celeste ha onorato San Giuseppe co¬me nessuno l’ha mai onorato o lo onorerà, affi¬dando alla sua custodia il suo Figlio Unigenito e la madre di Lui, Maria SS.ma.
Dal canto loro, Cristo e Maria hanno onora¬to e amato San Giuseppe quanto non potremo mai fare noi! Dice Pio XI: “Gesù e Maria stessi ubbidiscono e porgono ossequio a Giuseppe; sono essi a rivivere quello che la mano di Dio aveva in Lui costituito: l’autorità di sposo, l’autorità di padre” (19-3-1935).
La nostra devozione, il nostro amore, la no¬stra fiducia in San Giuseppe si modelli quindi su quella del Padre Celeste, di Gesù e di Maria, senza timori di “esagerazioni”, perché saremo sempre molto lontani dalla perfezione degli esempi divini ricevuti.
Grave crisi Una società senza padri
Giuseppe, nella casa di Nazareth offrì al bambino che gli cresceva accanto il sostegno del suo equilibrio virile, della sua lungimiran¬za, del suo coraggio, delle doti proprie di ogni buon padre, attingendole a quella fonte supre¬ma «da cui ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome» (Ef. 3,15).
Grande compito, questo, della paternità, al quale non pochi genitori, oggi, sono tentati di abdicare, optando per un rapporto “alla pari” con i figli, che finisce per privare questi ultimi di quel sostegno psicologico e di quell’appog¬gio morale, di cui abbisognano per superare fe¬licemente la fase precaria della fanciullezza e della prima adolescenza.
Qualcuno ha detto che oggi stiamo vivendo la crisi di una “società senza padri”.
Si avverte sempre più chiaramente il biso¬gno di poter contare su padri che sappiano svolgere il loro ruolo, unendo la tenerezza al¬la serietà, la comprensione al rigore, il came¬ratismo all’esercizio dell’autorità, perché solo così i figli potranno crescere armoniosamen¬te, dominando le proprie paure e disponen¬dosi ad affrontare con coraggio le incognite della vita.
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Preghiera di protezione
A Te, o beato Giuseppe, oppressi dalla tribola¬zione, ricorriamo e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima sposa. Per il sacro vincolo di carità che ti strin¬se alla Immacolata Vergine, Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno, la cara eredità che Gesù Cristo acqui¬stò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni. Proteggi, o provvido custode della divina famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo.
Allontana da noi, o padre amatissimo, la pe¬ste di errori e di vizi che ammorba il mondo, assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protet¬tore; e come un tempo scampasti dalla morte la minacciata vita del bambino Gesù, così ora di¬fendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e copri ciascuno di noi con il tuo continuo patrocinio affinché, sul tuo esempio e col tuo soccorso, possiamo virtuosa¬mente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo. Amen.
O custode e padre dei vergini, san Giuseppe, alla cui custodia fu affidata la stessa innocenza, Cristo Gesù, e la Vergine delle vergini, Maria, per questo duplice carissimo pegno, Gesù e maria, ti prego e scongiuro di preservarmi da ogni impurità, e con mente incontaminata, con puro cuore e casto corpo, fammi castissima¬mente servire Gesù e Maria. Amen.
Consacrazione a San Giuseppe
San Giuseppe, padre putativo di Gesù Cri¬sto e vero sposo di Maria Vergine, prega per noi che fiduciosi ti invochiamo!
Desideriamo amarti con l’amore stesso di Gesù e di Maria!
Come il Padre celeste affidò qui in terra alle tue cure paterne il Figlio suo, Gesù Cristo, così noi ci affidiamo totalmente al tuo patrocinio.
Difendici, custodiscici, proteggi e salvaci come un giorno hai fatto per Gesù e Maria. In¬segnaci a conoscerli e ad amarli qui in terra co¬me Tu li hai conosciuti ed amati.
Proteggi e difendi la Chiesa di Dio e le nostre famiglie. Tu, che fosti maestro di lavoro al Figlio di Dio, insegna a tutti i lavoratori a valorizzare le loro fatiche per la vita e per l’eternità. Confor¬ta con la tua particolare presenza gli agonizzan¬ti, ottieni loro con la tua potente intercessione in quel supremo momento, la misericordia divina e la materna protezione di Maria Ss.ma.
Intercedi per tutti i Vescovi e i sacerdoti del mondo fedeltà e santità, perché sul tuo esempio e con il tuo aiuto custodiscano, proteggano e di¬fendano con amore tutti i figli di Dio. Amen.
Che cos’è il Rosario
Il Rosario è una privilegiata preghiera voca¬le, sostenuta da profonda meditazione.
Un Rosario in onore di S. Giuseppe
Una novità? Si! ma non troppo. Esistono già tipi di corone, coroncine in onore di S. Giusep¬pe. Si trattava di trovare una forma diversa di “corona”, che fosse facilmente praticabile, sul modello del Rosario in onore di Maria Ss.ma.
Una concorrenza, allora? No! assolutamen¬te. La Madonna sarà contenta che finalmente si comprenda che ogni forma di culto a Lei riferi¬to sarà sempre incompleto, se si continua ad escludere Colui che, dopo il Signore, è stato ed è la persona più cara al cuore di Maria, il suo dilettissimo sposo San Giuseppe.
AVE A SAN GIUSEPPE
Ave, o Giuseppe, Uomo giusto, Sposo verginale di Maria, e Padre verginale di Gesù;
Tu sei benedetto fra gli uomini, e benedetto è il Figlio di Dio che a te fu affidato: Gesù.
San Giuseppe, Padre della grande famiglia dei figli di Dio, prega per noi peccatori adesso e nell’ora della nostra morte.
Il rosario a san giuseppe scarica
Memoriale a S. Giuseppe
Ricordati, o purissimo sposo di Maria Ver¬gine, o caro mio protettore S. Giuseppe, che non si è mai udito al mondo che alcuno abbia invocato la tua protezione e chiesto il tuo aiu¬to, senza essere stato consolato.
Con questa fiducia, io vengo a te e a te fer¬vosamente mi raccomando e affido.
O S. Giuseppe, ascolta la mia preghiera ed esaudiscila. Amen.
Consacrazione dei seminari e dei vocazionari a San Giuseppe
O San Giuseppe, che per disegno divino fosti eletto da Dio ad essere Padre e Rettore del primo seminario del mondo, la “Santa Casa di Nazareth”, dove Gesù, unico ed eterno Sacerdote crebbe sotto la tua guida premurosa “in sapienza, età e grazia”, preparandosi alla sua divina Missione, noi affidiamo e consacriamo a te tutti i Seminari e i Vocazionari della Chiesa sparsi nel mondo.
Sii presente in ogni “Seminario” e “Vocazionario”, come Padre e Maestro, illumina e guida tutti i maestri e superiori nel compimento della loro altissima Missione e santifica, conforta e proteggi i “Chiamati” da Dio a continuare nella Chiesa l’Opera di Cristo, Sacerdo¬te eterno, per la salvezza dell’umanità.
O San Giuseppe, come hai insegnato a Gesù Sacerdote ad amare Maria Ss.ma, tua sposa e sua madre, così ottieni ad ogni chiamato al sacerdozio di vivere, come Gesù, intimamente unito a Lei durante la formazione e la preparazione alla sua divina Missione che è quella stessa di Cristo Maestro, Via, Verità e Vita. Amen.
O San Giuseppe, Padre e Custode di Gesù, Sacerdote eterno, con la tua potente intercessione, prapara alla Chiesa sacerdoti santi e santificatori, che siano Via, Verità e Vita per tutta l’umanità. Amen.
Atto di affidamento dell’Italia a S. Giuseppe
San Giuseppe, sposo di Maria Ss.ma, Madre di Gesù e Madre dell’umanità, che ha voluto la nostra Italia disseminata dei suoi Santuari, e che sempre ha guardato ad essa con lo stesso amore di predilezione con cui l’ha guardata Gesù, che volle sede stabile del suo Vicario in terra, il papa: a te, oggi, noi affidiamo questa amata Italia e le sue famiglie.
Custodiscila, difendila, proteggila!
Sia pura la fede; siano santi i Pastori; siano copiose le vocazioni; sia sacra e difesa la vita; siano sani i costumi; siano ordinate le famiglie; sia cristiana la scuola; siano illuminati i governanti; regni ovunque amore, giustizia e pace.
Custodisci, difendi, proteggi, o provvido Custode della divina Famiglia, i nostri giovani, speranza di un mondo migliore, e gli anziani, radici della nostra fede e maestri di vita.
Ottienici con la tua potente intercessione, unita a quella della tua Ss,ma Sposa, uomini nuovi che abbiano il coraggio di abrogare le inique leggi contro Dio e contro l’uomo, ereditate da un triste ed oscuro passato.
Con la tua protezione, o San Giuseppe, continui l’Italia ad essere centro vivo di civiltà cristiana, faro di luce evangelica a tutto il mondo, terra di santi per la gloria del Padre celeste e per la salvezza di tutti gli uomini. E, come un tempo scampasti dalla morte la minacciata vita del Bambino Gesù, così difendi la Santa Chiesa di Dio e la fede delle nostre famiglie da tutte le oscure insidie del male.
Gesù, Giuseppe e Maria, benedite, proteggete, salvate l’Italia! Ritorni con il vostro aiuto e per la vostra intercessione a spalancare le porte a Cristo. Amen.
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