Settimana Santa: Mercoledì Santo
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Che cosa vuol dire allora vivere questi giorni (della Settimana Santa)? Vivere nel modo più intenso e più pieno l’atto per il quale il Figlio di Dio, morendo e venendo meno a se stesso nella sua condizione umana, si dona a me totalmente nel suo amore per il Padre. Il cristianesimo è questo mistero. Non trasformate il cristianesimo in una morale! Certo che dobbiamo essere buoni, ma l’esser buoni dipende dal fatto che Cristo vive in noi. Se il Cristo vive in noi, noi vivremo la stessa vita di Dio. (…)
La Settimana Santa ci chiama a vivere il mistero di tutti i giorni, il mistero liturgico, che è il modo escogitato da Dio perché la presenza del Cristo divenga la presenza del Cristo nel cristiano. (…) Questo è il frutto di tutta la liturgia: la nostra trasformazione nel Cristo. Egli ci assume nell’unità del suo Corpo e nell’unità del suo Corpo noi non possiamo vivere più che il suo mistero, che è uno solo: morire alla nostra vita mondana e terrestre per vivere invece la vita stessa di Lui glorificato, di Lui Figlio di Dio, della sua carità infinita verso il Padre e verso i fratelli. A questo siamo chiamati.
Non possiamo dunque vivere la liturgia di questi giorni soltanto come una rappresentazione sacra che ci ricorda la passione di Gesù; dobbiamo immergerci in quella passione, dobbiamo vivere quella resurrezione. Non siamo separati da Lui.
(…) L’insegnamento di questi giorni della Settimana Santa è questo, miei cari fratelli. In tutti noi c’è il male, ma noi possiamo vincere il male se impareremo da Gesù come si ama. Tutta la vita è un combattimento e noi molto spesso siamo vinti. Se in noi l’amore non cresce siamo vinti. Dobbiamo amare, ecco l’insegnamento che ci dona Gesù. E amare vuol dire mettersi sotto i piedi di tutti, perché amare vuol dire che l’amato diviene il fine dell’amante: chi ama mette al di sopra di sé l’amato perché vive per lui, perché si mette al di sotto di lui (…).
Dobbiamo amarci, e amarci davvero, sempre; l’amore che ci unisce è la prova migliore, l’unica (badatelo bene, l’unica) che Dio vive nel nostro cuore. Potete far digiuno a pane e acqua tutti i giorni dell’anno: non basta questo per esser cristiani. Potete mortificarvi, vivere in preghiera 24 ore su 24: non siete cristiani. Il cristianesimo si manifesta in questa virtù, nell’amore, perché questo è l’attributo di Dio, la Carità. Amate! Questo è l’insegnamento fondamentale del Cristo, e ce l’ha dato proprio alla vigilia della sua passione. Egli va a morire e muore per noi, Egli va a morire e muore per donarci la vita, ma prima di morire che cosa dice? “Amatevi l’un l’altro, come io vi ho amato”. L’esigenza dell’amore divino, nella prima lettera di Giovanni, è questa: “Come Gesù è morto per noi, così noi dobbiamo morire gli uni per gli altri”.
(…) Ecco l’insegnamento primo che ci viene da questi giorni benedetti della Settimana Santa che sono i giorni in cui contempliamo il trionfo dell’amore di Dio, di un Dio che prende sopra di sé tutta la pena del mondo e risponde a tutti gli oltraggi, a tutto l’odio dei farisei, degli scribi, al rinnegamento di Pietro, al tradimento di Giuda, col dono totale di sé in un amore infinito.
“E noi dobbiamo dare la vita per i nostri fratelli”, dice san Giovanni. La prova del nostro cristianesimo è qui, solo qui. Se questo amore non c’è, non vi è cosa che valga; se invece questo amore c’è, anche se noi fossimo dei poveri peccatori, ci dice san Pietro, “la carità copre la moltitudine dei peccati”.
Amiamoci, dunque, e impariamo così ad essere veri discepoli di Gesù, Signore.
Don Divo Barsotti
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