Storie (vere) di Pasqua
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Carissimi, vi scrivo anche questa volta con grande fretta ma con il desiderio di rendervi partecipi della gioia di poter annunciare al mondo la Risurrezione del Signore. Questa notte anche a Smirne le campane suoneranno a distesa e,
a dispetto di un contesto che si va facendo più complesso, anche qui i discepoli di Gesù proclameranno la sua vittoria sulla morte.
Come è strano celebrare la Pasqua con persone che ne fanno esperienza per la
prima volta e che ancora non sanno bene che cosa stanno celebrando! Eppure quante cose mi insegnano questi catecumeni, nuovi discepoli di Gesù, che cercano di seguire il Maestro in un contesto difficile.
Vi racconto la storia di L., un giovane catecumeno, che vive in una delle zone più ostili al Cristianesimo, nella parte interna del paese. La Chiesa più vicina alla piccola città in cui vive sta a 500 chilometri e per venire a celebrare la Pasqua in Cattedrale ha dovuto chiedere alcuni giorni di ferie dal lavoro. Ha impiegato quattordici ore di autobus per venire qui e ne impiegherà altrettante domenica sera per ritornare a casa. Ha dovuto inventare scuse con la famiglia perché non avrebbero mai accettato questa cosa. Il padre due anni fa lo massacrò di botte per avergli trovato in casa una piccola biblioteca di libri sulla fede cristiana e lo cacciò di casa. Ora vive nella paura che ciò si ripeta e, con occhi terrorizzati, mi ha chiesto di non fare la lavanda dei piedi Giovedì Santo perché se qualcuno avesse postato il video sul Web . . . . Così abbiamo dovuto proibire le riprese di queste celebrazioni.
- non è coraggioso di carattere, anzi a prima vista sembrerebbe persino fragile. Eppure è intrepido nel professare la sua fede e nel difenderla in un contesto particolarmente ostile, dove non può contare sul sostegno di una comunità cristiana: egli praticamente vive la sua fede nella più completa solitudine, eccetto le rare occasioni in cui riesce a venire in Cattedrale, per fare incetta di libri cristiani nella nostra piccola libreria. Con tutto ciò, egli ha preparato persino una piccola pubblicazione sul rapporto tra la scienza e la fede cristiana che vorrebbe stampare. È affascinato dal fatto che molti illustri scienziati erano addirittura sacerdoti e così ha scritto una piccola rassegna di profili: Mendel, Torricelli, Mercalli, Stensen, . . . . Guardando L. mi rendo conto di come sia vero ciò che canta il prefazio della Messa per i martiri: “Tu,
o Signore, riveli nei deboli la tua potenza e doni agli inermi la forza del martirio”.
Ora L. continua a perseverare nella fede e nasconde i suoi libri a casa di un amico fidato: mi ha detto con orgoglio che la sua “biblioteca di libri proibiti” ha superato i duecento titoli. Leggere è per lui quasi l’unico modo di prepararsi al Battesimo che, se Dio vuole, riceverà il prossimo anno.
Simile alla sua è l’esperienza di E., un giovane di venti anni. Anche suo papà si
è opposto fortemente alla sua decisione di diventare cristiano. Così egli è costretto a tenere il Vangelo nascosto nel doppiofondo della custodia del suo violino e lo legge di notte, quando tutti dormono. Quando mi ha raccontato questa storia ho pensato a tanti giovani che si dedicano di notte a ben altre letture! Giovedì Santo, N., una giovane mamma siriana, è arrivata quasi alla fine della celebrazione con i suoi tre bambini, ed è scoppiata a piangere. Il suo datore di lavoro non le aveva dato il permesso di venire a Messa e così sentiva di aver perso quell’importante appuntamento con Dio. La settimana prima era stata licenziata da un altro padrone perché si era rifiutata di cedere ai corteggiamenti di lui: “Gesù non vuole che io commetta questo peccato”, gli aveva detto. Appena seppe che era cristiana, il padrone la licenziò con disprezzo. I rifugiati non hanno nessuna tutela sul lavoro e
possono essere trattati come schiavi. Perciò Giovedì Santo non era venuta puntuale alla Messa perché non poteva permettersi il lusso di perdere questo altro lavoro ed aveva dovuto accettare il divieto del padrone. Il suo pianto pareva inconsolabile per non aver potuto partecipare alla celebrazione del Giovedì Santo. Non aveva pianto così neppure quando mi aveva raccontato la tremenda storia della sua famiglia, costretta a lasciare alcuni mesi fa il villaggio nei pressi di Aleppo per mettersi al sicuro dalla persecuzione, perdendo ogni cosa. Che brutto schiaffo morale a tanti cristiani che, per pigrizia e superficialità, senza alcuno scrupolo disattendono gli appuntamenti
con il Signore!
Mi rendo conto che per queste persone non è lettera morta l’esperienza di Paolo quando scrive: “Tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo” (Fil 3,8). C’è una grazia speciale che viene concessa a coloro che portano croci pesanti: essi vengono associati, in maniera più o meno consapevole, alla Passione, Morte e Resurrezione di Gesù e, nonostante la fragilità umana, diventano capaci di vincere il mondo: “Poiché tutto quello che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. E chi è colui che vince il mondo, se non colui che crede che Gesù è il Figlio di Dio?” (1Gv 5,4-5).
Carissimi, io vi ringrazio perché le meraviglie che qui accadono sono anche opera della vostra vicinanza, della vostra preghiera, della vostra generosità. Questa notte per la Veglia Pasquale alcuni sono costretti a dormire nei locali della chiesa perché abitano molto lontano (anche alcune ore di autobus) e di notte non ci sono mezzi di trasporto. Altri avrebbero voluto fermarsi ma non ci sono abbastanza posti. Come già sapete, infatti, ora in Cattedrale vivono alcune suore che stanno portando avanti una preziosa opera di testimonianza e di evangelizzazione. Si può dire che questa sera abbiamo il “tutto esaurito”. Ma Dio vede e provvede! Lunedì di Pasquetta, mentre in Italia si digerisce l’agnello pasquale, qui porremo la prima pietra del conventino
e della foresteria, in modo da disporre di un’altra decina di posti letto ad uso delle suore e per un’accoglienza di emergenza ai rifugiati. A questo proposito, poi, forse ci sarà un’altra sorpresa che il Signore sta preparando ma è ancora presto per parlarvene.
Vorrei tanto che la Cattedrale di San Giovanni assomigli così ad una specie
di cittadella della carità, in cui si vive il primato dell’amore di Dio e del servizio fraterno. Pregate perché anche questa impegnativa opera vada a buon fine, secondo la volontà di Dio.
Santa Pasqua di Resurrezione a tutti. Smirne, 4 aprile 2015, Sabato Santo.
Don Massimiliano Palinuro, fidei donum.
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