Una nube nera sta accecando l’umanità – Si Vita
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Aborto palese e mascherato da contraccezione, riproduzione artificiale, concepimento eterologo, affitto dell’utero, separazione tra sessualità e procreazione, “diritto di scelta”, autogestione dell’utero, divorzio, pluralismo etico personalizzato, embrioni soprannumerari e da esperimenti conservati sotto azoto liquido, commercio di oociti e di spermatozoi, dichiarazioni anticipate di fine vita, suicidi assistiti, eutanasia per tutti compresi anche i bambini sotto
Ancora: tentativi di parificare al matrimonio e alla famiglia le semplici convivenze e perfino le unioni tra persone dello stesso sesso, trasformazione del corpo della donna (quello che l’aborto – dicono -avrebbe riscattato da antiche schiavitù clericali) in produttore di ormoni e oociti e di manipolazioni sessuali: abolizione della menopausa, traffico di gameti, nonne spinte a diven-
tare madri vecchie e decadenti, figli prodotti per esercitare su di loro i nuovi egoismi e poteri femminili, medici, politici e commerciali… Tutto questo sotto la bandiera del principio di autodeterminazione (si cominciò con “l’utero è mio e lo gestisco io…”) che ormai sembra essere diventata la legge morale “laica” che da forma e contenuti all’homo novus protagonista del regno della falsa laicità laicista e liberatore da ogni vincolo mitologico. Ma è umanità questa? O una sua parodia?
Il grande buio
Circa tremila anni fa il profeta Isaia aveva profetato: «II popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce». Era l’annuncio della redenzione. Mille anni dopo, a Be-tlemme, gli angeli chiamarono i pastori a testimoniare che quella luce era finalmente apparsa. La lunga notte del Popolo di Dio era finita, cominciava il tempo nuovo della salvezza.
Passarono altri duemila anni. Ora la grande luce è velata da una nube oscura e minacciosa che inquina il nostro tempo.
La seconda guerra mondiale, che noi credevamo rappresentasse il culmine del famigerato “secolo breve” rteatroealizzatore delle più grandi stragi e schiavitù della storia – autocrazie dittatoriali comuniste e nazista – aveva invece aperto le porte alla crisi della “umanità” che, lo costatiamo oggi, ha reso l’uomo disponibile alle novità dell’idolo Scienza e, insieme, al principio di autodeterminazione.
Questo, al principio, non era ancora esplicito ed evidente, affascinante com’era e nascosto nei panni di servizio ai nuovi poteri e finalismi disumani. Lo capirono, però, alcuni romanzieri-profeti (Aldous Huxley con “II mondo nuovo” e George Orwell con “1984”): il nuovo non-umanesimo ammetteva l’esistenza e la disponibilità di esseri umani inferiori.
Era vero: oggi, in Italia e in Europa, i concepiti possono essere eliminati, i “donatori” non sono altro che spacciatori di propri gameti, le donne possono affittare il loro utero, i bambini possono essere prodotti artificialmente in proprio o commissionati ad altri per soddisfare desideri di un potere arcaico (lo ius vitae ac necis dell’antica Roma).
L’omosessualità è equivalente alla normalità sessuale persine nell’adozione di chi diventa orfano di un genitore, i nuovi diritti cosiddetti “civili” possono esistere in contrasto con i diritti dell’uomo, quelli degli adultf possono azzerare i diritti dei bambini, la sessualità è disponibile a qualsiasi politico può emanare leggi omicide e varare un’etica di Stato.
Una nube oscura che sembra un brutto sogno, ma è realtà. Quella nuvola ha un nome: la potremmo chiamare “nuova antropologia” come, profeticamente, il cardinale Camillo Ruini l’aveva chiamata in apertura della 44a Settimana Sociale dei cattolici italiani a Bologna, nell’ottobre 2004. Si stava – si sta tuttora – costruendo un umanesimo disumano, soggiogato dalla quasi-onnipotenza della tecnologia, dal culto della scienza e dello sviluppo economico, dall’ideologia della “autodeterminazione” e dalla filosofia del “laicismo” spacciato per laicità.
Uomo senza limiti
Si sta tentando, insomma, più o meno consapevolmente, di demolire l’idea di uomo e di persona da rifare artificialmente senza legami o riferimenti metafisici. È dunque ormai ora di ripartire – può sembrare assurdo, ma non lo è – dall’idea di uomo di mille anni prima di Cristo. Allora un
re poeta chiedeva a Dio «Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi?» (Salmo 8). La domanda era retorica, perché Davide sapeva la risposta di Dio: «È la mia immagine, mi assomiglia». Oggi una parte della cultura odierna, ha perso ogni riferimento al soprannaturale e la società va cercando punti di riferimento volubili, mutabili e dominabili. Mira a superare ogni limite, specialmente i limiti che definiscono l’uomo, quelli che lo fanno grande perché l’uomo è l’unico essere vivente che li conosce e può scegliere se rispettarli o no. Limiti nella vita, nello spazio, nel tempo, nella conoscenza, nelle possibilità, nelle sue determinazioni, nei suoi rapporti con il soprannaturale.
L’autodeterminazione
II principio di autodeterminazione, invece, non si preoccupa, non si accorge che l’umanità da è ricostruire: la fame tormenta intere popolazioni, l’aborto preclude ogni novità uccidendo le nuove gènerazioni, l’omosessualità nega il futuro, le nuove teorie del gender fanno perdere la ricchezza della diversità e confondono ogni progetto di vita. In alcune parti del mondo le donne sono realmente schiave e gli uomini di esaltano nell’uccisione di altri uomini. La corruzione banalizza la bellezza della politica e disamora ogni impegno per il bene comune. C’è un mondo da rifare, c’è urgenza di nuove generazioni, c’è bisogno di nuove intelligenze. Quante probabilità di un mondo nuovo vengono soffocate dall’aborto. Il principio di autodeterminazione spinge a pensare soprattutto a se stessi, è una specie di suicidio collettivo e a livello mondiale.
La questione antropologica
Se vogliamo evitare che il mondo si suicidi, cominciamo con il ripensare le varie “leggi 194” di tutto il mondo. La scelta tra la vita e l’aborto può determinare un nuovo
mondo e un’antropologia autentica o può indurre l’umanità a un suicidio morale e materiale. Non sono soltanto i governi a dover decidere che strada prendere: è compito di tutti. La Giornata per la vita è l’occasione giusta per mettere finalmente in campo la questione antropologica: vogliamo che l’uomo sia uomo, somigli a se stesso, non un animale abile e ben addestrato.
Pier Giorgio Liverani
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